i racconti erotici di desiderya

Sogno d'una notte di mezza estate

Autore: Pari&dispari
Giudizio:
Letture: 653
Commenti: 2
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Le sigarette si fumavano da sole quella sera e il fumo era diventato pressoché un tutt'uno con il mio respiro. Ne ero tenuto in vita. Il caldo di agosto mi faceva sudare e il silenzio era pressante.

Bevevo tra una boccata e l'altra, e i miei movimenti erano identici a sé stessi. Dalla tv passavo al computer per poi compiere il tragitto inverso. La mia gamba sinistra tremava nervosamente appena mi sedevo: ero impaziente. E senza motivo! Come spesso succede in queste situazione decisi di ricorrere all'antistress più antico del mondo: la masturbazione. In realtà era diventato una specie di rito. Quotidianamente tiravo fuori il mio migliore amico, causa di tante péne ma anche di tanti piaceri, e mi sollazzavo con pensieri lussuriosi, modellati da quel genio della mia fantasia per far sì che mi cadessero a pennello. Nessuno conosceva le mie fantasie più della mia fantasia. Sapeva ripescare suoni e profumi da un mondo passato, sopito ma mai veramente morto. Cominciai. Mi misi su una poltrona, mi sbottonai i pantaloni e tirai fuori il mio sudatissimo uccello: era grosso, e mi piaceva l'idea di averlo così. Cominciai il movimento maneggiandolo con le sole due dita e il pollice. Cresceva ancora. Mi chiedeva di prenderlo con tutta la mano. Lo feci. Mia zia mi stava dando una mano con i suoi capelli biondi e le sue gonne sempre cortissime ma pensai presto che ormai la sua figura si stava inflazionando. Da una decina d'anni lei transitava nei miei guduriosi momenti. Non ne era mai stata la protagonista assoluta, piuttosto una comparsa fedele. D'altronde come potrebbe essere altrimenti? Da quando son nato è stata tale: Natale, Pasqua e compleanni. Punto. Non abbiamo mai avuto molto da dirci né molti altri motivi per vederci. Nei suoi occhi chiarissimi avevo sempre scorto un velo di mistero malizioso, ma quale donna ne è priva? Per me era un'astrazione erotica più che una zia e andava bene così. La cappella sembrava di sangue e la mano scorreva già veloce. Saltavo da una gonna all'altra, rivedevo gli occhi, le mani, i seni della mia compagna di scuola, della commessa del panificio sotto casa, di quel gran pezzo di gnocca che fa quel tal programma in tv ma non c'era niente da fare, il pensiero tornava lì: da mia zia. "Ebbene si, che sia lei a succhiarmi il cazzo stasera!".



