i racconti erotici di desiderya |
Triangolo |
Era un caldo pomeriggio di un venerdì inizio luglio del 1979. Roberto uscì fuori dalla vetrata dell’autogrill per immergersi in quella opprimente calura, discese i scalini e si avviò verso l’automobile. Aprì la portiera, si sedette ed avviò il motore.
Ingranò la prima, poi la seconda e nel tirare un po’ la marcia per mettere la terza, vide due ragazze proprio all’imbocco della rampa che immetteva in autostrada. Facevano l’autostop. Perché non prenderle a bordo? Pensò Roberto. Mi aiuteranno a star sveglio, e magari se sono straniere rispolvero un po’ d’inglese. Rallentò e si fermò proprio davanti a loro. “Puongiorni” disse in un italiano stentato una delle due. “buongiorno” rispose Roberto, “andare a Roma?” disse ancora la stessa ragazza, “si vado a Roma” “può dare passaggio a noi?” continuò ancora la ragazza scandendo lentamente le parole “certo, mettete pure i zaini nel portabagagli” disse Roberto scendendo per andare ad aprire il portellone posteriore. “Io sono Roberto” disse dando la mano prima alla ragazza che fino ad allora era stata zitta. “Silvia” rispose lei. Poi porse la mano all’altra ragazza “Gitte piacere”. Salirono in macchina. Roberto riaccese il motore e partì. “Where are you from?” chiese Roberto cominciando a rispolverare il suo inglese, “Germany” disse questa volta Silvia, seduta nel sedile posteriore, “and which town in Germany?” continuò Roberto, “Frankfurt, ma se vuoi parlare Italiano, per noi è meglio” rispose questa volta Gitte, “come volete, pensavo che era più facile per voi parlare inglese” “studiamo Italiano e siamo venute in Italia per imparare meglio” disse Silvia, “quindi in vacanza” “sì, e tu cosa fai Rossellini?” chiese Gitte mettendo in mostra, con un po’ di vanità, la sua conoscenza di cineasti Italiani, “magari fossi Rossellini” rispose Roberto che ben conosceva la filmografia del regista, “faccio il rappresentante di commercio” “cosa essere rappresentante?” intervenne Silvia. Roberto cercò di spiegare un po’ in italiano, un po’ in inglese quale era il suo mestiere. Così tra domande e risposte convenzionali da entrambe le parti, il ghiaccio fu rotto, finché dopo un po’ esaurite le stesse, ci fu del silenzio. Roberto lo utilizzò per concentrarsi meglio sulle ragazze. Gitte seduta al suo fianco, ricopriva il suo esile corpo con un paio di jeans attillati, una leggera maglietta verdina, da cui si capiva che il piccolo seno non era supportato dal reggiseno. Il corto taglio dei capelli, tra il castano ed il biondo, sebbene le conferisse una certa mascolinità non alterava la bellezza del suo viso in cui erano incisi due smeraldi al posto degli occhi. Silvia, un po’ più in carne, anche lei in jeans, indossava una camicia bianca con ricami azzurri, aperta davanti quel tanto sufficiente da far capire a chi la guardava, che era portatrice di un bel seno prospiciente, ma sicuramente sodo e con due grandi capezzoli. Una biondissima e lunga capigliatura selvaggia incorniciava il suo bellissimo viso caratterizzato da due labbra carnose e da un piccolissimo neo sotto l’occhio sinistro, quasi a metà guancia. Due lapislazzuli sostituivano i suoi occhi. La sua bellezza era angelica. Roberto ne rimase quasi ipnotizzato, ma per non darlo a vedere, ogni due occhiate date a Silvia tramite lo specchietto retrovisore, una andava a Gitte. Per rompere il silenzio Roberto mise un nastro nell’autoradio. Quando la musica cominciò a propagarsi Silvia disse “ma questi sono i Tangerine Dream, come fai tu a conoscerli?” “esatto” rispose Roberto “ma dovrei essere io a chiederlo a voi visto che siete molto giovani”. Fu così che parlando di gusti musicali la conversazione si riaccese. “Dove andate a dormire?” chiese poi Roberto, “non sapere