i racconti erotici di desiderya |
Uomini: fatti e misfatti mai recensiti |
E’ tardissimo... oppure è prestissimo. Che differenza fa?
Sono stata fuori stasera... cioè, ieri sera... Tutte donne. Non ricordo il nome del posto in cui siamo state... del resto ho bevuto un superanalcolico senza aver cenato... non si può pretenedere che io ricordi dove siamo state!!! Pensavo fosse un aperitivo... o qualcosa del genere... Gli ingredienti erano fragole e limone... con una spruzzatina di rhum. Una spruzzatina? Mamma mia, mi reggo appena in piedi! Ma stranamente non sono stanca e non ho sonno (crollo tra un attimo... vi faccio sapere!). Mi hanno chiamata due amiche a mezzanotte e mezza, si festeggiava la delusione di una delle altre due, per la "buca" che le ha dato un tizio con cui aveva un appuntamento. Uno di quelli al buio... avete presente? Che fatica consolare le amiche "scaricate" ancor prima che siano state conosciute dal tizio che si appresta a darsi alla fuga!!! E dire che è carina Manu... è che gli uomini sono proprio strani. O Stronzi. Fate voi. No, non scrivo per attaccare il "sesso forte", non è questo il punto... è che stasera (stanotte, va bene), sono in vena di riesumare cadaveri... Non cadaveri in carne e ossa... ma tirare fuori qualche scheletro dall’armadio... ma si, vi renderete infine quanto io sia veramente matta. D’origine controllata. Sono gli anni ad avermi fatta deragliare... Non dimenticherò mai quel Novembre del 19... non lo so, avevo 17 anni, fate voi un po’ i conti, lo stato in cui sono non mi consente di essere matematica! Basti sapere che ne ho al momento trentatré. (Devo proprio essere ubriaca: ho scritto trentatré... e non 33!). Comunque sia... il conducente dell’autobus che mi riportava da scuola a casa, rimasti soli (io prossima alla fermata dove era previsto che scendessi), rallentò e mi prese la mano... non era male, ma era sposato e io stavo tremando (mi spaventavano quelli che facevano "sul serio"), cominciò col dirmi che pensava tutti i giorni a me, che sperava ogni mattina che ci saremmo incontrati perchè aveva capito di non essermi indifferente... Pregavo che arrivasse presto la mia fermata. Prima che scendessi mi disse: "Dimmi che penserai a me...", con quello sguardo concupiscente... Risposi in fretta: "Si, si...", e scappai via come un fulmine. Vissi giorni, settimane di vera angoscia, senza trovare il coraggio per raccontare l’accaduto... Temevo che rivedendolo, quell’uomo così viscido (chiaro che non mi piaceva più!) potesse spingersi oltre. Iniziai a raggiungere la mia scuola a piedi. Già... una salita interminabile, scansando le macchine che mi sfrecciavano agli angoli della strada, passandomi accanto... Sfilavo davanti alla fermata e qualche volta ci siamo incrociati con lo sguardo, io e il tizio. Mai più una sola parola. Un mesetto più tardi mi resi conto di non poter continuare a fare tutto quel percorso a piedi... era quasi Natale... e faceva freddo!!! Così rinnovai il mio abbonamento e mi sincerai scrupolosamente di salire su autobus il cui conducente fosse qualcun altro... Anni dopo (facevo praticamente l’Università), trovai il coraggio, ridendoci su, di confessarlo a mamma, la quale mi rimproverò di non averne parlato a casa... Feci spallucce. Proprio in quel periodo l’importunatore degli autobus venne messo alla porta dalla moglie, scoperto in flagranza di adulterio!!! E anche l’amante a quel punto lo aveva piantato. L’ironia della sorte, pensai. Sono sempre stata impacciata e timidissima con gli uomini. E più mi piacevano, più i miei disastri erano da prima pagina... Troppi giri di parole, troppi impicci sentimentali... Riccardo lui sì, mi tampinò per tre anni (fino al diploma), assediandomi con telefonate che coprivano l’arco di interi pomeriggi. Non siamo mai stati fidanzati né niente di simile. Nella sua testa però io ero sua. E al telefono mi faceva ascoltare interminatamente ALTA MAREA, grande hit all’epoca di Venditti. A distanza di quindici anni, incredibile a dirsi, riascoltandola ripenso a lui. Con tenerezza, pr il modo in cui l’ho respinto la sera in cui si presentò sotto casa con i suoi occhi azzurri e la sua Mercedes dicendomi che voleva darmi tutto, che avremmo cambiato una macchina al mese, che mi avrebbe regalato la casa che ogni donna sogna (ma io avevo 17 anni!), che ci saremmo sposati, che voleva conoscere mamma... ALT! "Riavvolgi un attimo il nastro - l’ho bloccato - risali sulla tua fiammante Mercedes e riparti. Via. Veloce!". Non l’ho più rivisto da