i racconti erotici di desiderya

Affari da donne.

Autore: SpensieratieCuriosi
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….quello che ho vissuto con Lei mi ha aperto nuovi orizzonti, ma che dico aperti, me li ha divaricati!

Non è mai stato un mistero per me percepire quale attrazione potevo suscitare nell’altro sesso.

Nonostante non sia una donna statuaria anzi, affermerei tutto il contrario per via della mia figura minuta, ho sempre però avuto la sensazione di poter disporre di un discreto fascino.

Peccato però, che l’altra metà del mio essere mi porti ad avere un certo modo discreto e se vogliamo timido d’intraprendere qualsiasi iniziativa.

Mi piace camminare per la città sentendo gli sguardi di uomini e se devo dirla tutta anche di donne che mi sorridono scrutandomi, questo autocompiacimento lo immagazzino dentro di me, rinfocola la mia voglia, ricarica il mio desiderio, una forma di feedback che mi fa restare sempre accesa.

Non mi vesto mai in modo indecente o vistoso, neanche d’estate amo scoprirmi troppo; l’idea poi di non portare l’intimo mi fa ridere, è pietosa, non rinuncerei mai, io che amo tutto ciò che risalta l’esser donna e che lascia supporre a mio marito ciò che c’è sotto gli abiti dalla sagomatura.

Noto il suo sguardo che mi si posa addosso quando ci prepariamo per uscire, avverto la sua vicinanza ed il suo desiderio che mi pervade per tutta la serata.

Le sue mani la sua vicinanza, rimarcano a più riprese il suo grado di apprezzamento.

Mi conforta sentire che nonostante sia passato del tempo lui continua ad avere per me quell’irrefrenabile desiderio.

Con l’arrivo della bella stagione e delle giornate al mare adoro stare sdraiata al sole, mi pervade una certa eccitazione sentendo il calore che riscalda la mia pelle, a volte questa sensazione è così accentuata che mi bagno intimamente.

Mio marito esce dall’acqua, scuro con i suoi lineamenti un po’ caraibici ed il suo sorriso beffardo, si distende vicino, sento piovermi addosso la sua freschezza dovuta al bagno, ho dei sussulti, dei brividi nel contrasto di temperatura di quelle gocce che cadono sulla mia pelle.

La sua mano scorre, la sento accarezzami i glutei, salirmi lungo la schiena dorata e arcuata.

Mi piace farmi visitare, mostrare le mie attrazioni a chi dimostra di apprezzarle.

Non avevo però mai premeditato o solo pensato di rivelarmi ad una donna.

Nella nostra intimità erano spesso presenti fantasie o proiezioni mentali rispetto ad eventuali variazione sul tema.

Poter aggiungere in certi momenti delle varianti in contesti del tutto immaginari, un altro uomo, un’altra donna oppure un’altra coppia lì, vicina a noi che scopa.

Contemplarli, godere di quelle sensazioni rappresentate dall’onirico, farci trascinare da un trasporto “diverso” per certi aspetti primordiale.

Mio marito non mi ha mai nascosto nulla a riguardo dei suoi

trascorsi, sono stata sempre ben consapevole del suo modo di essere molto disinibito, largo di vedute e a volte oppresso da una certa insofferenza dovuta ad alcuni limiti rappresentati dal vivere su di un’isola come la nostra, tanto bella ma con altrettante contraddizioni.

Le sue prospettive rispetto al sesso sempre molto avanti rispetto a quello che normalmente si ritiene lecito.

La sua è una lunga storia.

La possibilità di esser nato e cresciuto altrove lo ha reso nel suo modo di essere “diverso”.

Un modo diverso non inteso nella prospettiva maschile, piuttosto nel vivere sia il quotidiano, sia la propria sessualità, sempre con grande coerenza e priva di ogni conflittualità.

Il contrasto fra noi, l’essere totalmente opposti inizialmente quando ci siamo innamorati mi spaventava.

