i racconti erotici di desiderya

Si inizia in famiglia


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Le prime esperienze sessuali spesso vengono fatte in famiglia. È un fenomeno sommerso ma diffusissimo di cui non si parla mai. Il più delle volte avviene tra cugini. “Non c’è cosa più divina che scoparsi la cugina” recita un vecchio detto. Mio cugino declinò questa massima al maschile e pensò bene di scopare me. Avevo appena dieci anni, lui quattordici. In piena tempesta ormonale, approfittò di un momento che eravamo soli per prendermi la mano e avvicinarla al suo pene. Mi disse per filo e per segno come dovevo fare. Quando poi pensò di penetrarmi, rifiutai e per un po’ mi tolse il saluto. Poi, gli rivenne la voglia e mi chiese di fargli un’altra sega. Lo accontentai. Credo di avergli fatto una decina di seghe in tutto, poi la cosa finì.

Due anni dopo, mentre stavo per fare pipì dentro i gabinetti pubblici della villa comunale della mia città, un signore anziano mi si affiancò.

Mise una mano in tasca e mi fece sentire un tintinnio di monete:

- “Li vuoi?” – mi disse.

- “Sì” – risposi deciso.

- “Devi soltanto prenderlo e muovere la mano così" – e mi mostrò come fare.

- “Lo so come si fa” – dissi con tono adulto.

Presi il suo cazzo e lo segai finché non vidi una serie di schizzi erompere dalla cappella gonfia di sperma.

Non ero io a cercare cazzi, erano loro che venivano da me. Avevo da poco compiuto diciotto anni e dopo esser uscito da una discoteca feci l’autostop. Un uomo sui cinquanta anni si fermò e io salii. Iniziammo a parlare del più e del meno, poi il suo tono di voce si fece più basso e mi chiese se volessi appartarmi con lui. Era una persona molto educata e non avrebbe fatto storie in caso di un mio rifiuto, ma io pensai: "Perché no" e risposi di sì. Ci infilammo in un boschetto, lui lo tirò fuori che era già duro e iniziai a segarlo. Con garbo lui mise una mano dietro il mio collo e diede una spinta leggera verso il suo cazzo turgido. Non avevo mai fatto un pompino. Non ci pensai più di tanto. Aprii la bocca e lo feci scivolai fino in gola. Il suo cazzo pulsava come una pompa di petrolio a pieno regime. Con voce strozzata mi chiese se potesse venirmi in bocca. Non avevo pensato a questo ma l’idea di farlo impazzire di piacere avendolo in bocca mentre veniva mi piaceva. Non dissi nulla e continuai a succhiarglielo.

- “Dai, ti prego, dimmi di sì – disse – fammi venire in bocca…

Mi piaceva pensare che aspettasse adorante una mia risposta. Il suo cazzo era diventato duro come il marmo e dai suoi fremiti capivo che non avrebbe saputo contenersi per molto.

- “Vienimi in bocca” – dissi con un tono da troia. L’eccitazione della mia risposta fu tale che finì appena di dirlo che fiotti di liquido caldo mi riempirono la bocca.

- “Sei la fine del mondo, ragazzo” – mi disse.

- “Grazie” – risposi.

Il suo cazzo gli rimase duro, nonostante fosse venuto. Lui stesso sembrava stupito e, allo stesso tempo, contento che il suo uccello fosse rimasto in posizione eretta.

- “Hai mai fatto sesso anale?” – mi chiese.

- “No.” - risposi

- “Vorresti farlo? Ti piacerà…”

Fui tentato di dirgli di sì ma mi mancò il coraggio. Forse non era quello il momento giusto.

C’è una frase bellissima di Luciano De Crescenzo che recita pressappoco così: “Molti studiano come allungare la vita, quando invece bisognerebbe allargarla.”

È proprio così. Quanti giorni della nostra vita sono uguali? Cosa contano? Niente! Allungano solo la vita inutilmente.

I giorni veramente importanti sono quelli diversi; sono quelli che allargano la vita, la rendono degna di essere vissuta, ma sono così pochi… e spesso lo sono perché teniamo sempre conto dell’opinione degli altri, temiamo di essere giudicati e ci adeguiamo al pensiero dominante. Fu a quella frase di De Crescenzo che pensai, quando, anni dopo, mi ritrovai a letto con un uomo che mi fece la stessa domanda di tanti anni prima: - “Vorresti farlo? Ti piacerà…”

L’avevo conosciuto su un sito per adulti. Era sveglio, bravo con le parole e molto riservato. Aveva avuto una esperienza molto soft con un uomo, dopo di che gli era rimasta la voglia.

Chattammo per un bel po’ di tempo, poi un giorno decidemmo di vederci. L’incontro sarebbe avvenuto in uno spiazzo che entrambi conoscevamo, alle ore 19:00. Avremmo usato gli abbaglianti per identificarci, poi io sarei salito sulla sua auto e ci saremmo spostati in un punto più tranquillo.

Avevo il cuore in gola quando, dopo aver eseguito il gioco degli abbaglianti, aprii lo sportello della sua auto. Ci salutammo poi lui ingranò la prima e andammo via. In quel breve tratto di strada, prima di appartarci in un posto tranquillo, parlammo del più e del meno con molta emozione. Eravamo entrambi in imbarazzo, lui molto più di me perché continuava a parlare senza sosta. Posteggiammo in un posto tranquillo ma nessuno di noi riusciva a prendere l’iniziativa. Alla fine fui io a fare il primo passo e mentre parlava mi abbassai i pantaloni e le mutande.

