i racconti erotici di desiderya

Memorie di una trav - 3°parte - pioggia dorata


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Sul fianco del letto, fissato alla parete, vi era uno specchio che riprendeva in maniera speculare quei magici momenti. Le immagini erotiche di quella "prima volta" scorrevano e mi sentivo come attrice protagonista in un film porno con il mio partner regista. Lui mi aveva



assegnato la parte e mi guidava nella recitazione; io mettevo tutto l'entusiasmo che un'attrice può avere quando le viene offerta la prima



occasione. Era un nuovo mondo ed intendevo esplorarlo fino in fondo offrendo tutta me stessa. Mi sentivo riconoscente ed esprimevo, attraverso la sensualità e la voluttuosità con cui baciavo e leccavo il suo sesso, tutta la gratitudine che provavo.



Come quando una ballerina si osserva alla specchio mentre prova il saggio di danza, io facevo altrettanto cercando la perfezione nei movimenti ondeggianti e ritmici di esplorazione sensoriale gustativa



della parte terminale del suo sesso. Solcavo la forma del suo glande facendo scivolare su e giù e lateralmente la lingua umida e calda. Cercavo di cogliere ciò che più lo stimolava e mi preoccupavo di incrementare il suo piacere esponenzialmente, ma senza mai portarlo a traboccare. Ognitanto lui afferrava con la mano la base del pene e la stringeva forte. Sapevo che cercava di regredire lo stato di piacere per non dovermi inondare subito di sperma e protrarre quindi il suo piacere più a lungo. Quando stringeva la base, la cappella si gonfiava ancor di più e diventava color porpora. Mi fermavo a contemplarla staccando le labbra. Dopo qualche secondo, interminabili, mi rificcava il glande in bocca e ricominciavo la mia danza avvolgente, somigliante ad un saggio latino-americano.



Nel frattempo, infilato nel mio culetto, sentivo vibrare il fallo di gomma che mi aveva precedentemente inserito. Ondeggiavo il culo con il desiderio di sentirlo entrare ed uscire. Cogliendo questo mio desiderio mi fece arretrare nella mia posizione a 4 zampe fino a poggiare contro il muro. Capii al volo ciò che dovevo fare e appoggiai la base del fallo che



usciva dal mio corpo contro la parete rigida. Iniziai dei lenti e brevi movimenti di andi-rivieni che spingevano il fallo fino in fondo al mio



buchetto voglioso. Allontanandomi dalla parete il fallo usciva di nuovo



per un terzo della sua lunghezza. Questi movimenti, dapprima lenti, ma



poi sempre più veloci e ritmati, mi procuravano la sensazione di essere



presa da dietro da un'altro maschio voglioso e desideroso di sfondarmi. Realizzando ciò che fantasticava la mia mente mi insultò dandomi della



"cagna" e della "troia". Più mi umiliava con le parole più godevo e lo



facevo godere. Alla fine era un continuo turpiloquio pesantemente



volgare, ma dato le circostanze ci stava tutto. Dopotutto mi sentivo



una troia in quel momento, lui l'aveva colto e non faceva altro che



farmi entrare sempre di più nel ruolo.



Se non ricordo male siamo andati avanti almeno 1 ora in questo modo,



senza mai stancarci, quando ad un tratto, senza avvertimento e del tutto inaspettatamente, lo sento irrigidire tutto, le palle induriscono e lui



caccia un urlo liberatorio di forza crescente, quasi stesse partorendo.



Colta di sorpresa mi allontano appena dal suo glande per capire cosa



stava succedendo. Neanche una frazione di secondo che esplode un primo schizzo di sperma bianco e denso. Mi colpisce dritto sulle labbra.



Nemmeno il tempo di riprendermi dallo stupore che ne parte un secondo, ancora più forte e abbondante, che si spalma sul mio naso. Poi un terzo mi colpisce in fronte inondando un ciuffo di capelli biondi. Ero praticamente un bersaglio immobile e lui stava sparando tutte le sue



cartucce come fosse al poligono. Il quarto schizzo entrò direttamente nella mia bocca, schiusa in espressione di sbigottimento. Il sapore



agrodolce dello sperma, con retrogusto mandorlato, inebriava a questo punto le mie papille gustative mentre lo schizzo sul naso stava stimolando il mio olfatto.



Seguirono altri 5-6 schizzi in quello che sembrava un'eruzione



vulcanica senza sosta. Poi l'urlo si è affievoitoì, il suo ansimare



rallentava e il grosso pene cominciava a raccogliersi ed a sgonfiarsi. Ero



dispiaciuta nel vederlo ridimensionare e perdere la sua durezza, ma la



sensazione di sentirmi inondata di sperma caldo era superiore ad ogni



altra cosa.



Lui si distese con la schiena sul letto con il pene sgonfio che



penzolava su un lato. Lo guardavo, inginocchiata, con il fallo dentro



di me che poggiava la base sul pavimento, trattenendo lo sperma in bocca per assaporarlo. Con le dita raccoglievo il nettare disseminato sul mio viso e lo portavo alla bocca. Niente doveva andar perso di quel primo atto d'amore. Dopo aver recuperato tutto il recuperabile pensai di



raccogliere anche le gocce residue che vedevo uscire dalla punta del glande a riposo. Ho avvicinato quindi la lingua alla cappella leccando avidamente le ultime gocce.



"Sei una gran troia" disse, complimentadosi e riempendomi di orgoglio



femminile, "ma non è ancora finita, vieni con me!" Si alzò dal letto,



mi afferrò i lunghi capelli bondi e mi trascinò con violenza in bagno.



La sua reazione mi spaventò. Mi faceva male e non sapevo cosa voleva ora da me. Sembrava incattivito. Mi fece entrare nella doccia e mettere in ginocchio. Si mise davanti all'ingresso del vano doccia e mi guardò dall'alto verso il basso con disprezzo. Portò le mani al fianco e avvicinò il bacino verso la doccia. Pensai che dovevo leccargli ancora il cazzo, così feci per avvicinare le labbra alla cappella quando ad un tratto un getto giallo caldo spruzzò fuori da dove prima era colata la lava bianca. Ancora una volta fui colta di sorpresa e beccai i primi getti vigorosi dritti in bocca. Riempita la bocca in pochi secondi l'urina traboccò dai margini e colò lungo il collo, giù per il petto, scorrendo tra le mie gambe e finendo sul piatto della doccia. Poi afferrò la sua "canna" e iniziò a dirigere il getto in maniera disordinata ovunque su di me, ma in particolare sui miei capelli e sul mio volto, come stesse inaffiando una pianta. Mi fece voltare di spalle e continuò a pisciarmi sulla schiena. La pioggia dorata scese lungo la mia spina dorsale, provocandomi brividi di piacere, si insinuò tra le mie chiappe e s'infilò nel mio buchetto dilatato e aperto dal fallo di gomma, facendomi sentire una leggera sensazione di bruciore.





Fine 3° parte







PS dopo quel primo incontro non incontrai mai più quel regista...ma ancor oggi serbo il ricordo di quella prima volta









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