i racconti erotici di desiderya

Splendidamente cattiva


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Premetto che si tratta sempre e solo di racconti autentici, senza aggiunte ne censure.

Dunque… se il mio primo incontro con una trans risale al tardo 1986 (userò, pur impropriamente, il termine ‘trans’ nell’accezione più comune) fu nell’estate del 1987 che ebbi la vera e propria illuminazione sulla via di Damasco…

Fino ad allora avevo conosciuto poche trans, tutte italiane o comunque ‘bianche’. Escludendo le prime due esperienze avevo perfettamente capito che il mio ruolo preferito ed agognato era quello passivo…

Quella notte ero inquieto, e già sapevo cosa volesse dire. Lavoravo da poco tempo in un paesino in provincia di Bologna, dove non avevo ancora riferimenti ne giri di alcun tipo. Alle 23 di un inizio giugno freddo, con l’estate non ancora iniziata, presi l’auto e mi diressi verso il mare. Arrivai velocemente, e mi presi una birra sul lungo mare di una Riccione ancora deserta. Mi passarono davanti due, inequivocabili, trans di colore: maestose ed ‘eccessive’ in tutto. Dentro sentivo decisamente le ‘farfalle’ nello stomaco… Più tardi mi misi a girare in macchina, per le strade ancora vuote, e girai a lungo senza meta alcuna.

Si stava facendo decisamente tardi, e quasi pensavo a rimettermi in marcia verso casa, allorquando, in una piazzetta sul lungo mare, vidi questa ‘dea’ appoggiata ad un’auto. Confesso che mi fece un po’ paura. nerissima, massiccia, muscolosa… alta quasi due metri e dai tratti piuttosto duri. No, non era poi particolarmente femminile, però… Un vistoso corpetto le strizzava il corpo, esaltando dei seni notevoli. Una guepiere malamente copriva un grosso culo debordante. Inutile dire che il mio occhio cadde sugli slip, minuscoli e, a dire il vero, non particolarmente gonfi. presi coraggio e, dopo la solita chiacchierata, la montai in auto. Mi portò in un parcheggio piuttosto defilato e li, stretti nella mia piccola macchina senza neppure i sedili reclinabili, iniziò a tirarmi via i vestiti da indosso con una certa veemenza.

Facendoci caso, stabilì che non era proprio tanto a posto… doveva aver bevuto, o chissà cosa: era abbastanza fuori di testa.

‘Cosa ti piace fare ?’ Mi disse, mentre mi metteva la mano fra le cosce… trovandomi l’uccello piuttosto mosciotto, come regolare in queste occasioni, si mise a ridere sguaiatamente dicendomi: ‘lo so cosa vuoi’.

Quel che successo poi, francamente non me lo aspettavo…

Mi prese letteralmente a forza, sui sedili di dietro, con quelli davanti rialzati al massimo, e mi bloccò con le spalle al divanetto. In un lampo mi ritrovai il suo culone nudo in bocca ! Ero impaurito e perplesso, nonchè eccitato da paura…

‘Leccami troia’, mi diceva.

Ero scivolato, ed avevo la testa forzata fra il divano ed il suo culo nero, con tutta la zona perianale di un marrone molto chiaro stampata sulla mia bocca. Una luce di un lampione cadeva precisa su di noi, illuminandoci senza pietà.

Le cose potenzialmente sporche non mi piacciono, e non mi piacevano certo ma, fortunatamente, sembrava ben pulita…

Muoveva continuamente il culo, come in un lento balletto, senza mai allontanarsi dal mio viso… ed io… leccavo. Leccai bene, con attenzione e deferenza, arrivando (a fatica) sino all’enorme sacco scrotale, rugoso e nero come il carbone. Non vedevo praticamente nulla, perso fra le sue chiappe, ma non avrei voluto essere da nessuna altra parte.

Lei lanciava continui mugolii, alternati a pesanti epiteti nei miei confronti: era la prima volta che provavo una cosa del genere.

