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La signora e il muratore |
La Signora e il Muratore
Un lungo viale fiancheggiato da alti cipressi conduce ad un classico casolare in pietra che, come altri mille nel cuore della Maremma toscana, dalla sommità di un colle domina elegante e solitario la campagna sottostante e la vista spazia fino al Tirreno. Nelle limpide giornate di tramontana invernale o grazie ai freschi ponenti primaverili, i profili delle isole dell’arcipelago si stagliano nitide all’orizzonte manifestandosi panoramicamente grandiose. La Signora si gode un aperitivo in solitudine sul patio della villa, in una tarda serata primaverile, insolitamente tiepida, che prelude all’imminente estate, mollemente sdraiata con grazia sugli impeccabili cuscini color écru di un’elegante chaise longue griffata, da un affusolato Riedel di cristallo, il fine perlage dello champagne stuzzica il suo nobile naso, lo sguardo fisso ad un orizzonte conosciuto che puntuale rispetta il copione giornaliero e tuffa un disco arancione dentro il mare, alle spalle si offre l’immutabile ma pur sempre sorprendente spettacolo insulare nella sua forma migliore, i contorni esaltati dai rossi del tramonto. Mentre assiste all’eterno rito, assapora sorso dopo sorso l’effetto inebriante che si diffonde nelle sue membra, adora lo champagne per questo tocco delicato ed erotico, si sente come pervasa da una brama di sesso dolce fatto di baci, carezze infinite. Chiude gli occhi e percepisce netta la sensazione di un’immaginaria mano che la sfiora dalla testa ai piedi, scivola delicatamente lungo il raso della vestaglia che avvolge il suo corpo libero da orpelli di lingérie, nudo, libero di godere, indugia sulle cosce, sul culo morbido, i capezzoli si rizzano al tocco e spuntano come virgulti dalla sottile seta pregiata. Se li sfiora con il calice di champagne ghiacciato, un brivido di piacere la pervade fino in fondo, sente la sua fica pulsare di voglia, accarezza, palpa, strizza le sue mammelle generose e la fica impazzisce di desiderio, si contrae istintivamente sulla chaise longue, spingendo indietro il bacino e allungando irresistibilmente una mano verso il punto bisognoso di attenzioni ma…..suona il telefono….per un attimo quasi sembra non accorgersi, tanto è catturata dall’autoerotismo ma poi lo squillo perdura e suo malgrado si distrae e si alza svogliatamente dalla sua rilassante quanto eccitante posizione e si avvicina al portatile che aveva dimenticato sul muretto della piscina. Sa già chi può essere, aspetta ospiti per il weekend, saranno le telefonate di rito che i suoi disinteressati amici le fanno, per corteggiarla e per esprimere la loro gratitudine per i suoi frequenti inviti in quel paradiso campagnolo. Telefonate insulse tipo: “ciao cara, come stai? Cosa stai facendo? Beata te, noi qui a Milano muoriamo dallo smog, tu respiri l’aria buona, non vediamo l’ora di venire a trovarti, non vorrai tenerla tutta per te vero?”oppure : “cosa fai bella castellana tutta sola? Fra poco veniamo a farti un po’ di compagnia, Giorgio ti lascia troppo a lungo sola, dovrebbe stare attento, una donna come te non passa inosservata” e via dicendo….lusinghe, ruffianate tanto per scroccare un invito, ma al di là di tutto a lei fa piacere, non sono poi così male i loro amici, forse è un po’ indurita perché sta troppo sola, infatti impazzisce di gioia quando ha la casa piena di gente, le piace quando si ritrovano tutti insieme nella grande cucina che ormai è diventata un salotto per via dell’abitudine di ammucchiarsi tutti lì, quelli che cucinano e quelli che guardano, quelli che sorseggiano un aperitivo, quelli che spettegolano, al punto che lei vi ha fatto piazzare dei divanetti rendendo così quel locale il fulcro della casa e il luogo più salottiero della zona. Le piace organizzare coreografici party ai bordi della piscina, sbizzarrirsi ogni volta nel proporre un genere diverso, senza voler sorprendere a tutti i costi ma curando ogni dettaglio, scegliendo personalmente i menu, le apparecchiature, le scenografie dei fiori, le candele colorate, le decorazioni, il sottofondo musicale. Come nell’arte, di cui è una grande appassionata ed esperta, adora i contrasti: la potenza, la vivacità di colori intensi imbrigliati in forme morbide, oppure l’opposto: monocromi minimalisti che spaziano in forme improbabili; così può offrire pasta e fagioli, tagliere di salumi e formaggi con un sangiovese servito nei fiaschi mandando le sonate per organo di Bach a tutto volume o un maturo Jovannotti, oppure proporre stuzzichini, crudité, giapponeserie varie e far passare un rap blasfemo, o ritmi gitani, ma sui suoi trionfali spaghetti ai frutti di mare la sinfonia prescelta è quella dei Carmina Burana. Oltre all’arte, anche la musica per lei è una fonte di grandi emozioni e di sussulti erotici. Diversi ricordi, immagini, flash di situazioni passate purchè sottolineate da un motivo musicale, riaffiorano vividi anche dopo molti anni non appena sente un paio di note di quella stessa musica, anche di sfuggita, in qualsiasi momento, dalla radio o da qualsiasi altra fonte. Innumerevoli canzoni e brani musicali le ricordano la stessa persona, per esempio il suo corteggiatore di sempre al quale non ha mai ceduto incapace di tradire solo col corpo ma capace, non senza sofferenza, di controllare l’impulso al tradimento affettivo, coerente con la sua scelta di unicità di rapporto, supportata da una solida base di reciproco rispetto , di interessi ed obiettivi comuni, comprovata da una riuscita convivenza di quindici anni, dettata dalla comune ricerca di piacevolezza ed armonia del vivere. Il pensiero corre da Giorgio, suo marito, a Roberto, il suo spasimante storico. Giorgio è un avvocato milanese molto stimato, un uomo colto, brillante, fisico asciutto, ipersportivo, un aspetto garbato, modi eleganti, carattere pacato ma con imprevedibili guizzi di follia che lo rendono sempre interessante e vivace, come quando le telefonò mentre era in procinto di buttarsi da un aereo col paracadute per la prima volta in vita sua. Oppure torna con due biglietti d’aereo per la Thailandia e lei ha due ore per fare le valigie e disdire i suoi impegni ma questo poi nel tempo è diventato la norma dei loro viaggi. Roberto è un dongiovanni spudorato, di bell’aspetto, dal fisico scolpito da ore di palestra, dallo sguardo fiero, strafottente ed autocompiaciuto tipo “ehi Baby ecco il tuo stallone” ma con un pizzico di autoironia nella conversazione alquanto arguta che lo rende stupefacente. Non è sempre stato facile resistergli, a volte il suo fascino stalloniano l’ha fatta seriamente vacillare. Ma che coincidenza! Mentre è assorta in questi pensieri, Radio Monte Carlo sta passando gli Unforgettable, riconosce subito le prime note di Jealous Guy interpretata dalla languida voce di Brian Ferry, e sorride ripensando ovviamente a Roberto, la prima volta che lo vide. Erano in vacanza alla Maddalena e amici di amici li avevano trascinati ad una festa, in una splendida villa, unica delicata presenza in una baietta solitaria, qualche anno addietro,dove l’anfitrione si stava esibendo in una esilarante, riuscitissima interpretazione di