i racconti erotici di desiderya |
La stanza capitolo 7 |
CAPITOLO VII° LA MISTRESS
Mi balzò alla mente di quello con cui avevamo giocato in quattro, e che in seguito comprai anch’io, la prima volta ci avevo giocato con Giovanna una geisha e la sua mistress, che aveva voluto presentarmi, e che io conoscevo solo dai racconti, molto frizzanti della mia amica, ero molto incuriosita ed eccitata, una bella donna sulla cinquantina, Elena, la sua mentore, magrissima, alta, con capelli biondi cortissimi dai modi gentili e raffinati, vestita di solito in pantaloni e scarpe basse, c’eravamo conosciute a una cena a quattro lei con la sua ultima servetta Giovanna ed io, lei mi aveva raccontato, alla presenza della sua Giovi come piaceva chiamarla, di come l’avesse presa in casa sua all’età di sedici anni come domestica tuttofare alla pari, affidatagli dalla madre, una famiglia dell’ex unione sovietica, che lei manteneva dall’Italia, motivo per cui quella ragazzina l’era sempre rimasta attaccata, dal suo accento mai mi sarei aspettata che non fosse italiana, lo parlava correttamente, infatti, Elena le aveva fatto prendere un diploma di estetista e le aveva aperto lo studio, e intanto era stata la sua giovane amante per almeno otto anni, e per essere amanti di Elena bisognava essere molto particolari, non prediligeva un sesso a un altro, ma le piaceva essere estrema, poteva avere rapporti anali con un uomo mentre un attimo dopo indossata una cintura con strap-on e gli rendeva la pariglia, era lei che dirigeva, sempre il gioco, e decideva i ruoli! Me ne accorsi dalla sua allieva, quando quel primo giorno era uscita dal bagno, indossava una cintola con un grosso cazzo attaccato in vita, e poiché io stavo giocarellando con il dildo anale, me lo spinse delicatamente nel culo, dopo averlo sapientemente incremato, dopo mi prese nella fica come se fosse un uomo, facendomi venire diverse volte! Spossata, mi tolsi da sotto di lei dopo l’ennesima volta che ero venuta per riprendermi un attimo, e mentre ero sdraiata, lei mi mise il suo strap-on stringendomi la cinghia sui fianchi e assicurandolo sotto le cosce, io subivo soddisfatta, poi si calò con la bocca sopra e cominciò a succhiarlo come fosse un vero cazzo! Mi piaceva vederla tra le mie gambe che ciucciava, le infilai le mani tra i capelli, e carezzandoli inizia a spingerla verso il basso e vedendo il cazzo che quasi spariva completamente nella sua bocca, mi eccitai, insistetti fino a toccarle la gola, sentii i suoi forzi di stomaco, e la mia eccitazione aumentò! Lei si alzò, e strusciando con la fica sulla mia gamba sino all’inguine mi montò sopra a cavallo, e allargando le sue grandi labbra, s’infilò il cazzo nella figa, iniziò a muoversi lentamente, poi sempre più veloce, sentivo il dildo nel mio culo spingere, lei godeva, urlava mentre mi leccava i seni e la bocca, poi cadde sfinita su di un fianco, ci addormentammo abbracciate! Nel frattempo mi ero svegliata, avevo sentito un rumore nella stanza, ma era troppo buio per cercare di vedere cosa fosse, ero dolorante nel culo, e fradicia nella figa! Quello strano rumore quel dolore intenso mi tenevano sveglia, non riuscivo a capire, e la luce non si accendeva, ora con quel coso che tappava il mio culo e mi dava continuamente sia spasimo sia stimolo a evacuare avevo perso completamente la cognizione del tempo! Se, infatti, prima, avevo l’impulso di andare in bagno tutte le mattine adesso era costante, e tutto si era sfalsato, il sonno indotto, dalla mancanza di luce, la stanchezza per la fame e le molte vessazioni subite, e ora anche i miei stimoli biologici! Questo stimolo indotto lo avevo già provato!….La mattina dopo quando mi svegliai nel letto di Giovanna, lei era ancora abbracciata a me, ed io sentivo un forte impulso ad andare in bagno avevo ancora il dildo nel culo e il pisello artificiale alla cintola. Cominciai a toglierlo, slacciando le cinghiette ma Giovanna ebbe un sussulto e si svegliò, stirò le braccia in alto, e voltandomi verso di me mi sorrise dolcemente. Era domenica, ed io non avevo nessuna cerimonia, e lei non aveva appuntamenti, le dissi del mio fastidio al culetto, lei prontamente sorridendo mi fece girare, pose un cuscino sotto la mia pancia, prese qualcosa dal cassettone, e iniziò a inumidirmi con una cremina il perineo intorno allo stelo che