i racconti erotici di desiderya

Rudy piaceri ii


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La scuola era finita da poco, ero stata promossa, e come premio mi toccava una misera vacanza in campagna con i miei cugini. Ero annoiata sul divano, in costume perché avevo appena preso un po’ di sole. I grandi se ne erano andati per una gita sui colli, quando i miei cugini mi hanno chiamata nella loro cameretta.

Adesso facciamo un gioco, mi ha detto mia cugina Ingrid: ti siedi sul letto chiudi gli occhi e conti fino a 50. Quando hai finito li apri e vedrai qualcosa di nuovo nella stanza. Devi indovinare cos’è.

Ho cominciato a contare a occhi chiusi ma in quel momento l’altro cugino, Rudy, mi è saltato addosso e mi cingeva in una morsa il busto con le braccia dentro. Io gridavo “ma siete scemi voi”. Non c’era nessuno in casa.

Ingrid mi ha legato le mani dietro la schiena. Sentivo che avvolgeva le corde più volte con molta cura attorno ai miei polsi e rideva..



Ho cominciato a divincolarmi per liberare le mani. Il gioco era questo mi sa. Mi sono sbilanciata e senza l’uso delle braccia mi sono trovata stesa sul copriletto. Ho cominciato ad agitarmi con le gambe. Tendevo le braccia contro la morsa dei lacci e con i talloni dei piedi ancora liberi facevo forza contro le coperte. E mi sollevavo a tutto sesto,come un improbabile arco.

Ingrid si è avvicinata lentamente, mi ha afferrato per le caviglie, che erano ancora libere e mi ha capovolto a pancia in giù. Non era questo il gioco, però, cosa stava facendo? Anche Rudy era seduto sul letto, e cominciavo a preoccuparmi. Ma erano i miei cugini, e quello non poteva essere che un gioco, anche se imprevisto. Mi hanno legato le caviglie con altri lacci. Poi hanno ripiegato le mie gambe dietro la schiena e hanno fissato le caviglie ai lacci dei polsi. Ero completamente immobilizzata. E tutta la parte anteriore del mio corpo era tesa come un arco in una posizione di totale vulnerabilità. Mi sono resa conto solo in quel momento che ero senza difesa. E lo scopo del gioco non era quello che credevo io. Ho chiesto più volte ai miei cugini di liberarmi. Adesso ti liberiamo! Ha detto Ingrid. Ma non è facile tirare via le corde! Ha aggiunto. Ha poggiato le mani sulle corde che avvolgevano le mie caviglie. Ha fatto un po’ di forza come per sfilare le corde che ovviamente non si muovevano, finchè le sue unghie sono scivolate dalle corde, hanno attraversato il tallone e hanno scorticato tutta la pianta dei miei piedi, provocandomi uno scatto di tutto il corpo accompagnato da un urlo selvaggio. Ancora più selvaggia fu però la risata di Ingrid. Non aveva nessuna intenzione di liberarmi, stava continuando a giocare e a divertirsi. Scusa! Diceva Ingrid con atteggiamento di finto dispiacere, è che con le unghie non è facile togliere le corde, bisogna anche grattare un po’ la pelle. Rudy, che intanto aveva messo le mani sui miei polsi, improvvisamente scatenò le sua mani a tenaglia sui miei fianchi e per lo scatto mi sono ribaltata completamente, sottraendomi temporaneamente al mio aguzzino. E cominciavo a sudare perché capivo che era solo l’inizio, che i lacci erano invincibili, e i miei cugini avevano scoperto un gioco devastante. Si avvicinarono lentamente tutti e due, in perfetta sincronia. Fecero diverse finte di attacco, senza toccarmi, ma solo l’idea di quello che stavano per fare mi fece gridare disperatamente. Mi prese un crisi isterica, gridavo e mi dibattevo come un pesce nella rete, mentre loro mi guardavano sorridendo con le braccia incrociate, per nulla impietositi.

Quando mi sono calmata, il costume era bagnato di sudore e ansimavo di fatica e sudore.

Si sono avvicinati e hanno cominciato ad accarezzarmi. Le carezze erano così delicate che il contatto provocava eruzioni di pelle d’oca sul mio corpo. Le mani di Rudy partendo dalla schiena si infilarono sotto le braccia e penetrarono lentamente sotto il costume. Si posizionarono sui miei muscoli addominali e rimasero immobili. Potevano colpire quando volevano e io non potevo farci nulla. Solo attendere l’attacco. Mentre i muscoli della mia pancia fremevano al contatto con quelle mani immobili che potevano scatenarsi da un istante all’altro, ho sentito invece una terribile unghiata alla pianta del piede destro. Quindi Ingrid mi ha bloccato le gambe col peso del corpo e ha cominciato a solleticarmi i piedi, prima lentamente partendo dalla parte superiore, poi scivolando sotto la pianta, e aumentando progressivamente l’intensità del suo attacco che ho accompagnato con un grido di disperazione cercando di inarcare la pianta dei piedi per ridurre la superficie di contatto e la sua sensibilità. Ma il beneficio fu modesto perché le sue unghie si insinuavano anche fra le pieghe della pelle e in quel momento Rudy scatenò le sue mani sulla mia pancia, con un intensità feroce. Le sue dita sembravano penetrare fino nelle profondità delle mie viscere, provocando un esplosione devastante di sensazioni di solletico. Quando si fermarono improvvisamente, ripresi fiato, ansimante e grondante di sudore, ma sentivo che quell’attacco mi aveva lasciato una sensazione di piacere che brulicava in mezzo alle mie gambe, senza stemperarsi, e che anzi friggeva ancora di più al pensiero che altri e lunghi attacchi e forse più perversi e fantasiosi, mi aspettavano.



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