quello spilungone ululante che è Brian Ferry. Loro arrivarono a festa e ad esibizione già iniziata, si fecero spazio fra la moltitudine di invitati, trovarono un varco e si posizionarono in prima fila increduli per lo spettacolo: lui troneggiava da un palco innalzato ad almeno due metri dal suolo, una luna pregna come una prossima partoriente inondava di luce la scena, un dinoccolato Roby-Brian accompagnava la struggente melodia con mosse sinuose e molleggiate, esagerando ironicamente l’enfasiva interpretativa, alle spalle il mare rifletteva un magico luccichio rendendo un quadro cinematografico fantascientifico, come studiato magistralmente da un abile scenografo. I nuovi arrivati erano estasiati e divertiti. Poi il suo sguardo si posò inequivocabilmente su di lei e lei sentì un trapano forarle le viscere, una saetta colpirle direttamente la fica, si guardò intorno come a controllare che nessuno avesse notato il suo scuotimento, poi tranquillizzata si godette quella sensazione intensa, eccitata dalla segretezza obbligata, ricambiandolo con uno sguardo tra lo sbigottito e il lusingato, un mix incomprensibile a molti ma che non poteva sfuggire allo scafato ammaliatore, che malizioso si allungò dal palco verso il pubblico, o meglio verso di lei, lagnando un “I didn’t mean to hurt you……I’m just a jealous guy……..” e quello fu l’inconfutabile segnale dell’inizio di una persecuzione caparbia e infinita. Ricorda perfettamente che quella notte presa da un raptus erotico, fece l’amore in modo animalesco con suo marito che si godette divertito l’impennata porcellosa. Raggiunto il loro villino in affitto, non lo fece neanche varcare la soglia, gli si strofinò addosso mentre erano ancora in giardino, voleva continuare a godersi quella fresca serata incredibilmente eccitante come solo certe serate estive sanno essere. Gli premette i seni contro la schiena e con le mani da dietro incominciò ad accarezzarlo ovunque, in modo fremebondo, assetata di sesso, si premeva contro il suo corpo con veemenza, il piacere era dolore e il dolore era piacere. Gli ordinò di prenderla a quattro zampe, come una cagna, a picchiarla con gusto sulle sue belle natiche abbronzate e lui l’assecondò alzandogli il pizzo della lunga gonna nera, scostandole il tanga e penetrandola rapidamente, sbattendola e sculacciandola violentemente come lei supplicava, infoiato a bestia dai suoi gridolini e incitazioni sboccate come non mai : “fottimi come un toro, sfonda questa fica ingorda, così dai, fammi male, colpiscila, sì……e ora lo voglio nel culo, fammi godere, sfondami……” e lei godette in modo smisurato, e subito si girò e si stese supina sul prato e pretese che lui le sborrasse addosso come aveva visto nei film porno, e sentì il suo fiotto caldo inondarle il ventre ancora ansimante per gli spasimi dell’orgasmo, ridendo a squarciagola ebbra di godimento. Non c’era musica in quel momento ma le note di Jealous Guy risuonavano nella sua mente. La mattina seguente nessuno dei due commentò l’episodio e la vita continuò come sempre ma lei fu scossa da quell’impeto erotico che non le apparteneva, eppure le era piaciuto infinitamente perdersi così incontrollatamente ma non ne volle parlare per paura che potesse tradirsi e lasciar intendere a Giorgio che la causa scatenante fosse un altro uomo che ovviamente si impose subito di cancellare dai suoi pensieri. Ma da allora iniziò a soffermarsi spesso sulle rubriche riguardanti il sesso di riviste che aveva sempre disdegnato, leggeva tutte le lettere delle lettrici alle psicologhe che sfogavano le loro turbe, le loro perversioni, confessavano tradimenti, piangevano fallimenti sentimentali. Ascoltava con interesse attonito i racconti delle sue frivole amiche della palestra mentre si sfondavano a GAG (Gambe/Addominali/Glutei) durante l’inverno con il solo scopo di esibire tanga mozzafiato l’estate successiva, non pensavano ad altro che ammiccare ai bei ragazzoni che gonfiavano i loro muscoli, si eccitavano come troiette affamate di sesso appena uno di loro le degnava di un piccolo sguardo, e riportavano il giorno successivo le loro performance sessuali incredibili, fatte di numeri di amplessi e di centimetri di falli. Tutto ciò la deprimeva, non c’era atmosfera, gioco, corteggiamento, solo carnalità. Non che la disdegnasse ma per lei il contorno era fondamentale, queste erano divoratrici di cazzi e niente di più. Si chiedeva se non fosse un’obsoleta, inguaribile romantica. A 44 anni era una donna più che appetibile: alta, fisico snello ma muscoloso, risultato di anni di ginnastica artistica quando era ragazza, ma con le rotondità femminili ben proporzionate, un bel seno sodo e alto che non avrebbe mai visto il bisturi di un chirurgo e un culo prominente a brasiliana che tutte le sue amiche le invidiavano soprattutto perché troneggiava fiero da un paio di gambe lunghissime e perfette, capelli biondi, cortissimi che evidenziano un ovale perfetto dall’incarnito costantemente dorato dal sole in cui spiccano dei begli occhi grandi, verdi, la bocca piccola ma carnosa. Un aspetto elegantemente sbrarazzino. Ora manteneva la forma fisica con GAG, STEP, AEROBICA, LATIN DANCE, JAZZERCISE….tutte le moderne diavolerie del fitness la divertivano un mondo e saltava da un corso all’altro instancabilmente. D’inverno. Con la bella stagione si trasferiva nella loro villa maremmana e si dedicava esclusivamente agli sport all’aperto: equitazione, bicicletta, jogging e poi tanto mare e tonificanti nuotate. La sua vita era completa ed appagante, aveva un figlio in piena agitazione adolescenziale ma affettuoso come un cocker, un marito che l’adorava e sopperiva la sua latitanza dovuta agli impegni di lavoro con lunghe telefonate, regali improvvisi sempre azzeccati, bellissimi viaggi intorno al mondo. Aveva mille hobby e interessi culturali, l’arte in primo luogo, la lettura, la scrittura in cui si dilettava componendo brevi poesie o racconti intimisti. Eppure c’era un’inspiegabile vena malinconica nei suoi pensieri. Di tanto in tanto si stupiva per alcune avvisaglie di insoddisfazione, di irrequietezza e da un po’ di tempo le lusinghe di Roberto e gli sguardi maliziosi di altri uomini la infastidivano ma la inquietavano nel contempo scatenandole turbamenti sessuali incontrollabili. Si chiedeva se non fosse tutto troppo perfetto e pertanto monotono? Che la normalità fosse così difficile da riconoscere ed apprezzare? Che il suo autocontrollo e fermezza la stessero trasformando in un mostro di coerenza? Ed ecco che per fortuna, un secondo squillo interrompe quel flusso di pensieri nefasti che riescono a minare le menti più brillanti e sensibili insinuando il tarlo corrosivo dell’eterno dubbio. “Pronto? “Sì pronto, buona sera signora, sono il muratore, mi ha dato il suo numero il geometra Sacchi, la chiamo per quel lavoro di ristrutturazione, se le va bene io posso incominciare lunedì prossimo” “Oh che meraviglia, perfetto! L’aspetto lunedì allora, alle h 9.00 va bene? Discuteremo i dettagli quando è qui, sa dov’è la villa vero?” “Sì sì, certo….a lunedì, grazie e buona sera” “Buona sera, grazie a lei” “Benissimo” pensa e distoglie definitivamente la sua mente da quei pensieri che avrebbero