i racconti erotici di desiderya |
Pomeriggio inatteso |
Era uno degli ultimi giorni di ferie che mi restavano, ed ero rientrato a Milano già da qualche giorno.
Avevo disfatto le valige, riordinato un po' casa e iniziavo a chiedermi cosa avrei potuto fare di lì a poco in quel pomeriggio soleggiato di fine estate. La città, quasi completamente assopita dalle ferie non aveva molto da offrire, così decisi di fare un giro al centro commerciale confidando nel fatto che quei posti, alla fine sono sempre aperti. Presi la macchina e mi diressi verso un grosso centro commerciale in zona Assago. Non c'era traffico ed arrivai in meno di 20 minuti. Il sole del primo pomeriggio accarezzava la pelle e mi infondeva un vago senso di benessere diffuso. Entrai bello raggiante, e col passo di chi ha tutto il giorno per girovagare senza avere una meta precisa, iniziai a curiosare fra le vetrine. Non ero interessato a nulla in particolare e più che altro, a dire il vero, avevo inizato a guardare le altre persone intorno a me invece delle solite vetrine. Tutte persone indaffarate, concentrate sui loro acquisti; quasi in preda ad una trance agonistica da shopping ! Camminando però lungo il gigantesco corridoio centrale, capitava spesso che i passanti fossero più disinvolti e che riservassero qualche sguardo distratto anche alle persone che finivano con l'incrociare. Notai diverse belle ragazze in abiti variamente succinti camminarmi vicino, sfiorando il mio corpo distrattamente. Alcune di loro mi avevano anche guardato, proprio con uno di quegli sguardi distratti di cui dicevo poco fa. Nulla di che, ma abbastanza per mettere in moto la mia fantasia. Iniziai quindi un gioco particolare, curioso: provai a guardare con occhi rapiti ed espressione realmente interesseta tutte le ragazze carine che incrociavo. Non dicevo una parola. Era sufficiente l'espressione interessata e il balenare degli occhi sul loro corpo per suscitare reazioni fra le più disparate: alcune più timide abbassavano subito lo sguardo a terra, quasi a volersi nascondere ispirandosi evidentemente al metodo dello struzzo (io non ti vedo, tu non mi vedi), altre meno consapevoli ricambiavano il mio sguardo attento con un'espressione leggermente interdetta come a domandarsi cosa trovassi da guardarle con tale attenzione; altre ancora, molto poche, ricambiavano lo sguardo attento, con altrettanta attenzione, squadrandomi da cima a piedi e cercando di darsi un ulteriore tono di femminilità nella camminata e nella portanza: più per essere semplicemente osservate e apprezzate, che non per il desiderio di agevolare un contatto. Mi divertivo nel lasciarle sfilare sotto i miei occhi, tutt'al più abbozzando un sorriso che mai ricambiavano. Mi stavo divertendo - e non poco - nel giocare con gli sguardi sui corpi più o meno vestiti delle tipe di passaggio. Ognuna a modo suo aveva una sfumatura diversa, una reazione e una mossetta personalissima. La sistemata ai capelli, l'improvvisa incapacità di tenere le braccia in posizione naturale, o una piccola smorfietta quasi impercettibile; o ancora un contrarsi delle dita di una mano. Dopo un po', forse 10 minuti, forse venti, alcuni sguardi e alcune movenze che scaturivano da questo sottile gioco di sguardi avevano iniziato ad eccitarmi. Era evidente che alcune di queste ragazze, erano sinceramente sorprese dalla microsituazione che si andava a creare e la loro reazione spontanea ed istantanea spesso era un mix di potente sex appeal, femminilità repentinamente risvegliata e leggero narcisismo. In un locale, in una discoteca e forse persino in un ristorante, le reazioni sarebbero state diverse, più costruite o più consapevoli forse. Certamente meno sorprese e spontanee. In certi posti, con la stessa ragazza, un gioco del genere avrebbe persino potuto ottenere come risposta una smorfia di compatimento. Ma al centro commerciale no. Troppo inattesa - e forse giudicata più sincera - l'attenzione dedicata. In ogni caso, tutto suonava più naturale e quindi ben accetto. L'eccitazione del gioco cresceva in me, quando incrociai una donna in particolare. Era alta circa 1 metro e 70, forse qualcosa di più, scapre nere coi tacchi a spillo a foggia di sandalo, con i laccetti a salire lungo il femminile polpaccio quasi a volerlo abbracciare interamente. Minigonna con lieve spacco laterale, top giallo aderente e reggiseno nero di pizzo in trasparenza. Chioma castana scura liscia e fluente, musino da gatta furba e consapevole. Era senz'altro vestita in modo appariscente, ma a dispetto della descrizione che vi ho appena dato, non era una super modellona. Era comunque una donna carina, ma normale. Un fisico senz'altro