quella sera di fine inverno... Amavo un altro che non avrei mai avuto. Ci avrei imiegato "solo" 10 anni a capirlo in fondo... ma se tornassi indietro, rifarei la stessa cosa. Un altro milione di volte ancora. Mamma mi aspettava sulla porta con gli occhi attraversati da un luccichio strano... "Allora? - chiese impaziente - ti ha chiesto di sposarlo?". Dopotutto andava avanti da tre anni quella storia. Scusate... quale storia? Mi faceva gli appostamenti al’uscita da scuola, le scenate al telefono perchè mi aveva vista parlare con un tizio all’uscita... Era il prof. di inglese! Carino, occhioni blu e soprannominato il "sosia di Paolo Bonolis" (ma si chiamava Alberto)... però sposatissimo, e lui era un prof. io un’allieva che stimava particolarmente per via della mia particolare propensione alle lingue... Le sue lezioni erano per me acqua fresca: mentre tutti stavano a prendere appunti, io anticipavo le risposte che avrebbero dovuto far seguito alla lezione del giorno. Lui si interrompeva, guardava nella mia direzione e chiedeva: "Laura?". Ed ecco che io rispondevo in lingua inglese alla domanda che intanto tutti gli altri stavano cercando di tradurre in italiano! Ero invece un disastro in matematica... che vuol dire? Ognino di noi ha un’inclinazione particolare per le applicazioni scientifiche o un’attidune alle materie umanistiche. Ad ogni modo, tornando a Riccardo... chissà, adesso sarà sposato oppure... che ne so? Non riesco neanche ad immaginarlo... Mamma mi rimprovera ancora di non averlo sposato. E ancora non mi stanco di chiederle se le farebbe piacere adesso ritrovarsi con una figlia divorziata. Io non lo amavo quello!!! E anche se non ci fossimo lasciati, sarei sposata da 15 anni, avrei dei bambini (o megari degli adolescenti) con problemi psicologici o esistenziali da sommare ai miei e sarei una trentenne frustrata e depressa! Per carità... Dio se non altro ci ha dotati dell’uso del buon senso. Anche a 17 anni!!! Sapevo quello che volevo... ancora meglio però quello che NON volevo. Sempre avute idee chiare su questo. Ma ne è passato di tempo prima che mi "sbloccassi"... Accidenti se ne è passato!!! Con gli uomini (sempre più grandi di me, oppure... lasciate ogni speranza oh voi ch’entrate!) è sempre stato tutto così difficile... Ma non voglio annoiarvi: sono ubriaca! Domani (che è già oggi) potrei pentirmi di aver spifferato la mia vita ai quattro venti.. menzionando gli assenti. Ma non voglio parlar male di nessuno... Sono così cambiata da allora che mi sembra di star qui a parlare di un’amica che non vedo da secoli. "Heidi, ancora ti sorridono i monti?". "Peter, l’hai più sentito?". Mamma mia... Quattordici anni più tardi. Ho conosciuto uno... mai visto prima in vita mia. L’ho conosciuto come ci si puo’ conoscere in chat: dall’altra parte può esserci chiunque. Lui mi ricordava vagamente Al Pacino, un mito (il mio!) e dopo 10 minuti gli ho chiesto provocatoria: "Scommetto che non hai le palle per passare a prendermi sotto casa!". Interdetto, lui ha digitat "Ma è quasi l’una!". "Allora buonanotte, piccolo bambino... sogni d’oro!". Il tizio (come si chiamava, maledizione? Non me lo ricordo...) ha voluto sincerarsi che non fosse uno scherzo, gli ho fornito l’indirizzo e dato il numero del mio cellulare. Era l’inizio dello scorso inverno. Brrr..... Mi ha dett "Se hai tutta questa voglia, devi salire in macchina e devi subito darmi un bacio". Il gioco si faceva intrigante. "Indossa qualcosa di trasparente se ce l’hai", aveva aggiunto prima di riattaccare. Credo che il mio rubino nero generosamente scoperto sul décolleté ornato da uno strato di pizzo che lasciava intravedere il candore della pelle quanto la morbidezza di ogni curva, sia stato molto, molto apprezzato. L’abitacolo della Porshe nera sapeva di fumo... e anche lui quando l’ho baciato (continua a sfuggirmi il suo nome!). Mi disse di essere di Roma (si sentiva!) e di avere una villa al Circeo... La cosa non mi scompose minimamente. Avresi solo voluto chiedergli: "Allora perchè vesti come uno scaricatore di porto?". Ma era carino, così come l’avevo visto in foto... e ressi il gioco. Ci appartammo, dopo esserci fermati al McDonald (immaginate me vestita in quel modo... e la gente che si girava alle due del mattino a guardarmi!) e pensò evidentemente di potersi prendere determinate libertà... Mentre le sue mani mi frugavano sotto il vestito (non indossavo calze né biancheria intima... tutto calcolato!), facendo risalire l’orlo del tubino fin sopra le cosce, pensavo