i racconti erotici di desiderya |
Negozio in centro |
Mi trovavo in giro per la città a guardare negozi e, come al solito, ero attratto da quelli che mostravano manichini in lingerie sexy e accattivante.
Non ero tanto pratico del genere e ai tempi non esisteva nemmeno internet dove potevo documentarmi in merito. Preso dal coraggio mi faccio avanti ed entro in un negozio dove non c’era tanta gente. Lo scelsi proprio per questo motivo per non sentirmi imbarazzato nell’osservare quegli indumenti che mi eccitavano tantissimo. Li toccavo per palpare la stoffa e nello stesso tempo immaginavo il contatto con la mia pelle e le sensazioni che avrebbero potuto darmi. Ad un tratto si avvicina la commessa: una signora sulla quarantina, ben vestita, con gonna fino alle ginocchia nera plissettata, calze velate e sotto due scarpe nere con tacco appuntito. Una camicetta di seta nera un po’ sbottonata che faceva intravedere un bel seno abbondante e senza reggiseno, dato che nel camminare si muoveva a destra e a sinistra. I capelli lunghi castani e due occhi azzurro mare che sembrava ti penetrassero fino nell’anima; truccata leggermente e rossetto color rosso fuoco che esaltava sia le labbra che la lingua quando ti parlava. Con gentilezza mi chiese cosa stessi cercando dato che aveva notato il mio gironzolare nei corridoi e toccato la merce. Io con un po’ di rossore dissi che volevo fare un regalo alla mia donna ma non sapevo cosa scegliere e nemmeno la misura. Lei mi fissa con gli occhi e sorridendomi mi dice che se fossi passato per l’ora di chiusura mi avrebbe dedicato tutto il tempo possibile per indirizzarmi ad scegliere il meglio. Stupito un poco per quell’invito e anche perché ormai mancava poco meno di tre quarti d’ora alla chiusura risposi di sì e che sarei ritornato. Passeggiando in giro pensavo a cosa avrei mai potuto dire e le motivazioni delle mie scelte per la lingerie e abitini che erano nel negozio e continuando a gironzolare, trascorso il tempo dovuto, ritornai nel negozio. La porta era chiusa e le tendine abbassate e stavo facendo cenno di andare via quando la signora mi apre dicendomi di accomodarmi. Il negozio con le luci soffuse e il silenzio regnava assoluto senza lo stereo acceso di quando ero arrivato per la prima volta. Il tavolini erano pieni di abitini e lingerie alla rinfusa e lei non aveva messo in ordine o, al massimo , lo avrebbe fatto nel momento della chiusura. Prendendomi per mano mi accompagna dall’altra parte del negozio dicendomi che saremmo stati più tranquilli e che mi avrebbe mostrato di tutto. Giunti nella parte finale del negozio inizia a mostrarmi perizomi, guepiere e sottoveste con una miriade di calze e reggicalze, nonché minigonne da abbinare e camicette ed elencando le proprietà delle stoffe pregiate e delicate mi disse che erano tutte per la mia taglia. A questa osservazione rimasi sbalordito e balbettando cercavo di spiegare che era per un regalo ma lei, con tono più autoritario mi disse che aveva capito che erano per me e che le sarebbe piaciuto vedermi come una troietta in calore. Io divenni rosso e senza aggiungere altro dissi che aveva ragione e lo avrei fatto. Lei avvicinatasi al mio viso e strusciandomi il seno sul petto e con la bocca vicina alla mia iniziò a dire che aveva capito che ero una troietta e che questa sera sarei stata in suo possesso e mi avrebbe trasformato come desiderava lei. Iniziai a spogliarmi e quando nudo lei apprezzò il mio fisico ma soprattutto il mio culetto che palpò con le mani e pizzicando i glutei. Il suo sguardo era cambiato e gli occhi sprizzavano gioia e nello stesso tempo si illuminavano come se aveva cacciato bene e la sua preda era ormai in suo potere. Mi fece indossare le calze con riga posteriore e un reggicalze; poi un perizoma trasparente con filo dentro il solco del culetto, una guepiere e un kimono di seta nero. Finita la vestizione prendendomi per mano mi porta dentro una stanzetta e mi fa sedere davanti ad uno specchio e inizia a truccarmi e dopo mi ordina di indossare una parrucca