i racconti erotici di desiderya

La stanza

Autore: Clara
Giudizio:
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Commenti: 2
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LA STANZA



CAPITOLO I° IL RAPIMENTO





Rientrai in casa come tutte le sere dal lavoro, avevo parcheggiato l’auto nel box del condominio, e mi accingevo a prendere l’ascensore.

Ho fatto presto le diciannove e trenta, pensai tra me e me, una ricca doccia, cena tv e a letto!

L’ascensore arrivò subito, senza che l’avessi chiamato, mentre mi accingevo ad aprire la porta, la sentì che si spalancava, un signore ben vestito, alto, con aria distinta, abbronzato per essere in inverno, con modi garbati, m’invito a entrare, e poi gentilmente mi chiese a che piano andassi?

Al quarto, risposi ammiccando un sorriso di cortesia, lui si spostò verso la porta dicendomi che sarebbe sceso prima lui, Spinse il bottone di non so quale piano.

Non so se anche voi avete la mia stessa insofferenza a stare in un posto così angusto, come la cabina di un ascensore, con uno sconosciuto, non si sa mai di cosa parlare e si cade sempre sull’ovvio!

Mi venne in soccorso il cellulare che squillò, frugai nella borsa, abbassando la testa, ed è l’ultima cosa che ricordo di quella serata!

Mi svegliai, non so quanto dopo, sdraiata e vestita su di un letto mai visto, una branda, mancava solo la borsa, e avevo ancora le scarpe ai piedi!

Mi sforzai di capire come e quando fossi arrivata là, e dove fossi?

Il nulla attanagliava la mia mente! Feci per alzarmi, ma la testa mi girava, riuscii a sedermi sul letto, e comincia a guardarmi intorno per cercare qualcosa di familiare, ma lo spazio era angusto, le pareti bianche, la branda era bloccata a terra, niente finestre, solo una luce artificiale incassata nel soffitto illuminava il tutto!

Feci un gesto involontario, e mi accorsi di non avere più l’orologio! A fatica mi alzai e andai verso l’uscio, una porta imbottita, senza maniglie, e mentre la osservavo, mi accorsi che anche le pareti di quella minuscola stanza erano imbottite!

Mi prese il panico e bussai con i pugni contro quella porta, non riuscendo a creare sorta di rumore, allora inizia a urlare terrorizzata, sempre più forte, sino a farmi mancare il fiato! Alla fine, non so da dove, udì una voce che mi disse di stare calma, e di accettare questa situazione di segregazione, come “una parentesi alla monotonia della mia vita”!

La voce calma, con timbro sicuramente maschile s’interruppe, io inizia a inveire, minacciare, a dargli del pazzo!

La voce, con molta tranquillità, mi ordino di smettere, altrimenti non avrebbe più comunicato, gli urlai che me ne fregavo!

Mi buttai sul letto in preda ad una crisi isterica, piansi, e intanto il tempo passava, e l’unico rumore che sentivo era quello del mio pianto!

Presa dallo sconforto, e ignara di quello che mi stava accadendo, chiesi con voce sommessa spiegazioni!

La voce, mi rispose che d’ora in avanti iniziava il gioco, il suo gioco, e che ogni volta che avrei chiesto qualcosa, qualsiasi cosa, avrei dovuto dare in cambio un oggetto o un atto a sua discrezione, un pagamento!

Gli urlai che era un maledetto psicopatico, che mi avrebbero cercato al lavoro o a casa e che lo avrebbero trovato e rinchiuso in un manicomio!

Per tutta risposta, si aprì uno sportello sotto la porta, dove scorreva un contenitore, con dei fogli dentro.

Li afferrai velocemente, e il contenitore scomparve dall’altra parte della porta, ebbi subito l’impressione di non essere solo ascoltata, ma di essere anche guardata!

Con stupore vidi che quelle carte che portavano la mia firma erano richieste di ferie al mio ufficio, copie di bigliettini lasciati ai mie vicini che li informavo della mia assenza per una ……….lunga vacanza!

Sbigottita, imprecai a bassa voce e caddi seduta sul pavimento pensando di vivere un sogno, anzi un incubo!

Mi calmai quasi rassegnata, e cercai di ricordare le ultime cose fatte, mi rammentai solo allora del signore ben vestito e dell’ascensore, il cellulare che suonava, e poi il buio, ricordavo l’ora, circa le 19,30!

Quanto tempo avevo trascorso in quello stato d’incoscienza non lo sapevo, non potevo averne a conoscenza, se minute ore, oppure giorni!