finito per rattristarla, si versa ancora un po’ di champagne, sorride al ritrovato ottimismo, si guarda intorno, è sola, nuda, in una notte strepitosa, si impegna a trovare la concentrazione per proseguire quello che le telefonate e gli amarcord avevano interrotto. Si versa qualche goccia di champagne tra i seni e seguendo col dito il rivoletto lo convoglia verso il pube, il sesso ha ripreso a contrarsi al tocco ghiacciato, si porta il dito alla bocca succhia lo champagne e lo lubrifica abbondantemente di saliva e se lo introduce nella fica che non ha comunque bisogno di essere inumidita, poi lo riporta istintivamente verso il viso, annusa il suo odore penetrante e inizia a strofinarsi il clitoride e con l’altra mano cerca i capezzoli, i suoi interruttori del piacere, prende un cubetto di ghiaccio e li tortura per farli rizzare e tirare al massimo, e un lampo di perversione la attraversa, guarda la bottiglia di champagne, perché no? Non l’ha mai fatto…..scarta completamente la stagnola, ripulisce il collo della bottiglia, la tuffa di nuovo per qualche istante nel secchiello del ghiaccio e poi se la infila dentro e incomincia a menarla, a pomparsela dentro finchè ci va, godendosi il gelo nella figa bollente, e l’urto della pancia rigonfia della bottiglia contro le pareti esterne della vulva. Le cosce spalancate, la testa reclinata all’indietro, si contorce liberamente, ansimando smaniosa come a volersela infilare completamente, e pompa, pompa impazzita fino a farsi male e si titilla il clitoride ad un ritmo incalzante che monta mentre sente sopraggiungere l’orgasmo e poi si arresta, si trattiene, prolunga l’estasi, e poi si libera da quella gustosa tortura scoppiando in un fragoroso orgasmo, urlando alla notte il suo immenso godimento. “Autoerotismo sotto le stelle…..mmmmmmm……questo è volersi bene!” pensa e sorride compiaciuta per la libertà del gesto, sì, ogni volta che lo pratica avverte un senso di libertà e pienezza, ritenendolo inoltre, semplicemente un atto d’amore verso se stessi. Appagata e felice se ne va verso l’interno della villa e raggiunge la sua camera e si butta sul letto così come si trova senza neanche togliersi la vestaglia, senza nemmeno infilarsi sotto le lenzuola e sprofonda in un sonno ristoratore costellato di sogni dorati, di situazioni ovattate, cullato da musica soffice, ininterrotto fino al mattino. La musica diventa acuta, un trillo fischia fastidioso e insistente nelle sue orecchie, nel profondo del sonno non realizza, ma ad un tratto spalanca gli occhi e si alza di scatto: “merda! Il muratore! Non ho messo la sveglia………” corre giù verso l’ingresso, accende il videocitofono e lo scruta,sì, deve essere lui : “mi scusi non sentivo, le apro subito” e poi di corsa a infilarsi qualcosa di più adeguato, non ha tempo di vestirsi, si dà una sciacquata al viso stropicciato dal sonno e imbambolato dallo champagne, si riassesta velocemente i capelli, si leva la vestaglia di raso decisamente sexy e si infila una jellaba marocchina molto sobria scelta fra la paccottiglia appariscente del Suq di Marrakesh e le ciabattine arabe con la punta riversa all’insù. Non si guarda nemmeno allo specchio, è una mise collaudata, da castellana anticonformista misurata e poi non sta ricevendo ospiti, è un muratore, diamine, ma la classe non è acqua. Apre il portone e lui è già lì che aspetta : “Buongiorno Signora” “Buongiorno. Prego entri, posso offrirle un caffè?” “No grazie, molto gentile, l’ho appena preso al bar, mi mostra il lavoro?” “Sì, mi segua…..” Attraversano un lungo corridoio e in fondo lei apre una porta che dà su una stanza enorme: “Ecco vede, questa stanza è esageratamente grande, vorrei ricavarci un bagnetto all’interno così aumento lo spazio ospiti, non sa quanti ne arrivano d’estate” “Non c’è problema, la stanza è davvero grandissima, si può ricavare uno spazio notte molto ampio e un bagno neanche tanto bagnetto, ma avrà già un progetto penso?” “No, sinceramente non ho pensato a scomodare l’architetto per una cosa così semplice” “Certo, lo dicevo per correttezza, mi lasci prendere due misure e poi le faccio una traccia sul pavimento di come potrebbe venire” “Perfetto, proceda pure, io nel frattempo vado a prepararmi un caffè, è sicuro che non lo vuole?” Lui la guarda allontanarsi e sorride facendo segno di no con il capo e mettendosi lesto all’opera. Mentre aspira a fondo il penetrante aroma del caffè, riflette tra sé : “speriamo bene, mi sembra così giovane, avrà sufficiente esperienza? però il geometra Sacchi me l’ha raccomandato dicendo che è serio ed affidabile, vedremo……” In dieci minuti aveva già tracciato sul pavimento uno schema di come sarebbero venuti bagno e camera e lei gli aveva dato il suo benestare, i lavori potevano avere inizio. La casa non era ancora stata completamente aperta dopo il riposo invernale, aveva fatto ripulire solo le stanze che lei avrebbe occupato e per il resto, a lavori ultimati avrebbe chiamato un’impresa. Per il momento era libera e sola. Si gustava quella pace quasi irreale. Non c’era nessuno tra i piedi, né domestici, né donne delle pulizie, lui armeggiava chiuso nella camera, lei organizzava il suo soggiorno campagnolo. Programmava le visite ai confinanti, tutti tedeschi e svizzeri alternativi, originali, simpaticissimi. Li avrebbe invitati per brindare ai nuovi locali ovviamente, ogni scusa è buona per un brindisi. Doveva fare una lista di tutto quello che le serviva per riempire la dispensa, telefonare al giardiniere per la potatura delle piante e per sistemare i vasi con i nuovi fiori. Telefonare al tecnico per la manutenzione della piscina, insomma aveva il suo bel da fare per preparare la casa per l’assalto di parenti e amici. Si sdraia sulla sua chaise longue, luogo delle sue perversioni notturne, ride tra sé ripensando alla sera precedente, ma ora, alla luce del sole si concentra nel lavoro tutta compita e seria. All’ora di pranzo il muratore fa capolino : “Signora io devo andare, ritorno fra un’ora circa” “Va bene….ma….va a pranzo? Sta lontano? Se vuole può mangiare un boccone qui, la cucina non offre ancora molto ma un piatto di spaghetti al pomodoro glieli preparo volentieri” “Grazie, lei è molto cortese, sì vado a mangiare qualcosa velocemente ma devo anche caricare del materiale…grazie comunque magari un altro giorno approfitto…grazie….a dopo” Pensa: “Mamma mia com’è timido….comunque meglio così non avevo voglia di buttare la pasta….io mi sgranocchio qualche roschetta al mais e mi mangio un po’ di frutta” Nel pomeriggio lui arriva fino sotto casa con il furgone e scarica il materiale. Lo osserva prendere grossi sacchi di cemento che saranno altrettanto pesanti e caricarseli sulle spalle senza batter ciglio come fossero cuscinetti gonfi d’aria. Ha uno sguardo serio, corrucciato, forse la fatica, forse questo lavoro non gli piace, ma a che diavolo pensa? Non sono affari suoi. Comunque non riesce a distogliere lo sguardo da quell’andi e rivieni di sacchi sulle spalle. Al quarto round nota qualche rivoletto di sudore colargli dalla fronte, e anche le porzioni di schiena, e le possenti spalle che fuoriescono dalla canotta sono imperlate di sudore, non può fare a meno di notare i bicipiti gonfi nello sforzo, sono delle montagnette di muscoli! Poi lo scruta di nuovo dall’alto al basso: il muratore ha un fisico scolpito dal duro lavoro, massiccio ma slanciato, un torace ampio ma non gonfio come quei culturisti bombati, un culo ritto e dai pantaloni spuntano due piedoni che calzeranno minimo il 43! Età indefinibile, 28? 