Durò a lungo, davvero tanto, finchè non si girò di scatto e, alzandomi letteralmente di peso (all’epoca era ancora facile…) mi tirò via dall’auto, salvo rimettermi al posto di guida, bloccato nuovamente: ‘adesso fammi vedere che brava bocchinara sei’.

Senza preamboli, mi infilò l’uccello in bocca. Non era ancora duro, ma quel bastone marrone scuro era comunque già di ragguardevoli dimensioni. Lei teneva una gamba nell’auto e l’atra fuori dalla sportello, ed iniziò a darmi delle spaventose spinte d’anca; praticamente, più che farsi spompinare, mi stava scopando la bocca. Con emozione intensa sentii il suo cazzo crescere a dismisura, arrivandomi in gola ad ogni colpo e provocandomi un continuo stimolo al vomito… che stranamente nel contesto sembrava sopportabile ed eccitante. Davvero, facevo fatica a respirare, ed ogni tanto la forzavo un po’ a rallentare i colpi, tentando senza troppo successo di riprendere in mano la situazione e di spompinarla in modo più… gestibile. La pazza, anche questa volta, andò avanti incredibilmente a lungo. Avere fra le mani un quasi ragazzino doveva eccitarla non poco. ‘Sei una pompinara nata’, ‘ingoiami il cazzo, troietta’… probabilmente gli appellativi più gentili. Ogni tanto levava il bastone dalla mia bocca per infilarci, letteralmente, le palle, che succhiai avidamente.

‘Adesso scopami’, era un ordine perentorio ma, come prevedibile, messo il profilattico non riuscii a combinare quasi niente. Dopo pochi minuti mi riprese e mi buttò nel divano posteriore, a pecora, con la testa sul lunotto. Mi infilò il cazzo senza tante cerimonie dritto in culo, facendomi vedere le stelle… mancavo ancora di allenamento… Dopo pochi colpi, un po’ di amor proprio tornò in me e letteralmente mi ribellai, costringendola a mettersi il profilattico, cosa che, con qualche mugugno, alla fine accettò.

Il resto è puro delirio. Si avventò su di me quasi con ferocia, dandomi dei spaventosi colpi di bacino e, è il caso di dirlo, rompendomi definitivamente il culo…

Contemporaneamente affondava le lunghe unghie sul mio addome e sul mio torace, arrivando quasi a farmi sanguinare.

Con le mani tentavo di rallentare quello stantuffamento frenetico, senza troppo successo. Per la prima volta mi accorsi che, pur senza essermi toccato, dal mio uccello moscio e penzolante cadeva un lungo filo di sperma. Cazzo ! Ero venuto, come una troia…

La scopata non durò poco, anche se meno dei preliminari ma, in ogni caso, mi accorsi che già albeggiava… eravamo quasi alla vista di tutti !

Infine la sentii gemere soddisfatta e staccarsi da me. Girandomi, esausto, la vidi togliersi il preservativo, con la punta piena di sperma.

‘Mi hai fatto godere, puttana: sei proprio una rottoincula !’

Mentre ci rivestivamo la tipa provò a farmi un brutto scherzetto, sfilando dai pantaloni il mio portafoglio, ma me ne accorsi. Seguì una breve e spiacevole discussione, e mi beccai anche una tacchettata in testa, ma riuscii a farla ragionare ed a farmi riconsegnare il tutto. La riaccompagnai nella sua piazzola che era quasi giorno e, per calmarla, le regalai anche un paio di nastri musicali.

Tornai a casa sfinito, ‘violentato’ e definitivamente non più vergine…

Rimettendo a posto l’auto trovai subito il suo profilattico, buttato in bella vista a mò di spregio: niente di strano !!!

Col tempo avrei imparato a muovermi ed a comportarmi… per evitare brutte avventure e seri rischi: diciamo che ho avuto fortuna; erano anni molto pericolosi.

In ogni caso, ricordo quella sera come fosse ora, tranne il suo nome, che forse non ho mai saputo.


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