Io dal passato così uguale a tante altre, pochissime storie e sempre comunque importanti e durature. Ex fidanzati che con il tempo si sono rivelati inadeguati ed inutili, al mio bisogno di certezze e di conferme.

Sempre insoddisfatta, con una consapevolezza in cui pensi che forse avresti meritato di più, ciò nonostante nel contempo affianco a timori ed insicurezze, si avvicendava la curiosità ed una certa propensione per il proibito.

Quel proibito ti sembra così oscuro e profondo che sbaraglia i tuoi schemi, diventa così segreto da non poter neppure confidarlo alla tua migliore amica.

Con lei R., tutto fu circostanziato dalla conoscenza avvenuta mediante un’ annuncio su di un sito di annunci di scambio coppie.

Lo avevamo pubblicato senza neanche poi tanta convinzione, o meglio mio marito sorrideva a questa iniziativa e mi prendeva in giro.

Avevo notato che da parte sua vi era una certa volontà al lasciarmi fare, lui rimaneva divertito della cosa ma presumo anche al quanto scettico.

Mi conosce bene e questo aspetto di me lo divertiva in quanto nuovo ed inaspettato, avvertivo la sua condizione di osservatore.

Mi scrutava in modo diverso e con una certa curiosità, la curiosità di vedere sino a dove ero disposta osare e spingermi.

Il loro annuncio mi aveva colpita favorevolmente per il garbo.

Traspirava una certa rassicurazione e questo mi confortava, dopo una breve sessione di scambio mail decidemmo di avere dei contatti più diretti.

A tale scopo avevamo attivato una nuova sim ed un telefonino preposto.

Quando ci sentimmo al telefono la prima volta ero elettrizzata ed allo stesso tempo piena di ovvio imbarazzo.

Dall’altra parte c’era una persona che come me nutriva un certo tipo di curiosità, era donna e la cosa era strana ma piacevolmente complice.

Ci furono altre conversazioni, parlammo sempre e solo noi, i maschietti non entrarono mai in merito, mi galvanizzava la cosa mi sentivo promotore e procacciatrice di un qualche cosa che non potresti raccontare mai in una serata con gli amici ben pensanti.

Un fine settimana di tarda primavera decidemmo di passarlo alla casa al mare.

Era rimasta chiusa tutta la brutta stagione e necessitava di grandi pulizie.

Da qualche anno, per motivi legati a figli ed impegni lavorativi sempre più pressanti, abbiamo perso il gusto delle sortite invernali per raccoglierci in modo solitario, ritrovare quel gusto dei week end passati all’insegna del sesso.

Starcene giornate a fare l’amore e a saccheggiare il frigo nei momenti di break.

L’appuntamento era di Venerdì sera per l’aperitivo nella località turistica a 20 minuti di macchina da casa nostra.

Loro non erano della zona, ma neanche poi tanto lontani.

Facemmo tardi, il nostro da farsi si era protratto più a lungo di quello preventivato.

Arrivammo nella piazzetta passando davanti al locale convenuto per l’occasione, vi era una verandina con qualche tavolino, la serata era particolarmente ventosa ed io pensai che forse sarebbe stato meglio un locale completamente al chiuso.

Il mio sguardo aveva scandagliato gli avventori che si trovavano seduti, ma sentii che quella era lei quando per un’ attimo scorsi una coppia seduta nell’angolo.

Parcheggiammo la macchina e ci indirizzammo a loro.

Presentazioni fatte ci ritrovammo a fare conversazione davanti ai nostri bicchieri, ero in una prima fase intimorita ma poi dopo neanche tanto mi confortai trovandomi sempre più a mio agio.

Lei era seduta affianco a me, mora capelli scuri una fisicità diversa dalla mia, la trovavo prorompente e generosa nelle forme.

Aveva un buon profumo e quell’ idea che mi ero fatta di lei si rivelò esatta, avevo buone sensazioni il suo tocco sul mio braccio nella sua gestualità mi creava una piacevole sensazione al basso ventre.