bionda che aveva presa da un manichino e delle scarpe nero lucido con tacco altissimo. “Ecco ora sei pronta per sfilare, alzati e ammirati quando sei troia così vestita” esclamò accarezzandomi la spalla e il viso. Non credevo ai miei occhi: ero diventata una donna che sprizzava voglia da tutto il corpo e i miei occhi truccati ammiccavano verso di lei contenta per quello che aveva fatto. “Vieni di là e inizia a camminare, voglio fotografarti mentre ti muovi e sculetti per la sala”. Andata dall’altra parte, mi muovevo in quella nuova situazione ancheggiando e provando le pose più oscene: mi mettevo sulla sedia accavallando le gambe ora e aprendole dopo ad ogni scatto della macchina fotografica. Ad un tratto mi comanda di mettermi a cavalcioni sopra una panca ordinandomi di allargare le gambe e di mimare uno smorza candela come se sotto avessi uno stallone di razza. Dopo un po’ lei si siede dietro di me e spingendomi da dietro con una mano mi immobilizza in avanti e rimango con il culetto per aria verso il suo bacino. Sento un oggetto che mi preme sui glutei prima e poi cerca di farsi spazio all’interno. Durante la sfilata non mi ero accorto che oltre a prendere la macchinetta la signore aveva indossato uno strapon e ora lo sentivo premere sullo sfintere. Le dimensioni della cappella sembravano enormi e con la mano portata dietro volevo appurare realmente quanto era grosso. La cosa mi eccitava ma allo stesso modo mi preoccupava dato che non ero abituato a grosse dimensioni. Infatti appena afferrato da dietro potetti capire che era grosso quasi come una lattina della bibita e iniziai in un primo momento ad avere delle paure. Non volevo essere lacerato dietro ma la voglia e la troiaggine che mi assaliva mi spingeva ad inarcare di più le gambe e posizionare il culetto all’insù per facilitare la penetrazione. Spostato il filetto del perizoma iniziai a sentire che premeva e a farsi spazio per deflorare il mio culetto per certi versi vergine viste le dimensioni. Lei ansimava e faceva foto durante la pressione e mi incitava a rilassare i muscoli per sentire meno dolore. Stringevo le labbra e le mani sulla panca mentre sentivo che il culetto si allargava fino a quando con un rumore sordo capii che la cappella mi aveva aperto. Lei si fermò per farmi prendere fiato sussurrandomi che ormai mi aveva sverginato e piano piano avrei provato prima dolore ma poi un piacere immenso. Iniziò ad affondare con dolcezza per poi tirarlo un po’ fuori per poi di nuove dentro guadagnando centimetri dopo centimetri dentro il mio culetto che ormai reclamava l’intero oggetto del desiderio. Mi sentivo inchiodato su quella panca e lei ormai stantuffava dolcemente prima e poi con foga lo infilava dentro tutto in un solo colpo. Ad ogni penetrazione l’intestino si allargava e ogni qual volta usciva fuori era come se stessero uscendo pure le viscere. Il piacere ormai aveva preso posto e iniziai a gemere come una cagna sotto quei colpi; alzavo la schiena e mi leccavo le labbra come se volessi un cazzo in bocca per aumentare il piacere. “Vedo che ti sta piacendo da impazzire e stai godendo alla grande” mi sussurrava appoggiando il seno sulla mia schiena; “ormai sei mia e ti farò godere di piacere”. Dopo una buona mezz’ora ero in balia della signora e la testa mi girava dal piacere; iniziai a venire sulla panca e a tremare alla grande. Lei tirò fuori quel strapon e raccolta la mia sborra con le dita me la offrì sulle labbra e la bocca. Bevvi il mio nettare leccando e succhiando le dita come a volerne altra. Rimanemmo un po’ così abbracciati e dopo alzatasi mi prese per mano per pulirmi e baciandomi mi disse che ci sarebbero state altre sere come quella se io avessi voluto. Indossai i miei vestiti e andai via tutta truccata. Arrivata a casa meno male che era sera inoltrata e nessuna mi aveva vista in quelle condizioni, feci una doccia e andai a letto ancora tremolante dall’eccitazione. Iniziai a masturbarmi e venendo sulla mia mano portai quel nettare pensando che fossero le dita della mia signora. |