era piantato nel mio buco. Lentamente lo ammorbidiva girando in tondo con il suo dito, mentre con l’altra mano tirava lentamente, pensai a come avessi fatto io a togliermi quello che ora avevo dentro, poi mi disse di prendere fiato e di spingere come se facessi la cacca, sentì solo un lieve strappo, che mi fece emettere un urletto, lei mi diede due pacche sul culo e sorrise, poi mi guardò mentre da solo, passato il restringimento del perineo scivolava fuori dal mio corpo! Corsi in bagno, e feci subito abbondante cacca, mi aveva stimolato parecchio lasciandomi un leggero bruciore, era un bagno molto carino, colorato, pieno di stampe appese, un grosso specchio con luci di lato come quello nei camerini delle attrici, era posto sopra il lavabo, incassato in un mobile a cassetti dello stesso stile. I sanitari erano bianchi e di stile antico squadrato con grossi rubinetti cromati, l’unica cosa moderna era una bellissima doccia idromassaggio ad angolo, come ebbi finito di fare la cacca, non resistetti a gettarmi sotto quello scroscio d’acqua della doccia, sentì lei che mi chiamava, il caffè era pronto, e l’accappatoio lo potevo trovare sotto il lavabo! Uscii dal bagno indossando un bell’accappatoio di cotone, rigorosamente bianco, ero ancora bagnata, lei aveva messo dei grossi cuscini all’altezza della testa del letto, con la schiena poggiata, sorseggiando il caffè, mi fece cenno di raggiungerla, era nuda, mi tolsi l’accappatoio e mi sedetti vicino a lei, mi passo la tazzina, e iniziai ad assaporare quella calda bevanda, così gradita il mattino! Ci scambiammo i complimenti per quella splendida nottata, poi presa da una voglia di darmi qualcosa di suo, intimo, come si fa di solito dopo una notte d’amore, iniziò a raccontarmi……sai, io ormai non sto più con Elena, anche se ancora quando chiama non posso fare a meno di correre da lei, quando andai da lei a sedici anni, non conoscevo nulla del mondo e per i primi mesi, lei mi fece solo pulire, rifare i letti, e tutte quelle mansioni che si addicono a una colf, una sera, mi chiamò nel salotto, lei era in vestaglia, aveva cenato saranno state le undici, aveva i piedi nudi rannicchiati di lato al corpo, io ero in “divisa”, come lei pretendeva che stessi tutto il giorno, ero affascinata da una donna che sapeva sempre quello che voleva, parlava poco, ma quando lo faceva la gente, la stava sempre ad ascoltare, era padrona di almeno cinque lingue era sicuramente una donna interessante e di cultura, in casa sua c’erano sempre molti ospiti, ed io a tuttora non so che lavoro facesse, forse viveva di rendita! La mia divisa consisteva in un grembiulino bianco con pattina nera, lei adorava questo colore, stretto in vita, con bottoni nella parte alta, capelli chiusi in una cuffietta, e zoccoli di pelle come quelli dei medici, d’inverno aggiungevo solo calze color carne, mai collant, li detestava, e quando c’era gente a cena dovevo mettere belle scarpe con un leggero tacco, molto sobrie, e le calze anche d’estate! Quella sera la trovai molto meno formale del solito, io avevo cominciato ad andare a scuola, lo facevo una volta a settimana, mi ci aveva mandato lei, e cominciavo a esprimermi un po’ in italiano, e a capirlo quasi tutto, m’invitò a sedermi vicino a lei, poi prese dal tavolinetto a fianco del divano una scatolina che mi porse, chiedendomi di aprirla, ubbidii, dentro trovai un monile grosso come una noce, di argento, molto bello a forma di goccia d’acqua, con una catenina saldata all’estremità, lunga una ventina di centimetri, a filo singolo! Mi disse con voce bonaria e calda …indossalo, io la ringrazia ossequiosa, feci per metterlo al collo, ma non c’erano ne’ chiusure, ne’ la catenina a filo unico riusciva a cingere il mio collo, lei sorrise molto discretamente, e mi disse, Giovanna non va ne’ al collo ne’ al polso e tantomeno alla caviglia! La guardai turbata, qualcosa mi sfuggiva, allora lei con molta grazia si alzo, e inginocchiata davanti a me, mi aprì le gambe, io non opposi resistenza, subivo il suo fascino seducente, e mi sarei fatta fare qualsiasi cosa! Mi sposto le mutandine, e me la passò sulla fessurina ancora vergine, mi piacque, il mio unico approccio con il sesso sino ad allora era stato il masturbarmi strusciandomi contro il cuscino o carezzando l’esterno, dopo quelle frizioni, in cui lo avevo sentito