curato, ma non perfetto. Ma proprio per questo ancora più vero ed eccitante. La classica bella donna che tutti noi uomini vorremmo avere come vicina di casa: bella da farci voltare la testa mentre passa, non così tanto però da farcela sembrare inarrivabile. Certo, coi vestiti che aveva scelto appariva senz'altro come una sventola niente male, comunque. Avrei detto, di primo impatto, che questa graziosa micina stesse giocando al mio stesso gioco. Non aveva l'aria di star facendo shopping per davvero. In ogni caso, non potei non dedicarle tutta la mia attenzione, al suo passaggio. La guardai intensamente nei suoi occhi neri, scendendo con lo sguardo in modo palese e provocante lungo il suo seno, soffermadomi per qualche istante, e scendendo ulteriormente sui fianchi e sulle scarpe provocanti. Poi rialzai lo sguardo verso il suo viso senza più distoglierlo dai suoi occhi che a sua volta mi fissavano con aria di complicità. Di tutti gli incorci di sguardi della giornata, questo era di gran lunga il più ammaliante e sensuale. Potevo leggerci intere storie d'amore, o di sesso. Sembrava volermi invitare nel suo letto o a cena, e contemporaneamente chiedermi di non dire una parola. Sentivo ribollire dentro di me, e senza dubbio quest'emozione trasparì dal mio sgurado magnetizzato dal suo. Mi sorrise e io ricambiai con un leggero inchino del capo. Camminammo ancora e sfilammo l'uno affianco all'altro a quel punto senza più guardarci ma percependoci vicendevolmente sfiorandoci un braccio a vicenda. Mi fermai voltandomi, ma lei proseguì con passo flessuoso nella sua direzione. Poi dopo pochi metri indugiò sull'entrata di un negozio, ed entrò. Non resistetti. A quel punto il gioco era molto più che eccitante: era diventato un vero e proprio impulso sessuale. Mi diressi verso il negozio in cui era entrata e vidi che si trattava di un negozio di biancheria intima. Molto maliziosa - pensai mentre varcavo l'entrata. Il negozio era diviso in due parti: a sinistra la zona biancheria intima maschile, a destra e più ampia la zona di biancheria intima femminile. In un angolo infondo, i camerini. Vista l'ora, era primo pomeriggio di un qualsiasi giorno feriale di fine agosto, il negozio era frequentato praticamente solo da donne. In quel momento c'erano solo due maschi, io e un tizio sui 40 che stava scegliendo un paio di boxer colorati. Vidi subito la micina provocante che indugiava su un completino piuttosto sexy di pizzo bianco. Restai a distanza, e la seguii con lo sguardo. Intanto fingevo di scegliere anche io qualche capo intimo per me. Mi ritrovai in mano un paio di boxer di cotone attillato e ci giocherellai mentre seguivo lei che si dirigeva verso il camerino. A quel punto la seguii avvicinandomi al suo camerino, come se attendessi il mio turno per provare i boxer. Gli altri camerini erano vuoti in quel momento. Scelse il camerino d'angolo, il più appartato, e io mi ci misi davanti. Senz'altro aveva notato i miei piedi da sotto la tendina. Sentii qualche fruscio, e capii dai movimenti dei suoi piedi che si stava sfilando la minigonna, dandomi la schiena. Chinandosi, spinse il sedere verso la tendina, gonfiandola sulle sue curve, e scostandola leggermente. Non poteva essere un gesto involontario. Appoggiò la minigonna sulla bacchetta in alto che reggeva la tendina a scorrimento. Voleva che fosse chiaro che fosse senza gonna !! Vidi scorrerle lungo le caviglie anche il tanga nero, che lasciò abbracciato alle caviglie per qualche istante. Poi di nuovo si piegò in modo evidente, strusciando il culo sulla tendina. Mi guardai attorno e vidi che non c'era nessuno nei paraggi. I clienti stavano ancora scegliendo la loro merce. Mi spostai a quel punto leggermente di lato, per coprire con il mio corpo lo spazio lasciato libero dalla tendina ormai scostata di un bel pezzetto. La vidi girata di spalle, in reggiseno nero e senza nessun'altro vestito addosso. Le sue chiappe erano belle tonde e sode, le gambe ancora impreziosite dalle magnifiche scarpe col tacco di prima, e le braccia che si stavano muovendo dietro la schiena per slacciare il reggiseno. Restai a guardare, mentre sentivo il mio pene pulsare nei pantaloni, l'eccitazione era fortissima ora, avrei voluto intervenire e sognavo di penetrarle quello splendido culo con vigorosi colpi di cazzo. Ma ovviamente il gioco era proprio guardare e immaginare. Ma non fare. Così restai a guardare mentre si slacciava il reggiseno, lasciandolo cadere a terra, e liberando due seni morbidi e dalle forme naturali. Non potevo vedere i capezzoli, ma vidi il lato del seno che si era divaricato dopo che si era tolta il reggiseno. Ora era completamente nuda davanti a