Lui era alto di bell’aspetto, sportivo con i capelli rasati.

Mi guardava negli occhi durante gli scambi verbali ma senza mai dilungarsi molto o dare parvenza di insistenza.

Stavamo bene e si decise di cenare assieme.

Mentre camminavamo mi ritrovai per qualche istante un paio di passi dietro a lei, il jeans stretto ne modellava le forme, per la prima volta nella mia vita pensai che avrei voluto toccare quel sedere.

La cena fu gradevole, ma purtroppo arrivarono anche i saluti, loro avevano impegni di lavoro al contrario di noi e comunque da parte di entrambi non si era presa in modo concreto l’eventualità di procedere con un seguito.

La cosa andava bene così, eravamo stati bene ed inconsciamente tutti sapevamo senza esternarlo che ci si sarebbe rivisti.

Sulla strada del ritorno ne parlammo fra noi, ma non andammo a fondo sull’argomento, ci fu uno scambio di pareri e sensazioni niente di più.

A letto l’argomento fu ripreso.

Mio marito aveva notato tutto, per tutta la sera mi aveva osservata.

Iniziammo a fare sesso.

Io godo di clitoride, mi lecca fino a farla venire, nel frangente mi parla di lei ed io provo ad immaginare la sensazione della sua bocca sul mio sesso.

Mi scopa, mi piace essere scopata, sento molto piacere del suo cazzo in figa e me lo gusto soprattutto alla pecorina, sento la sollecitazione esterna delle sue dita sul mio clitoride.

Dopo che ho goduto dentro lui mi gira, rimango a lungo in uno stato di caldo godimento, come in trance, mi lascio fare tutto quello che gli suggerisce la sua fantasia.

Mi prende in diverse posizioni alternando frasi dolci ad un certo turpiloquio, decisamente spinto.

Ricomincia a leccarla per bene, concentrando soprattutto i colpi di lingua e di labbra sul bel clitoride rosa.

Mi dice che la mia figa è buona, vedo che con le mani la espone, oscenamente, spalancandola.

Cominciò a mugolare e a muovere il bacino per accompagnare e dirigere i colpi di lingua.

Seguo il suo ritmo prima lento e circolare, poi sempre più veloce e diritto.

Ha anche due dita dentro la mia fessura, mi scopano come un cazzo, ora ad uncino per toccarla all’ interno in alto e tirandola verso la sua lingua, trastullando il clitoride assieme alla lingua anche con il pollice della stessa mano.

Con l’altra mano mi stringe un seno, mi palpa spudoratamente strizzandomi le piccole tette, ora un capezzolo, ora l’altro.

Il mio piacere è in crescendo finché dico: “Ssssììììììì, vengooooo!”.

Emetto delle grida con tutto il fiato che ho “Aaah!... Aaaaah!... Aaaaaaaah!... Aaaaaaaaaaaah!”.

Mi ritrovo a contorcermi e a sobbalzare, sbatte la mia figa sulla sua faccia senza ritegno, mi ritraggo per poi sbattere di nuovo.

Sento perdere il contatto con la sua bocca sul clitoride, quando mi ritrovo invasa dal suo cazzo che con una spinta rettilinea affonda dentro di me.

Mi chiava con vigore…“Vieni!” Li dico, “bagnami su tutto il corpo…addosso!”

La mia patatina è gonfia e grondante, sento la sua eccitazione crescere dentro finche non lo estrae e spruzza.

Il getto è potente arriva sul mio viso, mi bagna la guancia la bocca, sento invadermi sul seno e sul ventre, i rivoli cominciano a corrermi giù lungo i fianchi.

Realizzo che la sua prospettiva un po’ scettica dell’inizio si è ricreduta rispetto alla mia determinazione.

Passano delle settimane e con R. gli scambi telefonici sono sempre più frequenti.