tra le labbra della mia fica, lo portò sotto il suo naso, e la vidi tirare su con forza come se dovesse inebriarsi dell’odore del mio sesso, poi dopo l’olfatto soddisfò un altro suo senso, il gusto, lo immerse nella sua bocca ciucciando come fosse una caramella, e tenendolo fuori per la catenina, guardandola sentivo la mia figa contrarsi come non mi era successo mai, poi lo riportò sotto la mia gonna e guardandomi negli occhi mentre poggiavo le mie mani sulle sue spalle, con una mossa decisa lo introdusse, senti un lieve dolore, le strinsi forte le spalle, lei continuò a guardarmi mentre si mordeva il labbro di sotto, poi con l’indice me lo spinse su sino nella pancia, ero scesa dagli zoccoli ed avevo le punte dei piedi in terra, ed involontariamente avevo aperto le gambe molto di più di quanto avesse fatto lei, mi ricompose le mutandine e alzatasi, mi prese per mano ed io la seguii, era bellissima, nella sua camicia da notte di seta bianca, con finissime bretelline, lunga sino alle caviglie, i suoi seni piccoli, i capelli molto corti, i suoi piedi nudi sul pavimento di marmo, ero estasiata da lei, nei mesi precedenti aveva preso la mia mente, ed ora stava prendendo il mio corpo! Prese un piccolo apparecchietto da dentro la scatolina del monile, con quattro tastini neri, m’invitò a spingere il primo, sussultai, sentivo dentro la mia fica vibrare, era il ciondolo, era un vibratore, poi lo sentii che calava verso il basso, istintivamente misi una mano mi resi conto che era uscito e stava ora nelle mie mutandine, lo estrassi, aveva una strisciolina di rosso, era quello strappo che avevo sentito, aveva rotto la mia imene! Lo so che esce, mi sussurrò ora con voce sensuale ed eccitata, ma non è lì che lo devi tenere, l’ho fatto fare per l’altro buchino, ma prima avevo bisogno di saggiare quanto porcellina puoi essere per continuare a giocare con me! Ora sarai tu a farlo entrare ed io a guardare! Non fiatai, eccitata m’inginocchiai sul divano a gambe aperte, abbassai le mutandine, alzai la gonna sopra la mia testa, mostrando il mio culo nudo e sodo, poi emulando quello che aveva fatto lei lo bagnai nella bocca, e per la prima volta assaggiai il sapore acre della vagina, poi lo portai sul buchino ancora ricco di peluria, e inizia a spingere, non riuscivo a superare quel muro, lei mi venne in aiuto, e con e sue lunghe ed affusolate dita, mi spalanco le natiche, insistendo con i pollici nei pressi del perineo, scivolò dentro, lo spinsi come aveva fatto lei in alto, e il perineo si richiuse, lasciando penzolare fuori solo la catenella, in quel momento lo sentii vibrare, Elena lo aveva acceso, e passò alla massima velocità, l’intensità delle vibrazioni era fortissima, lo sentivo dappertutto, nel culo, nella figa, che da quel giorno da lei battezzati filippa e filippo, venni comincia a muovere il culo e a gemere sempre più forte la mia testa mi partì e godetti da pazzi, mentre mi voltai ancora in preda alle vibrazioni vidi lei inginocchiata dietro di me con un enorme cazzo sintetico che le usciva dalla sua fica, che da quel giorno dovetti sempre chiamare principessa e il buchino principe, che stava urlando dal piacere, una fica rasata, e molto piccola, una fessurina bianca nel suo magro corpo! Come si riprese spense il mio ovetto, e con tono di voce tornato, normale mi disse…per oggi basta, mi sei piaciuta, faremo molte cose insieme a filippo e filippa, da ora per chiamarti accenderò il vibratore, e più sarà urgente la cosa che ti dovrò chiedere, più forte saranno le vibrazioni, quando arriverai, lo spengerò lo toglierai solo per fare i tuoi bisogni, e basta! Uscì dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle lasciandomi lì con il mio campanello nel corpo! ..a quel racconto mi eccitai nuovamente, e quando mi fece vedere il ciondolo che ormai riposava nel cassettone, capì che aveva peccato in difetto, era molto più grosso di come l’avessi immaginato, più che ad una noce somigliava ad un uovo, o al limite ad una pera piccolina, liscissimo, con la catenella chiesi del telecomando, e mi rispose che ovviamente lo teneva Elena, e che delle volte passando sotto con la macchina si fermava, e gli intimava di indossarlo, per poi giocarci, ero ora affascinata da Elena, quello che mi aveva raccontato Giovanna mi aveva fatto nascere una lussuriosa curiosità! |