tra me: "Se sei bravo e ci sai fare ti lascio il tuo giocattolo". Fu bravo, eccome... ma io non faccio sesso in macchina. E non lo feci certo allora. Ricordo però uno degli orgasmi più fantasmagorici che abbia mai avuto... Mi sono aggrappata a lui gridando, e lui mi ha fatta... venire, venire venire... Pochi altri hanno saputo usare sul corpo di una donna così magistralmente le loro mani... Quando ha iniziato a slacciarsi i pantaloni, io ancora scomposta e accaldata ho chiest "Non andiamo da te?". "No, da me c’è mia figlia - ha farfugliato - sai, ha litigato con la madre e allora...". "Allora devo riprendermi il giocattolino", ho pensato ad alta voce. "Come?", chiede lui. "Spiacente, tesor io non faccio sesso in macchina. E qui c’è anche gente". In macchina, sul viale del ritorno, ha continuato a toccarmi, ad infiammarmi... le gambe quasi sul cruscotto, il vetro aperto e il vento che mi appiccicava i capelli sul viso, ciocche che s’incastravano agli angoli della bocca, la schiena inarcata... Ma siamo giunti a destinazione troppo presto. Mi ha quasi supplicata sotto casa affinché gli permettessi di salire da me... "Tu hai goduto, io no!", mi ha rammentato inquisitorio, con l’espressione però di un bambino ingiustamente punito. "La prossima volta ti organizzerai meglio", ho concluso lapidaria, scendendo dalla macchina. Non l’ho più visto né sentito M. (ho ricordato ora il nome ma preferisco fermarmi alle iniziali). Non l’ho mai amato. Non mi manca. Mi ha fatto "sballare", questo sì... una dele mie "notti brave"... Mi ha detto che sono una che quando gioca, gioca forte. Sono una - aggiungo - che quando gioca... gioca. E basta. Mentre mi preparavo allo specchio, prima che lui arrivasse, guardavo la mia immagine riflessa, il rossetto che disegnava le labbra accendendole di un rosso cupo, gli occhi su cui avevo passato un velo di ombretto, e mi dicev "Che bel faccino da puttana!". Ecco una delle ragioni per cui non mi trucco mai eccessivamente: da angelo candido ed etereo - saltando le vie di mezzo - mi trasformo senza averlo mai voluto, in qualcosa che di giorno non si vede. Le scarpe di vernice con 12 centimetri di tacco, i capelli che si muovono da soli e ondegiano dalle spalle al fondoschiena, la pelle di porcellana... E tutti mi chiedono i documenti quando rivelo i miei 33 anni. Non ho mai dimostrato l’età che ho. Sarà un vantaggio, mi ripeto spesso, tra una ventina d’anni. Ora sono innamorata, non si fanno più certe cose... ho messo la testa a posto da un pezzo. E’ divertente se lo fai una volta. Se ti concedi delle repliche è tutto un déja vu: tutto secondo copione. Invece deve rimanere esclusivo. Che te ne fai di una fotocopia sbiadita? E’ noioso... inutile e deleterio. Si perde l’ebbrezza, l’unicità dell’esperienza in sé. Non so neanch’io perchè ho raccontato queste cose... qui. Nessuno sa queste cose di me!! Beh, ma in quanti saremo...? Due... tre... dieci? Bene cari signori e gentili signore... sappiate che siete a conoscenza di una parte di me di cui il 99 della gente a me più vicina è assolutamente ignara!!! Potremmo quasi diventare amici...!!! Le premesse parrebbero esserci tutte... Potrei andare avanti a raccontare del mio passato "scomodo"... ma per stasera, direi, basta così... Domani, da sobria, sicuramente non saprò cosa sia il coraggio per dare un seguito a queste confessioni tra "pochi intimi". E’ il riscatto della 17enne impacciata che decide e si prende quello che vuole. Se vuole. Chissà, forse è anche un po’ colpa nostra se poi voi maschietti "scappate" spaventati... ... Sebbene, noi donne un po’ nevrotiche, stessimo solo giocando... |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Target55 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 07/12/2006 00:03:18 | |
Giudizio personale: | Deliziosa visita guidata in quel mistero -per gli uomini- che è la psiche femminile. grazie! :)) | |
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Autore: | Siciliano59 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 06/12/2006 00:59:01 | |
Giudizio personale: |
ottimo racconto, perche\' invece di raccontare sempre...azioni manuali o di pura attivita\' ginnica...ci fa notare a noi maschietti, come PENSA una donna, in diverse occasioni e in special modo quando NON e\' annebbiata dall\'amore. Un vero grazie, e davvero complimenti perche\' e\' per l\'uomo una vera lezione di vita.magari potessi avere del feeling con una donna cosi\' come te! |
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