30? 35? Ha un viso grande, piuttosto squadrato dai contorni marcati, carnagione olivastra, occhi piccoli e neri, penetranti, capelli corti scurissimi, perfetto stereotipo mediterraneo, masculo direbbero i siciliani, uno sguardo come indurito da chissà quali preoccupazioni o problemi di vita (si diverte a scovare i risvolti psicologici delle persone attraverso l’aspetto del viso, valutando l’intensità dello sguardo); eppure c’è un guizzo infantile in quello sguardo, nel modo di muovere il capo in segno di assenso o diniego, una timidezza esagerata e quasi ridicola per un fisico così colossale che lo addolcisce. “Che vizio che ho di analizzare le persone! L’importante è che faccia un buon lavoro” pensa. Sarà il relax totale che si sta godendo che la stimola ad indugiare su quest’analisi del personaggio? “Beh…che male c’è? C’è chi fa le parole crociate!” Verso sera riappare, visibilmente provato dal lavoro, saluta timidamente e se ne va quieto come è arrivato. Prima di cena la Signora riceve le solite telefonate di rito, del marito, del figlio, dell’amica Francesca e poi anche di Roberto. E’contenta di sentirlo. E’ un interlocutore brillantissimo e poi quel suo costante stuzzicarla e provocarla con la sfrontatezza e sicurezza che prima o poi sarà capace di far crollare la fortezza, la diverte molto, civetta un po’ ma con grazia , senza volgarità. Questa volta però Roberto la eccita parecchio e accorgendosi di poter lasciar trapelare questo nuovo stato d’animo di cui il marpione approfitterebbe al volo, preferisce inventare una scusa “suonano al cancello ti devo lasciare, scusa ciao, ciao” e tagliare la pericolosa conversazione. Cosa le sta succedendo? Cos’è questa strana inquietudine che appare a sprazzi? Si sta proprio annoiando? O sta entrando nella banale classica crisi di mezza età? Ha superato i quaranta con un brio e una vitalità da fare invidia a una diciottenne, ma poi non è questo il punto, non l’ha mai sfiorata l’idea di fare questi paragoni. “Che idee assurde!! Training autogeno ecco cosa ci vuole…o altro champagne? No stasera niente champagne, meglio una bella tisana rilassante per conciliare il sonno”. La tisana di tiglio e valeriana non le fa neanche il solletico e il suo sonno è disturbato dalle ultime inquietudini proiettate in immagini e situazioni paradossali come solo quelle oniriche del resto possono apparire. Al risveglio non ricorda molto dei suoi strani sogni solo un vago senso di spossatezza ma niente di grave che una doccia non possa cancellar via in un baleno. Ed eccola fresca e pronta ad affrontare la nuova giornata. Il muratore suona il campanello alle h 8.30 e lei questa volta è già in attesa sulla porta. “Buongiorno” “Buongiorno Signora, bella giornata eh?” “Oh sì una meraviglia, speriamo che questo tempo si mantenga per qualche giorno” “Le previsioni dicono buono fino a tutto il fine settimana” “Perfetto! Forse arrivano mio marito e mio figlio con degli amichetti, per fortuna il lunedì se ne saranno andati così lei non avrà il piacere di assistere al terremoto che combinano!” Lui sorride e abbassa la testa, cioè fine della conversazione, non è molto ciarliero, quei convenevoli gli sono costati un certo sforzo, un “Buongiorno” era più che sufficiente. Si mette al lavoro, non ha tempo da perdere in chiacchiere, lui! Però è leggermente turbato e rimugina: “questa riccona è proprio bella, bella come la Sharon Stone, elegante, gentile, mi mette persino in soggezione, va beh…ora mi chiudo nella camera a lavorare…….”. Dopo neanche mezzora, la Signora appare: “la posso lasciare solo un paio d’ore?” “certo, non ho paura a stare solo” Lei sorride divertita: “certo che no, se ha bisogno di qualcosa, questo è il numero del mio cellulare, e se ha sete o fame, sa dov’è la cucina, le ho lasciato sul tavolo della frutta, dei crackers, biscotti, acqua, succhi di frutta, va bene?” “Anche troppo, vada pure, non c’è problema, arrivederci” “A fra poco” e richiude la porta dietro di sé. Lui a capo chino continua a mettere un mattone sopra l’altro. Gli viene sete. Va in cucina e si beve un po’ di succo di frutta, non tocca altro, non vuole certo dare l’idea dell’approfittatore. Si guarda intorno e osserva ogni dettaglio. Il giorno precedente, appena arrivato non aveva avuto il tempo di ammirare quella splendida casa. La cucina è strana, sembra più un salotto, chi diavolo mette i divanetti in cucina? Mah….questi ricconi sono strani o sono strani i loro architetti, tutte checche. L’occhio va a cadere in fondo alle scale che probabilmente conducono alla zona notte. “No! Non ci pensare nemmeno, non è corretto curiosare nell’intimità delle persone…no” ma è già a metà scala, spinto da un’insolita curiosità. Normalmente non si interessa alle case dove lavora ma questa è speciale, una casa così bella non l’aveva ancora vista, aveva fatto lavoretti in minuscoli annessi agricoli che i krukki si accaniscono a voler ristrutturare pur di avere un buco nella campagna toscana, visto le case in paese ma banali per non dire sciatte. Ma non è solo la curiosità verso lo stile architettonico della casa o l’arredamento, il design dei mobili o i quadri alle pareti. Si rende perfettamente conto, non è abituato a bluffare con se stesso, che ciò che lo spinge in realtà è il desiderio di scoprire un dettaglio che riguardi la Signora. Ispirato trova immediatamente quella che si rivelerà essere la Sua camera. E’ una camera ampia e luminosa con un altissimo soffitto a volte, al centro troneggia un grande letto, sul pavimento di legno sono stesi bellissimi tappeti orientali, uno specchio esagerato che copre un intero lato della stanza e dei puff colorati, dei cuscini sparpagliati ovunque, un tavolino in ottone ricamato, dev’essere marocchino come i puff, montagne di libri in terra e sopra un cassettone in legno, non se ne intende ma sarà sicuramente antico. Ma i mobili? Gli armadi? Dove tiene i vestiti? Scorge la porta, che apre una cabina armadi grande come la zona giorno di casa sua, zeppa di vestiti, scarpe, borse, giacche, giacchine, camicie, t-shirts, maglioncini, tutta roba firmata, sicuramente. Si guarda intorno come per paura che possa arrivare qualcuno e comunque avverte una giusta inquietudine, sta facendo qualcosa di molto scorretto, dovrebbe andarsene immediatamente da lì. Esce dalla cabina armadi ma dalla porta sbagliata, entra nel bagno privato di Lei. Non sa resistere. Si avventa sui profumi, annusa deliziato ma non riconosce il suo profumo, forse non le è stato così vicino da sentirlo. “Ora basta, torna al lavoro imbecille!” Ripassando dalla camera nota un particolare che gli era sfuggito, il letto era ancora sfatto e sopra le coperte scintillava alla luce del sole qualcosa di rosso. Si avvicina e lo tocca estasiato. Una morbidissima, scivolosa vestaglia in raso di seta (non che riconosca la pura seta ma non osa immaginare che sia sintetica!) che è una goduria da palpare. Istintivamente se la porta al viso e la strofina sulle guance e affonda il naso ed ecco che riconosce il suo profumo o meglio il suo odore! Ha un fiuto eccezionale. Non c’è profumo, c’è il ricordo del suo corpo, probabilmente la indossa nuda e questo pensiero gli dà un brivido istantaneo. Scuote la testa, va verso la finestra, la spalanca e respira una boccata d’aria fresca. “Va bene! Stop. Al lavoro!” Si immerge totalmente nella sua attività e perde la cognizione del tempo, controlla l’ora : “come mai non è ancora qui? Aveva detto un paio d’ore….