Ripensai a quella volta in cui con tutta la famiglia andammo a mangiare al ristorante. Un ristorante in campagna che sembrava nato per i pranzi pasquali. L'aria di Aprile ancora non si sentiva e sopra di noi le nuvole. Faceva freddo. Io ero poco più che sedicenne e avrei preferito stare coi miei amici a fumarmi connoni tutto il giorno... però ero un ragazzo che sapeva comportarsi e sapevo anche che era meglio evitare certi atteggiamenti che avrebbero potuto mettere in imbarazzo mia madre. Ostentai gentilezza e cortesia, cosa che mi riesce piuttosto bene dato che tali atteggiamenti rientrano nella mia natura. Con mio zio scherzavo, con il mio cuginetto ci giocavo e con mia zia lasciavo parlare mia madre. Mio padre era indaffarato con mia sorella e mio cognato, ignoro che cosa si stessero dicendo, ricordo solo che tutti e tre insieme erano così noiosi! Questa era la situazione mentre percorrevamo il viale che portava al ristorante. Appena entrati mia zia si staccò per un momento da mia madre che intanto si era unita a mio padre e alla sua "banda". Venne da me per svolgere il suo mestiere di zia dicendomi "come stai?". Con l'aria tranquilla di colui che sa che per le prossime tre ore dovrà parlare del "nulla" saltellando da una banalità all'altra senza un filo rosso che collegasse i vari argomenti risposi "bene! E te? Tutto a posto?". Lei con aria confidenziale "gli anni passano ma non mi lamento". Ci fu un attimo di silenzio ma in quell'attimo i miei sedici anni portarono la mia attenzione sulla sua gonna a quadri che le arrivava sopra il ginocchio e sui misteri ch'essa nascondeva. Benché il nostro rapporto non fosse altro che prassi familiare condita, certo, da affetto, vista da quella prospettiva era tutta un'altra persona! L'incoscienza dei miei anni mi fece vibrare un "ma guardati, sei un fiore!". E lo era! Una carezza affettuosa sbocciò dalle sue mani. Tanto bastò per arraparmi. Le carezzai il braccio come avrei fatto con una ragazza alla quale avrei messo immediatamente la lingua in bocca. Ovviamente, in questo caso, non lo feci. Ci sedemmo a tavola e in quell'atmosfera così domenicale tornai a vedere mia zia come avrei dovuto vederla quel giorno, cioè come la moglie di mio zio. Avrei avuto tutto il tempo di succhiarmela la notte, nella solitudine del mio letto. Abbozzai qualche risposta di circostanza qua e là finché mio padre non mi fece notare che mi ero seduto col cappotto, pensai che con le canne avrei dovuto darmi una regolata. Mi alzai dirigendomi nel guardaroba, una stanza in penombra in fondo alla sala che dava accesso anche alla toilette. Mi spogliai cercando un gruccia alla quale appendere il giubbotto. Non c'era. Continuando a cercare sento che dalla porta del bagno sta uscendo qualcuno, mi volto quasi per istinto (l'uomo è un animale curioso) e chi vedo? Cazzo, mia zia. Quell'incontinente di mia zia. Andava in bagno ogni mezz'ora, mai vista una pisciona così! "Che fai?" mi dice. "Sono finite le grucce" le rispondo. "Aspetta, lasciami controllare". Alzandosi sulle punte e cercando di far capolino tra i cappotti smistandoli come fossero rami di una foresta fitta cominciò a dirmi "credo che sian finite, mettilo sopra al mio". Io la fissai, le sue labbra rosse e carnose lasciavano trasparire la femminilità dei suoi quarant'anni, il suo seno discreto e voluttuoso al contempo rappresentavano un banchetto troppo goloso: cercai un contatto. Lei stava già col suo cappotto in mano ed io mi avvicinai mettendo il mio sopra il suo. Nel farlo la mia mano sfiorò la sua, era imbarazzata. Le donne certe cose le sentono e io nello sfiorarla non mi ero certo risparmiato in spregiudicatezza: lei era mia zia ed io ero tutto matto! Le dissi "zia, vieni un secondo in bagno? Ho bisogno di una cosa". Confusa e consapevole mi precedette, lasciammo i giacchetti appoggiati da qualche parte ed entrammo. Il suo culo abbondante e familiare volteggiava come se dicesse "leccalo questo culo di tua zia!" In pochi secondi ebbi la situazione chiara. Perché mi seguì con tanta naturalezza? Non ha neppure chiesto "perché?", forse quel suo nipotino tanto carino in fondo l'arrapava come una troia e l'idea di insegnargli delle cosine sulle donne con sua madre in attesa di ordinare l'antipasto la sollazzava. Era questo il suo mistero? Mi risposi di sì, ormai dovevo rispondermi a quel modo e cazzo se avevo ragione! Entrammo, ella stava in silenzio: aspettava. Io inebetito stavo lì, ritto