bene, pensavamo in ostello oppure piccolo albergo” “io vivo solo ed ho posto in casa. Se volete potete stare da me”. Ci fu uno sguardo d’intesa tra le due amiche poi disse Gitte “non vogliamo disturbare” “ma che disturbare, per me è un piacere, altrimenti non ve lo avrei detto”. Ci fu un altro sguardo d’intesa tra le due accompagnato da una qualche parola in tedesco, poi Silvia rispose “va bene allora”. Dopo qualche ora arrivarono finalmente a Roma. Scaricarono i bagagli ed andarono su casa. Mischiando inglese ed italiano Roberto invitò le ragazze a prendere possesso della sua camera da letto. Lui avrebbe dormito in salone, e mentre loro si preparavano per farsi una doccia, lui andò a comprare gli alimenti per la cena. Con una giornata calda come quella, una pasta con i pomodori a crudo ed il trito di odori sarebbe stata perfetta. Per secondo del prosciutto crudo e melone accompagnato da una insalata di pomodori andava benissimo. Il tutto annaffiato da un buon Barbera. Rientrò in casa e trovò Silvia affacciata alla finestra intenta a farsi asciugare i capelli dagli ultimi raggi di sole, mentre Gitte era sotto la doccia. Roberto si avvicinò rimanendo muto, ipnotizzato da quell’angelica visione. “Ti piace la pasta?” chiese dopo un po’ per rompere l’incantesimo, “molto” rispose Silvia. Pose il vino in fresco per riportarlo a temperatura di cantina e si mise subito al lavoro. Dopodiché uscita Gitte andò a farsi la doccia anche lui. Quando ricomparve in salotto trovò Silvia intenta a guardare la sua collezione di Long-Playing, e Gitte a curiosare tra i testi che componevano la sua libreria. “Cosa possiamo fare?” chiese Silvia al suo apparire volendo rendersi utile, “prepariamo la tavola così mangiamo” disse Roberto. Tirò fuori i bicchieri a calice che usava solo quando aveva ospiti, vi versò un po’ di vino, alzò il suo bicchiere e lanciando uno sguardo profondo carico di messaggi verso gli occhi di Silvia, poi uno più innocente verso Gitte disse “prosit” in onore delle ospiti, “cin, cin “risposero le ragazze. Si misero a tavola e durante la cena le amiche riempirono di lodi Roberto per la sua bravura. Quelle di Silvia erano accompagnate da languidi sguardi. Finito di cenare sparecchiarono la tavola quindi, con il bicchiere in mano in cui era versato il contenuto della seconda bottiglia di Barbera, si accomodarono nella zona salotto per sentire un po’ di musica. Silvia tirò le gambe sul bordo del divano e si sdraiò con la testa sulle cosce di Gitte. Dopo un po’ la sua compagna cominciò a carezzarle il volto poi delicatamente le dita sfiorarono la sua bocca. Si scambiarono qualche parola in tedesco poi Gitte si chinò con il suo viso su quello dell’amica e presero a baciarsi mentre la sua mano si intrufolava nella camicetta di Silvia carezzandole il seno. Roberto, che era seduto sulla poltroncina di fronte, guardava ammutolito, mentre l’adrenalina gli saliva dentro e la pressione sanguigna cominciava a gonfiargli le vene e la patta dei pantaloni. Gitte e Silvia senza più freni inibitori cominciarono a spogliarsi mentre le loro labbra e le loro lingue si incontravano e scontravano in un susseguirsi di lamenti. Ora erano completamente nude. Gitte sdraiata sul divano impugnava con le mani la testa di Silvia che, in ginocchio, con ritmo frenetico faceva andare la sua lingua su e giù, dentro e fuori la vagina della compagna la quale dopo un po’ esalò verso il cielo un poderoso “Jaaaaaaa” frammisto ad altri termini sconosciuti per l’ospite. Roberto era frastornato dalla bellezza nel vedere due donne che si davano piacere reciprocamente. Intanto l’eccitazione era al culmine. Tutte le vene del suo corpo erano tese al massimo, ed il pene compresso nel suo slip soffriva atrocemente. Se avesse potuto parlare avrebbe