è già mezzogiorno! Cosa faccio? Vado via o rimango? E come posso? Lascio tutto aperto? Non mi ha detto nulla….ma sì torna bene…rimango, pilucco due crackers e un po’ di frutta così non perdo tempo ad andare a casa e ritornare” Si sdraia sul pratino davanti alla piscina e si gode il panorama in tutto il suo splendore e silenzio interrotto soltanto dal cinguettare di qualche passerotto a cui getta alcune briciole e si diverte ad osservare la loro reticenza nell’accettarle ma nel contempo non resistono al richiamo del cibo. A braccia incrociate dietro la nuca, si perde nella contemplazione dell’azzurro e si rilassa, chiude gli occhi, vede la Signora arrivare verso di lui con la vestaglia di seta rossa, gli si accavalla sopra il membro indurito , gli sorride elegantemente perversa……. “Oh vedo che ogni tanto si riposa eh? Bene mi fa piacere…..” “Merda è arrivata! Oddio c’ho il cazzo duro che spunta dai pantaloni, speriamo non si accorga! Mi siedo un attimo e tiro su le ginocchia….” “Mi…..mi scusi…..se mi sono permesso ma non vedendola arrivare ho pensato che sarebbe stato meglio rimanere e come vede ho approfittato delle provviste che mi ha lasciato, grazie” “Ha fatto proprio bene! Ma quello era l’aperitivo, col lavoro che fa non si sfamerà certo a crackers e frutta! Venga a vedere cosa ho portato dal mercato, che ne dice di un bel panino con la porchetta? E di un bel bicchiere di vino rosso?” “Dico che sarei stupido a rifiutare!” e per fortuna il cazzo gli si affloscia… “Bene, sistemo un attimo le borse della spesa, lei stia lì, glielo porto io” Dopo pochi minuti lei arriva con un vassoio con sopra i panini, i bicchieri e il fiasco del vino e si siede anche lei disinvolta sul prato, gli porge il panino e poi addenta il suo voracemente. Non parlano. Divorano la loro saporita porchetta emettendo solo dei mugolii di godimento e si sorridono con gli occhi. “Era deliziosa, anche il vino è molto piacevole, grazie ha avuto un pensiero molto carino” “Beh dal momento che l’avrei presa per me ho pensato che magari anche a lei potesse piacere” “Ovviamente, ai muratori non può non piacere la porchetta, un cibo così popolare, al contrario mi meraviglio che la mangino anche le persone di classe” dice con tono un po’ polemico. “Le persone di classe sono quelle che non fanno differenze di classe e non vivono di stereotipi!” alza il bicchiere in segno di brindisi e sorride divertita. Lui contraccambia il sorriso, abbassa la testa e torna al lavoro senza dire altro sicuro di aver fatto una gaffe e di essere stato anche un po’ ingrato. Lei invece non ci fa molto caso, non è la prima volta che qualcuno le fa praticamente un complimento dicendole che non è così snob come potrebbe apparire a prima vista. Nel pomeriggio aspetta il tecnico della piscina così entro sera magari può concedersi anche una nuotata. Per il momento si stende sulla sua sedia e si mette a leggere un libro. Il muratore sta preparando la malta fuori nello spiazzo dietro alla camera e lei riesce a scorgerlo. Lo osserva dare badilate energiche al mucchio di calce e cemento. I bicipiti sempre più gonfi, a testa bassa. Ma ritornando al suo libro non può notare che quella testa di tanto in tanto si gira verso di lei a guardarla di soppiatto, ad osservarle ammirato le lunghe gambe già dorate dal sole che spuntano dagli shorts di lino grezzo per concludere: “nell’inverno andranno alle Maldive…” e mentre è lì che esegue queste rozze operazioni se la raffigura uscire dall’acqua nuda come la Venere di Botticelli, non è completamente ignorante lui, c’è andato in gita agli Uffizi a Firenze quando faceva le medie……. Non riesce a togliersi dalla mente le immagini che si susseguono come ripetuti scatti fotografici di lei in pareo su una spiaggia di talco bianco accecante, selvaggia ma con un tocco di femminilità romantico e seducente: un fiore di ibiscus rosso all’orecchio……bellissima…..come una dea……”sarà il vino che mi fa vaneggiare in questo modo? Figuriamoci ne ho bevuto un bicchiere….no è lei che mi calamita…..non devo guardarla……” La Signora alza lo sguardo dal libro e incrocia quello di lui proprio in quell’istante, con naturalezza lei gli sorride e gli grida da lontano “tutto bene? Non si riposa un po’?” Lui fa un cenno di saluto con il braccio e disegna un ok con le dita della mano. Ma lei si alza e va verso di lui. “Ma fa tutto da solo? Non è massacrante? Non potrebbe avere un aiutante?” “No….preferisco lavorare da solo, gli aiutanti quando hanno finalmente imparato e possono davvero aiutarti se ne vanno a lavorare in proprio o per una ditta!” “Capisco!” “Non si preoccupi, sono abituato e ben allenato, ho fatto boxe per tanti anni…….” “Che nobile sport….antico….atavico direi…..io penso che la boxe sia la quintessenza del genere umano no?” “Mi scusi?” “Scusi lei non volevo metterla sul filosofico ma mi è venuto spontaneo pensare alla boxe come rappresentazione dell’eterna lotta per la sopravvivenza, tutto qui, mi scusi….vado sempre oltre…..lo so è una mia abitudine astrarre sempre i concetti, idealizzare…….. non la disturbo più, la lascio lavorare in pace….” Lui vorrebbe dire qualcosa di intelligente sulla boxe ma quella donna lo mette a disagio, non perché si atteggi a saccente o snob, anzi è cordiale, informale, ha un’eleganza innata, non ostentata, forse proprio per questo lo turba. E’ una donna con la D maiuscola e lui di donne così in vita sua ne ha incontrate poche. La cosa migliore è annuire e starsene zitti al proprio posto. Sicuramente. Lo salva il tecnico della piscina che arriva al momento giusto, velocemente esegue la sua manutenzione e se ne va in neanche un’ora ma giusto il tempo per farla allontanare da lui. “Chissà se inaugura la piscina e riesco ad assistere ad un suo tuffo” si chiede e traccheggia con la malta nella speranza di sbirciarla in costume. Eccola infatti che compare subito con un accappatoio candido aperto, da cui si intravede un costume intero sportivo all’apparenza castigato ma che aderente al suo corpo splendido diventa il più sensuale dei costumi, una seconda pelle, che mette in risalto dei muscoli ben levigati, gambe snelle lunghissime. Lascia cadere l’accappatoio scoprendo delle spalle possenti, da nuotatrice professionista e poi la meraviglia più assoluta, un culo da calendario Playboy che lo fa rimanere a bocca aperta e col fiato sospeso per qualche secondo. “Cazzo!” esclama quasi a voce alta e poi si trattiene “che carrozzeria! E non è di primo pelo la Signora, la quarantina l’ha passata di sicuro….chissà se è tutta naturale, come mamma la fece o se quel corpicino ha