Ci ritroviamo a parlare di tutto, abbiamo vedute e problemi comuni a due donne di quarant’anni e siamo curiose di determinare questa nuova esperienza come possa essere.

Il timore che possa manifestarsi nel momento fatidico una forma di gelosia per i propri partner, o il non essere all’altezza rispetto alle aspettative è un argomento frequente.

Ci raccontiamo delle sensazioni avute in altri incontri conoscitivi intercorsi dopo il nostro.

Dal canto loro nulla d’interessante, niente che valga la pena di essere approfondito.

Io invece con molta sincerità le parlo di un’altra coppia conosciuta il fine settimana precedente.

La parte debole come al solito risulta essere il lui, che però poi rivaluto.

Apprezzo i modi di fare e mi colpisce favorevolmente la loro complicità di coppia.

Lui è rassicurante innamorato, hanno una certa luce quando parlano dei figli, sono una bella coppia.

Lei E. è una bomba di sensualità, procace sì ma con un’aria perbene, la osservo lei mi guarda molto, traspare un certo interesse fatto di desiderio e tanta lussuria.

Mi è piaciuta, devo esser sincera e per citare la stessa frase di mio marito quando risaliamo in macchina al termine di quell’incontro “amore salta agli occhi che lei ti desidera e ti vorrebbe tanto scopare”.

Racconto a R. di quel breve appuntamento, avverto però a mio avviso un certo irrigidimento da parte sua è una sensazione accostabile agli anni di quando si era ragazze, quando riferivi in modo distratto ad un tuo corteggiatore di aver conosciuto un tipo interessante.

Finalmente dopo rinvii e problemi vari, riusciamo ad organizzare una cena a casa nostra.

R. e A. arrivano verso le 21.00.

Abbiamo preparato già tutto, cose leggere a base di pesce.

Lui vestito in modo sportivo e a proprio agio, lei con un vestito nero che ne risalta le spalle, quando si siede intravedo il bordo dell’autoreggente, mi piace.

La serata procede bene, si parla di un po’ di tutto.

Vorrei in certi momenti poter risalire con la mia mano la sua coscia, lambire il bordo dello slip per scoprire come sia sotto.

Ad un certo punto decidiamo di spostarci sul divano con i nostri calici pieni di buon rosso, R ed io avevamo già pensato a quali effetti avremmo gradito per l’occasione.

Disponiamo in modo sparso candele per illuminarne l’ambiente, c’è un grande imbarazzo generale.

I nostri visi sono rossi, il vino ma sopra tutto l’emozione del momento ci trasmette una sensazione di forte calore.

Lei è seduta al mio fianco, praticamente i fianchi dei nostri corpi risultano a contatto, gli uomini sono invece alle rispettive estremità.

Ho la possibilità di avvertire nitidamente il suo profumo di cogliere più dettagli, una quarantenne distinta, dal portamento rassicurante.

Non sospettavo che mi ammirasse, che scrutasse anche lei le linee del mio corpo con desiderio.

Era stato mio marito a farmelo capire, questa cosa mi aveva smosso dentro.

Sempre mio marito prende la palla al balzo e suggerisce che la cosa migliore è che le signore diano spazio e concretezza alla reciproca curiosità, poi mi si avvicina all’orecchio e mi dice: “piccola questa cosa vorrei che te la potessi vivere pienamente ed in completa e totale libertà, senza intrusioni maschili”…..”credo sia giusto che la vostra curiosità personale appartenga ad un vostro momento speciale”.

Mi sento sfidata su di un campo sconosciuto e sentivo urgere il desiderio dell’esplorazione.

Sarei stata l’esploratrice di me stessa, affrontando a colpi di machete la selva ignota del desiderio. Non volevo commettere errori, né offendere R, né fraintendere la misura del suo desiderio.

Inesperta di quanto una donna potesse volere da un’altra donna.

Io quello che vuole un uomo da me, posso dire di saperlo.

Ma lei ed io?