me, di spalle e sconosciuta. Credo che si sentesse libera, alla mia mercè, ma contemporaneamente protetta dall'ambiente. Non so se in quel momento preciso avesse preferito che la abbracciassi da dietro o che le toccassi il culo. Ma non rimpiango di essere rimasto semplicemente a guardare. Sempre dandomi le spalle, si chinò per sfilarsi del tutto il tanga rimasto impigliato fra i tacchi a spillo, mostrandomi le chiappe divaricate, il buchetto del culo invitante, e la fessura della sua fica depilata e umida. Era eccitatissima anche lei ! Restò a pecorina per qualche istante più del necessario, poi si girò leggermente sui tacchi per darmi completamente la schiena e rivolgersi verso lo specchio. Si sollevò con una lentezza molto eccitante e quando fu quasi su del tutto, guardò nello specchio incrociando finalmente, nuovamente i nostri sguardi. Il solo guardare i suoi occhi, ora, mi aveva fatto diventare il mio uccello una clava di pietra. Era talmente duro, adesso, che spingeva con dolore nei jeans. Sentii alle mie spalle un passo femminile che si avvicinava ai camerini. Un po' spiazzato pensai rapidamente al da farsi, e decisi di restare esattamente in quella posizione, come se fossi il marito o il fidanzato della ragazza nel camerino. In ogni caso mi voltai appena e vidi una cliente sui 35 anni, non particolarmente belloccia. Entrò nel camerino di fianco senza accorgersi di nulla e io potei proseguire la visione. La mia gattina si stava infilando il completino sexy di pizzo bianco con movenze morbide ed eccitanti. Quando ebbe finito di indossarlo, si voltò lentamente verso di me, con le mani appoggiate sui fianchi come a voler posare per me. Io rimasi in silenzio guardandola con avidità. Lei mi guardò prima negli occhi, poi il petto e subito dopo dedicando tutta l'attenzione al mio pacco evidentemente in stato di immensa eccitazione. Lo sentivo spingere come se dovesse spaccare i pantaloni ! Inarcai leggermente il bacino verso di lei come per mostrargli il risultato del suo spogliarello. Poi la squadrai dalla testa ai piedi, soffermandomi sui capezzoli scuri che risaltavano da sotto il pizzo bianco, inequivocabilmente turgidi; e sui peli del pube, appena accennati sopra il taglio della vagina, anch'essi scuri ed evidenti fra il pizzo bianco della biancheria. Il tocco delle scarpe col tacco, ancora indossate, mi eccitava fuori misura. E mi eccitavo ancora di più, immaginando la ragazza di poco fa, anch'essa nuda nel suo camerino qui affianco, ma totalmente ignara dell'autentica scena di sesso che si stava consumando a pochi centimetri da lei. Intanto la gatta rimase a guardarmi i pantaloni gonfi ancora per qualche istante, poi tirò la tendina. Avrei voluto denudarmi e scoparla lì, sul posto, selvaggiamente. Ma ovviamente mi dovetti accontentare di massaggiarmi attraverso i pantaloni, giusto per dare un minimo di sollievo alla costante costrizione del pene fra le pieghe dei jeans. Quando si fu rivestita, uscì lasciandomi in mano il completino bianco che aveva indossato pochi sencondi prima, e si diresse verso l'uscita. Mi affrettai a seguirla, passando però prima in cassa e pagando frettolosamente lo splendido completino. Poi uscii dal negozio, ma lei si era persa fra la gente. Sguii la sua ultima direzione appena uscita dal negozio, e procedendo sempre dritto la vidi appena che stava giusto uscendo dal centro commerciale. Decisi di seguirla, e arrivai a raggiungerla proprio mentre stava aprendo lo sportello della sua macchina. Le presi una mano e lei si girò sorridente... sperava proprio che la seguissi! Non disse ancora una parola, io la guardai e porgendole il sacchetto del negozio dissi "tieni, sarebbe un delitto se tu non lo mettessi più !", lei sorrise, prese il sacchetto e lo passò ad un suo amico in macchina !! Non lo avevo notato, accidenti ! ero rimasto pietrificato ! Lei sciolse l'imbarazzo dicendomi finalmente: "sali, dai, cosa fai lì impalato?" Salii senza farmelo ripetere due volte, lei si sedette dietro con me, lasciando il suo amico solo al volante. Poi la macchina partì... ed iniziò un'altra storia. |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Giova70 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 21/08/2008 00:44:46 | |
Giudizio personale: | aspettiamo il seguito....bravo! | |
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Autore: | Steve6872 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 20/08/2008 18:45:35 | |
Giudizio personale: |
Complimenti, finalmente qualcuno che scrive bene e riesce a coinvolgere. Aspettiamo il resto! Sarebbe un peccato non scoprire la continuazione... |
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