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L'effetto farfalla


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Sapete cos'è l'effetto farfalla? È un postulato matematico della teoria del caos. Una farfalla sbatte le ali in Cina e per una serie di effetti a catena improbabili, ma possibili, si scatena una tempesta in America.

Era un venerdì pomeriggio quando lei decise di incontrarlo. "Si, ma portami in un posto tranquillo, non voglio correre il rischio che ci vedano" gli disse. Lui la portò a casa sua. Era una villetta lontana da sguardi indiscreti. Appena entrò lei avvertì subito che non abitava lì, più dalla temperatura inclemente che dal disordine che regnava. Lui la condusse subito in una stanza da letto, l'unica calda, qui c'era il suo computer, lo stesso che li aveva fatti conoscere. Si sedettero sul letto e si guardarono qualche istante. Cercarono di vincere l’imbarazzo reciproco con frasi quasi scontate, forse banali ma non ci riuscirono gran che. L’atmosfera si stava facendo pesante ma più parlavano più i loro corpi si avvicinavano. Non credeva a cosa stava facendo, lui le si avvicinò e le dette un piccolo bacio sul collo. “Perché non ti allontani, stupida” pensava lei, ma non ci riusciva. L’unica cosa che le uscì dalla bocca fu un sospiro. Lui allora cercò di vincere la sua timidezza e con le labbra tentò di avvicinarsi alla bocca di lei. Sapevano entrambe cosa stava accadendo ma nessuno aveva la forza di ritrarsi. Piano, piano incontrò le sue labbra, dapprima le baciò l’angolo della bocca, poi posò con decisione le sue labbra sulle quelle di lei. Non si staccarono, finche anche le loro lingue, calde e desiderose non si unirono. Fu un bacio profondo e bellissimo. Lui allora, che aveva la sua mano sul viso di lei, cominciò a farla scendere giù per il collo, ultimo avamposto tra mente e cuore, scese fino a sfiorare con timidezza il seno di lei, esitò per un istante…poi riprese, la accarezzò ancora e scese, adesso con più audacia, lungo i fianchi. “di che forme meravigliose è fatto il vento” pensò. Sentì il corpo di lei vibrare e un sospiro le uscì dalla bocca, ormai impegnata a far conoscere profondamente le loro lingue. “Ma cosa ci faccio qui?” pensò lei.

Lei in quello stesso istante si rese conto di non voler essere da nessun altra parte. Lui le accarezzò i fianchi ma la mano, audace non si fermò. Si spostò cercando di sentire il sesso di lei. Le sue gambe vibrarono un po’, ebbe un sussulto, ma non oppose resistenza, e cominciò anche lei con una mano a scoprire il corpo di lui. Sentiva le spalle, piene di vigore, scorrere sotto la sua mano, le sue natiche, dure come il marmo. Ormai erano persi in essi. Piano le sbottonò i tre bottoni del giacchino che indossava e subito le scoprì i seni, meravigliosi, che non poteva far altro che assaggiare. Dopo averli sentiti sotto le proprie mani lui le sfiorò i capezzoli con la lingua, avida come se quello fosse l’ultimo pasto di un condannato. Forse lo era per davvero.

Si accorse, mentre con la mano esplorava il sesso di lei, che il suo corpo si muoveva quasi a cercare un ritmo con la sua mano. Lei che ormai lo amava e lo odiava insieme, fece cadere la sua mano sul suo pene. Lo sentì gemere, e continuò a toccarlo, come se fosse la prima volta che lo faceva, come una adolescente alla sua prima esperienza. Lei allora cominciò ad accarezzare la sua testa mentre egli le baciava i seni, poi cominciò a baciarle l’addome che si muoveva svelto a causa del respiro accelerato. Scese di botto e le baciò il sesso, esplorò con la lingua ogni anfratto di quel bene supremo e si inebriò assaggiando il nettare di lei. Lei con avidità si girò di scatto e lo mise supino, voleva comandare adesso. Gli sbottono la patta dei pantaloni e glie li sfilò. Scoprì quel corpo, giovane e glabro e si chinò su di lui. Fece le stesse cose che attimi prima le aveva fatto lui, baciandolo sull’addome e scendendo con le labbra fino al suo pene. Prima lo baciò piano attraverso i boxer, poi con avidità gli abbassò anche quelli e assaporò tutto ciò che in quel momento voleva. Si, lo amava, lo desiderava e la sua vagina adesso fremeva, non desiderava altro che averlo dentro di se. Si alzò e si mise a cavalcioni su di lui. I loro corpi fremevano, volevano esplodere ma cercarono, senza dirlo mai, di far durare tutto il più a lungo possibile, consapevoli che quello che stava accadendo, forse non sarebbe successo mai più. Ma non sembrò mai abbastanza, i loro corpi avevano ormai preso il controllo ed il piacere di lei esplose en un gemito lungo e sottile. Lui non riuscì allora più a trattenersi e gemette, inondando lei del suo piacere proibito. Rimasero così in silenzio a fissarsi, abbracciati, estenuati e avvinti, maledicendo il primo messaggio che si si erano scambiati. “Non si sarebbero più rivisti”, questo fu il loro pensiero.

Ma la farfalla, aveva già sbattuto le ali.



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