i racconti erotici di desiderya |
Sull'uscio |
Nello stesso istante in cui apro la porta il mio cuore avverte come una sensazione di vuoto improvviso e angoscioso. Tra qualche istante sarò fuori da questa stanza ed io, già lo so, scoprirò il peso doloroso della tua assenza. Le lancette del mio orologio urlano l’urgenza di andare ma il mio cuore implora ancora un istante di estasi.
In piedi, sull’uscio, la porta già socchiusa, mi volto a guardarti ancora una volta. Sei distesa su un fianco, sul letto disfatto; la gamba destra piegata ad angolo retto; la testa poggiata sul braccio sinistro, disteso in lunghezza; il volto seminascosto dall’altro braccio, ripiegato a difendere dalla luce i tuoi occhi. La linea perfetta della tua schiena è come una strada che conduce al piacere e che esaurisce il suo cammino nella soda opulenza della magica sfera dei tuoi glutei. Intravedo appena, nel tuo petto, altra sfera perfetta, altra magia dal potere ipnotico e magnetico. Il tuo corpo si offre al mio sguardo come opera d’arte d’inconsueta eleganza. È armonia perfetta di equilibrio e proporzione. Ma è anche il racconto avventuroso della travolgente irruenza della passione, della bramosia voluttuosa dei sensi, dell’abbandono smanioso alle promesse del piacere. Di così venerea bellezza è quell'immagine che lo sguardo mio non può far altro che indugiarvi sognante. Sembri dormire. E forse sogni. E in quel sogno, in punta di piedi, silente, io vorrei poter entrare per sognare, io stesso, gli stessi tuoi sogni e, dell'anima tua, desiderare gli stessi desideri. Dormi, forse prossima al risveglio. E al tuo risveglio, lì vorrei essere io, accanto a te, così da risvegliarmi, anch’io, in quel sogno ancora più grande, più intenso, che è l'abbraccio spontaneo del tuo sorriso, l'alito vitale del tuo respiro, la carezza lieve dei tuoi occhi sui miei. ___ L’ispettore fece un cenno agli agenti che piantonavano la porta e ordinò loro: - Portatelo via! Poi si fermò un attimo, si voltò e guardandolo fisso negli occhi, con tono interrogativo ed espressione stupita, gli disse: - Io davvero non capisco! Aveva programmato tutto alla perfezione. Nessuna traccia, nessuna prova, nessun indizio! Non saremmo mai riusciti ad incastrarla! Perché quello stupido errore? Perché portarsi dietro la prova che lo accusa? ___ Dormi... Anzi no! No! Sono io che dormo e sogno un tuo gesto! E vedo, in quel sogno, il tuo esile braccio sollevarsi e la tua affusolata mano far segno di raggiungerti, sul letto disfatto, mentre il tuo viso s’illumina di quel sorriso in cui sai miscelare l’incanto dell’innocenza pura e l’intrigo della complicità ammiccante. So che non arriverà quel tuo gesto e che il tuo invito resterà confinato in questa mia ultima fantasia. Ma che importa? In fondo, sia pure per pochi istanti, qui, adesso, sull’uscio di una porta che sto per richiudere alle mie spalle, io ti ho avuta, sei stata mia, soltanto mia. Mia per sempre. E’ tardi, devo andare. Col cellulare ti scatto una foto. E ti porto con me. |