Finalmente appoggiai una mano sulla gamba, quella che in diverse occasioni durante la serata avevo scrutato e desiderato sfiorare, dissi: “Non ti devi preoccupare, questa è un’occasione speciale”. Colta favorevolmente dal mio gesto mi rispose: “L’occasione qualche volta va creata, dico bene?!”. E, sebbene tremassi un po’ per l’eccitazione vidi che il mio gesto aveva fatto centro, e lo sguardo interrogativo di R si era trasformato in uno sguardo più luminoso, carico di aspettative, che io in cuor mio speravo di poter soddisfare.

La tensione in quel divano era una cosa reale, densa, e sentii di doverla rompere in qualche modo, temendo però di sbagliare.

Abbassai lo sguardo sul vestito di lei ed immaginai come dovesse essere sotto di esso, il suo doveva essere un corpo ancora ben fatto e snello.

Accarezzai la sua mano.

Lei me la strinse forte, e per un attimo mi si fermò il cuore, io che con il mio uomo avevo commesso quanto di più mirabolante, sentivo in me il senso di peccato.

Era una cosa eccitante da morire.

R mi guardava negli occhi ma non languidamente, aveva un certo che di pantera adesso, ed io ambivo ad essere la sua preda.

“Toccami,” mi sorpresi a dire, e lei non capì subito, ma la direzione della mia mano sul suo avambraccio le chiarì il senso della mia esclamazione.

Ci alzammo e ci trovammo ad essere una davanti all’altra, eccitate, turgide sotto, frementi come cavalle.

R mi infilò le mani nella scollatura e prese ad carezzarmi, mi scopri una spalla con le dita tremanti per l’eccitazione.

Poi mi sbottonò la camicia e ad ogni bottone che staccava, silenziosa e decisa, sentivo un tuffo al cuore e la mia figa ululare di desiderio, una caldaia in procinto di esplodere.

Sentivo l’umore colare, ero bagnatissima e sconvolta da me stessa.

Intanto R mi aveva sbottonato anche il pantalone, in quel frangente ci dovemmo staccare un’ attimo in modo da poter permettere di sfilarli assieme agli stivali.

Si mise in ginocchio, aveva preso a coprirmi di baci le gambe, mordicchiandole, talvolta, ed io non ressi più: crollai sul divano e l’invitai a continuare in quel gioco.

Mi faceva scivolare le mani ovunque.

Mi sentivo durissima, volevo donare tutti i miei fianchi ed il mio seno alla causa saffica, godere senza ritegno.

Ero tutta là, tutta sua, mi godevo quel momento.

Mi sposto lo slip con un gesto rapido e affondò il suo viso nella mia vulva assetata di carne, compose con la sua bocca poemi di piacere nella mia natura bagnata.

Quando si ritrasse avvertii un bisogno di crollare, ma lei ritornò a prendere possesso del clitoride con le dita e le labbra, senza darmi tregua, e partii non una, ma due, tre volte, soffocando guaiti disperati.

Mi sfilò completamente lo slip per poi ricominciare con la sua lingua.

Era una sensazione diversa.

Piacevole certamente l’attenzione di un uomo, ma questa sapeva dove centrar nel segno, era femmina e come tale consapevole dei punti giusti dove colpire.

Ad un certo punto si sollevo e guidando le mie mani si fece spogliare.

Per la prime volta accarezzavo un corpo di donna, lei era pervasa da tante piccole scariche elettriche.

Si mise comoda ed io mi tuffai la faccia sulla sua fica prosperosa e grondante.

Non avevo mai immaginato quanto fosse divina quella sensazione, il cui nettare mi scorreva sul volto.

Volevo scoparla con la lingua, ero in preda ad una grande eccitazione, mentre lei cercava ancora la mia patatina.

La mia fica riprese a scaldarsi ed a vibrare, eccola di nuovo, turbina inarrestabile e poderosa, a girare vorticosamente.