conosciuto il bisturi di qualche chirurgo di grido che rimette in sesto le dame dell’alta società….come mi piacerebbe darle una controllatina da vicino……” e il cazzo si rizza di nuovo……gli tira in modo bestiale……ha una voglia che non riesce a controllare, si rimpiatta un po’ ma riesce comunque a scorgerla mentre verga l’acqua della piscina con potenti bracciate, incomincia a strusciarselo, e poi a menarselo vigorosamente, per liberarsi da quella eccitante tortura, e annaffia la malta con un fiotto di sperma, soddisfatto dall’idea di lasciare una parte di sé murata in quella casa e si ricompone rapidamente. Lei fa capolino da un bordo della piscina, vi si aggrappa e allunga il capo verso di lui e lo vede lì in piedi, inebetito a fissarla. Si scambiano un lungo indescrivibile sguardo che cela tutto e niente : sbigottimento? Incredulità? Imbarazzo? Sorpresa? Fastidio? Piacere? Desiderio? Poi lei riprende a nuotare e lui sistema la sua roba e se ne va. Quella notte, a loro insaputa, elaborano praticamente lo stesso sogno. Lei ciondola da una spalla del muratore, l’ha caricata sulla spalla come un sacco di cemento, cosa che aveva desiderato appena l’aveva visto caricare quei sacchi, la impugna per il culo, la tiene salda e poi la scaraventa in piscina, si tuffa e la monta come un toro inferocito aggrappato ai bordi e lei che trottola sopra di lui e gli stringe le braccia al collo e poi molla la presa, si immerge, cerca con la bocca il cazzo enorme, se lo succhia e lo pompa in apnea e di nuovo riemerge e ritrottola mostrandogli questa volta il suo mitico posteriore, al quale lui non resiste, cerca il pertugio e scivola dentro aiutato dall’acqua e dalla totale apertura e rilassatezza della sua sirena. Teme di farle male ma la delicata ballerina acquatica lo vuole, spinge le sue giottesche chiappe sempre più su ad indicare che ne vuole ancora, ancora e allora lui glielo sbatte dentro fino in fondo, la colpisce come lei inequivocabilmente gli indica finchè la vede contorcersi in smorfie di dolore-piacere che le fanno girare il capo verso di lui e fulminarlo con uno sguardo porco-perverso che lo eccita ancora di più ed è un crescendo continuo fino all’esplosione finale, lei reclina il capo all’indietro spalanca la bocca come ad urlare tutto il suo godimento ma non esce un suono, e pure lui esplode in un orgasmo fragoroso ma paradossalmente al silenziatore. Il silenzio del sogno. Lui, mentre lei nuota tranquilla nella sua piscina, si tuffa e le piomba addosso col cazzo ritto, senza tanti preliminari, la blocca, la cinge con le sue braccione muscolose, glielo appoggia sulla pancia, glielo preme sulla fica, lei incredula e sorpresa non riesce a realizzare, si dimena con gambe e braccia, si toglie gli occhialini, si stropiccia gli occhi, si trova di fronte il muso del muratore che gli sta premendo contro il suo cazzo durissimo? Come osa questo maiale? Vieni qui porca, lo so che lo vuoi….non fare la scontrosa….non si rifiuta un cazzo così, ho rifiutato la porchetta io? Ecco ora tu ti pappi questo sfilatino, questa salsiccia…….No…..No…..No……ma il costume è già sparito, strappato dall’irruento muratore e il cazzo si infila dentro l’aristocratica fica senza tanti indugi, dritto alla meta, come un siluro. Ah…non lo volevi eh? Senti come se lo inghiotte questa golosona……quelle d’alto bordo sono le più maiale…..fanno le sostenute per farli arrapare a bestia i maschi, così si fanno sbattere come vogliono…così? Ti piace se ti sbatto così? Non parli eh? Non dici niente? Lo so che godi, senti bene…fino in fondo….tieni…così……ah……vengo…..vengo….dai piccola muoviti dai…..voglio sentirti urlare…vieni dai…….e finalmente lei sorride lasciva e tradisce il suo godimento. In silenzio. L’indomani quando lui arriva, si salutano a testa bassa, e distolgono immediatamente lo sguardo come per paura che possa trapelare qualche segno delle proprie reciproche fantasie notturne. Entrambi hanno un atteggiamento consapevole, colpevole, mesto ma non sanno che è dovuto allo stesso motivo. Il muratore inizia la piastrellatura del bagno, lei si affaccenda alle sue abituali mansioni rimanendo distanti e in silenzio per ore, ognuno assorto nel proprio lavoro e nei propri pensieri. All’ora di pranzo lui non si affaccia nemmeno, lei non ha fame e non si accorge del tempo che passa. La giornata è molto ventosa, non può stare in giardino e si mette al computer a scrivere, una controllata alla posta, una sbirciatina al messenger casomai ci fosse qualche amica che si annoia in ufficio e avesse voglia di chattare un po’ con lei, non trova nessuno, decide di riprendere un racconto appena abbozzato, sente che è la giornata ideale per scrivere e ci si mette d’impegno. Infastidita dal rumore proveniente dalla camera, nel pomeriggio decide di dare un’occhiata: “Come procede? Posso curiosare?” “Come no!? Venga pure” “Bene….direi che sta venendo proprio carino” “Potessi averla io una camera così spaziosa con il bagno attiguo” “Beh effettivamente come camera per gli ospiti è esagerata ma dal momento che lo spazio c’è, sfruttiamolo no?” “E io sono a sua disposizione per soddisfare ogni suo ordine, Madame” lo dice in modo lezioso e subito si pente temendo che lei lo possa interpretare come uno sfacciato invito, quale in realtà è. “Sicuramente la chiamerò ogni volta che avrò bisogno di un suo intervento dal momento che è proprio preciso e veloce come mi aveva assicurato il geometra” ribatte lei fingendo di non aver colto il significato recondito di quella frase ma stampandogli un sorrisetto ironico come a dire “ho capito quello che intendi ragazzaccio”. “La ringrazio per il complimento, sono contento che sia soddisfatta del lavoro” insiste lui stucchevole, incapace di trattenersi. A questo punto lei decide che bisogna dargli un taglio e lo schernisce un po’ a carognetta: “Aspetti un po’….non è mica finito! Lo dirò ad opera completata se sarò soddisfatta” “Allora mi impegno particolarmente” e sorride divertito. “Le va una birretta fresca?”: lo prende alla sprovvista. “Perché no ma solo se mi fa compagnia” : non molla…..sente che è un momento da sfruttare e non se lo vuole perdere per niente al mondo. “Naturalmente! Chiara o scura?” “Rigorosamente chiara anzi bionda….grazie” e vorrebbe aggiungere “come te” e si scrolla di dosso un po’ di polvere, si sciacqua le mani e pregusta sia la birra che l’ostessa “Venga in cucina” gli urla lei da lontano. E l’inevitabile pensiero di lui: “Verrei ovunque cara eccome se verrei, soprattutto dentro di te” ma cerca di frenare la propria eccitazione, concentratissimo a non sbagliare un colpo. “Ma….mi dica un po’….se posso essere curiosa….come mai ha lasciato la boxe?” gli chiede porgendogli una bottiglia di birra. “Sa…dopo anni di sacrifici e pochi risultati, uno è consapevole dei propri limiti e quindi è inutile insistere” e si rinfresca con una lunga sorsata direttamente dalla bottiglia “Se intende il raggiungimento del successo, la carriera professionista sono d’accordo ma perché non ha continuato anche a livello amatoriale?” “Perché di qualcosa bisogna vivere e con questo lavoro non posso certo fare anche la boxe la sera!!” “Ah certo ha ragione, scusi le ho fatto una domanda