La voce era da qualche tempo in silenzio, ormai chiamavo così il mio aguzzino, ero io quella che aveva bisogno di qualcosa, e mi resi conto di quante cose elementari, un bicchiere di acqua, fare pipì, mangiare, cose cui non davo troppo peso nella mia vita “da libera”, ma che ora erano importantissime!

Chiamai, urlai di nuovo che mi scappava di andare in bagno!

La Voce mi fece notare che avevo un’altra volta gridato, e che per fare quello che avrei voluto avrei dovuto pagare!

Si spense la luce, e caddi in un buio surreale, non fiatai, e mi aiutai con le mani per non urtare l’unico ostacolo della stanza, la branda!

Fare pipì era ormai impellente, guadagnai un angolo, e accucciata sui talloni, tirai giù i collant e le mutandine e tenendo la gonna con una mano lasciai andare, forse fu la più bella pipì che ricordo, una liberazione, sentii lo scroscio in terra e poi il tintinnare, non potendomi pulire rialzai collant e mutandine!

Carponi raggiunsi la branda con sopra solo un materasso mi accucciai in posizione fetale!

Non sapevo se fosse giorno o notte, ma capii che era una cosa molto relativa in quella situazione, era lui, la “Voce” che decideva ora i miei ritmi biologici!

Non avere cognizione del tempo crea una forte angoscia, e pur distesa e stanca nel mio cervello rimbalzavano solo idee confuse del perché stessi in quell’assurda situazione, analizzai parecchie ipotesi scartandole quasi tutte, rapimento, errore di persona, solo una mi prendeva forte, ero l’oggetto dei sadici giochi di un folle maniaco!

Forse chiusi gli occhi per qualche istante, forse dormii per lo stress, ma il rumore, l’unico inconfondibile fragore dello scorrevole sotto la porta mi fece sobbalzare!

Un istante dopo la lampada si accese illuminando quella fredda prigione!

Andai a vedere cosa c’era nel carrello sotto la porta, una pezza, con una ciotola, non più grande di una tazza da tè.

La Voce, decisa mi ordinò di pulire la sua stanza, e di non farlo mai più!

Ero abbastanza irritata, ma non avevo scelta allora decisi di collaborare, e di stare al gioco!

Mi chinai, la pozza era ancora grossa, capii che non era trascorso troppo tempo, passai il panno sopra, e lo strizzai nella ciotola, fino a quando non fosse tutto asciutto!

A quel punto la Voce mi disse, ora bevi, devi essere assetata!

Non sopportai, gettai la ciotola in terra!

La Voce mi disse con tono fermo, “mi pregherai per averla, ” e ricaddi nell’oscurità!

L’angoscia di quel muro cupo mi attanagliò di nuovo, quel buio denso, dove ti ci perdi, e piansi in silenzio!

La mia impulsività, mi aveva fatto scartare l’ipotesi di ubbidire, ripensai razionalmente che io non ero più padrona di me stessa, della mia vita!

Pensai che solo il giorno stesso dell’ascensore, ormai la mia vita si divideva in quello fatto primo, e quello che stavo vivendo dopo…l’ascensore, ero stata nella stanza al terzo piano di Fulvio, dopo che avevamo mangiato a mensa insieme, e dopo pochissimi preamboli, come succedeva spesso tra noi, mi ero inginocchiata tra le sue gambe e lui tirato il suo cazzo fuori dalla patta, me lo aveva offerto. Io golosamente avevo iniziato a leccarlo, e avevo sentito subito l’acre sapore del suo piscio, ma eccitata avevo continuato a succhiare, mentre con la mano mi carezzavo la fica, sino a bere tutto il suo seme mentre mi nutrivo e davo piacere!

Ora che era in gioco qualcosa di più importante non ero riuscita a bere la mia pipì!

Pensai a quante volte mi ero trovata in situazioni limite, a quante volte avevo succhiato cazzi e ingerito sperma, di vari sapori, leccato buchini del culo odorosi e……. amarognoli, solo per avere e dare piacere, e ora sotto pressione mi ero rifiutata!





























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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Adoperami Invia un messaggio
Postato in data: 31/12/2008 10:13:35
Giudizio personale:
Credo una fantasia ricorrente per una donna che oglia \"trasgredire\" rompendo la sua monotonia....

Autore: Brownstone Invia un messaggio
Postato in data: 17/10/2008 11:11:31
Giudizio personale:
Il preambolo è molto gustoso, bella narrazione, scritto veramente bene. Leggo con morbosa curiosità il seguito


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