in piedi, anch'io in attesa. Quel silenzio fu presto rotto: "di che hai bisogno? Di assaggiare tua zia? Fai veloce, tuo zio e tua madre sono di là..". Mi girava la testa, la luce al neon di quel bagno rendeva la situazione come trasognata. Ma non me lo feci ripetere due volte, a quell'età non si pensa alle implicazioni che potrebbero derivare da certi gesti, e poi cazzo, pensa cosa avrei raccontato agli amici! Mi inginocchiai lentamente guardandola prima in faccia, poi al ventre ch'ella intanto scopriva tirandosi su la camicetta e finalmente davanti a me c'era lei, coperta dalla spessa gonna di velluto. Stetti in contemplazione qualche secondo, un'eternità. Mi abbassai ancora e infilai la mia testa sotto la gonna. L'aria era rarefatta là sotto e c'era tanto scuro. Salii assaporando gli odori di quel sottobosco finché, alzando la testa mi trovai faccia a faccia con uno strato di pizzo umidiccio, la mia bocca vi si appoggiò e cominciai ad assorbire quell'umido imbevuto nelle sue mutande sostituendolo alla mia saliva: era bellissimo. La mia bocca era già impregnata di lei, le scostai quel sipario ormai colmo di me e mi trovai di fronte ad una pesca, morbida, buia, saporita e che ad ogni morso diveniva più intensa e gustosa. La mia lingua ormai era imbevuta del suo nettare e sentivo le sue mani sulla mia testa che mi spingevano sempre più dentro. Ma non mi bastava più. Avevo il cazzo durissimo: ero eccitato al massimo. Mi diressi verso il culo, la mia lingua lo trovò subito. Era caldo, buono, morbido e quei centimetri erano diventati un succo, il nostro succo: mio e di mia zia. Ormai in balia dell'irrazionale mi alzai. Facendole assaggiare i propri umori, o almeno quelli che ancora non mi ero bevuto le tirai su la gonna. Adesso era nuda dal ventre in giù. Sudavamo. Mi prese il cazzo in mano col contegno di una zia, cominciò a segarmelo per poi pupparmelo con quei labbroni che assomigliavano a quelli di cui mi ero saziato poco prima. Pompava la maiala. Voleva far presto, e nella mia furia di sedicenne arrapatissimo non potevo biasimarla, la situazione era al quanto particolare. Ma volli avere la soddisfazione di metterlo dentro a quella passera tanto fradicia. La girai facendo in modo che stesse a pecorina, mi sembrava un sogno vederla così, appoggiata al lavandino del bagno di un ristorante. Nella foga del mio desiderio posizionai il mio uccellone dietro di lei e diedi uno strattone in avanti senza troppi riguardi per la zia tanto troia. "Hai!" disse. Non ci credevo: gli era entrato in culo! E al primo colpo! Che poteva aspettarsi da un sedicenne?! Non ero poi così pratico! La facilità con cui entrò mi indusse però a risponderle "zitta! prendi questo cazzo e stai zitta!" Ero diventato una bestia, e non me l'aspettavo! Avevo già fatto sesso ma nulla di paragonabile ad una cosa del genere! Senza troppi riguardi continuavo con quell'andamento tanto costante e inconsapevole ed in quel momento esistevamo solo io e quel culo "proibito". Ero in paradiso, sembrava di chiavarmi una fica da quanto era ammorbidito dai succhi di quest'ultima. Entrava tutto, diciannove centimetri di minchia tutto in quel culo, la pancia le sbatteva sulle natiche: ansimava. Diceva di essere la mia grande troia e che avrei dovuto sfondarla, aveva i brividi. Le misi tutta la mano nella fica, poi subito dopo dovetti pensare a qualcosa di triste: era troppo per me e se avessi continuato così sarei arrivato immediatamente. Ma il suo ruolo di zia e la sua esperienza di donna capirono la situazione, si voltò dicendomi "sù, adesso vieni, dai" si mise il cazzo in bocca e capii di esser vinto. Mi abbandonai al mio sperma e quando lei sentì il primo gemito se lo spinse in gola come per mangarselo bevendo tutto senza neanche gustare, direttamente in gola: ero soddisfatto...e anche lei! Si alzò e rivestendosi in fretta disse "andiamo che mamma e zio ci aspettano". Le risposi "zia, sei fantastica!".


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Delta1 Invia un messaggio
Postato in data: 31/12/2008 06:44:15
Giudizio personale:
Ottimo racconto di vita (spero) vissuta. Chi di noi non ha mai fatto un pensierino sulla zietta o sulla cugina? Testo perfetto e molto scorrevole, complimenti.

Autore: Weaponzot Invia un messaggio
Postato in data: 21/07/2008 00:50:03
Giudizio personale:
Racconto molto bello e scritto particolarmente bene. Complimenti.


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