sciocca……vuole un’altra birra?” “Lei vuol farmi smettere di lavorare!!!!” “Ormai sono quasi le cinque può anche staccare un po’ prima no? Tanto ho visto che ormai siamo a buon punto altrimenti mi finisce il lavoro in anticipo, mai successo con nessuno!!!” dicendo questo mentre stappa la bottiglia, questa le scivola e col cavatappi si ferisce la mano emettendo un gridolino alla vista del sangue. Lui scatta immediatamente e le si avvicina prendendole la mano per ispezionarla : “S’è fatta molto male? Faccia un po’ vedere? Mettiamola subito sotto l’acqua fredda…..” e la prende per la mano e la trascina letteralmente verso l’acquaio. L’acqua ripulisce la mano dal sangue che nonostante il piccolissimo taglio al dito indice, sgorga abbondantemente, il getto gelato le procura sollievo e se ne sta lì immobile col braccio teso e la mano sorretta da lui sotto l’acqua che scorre. Sorride timidamente e anche lui ricambia il sorriso e non resiste all’impulso di accarezzarle il viso ancora bianco per lo spavento, le è ormai vicinissimo, sente lo stesso odore della vestaglia rossa, ma non è arrapato come l’altra volta, si sente pervadere da un sentimento dolcissimo, come ad abbracciarla a coccolarla per ore. Senza più riflettere ormai, segue il suo istinto, la cinge alla vita, l’avvicina a sé e poi le ritira il braccio dall’acqua e si porta la mano alla bocca e inizia a succhiarle il dito continuando a guardarla dritta negli occhi godendosi ogni singola reazione del suo volto, senza lanciarle sfide, sguardi ammiccanti o altro, semplicemente l’osserva curioso. Lo spavento, l’emozione, la sorpresa la fanno sussultare, non ha tempo di riflettere e forse non è necessario, il brivido provocato dalla sua bocca mentre succhia il dito ferito l’inebria e la stuzzica al punto da desiderare che non molli mai la presa anzi che continui, che se le infili tutte le sue dita in bocca, che le lecchi, le mordicchi la mano che la fa uscire di tesa e poi che salga su lungo il braccio fino ad arrivare alle spalle e al collo a farla impazzire di desiderio. E mentre queste immagini corrono nella sua mente in un baleno , ormai ha deciso di sciogliere gli ormeggi, è tra le sue braccia, quelle braccia muscolose che ha desiderato l’alzassero come i sacchi di cemento, quelle braccione che hanno dato pugni a sacchi pieni di sabbia, ora diventano la più delicata delle morse, dolcezza e potenza insieme al cui pensiero emette un sospiro, prende coraggio, gli offre l’altra mano e le altre dita da succhiare mentre assapora l’odore di lui, odore maschio, odore di pelle umida di sudore, intenso, penetrante, afrodisiaco. Diligentemente lui le passa in rassegna tutte, intuisce e asseconda il suo desiderio, le mordicchia i bordi delle mani, le braccia, le spalle, il collo e lei geme sotto questi eccitanti baci, rovescia all’indietro il capo, persa totalmente nelle sue braccia ma a questo punto lui l’afferra con decisione per la nuca e la porta in avanti, verso di lui a due millimetri dalle sue labbra, lei ha già la bocca socchiusa in fremente attesa di un bacio, lui la trattiene così per un tempo che a lei pare lunghissimo, e con gli occhi lo supplica di placare la sua sete, di baciarla come nessuno ha fatto mai. Lui estrae la sua lingua e la passa sulle labbra di lei, la lecca agli angoli della bocca, la ritrae e si gode l’attesa mentre le si preme addosso con tutto il corpo, vuole farle sentire la sua voglia, grossa, dura, palpitante. Al contatto con il membro del possente muratore lei non riesce a trattenere un “Ooooohhhhh” di piacere. A questo punto lui la bacia, un bacio profondo, immenso, lunghissimo e continua a tenerla avvinghiata stretta a lui continuando a strusciarle addosso il cazzo, roteando il bacino, dandole dei colpettini in avanti che lei accetta, vuole….lo vuole…..inebriata dai suoi effluvi. Sì la sua fica sta impazzendo di desiderio, desiderio irrefrenabile, incontrollabile, totale. Si stacca a sorpresa da lui indicandogli di stare indietro ansimando per il piacere e la paura che una tale situazione le provoca ma è troppo eccitata per pensare. Gli sfila la maglietta e finalmente libera quei pettorali michelangioleschi che si trattiene dal toccare, per il momento, gli sbottona i pantaloni e gli fa cenno di continuare da sé a toglierseli. Lui esegue. Lo osserva da lontano come si osservano le statue nei musei, gli gira intorno con occhio critico. Dalle mutande spunta una protuberanza di notevoli dimensioni. Lo cinge da dietro, lo sfiora sensualmente ovunque dalle spalle, lungo la schiena, lungo le cosce fino ai talloni, poi risale si sofferma su quelle natiche marmoree contro le quali calca addosso il pube e gli preme contemporaneamente le sue morbide tette contro la schiena, allunga le mani a cercare la sua forte verga e inizia ad accarezzarlo da sopra la stoffa delle mutande che la eccita tantissimo, lui a sua volta l’afferra per le natiche all’indietro e la schiaccia ancora più forte contro le sue. Si stanno torturando a vicenda, fanno crescere un desiderio smisurato, sono in perfetta sintonia, intuiscono i reciproci desideri, si sentono perfettamente a loro agio, non vi è ombra di timore, di pudore, c’è totale abbandono, naturale impulso a godere il più possibile. Non dicono una parola, come nel sogno. Lei abbandona la piacevole morsa, lo prende per un braccio e lo porta fuori. Si dirige verso la piscina. E lì danno vita al sogno, in tutte le sue varianti e oltre. Lui si spoglia completamente e si lascia ammirare in tutta la sua virilità e potenza alla luce smorzata del tramonto, e le ordina con lo sguardo di spogliarsi a sua volta. Lei con gli occhi fissi a quell’arma tesa e pronta a colpirla, si slaccia l’abitino dalle spalle e lo lascia scivolare giù fino ai piedi liberando il suo bellissimo corpo che lui aveva già spiato. Si sdraia invitante sulla chaise longue, lui la segue, la monta delicatamente, le sfila il reggiseno e libera quelle splendide, morbide tette, le succhia i capezzoli, le lecca facendo dei cerchi tutt’intorno, li mordicchia, vorrebbe serrare più forte ma teme di farle male invece lei lo invita a stringere, a torturarla che le scariche elettriche si diffondono istantanee alla fica affamata. La sfiora ovunque, indugia sulle cosce, all’interno, si avvicino alla sua fica pulsante, la cerca, la sfiora esternamente, la sfrega col palmo della mano, la preme, sente le sue pulsazioni, lo vuole dentro di sé. Ma prima lui preferisce gustarsela un po’con la bocca. Le sfila il tanga, si china a baciarla, le lecca le labbra, gliele apre leggermente, cerca il clitoride teso dal desiderio, lo mordicchia e poi lo struscia e lo lecca e lei geme di piacere, ancheggia smaniosa, spinge in avanti il pube a schiacciargli la fica contro il muso, vuole sentirlo, forte, duro, dentro. E lui finalmente l’accontenta, infila la fessura bagnatissima, glielo spinge dentro veloce, forte come lei desidera, la colpisce ripetutamente, lei spalanca le sue lunghissime gambe come ad invitarlo ad adandare sempre più in fondo, e lui pompa ritmicamente godendosi quella fica completamente aperta tutta per lui. Le afferra le gambe, le porta su verticalmente tenendole per le caviglie, le fa ruotare leggermente