chiesto subito asilo alle vagine di Silvia o Gitte. La tensione accumulata, aveva obbligato Roberto a togliersi la camicia. Intanto Silvia si era portata con il suo viso su quello di Gitte e si dettero un ulteriore lungo bacio. Si udirono alcune parole in tedesco, poi Gitte si alzò e Silvia si sedette sul divano con la schiena appoggiata allo schienale. Mentre con la bocca si poggiava sul seno di Silvia, Gitte fece scivolare con sapienza la sua mano tra le cosce della compagna. “Come Roberto” disse Silvia in inglese, accompagnando la frase con il gesto della mano. Roberto si asciugò con la camicia le perline di sudore che decoravano la sua fronte ed il petto e lentamente si avvicinò. Si inginocchiò davanti Silvia e cominciò a baciarle prima le gambe, poi le cosce finché giunse all’equatore della ragazza. Ora con la lingua, ora con la punta del naso, intruppando ogni tanto alle dita di Gitte, iniziò una lenta piacevole tortura sul clitoride e sulla vagina di Silvia, finché anch’essa dopo un po’ proruppe in un liberatorio orgasmo ed umori vaginali fluirono sulla lingua di Roberto. Roberto si ritirò e si mise seduto accanto a Silvia. La baciò in bocca, poi le sue labbra si posarono su quel perfetto e bellissimo seno leccando e mordicchiandogli i capezzoli finché con la testa intruppò quella di Gitte. Anche lei stava facendo la stessa cosa. Si guardarono un attimo e Roberto da sotto i suoi baffi, accennò un piccolo sorriso. Mentre si guardavano Silvia disse qualcosa in tedesco e con le mani spinse i due visi uno verso l’altro in un chiaro invito a baciarsi. Roberto non si fece pregare e baciò Gitte. Lei rispose al bacio ma senza metterci molta passione. Poi entrambi riversarono le loro attenzioni al corpo di Silvia e risalendo verso l’alto si concentrarono sul suo collo e sul suo viso, mentre le loro mani esploravano il suo equatore. Ora era Silvia che governava la nave, e le teste di Roberto e Gitte erano in balia delle sue mani. Alternativamente baciava ora l’uno ora l’altra. Quindi esprimendosi in inglese invitò Roberto a togliersi i pantaloni. Lui fu velocissimo ad eseguire l’invito, ed in un attimo fu completamente nudo con il pene teso al massimo dell’erezione, come mai gli era capitato. Silvia si spostò dal divano e dopo essersi inginocchiata prese a leccargli e succhiargli il pene. “Stop, sono troppo eccitato” disse dopo un po’ in inglese Roberto, mettendole una mano in testa per staccarla. Lei si girò verso la compagna e parlando in tedesco la invitò a farsi avanti e portare il bacino sul bordo del divano. Poi si rigirò di nuovo verso Roberto e gli lanciò un languido sguardo. Non disse una parola ma, guardandolo prima fisso negli occhi, con un’espressione chiarissima, poi socchiudendo le palpebre e muovendo il bacino, con movenze lente come una vacca al pascolo, lo invitò a possederla. Roberto si piegò sulla schiena della ragazza e le praticò un massaggio usando il suo pene al posto elle mani. Poi si inginocchiò e leccò l’ano di Silvia. Quindi, poggiato il pene all’imbocco della vagina, strofinò il glande sul clitoride ed infine lo spinse dentro. Aveva un pene normale in fatto di lunghezza, ma abbastanza largo. Ma non dovette fare alcuna fatica per introdurlo, talmente era lubrificata la vagina della ragazza i cui umori si disperdevan sulle cosce. Così mentre Silvia leccava il pube della sua amica e Roberto la possedeva con tutta la passione possibile, tutti e tre insieme si imbarcarono sull’astronave della lussuria. Il giradischi aveva smesso si suonare da un bel po’, e la musica dominante erano i lamenti, i mugolii di piacere che uscivano dai tre corpi e si esalavano verso l’alto, finché all’unisono raggiunsero il regno dell’estasi in un’esplosione di gemiti e termini incomprensibili……… |