R mi fece sdraiare, impedendomi di farla godere sulla mia faccia come invece avevo sperato.

Iniziò a percorrermi con la lingua, sentivo l’umido della sua saliva, ero di nuovo nella sua bocca avida.

Ero giunta al deliquio mentale quando si risollevò e con un gesto imperioso mi afferrò per le caviglie, mi spalancò le gambe e mi costrinse a girarmi su un fianco.

Lei gestiva la navigazione, si mise a cavalcioni sulla mia coscia, e la percorse fino a far scontrare le due fessure grondanti di piacere.

L’incontro fu un delirio di scintille, l’umido delle nostre cavità si mescolava in uno scontro immane, avvertivo manovre di piacere nel mio porto.

Disperata, giunsi a quello che mai avevo creduto possibile, un piacere devastante, crollai in un smisurato orgasmo, uno schianto così forte che quasi persi la nozione di me, diventammo un groviglio solo, clamoroso, con la creatura con cui avevo condiviso tutto questo.

Solo dopo un certo lasso di tempo realizzai che i nostri uomini erano rimasti li a godersi lo spettacolo.

Non erano però riusciti a non apprezzare ciò che stava succedendo davanti ai loro occhi sgranati.

Avevano non so in quale momento, preso i loro cazzi in mano e per tutta la durata del nostro piacere, si erano prodigati in un lungo solitario.

Ci guardammo negli occhi con la mia compagnia di gioco e lei disse: “ cosa dici…pensi che si siano meritati un premio?”.

Sorrisi e mi sollevai, anche far venire loro divenne una nuova occasione.

Io mi ritrovai con il cazzo di A nella mia bocca.

Era una sensazione nuova, un sapore diverso.

Ero china e seguendo le sue precise istruzioni, lo accolsi in bocca, lo segai e me lo rinfilai in bocca succhiandolo, lui ad un certo punto cambiò comportamento, tenendomi ferma la testa prese a scoparmi in bocca, spingendo il suo cazzo sempre più freneticamente.

Con la coda dell’occhio cercavo di trovare il mio lui, mi guardava con quello sguardo che conosco bene..di grande eccitazione.

Si faceva leccare lungo l’asta per poi infilarlo nella sua bocca.

Mi sentivo quasi stordita da tutta quella novità, ma ad un certo punto sentivo che stava salendo l’orgasmo del mio occasionale partner.

Anche mio marito stava per arrivare, se lo erano maneggiato per un bel po’ prolungando a lungo il piacere.

Ora quei cazzi erano pieni ed avevano voglia di riversare la loro soddisfazione.

Vidi quel porco di mio marito avvicinarsi con lei, mi guardo e disse: “ vi và se riempiamo i vostri dolci visi di sborra, magari mentre vi scambiate ancora qualche dolce effusione.”

Non riuscì a determinare in quale frangente, so solo che io e lei ci ritrovammo leggermente in ritardo rispetto a ciò precedentemente concordato.

Anche A aveva un discreto getto, erano già partiti i loro spruzzi quando mi ritrovai la mia bocca incollata a quella di lei.

La mia curiosità fece sì che uno di quei getti atterrò sul mio occhio procurandomi un certo fastidio.

Sentivo grondare i fluidi caldi e di un’equivocabile profumo.

Non riuscii a determinarne i diversi sapori, la mia lingua era lubrificata da tutta quell’abbondanza e continuava ad intrecciarsi con quella gustosa di R.

Il giorno dopo non avevo nemmeno la forza di strizzare il tubetto del dentifricio, esausta e consumata nella fibra, non avevo mai bruciato tanto di me stessa in un atto di piacere.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: PROVIAMO A PIACERCI Invia un messaggio
Postato in data: 14/05/2016 20:09:02
Giudizio personale:
racconto eccezionalmente eccitante

Autore: Coppianuova71 Invia un messaggio
Postato in data: 16/04/2013 22:17:35
Giudizio personale:
Fantastico...


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