da un lato e dall’altro manovrando le gambe come il timone di una barca col perno infilato in un ingranaggio lubrificatissimo e caldo, trova un’ angolazione che a lei sembra piacere ancora di più tanto ansima e geme senza alcun freno. Lei di nuovo gli offre le dita da succhiare che durante l’amplesso le aumentano il piacere e da sola si strizza i capezzoli e si palpa le tette, gli mette le mani sulle natiche e avverte la tensione dei muscoli mentre spingono dentro di lei. Poi lui la ribalta a quattro zampe e la pompa da dietro ancor più violentemente e mentre lui affonda lei si sfrega il clitoride e sente giungere alcune saette di piacere che vanno in crescendo e poi non resiste, aumenta lo sfregamento, lo incita a serrare il ritmo, sente sopraggiungere un orgasmo fantastico, montare lentamente e sempre più vicino, sempre più forte, sempre più forte, così….di più….ancora…..sì…..sì….eccolo…..esplode……gode, urla….sì urla fortissimo……e lui la segue immediatamente e si libera della voglia di lei inondandole la fica con una sborrata colossale emettendo un profondo rantolo di godimento, impugnandole e strizzandole quelle chiappe fantastiche. Poi si buttano nudi nella piscina e lì veramente materializzano le loro visioni notturne galleggiando e annaspando nell’acqua. Non ancora sazi, lui la prende elegantemente fra le braccia e la trasporta fino alla sua camera, tutti e due gocciolanti, la butta sul suo letto, la vuole scopare là sopra. Lei capisce che lui era già stato in quella stanza dalla sicurezza con cui vi si dirige e non le dispiace affatto scoprire che lui l’aveva spiata e che covava quella voglia da alcuni giorni. La vestaglia di raso rossa era appoggiata sul cassettone di legno, lui la raccoglie e gliela infila e poi prende ad accarezzarle sensualmente tutto il corpo da sopra il tessuto lucido e scivoloso, che si appiccica al corpo ancora bagnato. Lei si gode la scena riflessa nel grande specchio della parete frontale e si vede in ginocchio sopra al letto con la sua vestaglia preferita da cui spunta il capo nerissimo del suo sconosciuto amante che le divora letteralmente passera e tette con una voracità cannibalesca e lei si gusta quegli spasimi di piacere smisurato, e poi, spinta da un desiderio fortissimo lo stende sul letto e lo cavalca selvaggiamente ritmando a proprio volere, dosando le spinte, contraendo i muscoli pelvici intorno a quel meraviglioso membro che affonda fiero dentro di lei, si trattiene, esce, gioca con la cappella, dentro e fuori, esegue dei cerchi, lui mugola di piacere e la impugna per il culo, la incita, lei si preme contro il pube di lui e strofina all’impazzata il suo campanellino orgasmico ed esplode di nuovo, ancora……ancora…..sì…….sempre più forte, arriva al cuore, al cervello, le annebbia la vista, è un paradiso. Lui non ancora totalmente appagato, la alza con le sue potenti braccia la ribalta sul letto le salta sopra e dopo un paio di affondi, ecco che finalmente ache lui sembra giungere alla meta, pronto a godersi il premio finale ma…..si ritrae…..sembra indugiare, lei quasi non capisce ma poi si gode la fontana di sperma che lui le getta addosso, sulla pancia, fra le tette e lei per confermargli l’apprezzamento di una tale conclusione, ci infila le dita, ci gioca, se lo spalma tutto addosso e poi se le lecca con gusto. E ridono entrambi felici ed appagati continuando a rimanere in silenzio, a scambiarsi solo sguardi. Il primo ad addormentarsi è lui….è notte ormai…..e lei lo guarda dormire, senza pensieri, la sua mente è libera, è solo pace ovunque, nel corpo e nello spirito. E si addormenta pure lei. La mattina successiva al suo risveglio, lui non è più lì nel letto, guarda l’orologio: “ le dieci! Mio Dio ma oggi doveva venire l’idraulico!”……si infila una maglietta e scalza fionda giù per le scale quando sente un chiacchierio sommesso. Spia dal buco della serratura dentro la camera in costruzione. Lui è lì insieme all’idraulico. “gli avrà aperto lui? Cosa gli avrà inventato? Ma niente….semplicemente che lui era già arrivato prima….certo! Allora mi preparo con calma, anzi se non mi faccio vedere è meglio” Esce a fare delle commissioni, lascia un biglietto avvisandoli che non sarebbe tornata fino a sera. Non ha niente di preciso da fare o da comprare ma ha bisogno di uscire. Andrà al mare, sì, una bella passeggiata sulla spiaggia. Passeggia per chilometri, poi stanca si ferma in un piccolo bar dove fervono i preparativi per la stagione balneare incombente, chiede se si può mangiare qualcosa, loro rispondono che non sono ancora molto forniti ma se si accontenta di una focaccina mozzarella e pomodoro gliela preparano in un minuto. “Perfetto” dice lei “e una birra, grazie” e ripensa alla birra galeotta e senza alcun imbarazzo ripercorre le immagini delle loro performance notturne. Di nuovo un senso di pace infinita. Nessuno scrupolo, rimorso, ripensamento, nessun pensiero, niente. E’ felice. L’inquietudine che la disturbava negli ultimi tempi è svanita completamente. E’ bastata una scorpacciata di sesso? Forse…..non le interessa interrogarsi oltre…..è felice, guarda il mare, addenta la sua focaccina e si beve una fresca birra chiara. I piccoli grandi piaceri della vita. Poi si immerge nella lettura di un libro e rimane in quel bar sulla spiaggia fino al tramonto che non si lascia scappare e che ammira in tutta la sua magnificenza. Rientra alla villa. Lui sta caricando il furgone. Si affaccia alla camera e ispeziona il lavoro. L’esecuzione è ammirevole. E’ soddisfatta. Prepara il libretto degli assegni. Il conto è appoggiato sul tavolo della cucina, legge la cifra, riempie l’assegno e lo chiude in una busta. Poi esce e si avvicina al furgone, solo in quel momento lui si accorge della sua presenza, la guarda con occhi dolcissimi, abbozza un sorriso. “Il lavoro è finito Signora, ora può dirsi soddisfatta?” “Decisamente sì. Questo è per lei e mille grazie” e gli allunga la busta. “Allora quando ha bisogno sa dove trovarmi, è stato un piacere lavorare per lei Signora” “Mi chiamo Margherita” “E io Angelo” Si scambiano un ultimo sorriso: “Grazie Angelo. Arrivederci” “Arrivederci Margherita” Lo osserva montare sul furgone e lo segue con lo sguardo mentre ripercorre il viale fino al cancello in fondo alla discesa e non le sfugge che lui sta facendo altrettanto sbirciandola dallo specchietto retrovisore. Si volta, rientra in casa sospirando appagata: “Bene! Anche questa è fatta, camera e bagno pronti! Ora devo chiamare la donna delle pulizie, completare l’arredamento, sollecitare il giardiniere, e organizzare finalmente la prima festa della stagione…..o meglio….la seconda…..” e sorride maliziosa per il suo bellissimo segreto. |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Amanti2006 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 26/11/2006 23:52:59 | |
Giudizio personale: | Molto ben scritto e....decisamente eccitante !!! | |
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Autore: | Juan01 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 12/02/2006 17:57:40 | |
Giudizio personale: | veramente ben scritto, lettura molto scorrevole e piacevole | |
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