- “Sei già in tiro, vedo” – mi disse.

- “Da un bel po’. – risposi.

Si abbassò anche lui i pantaloni e le mutande e anche lui l’aveva già duro. Allungai la mano verso il suo cazzo e lo segai. Dopo un po’, lui fece la stessa cosa con me. Poi abbassò la testa e le sue labbra avvolsero il mio sesso come una ventosa. Succhiò così forte da farmi quasi male.

- "Andiamo dietro che si sta più comodi" - disse

La sua auto era un SUV e, in effetti nel portabagagli c’era uno spazio enorme, quasi una piccola stanza. Ci accomodammo dietro e ci spogliammo. Lui mi allargò le cosce e si tuffò sul mio cazzo. Sentivo la sua lingua che andava in tutte le direzioni. A un tratto mi afferrò le gambe tirandole su. Era chiaro il suo intento. Voleva leccarmi l’ano. Con le mani allargai le chiappe e la sua lingua si insinuò dentro come una biscia. Gli afferrai i capelli e tirai la sua testa verso il mio culo. Mi leccò per dieci minuti buoni, poi mi chiese di girarmi. Lo feci. Arcuai la schiena per mettere in evidenza il mio culo. Mi meravigliavo io stesso di quanto fossi troia. Lui prese il suo cazzo e lo strusciò tra le mie natiche. Sentivo quel pezzo di carne calda che vibrava tra le mie chiappe andando su e giù senza attrito. Aveva bagnato il mio culo con la saliva e tutto scorreva liscio.

- "Dai, tu a me adesso, succhialo, dai.”

Si spostò e si pose col cazzo che fletteva in aria. Non lo toccai con le mani. Lo presi direttamente in bocca e lo succhiai. Lui gemeva come se stesse esalando l'ultimo respiro. Gli leccai le palle, il buco del culo e di nuovo il cazzo. Lui allungò la mano su un portaoggetti e prese un tubetto. Era un gel. Si riempì tre dita e lo spalmò sul suo sfintere. Quando fu ben lubrificato, alzò le gambe e disse:

“Mettilo dentro.”

il mio cazzo scivolò dentro liscio come olio. Sentii le sue pareti interne vibrare intorno al mio cazzo e un gemito uscì dalla sua bocca.

“Oh, che bello…continua…così…oh.. “

Il mio cazzo entrava e usciva dal suo sfintere lentamente finché non sentii che stavo per venire. I miei muscoli si contrassero e il respiro divenne più affannoso. Lui lo capì e mi fermò.

“No, voglio bere il tuo sperma. Lo voglio in bocca.”

Si staccò da me e avvicinò la sua bocca al mio cazzo. La sua lingua lo leccò tutto poi prese la cappella tra le sue labbra e cominciò a scendere su e giù sul cazzo duro come marmo. Un’ondata di calore attraversò tutto il mio ventre e venni dentro la sua bocca.

“Mm buono, è la prima volta che l’assaggio. Ha un buon sapore.”

Mi distesi accanto a lui spossato. Il mio cazzo lentamente si acquietò e il respiro divenne di nuovo normale.

“Posso metterlo di nuovo in bocca?” – mi disse

“Scherzi? Sono venuto un minuto fa.”

“Solo per pulirlo, è tutto sporco di sperma.”

“Ok.” - dissi

Lo rimise in bocca e mentre puliva con la lingua il mio cazzo si segò finché venne.

Rimanemmo fermi, senza parlare per alcuni minuti, poi lui disse:

“Se avessi saputo che era così bello avrei iniziato molto tempo prima”

“C’è il tempo per recuperare.”

“Venerdì, dopodomani, ho casa libera, che dici, ci vediamo? Ho una cosa che voglio fare"

“Cosa?”

"Lo saprai venerdì. Andiamo adesso"

Venerdì pomeriggio l'appuntamento era nello spiazzo in cui ci eravamo visti la prima volta. Fummo entrambi puntuali. Salii sulla sua macchina e subito lui disse:

"Ti presento mia moglie!"

Dal sedile posteriore sentì una voce che diceva: "Piacere Silvana!"

Ero esterrefatto. Allungai la mano per stringere la sua e mi presentai.

"Sai, ho raccontato a mia moglie quello che abbiamo fatto e vorrebbe che lo rifacessimo mentre lei ci guarda. Che ne dici?"

"Sarà un piacere."

"Bene. Andiamo allora."

Diede mezzo giro di chiave ed il motore si avviò. Le luci si accesero, il cruscotto si illuminò e la risata di Silvana da dietro fu come un raggio di sole in un temporale impetuoso.


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Misuki_Palermo Invia un messaggio
Postato in data: 22/01/2019 04:07:47
Giudizio personale:
ottimo!

Autore: Bisexlussuriosi Invia un messaggio
Postato in data: 18/01/2019 15:41:32
Giudizio personale:
Fantastico, vorrei conoscere questa coppia

Autore: Masaraj Invia un messaggio
Postato in data: 08/01/2019 16:24:10
Giudizio personale:
Mi hai provocato un'erezione imperiale. Anch'io il primo approccio sessuale l'ho vissuto a 14 anni, in famiglia, ma nel mio caso era una cuginetta coetanea.
Grazie per le sensazioni che mi hai trasmesso col tuo racconto.


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