i racconti erotici di desiderya |
Il racconto di una slave ubbidiente |
E’ tardi, mi sto per preparare per andare a riposare, la preparazione non è lunga ma va comunque eseguita alla lettera, se solo dovessi saltare un passaggio e tu lo venissi a sapere la punizione sarebbe terribile.
Suona il cellulare, con sorpresa vedo il tuo numero, non sei solito chiamare a quest’ora della notte. Rispondo e tu con voce perentoria mi ordini di trovarmi domani alle 11 al casello di Bergamo. Aggiungi di non dimenticarmi nulla altrimenti la punizione la ricorderò per molto tempo. Riagganci il telefono senza neanche salutarmi. Agitata e con un’eccitazione che solo tu sai procurarmi inizio a preparare tutti gli strumenti che tu ami utilizzare sul mio corpo. Lavo e disinfetto i plug tutti di misura e diametro diversi, ti sei sempre divertito a vedere i miei orefizi sempre più dilatati. Lucido ad una ad una le piccole pinze che tu sapientemente sai disporre sul mio corpo. Preparo la frusta, non potresti mai perdonarmi la mancanza della tua fedele amica. Bene tutto è pronto, anche io sono pronta per potermi coricare e dormire, la pulizia interna con acqua e sapone è stata fatta e la depilazione giornaliera eseguita. Aggancio le catenelle alle caviglie e ai polsi, mi avvicino al letto dalla cui testata scendono delle lunghe catene da agganciare ai polsi e alle caviglia, da quando ti conosco mi obblighi a dormire incatenata, come segno di appartenenza a te mio signore. Prendo dal cassetto del comodino i plug della notte, sono leggermente più larghi di quelli che mi fai indossare di giorno perchè la notte mi vuoi in costante eccitamento. Posso spegnere la luce, sono pronta per dormire. La notte passa come al solito agitata, tra mille pensieri e fantasie, nella speranza che la sveglia non tardi a suonare. Sono ansiosa di vederti, di lasciarmi guidare al piacere dalle tue mani sapienti che sanno perfettamente quale tasto toccare per procurarmi piacere o dolore a secondo delle tue voglie. L’alba arriva, sono fuori misura eccitata, finalmente è quasi ora di partire, mi alzo mi infilo sotto la doccia per darmi una rinfrescata, devo essere perfetta al tuo cospetto signore. Mi vesto come piace a te, gonna al ginocchio, camicetta con bottoni davanti, calze con reggicalze, niente intimo e scarpe col tacco alto…tocco finale il plug in figa, tolto quello della notte infilato quello da “giorno”. Carico le valigie sull’auto, sono le 9 è ora di partire, non posso rischiare di arrivare tardi. Sarò puntuale come sempre, non voglio far aspettare il mio padrone e alle 11 sono li in attesa di te. Ti vedo arrivare, il mio cuore, quando incrocio il tuo sguardo, ha un sussulto nel vuoto, si non hai mai smesso di farmi questo effetto! Mi ordini di parcheggiare l’auto, mi aiuti a mettere le valigie nella tua e mi fai sedere nel sedile affianco al tuo, facendomi alzare la gonna, vuoi che la mia pelle sia a contatto con la pelle dei tuoi sedili. Mi ordini di assumere la postura di rito, gambe divaricate, in punta di piedi e mani sotto le cosce. Ti avvici a me e controlli che tutto sia in ordine, non ti dimentichi mai di controllare, anche se non hai mai trovato nulla fuori posto. Mi premi come sei solito fare, con un dolce e profondo bacio e nel contempo avvicini ai miei occhi una sciarpa nera. Non vuoi farmi capire dove mi porterai, questo accresce ancora di più la mia eccitazione! Partiamo e mi chiedi di rimanere per tutto il viaggio con la testa appoggiata al cruscotto dell’auto. Non so quante ore passano, i miei pensieri volano alti e la mia eccitazione cresce con loro. Ad un certo punto mi dici - Siamo quasi arrivati- e sento la macchina deviare su una stradina sterrata, una stradina di campagna. Fermi l’auto, non ti sento scendere ma sento la mia portiera aprirsi, due mani mi afferrano e mi fanno scendere, io sono spaventata, non so dove sei e inizio a chiamarti a voce alta, mi prende un po’ di panico, ti avvicini e dolcemente mi sussurri ad un orecchio -sono qui sciocchina-. Non so più se le mani che mi stanno toccando sono le tue o quelle di qualcun’altro e questo accresce la mia tensione ed eccitazione. Mi rendo conte che è talmente tanta la mia eccitazione che nonostante il plug in figa sento i miei umori scivolare lenti sulle mie gambe, sento l’umido sulle calze e sento l’odore acre e forte di sesso violare le mie narici, per un attimo arrossisco per la vergogna! Mi spingi all’interno di un edificio, sotto i miei piedi sento un pavimento di legno, mi domando dove sono, un casolare, una stalla o una baita? Ad un tratto l’odore e il rumore scoppiettante di un fuoco acceso, ne sento il calore baciare il mio viso, l’atmosfera si fa calda e accogliente fino a farmi rilassare. Percepisci questo e con fare perentorio mi prendi per i capelli tirandomi la testa indietro, mi baci e mi sussurri - Non rilassarti troppo quello che sta per succerderti non sarà certamente piacevole- Mi togli la benda, l’ambiente è buio, l’hai creato tu così perchè sapevi che togliendomi la benda una forte luce mi avrebbe dato fastidio, poco alla volta mi abiuto e inizio a vedere cosa mi circonda. Catene che pendono dal soffitto, cavalletti, anelli ai muri, anelli al pavimento, gabbie e botole al pavimento. Guardi divertito il mio sguardo sorpreso, penso tra me, questo è il paese delle meraviglie. Dolcemente inizi a spogliarmi, lasci scivolare a terra la gonna prima di sbottonare ad uno ad uno i bottoni della camicia. Lasci i miei vestiti a terra, incurante del fatto che sono gli unici che ho, li dovrò indossare per il ritorno ma la cosa a te non interessa molto. Mi spingi obbligandomi a spostarmi di qualche metro, posizionandomi davanti a due anelli conficcati nel pavimento. Mi prendi le mani e con forza mi fai abbassare fino a toccare per terra, mi fai passare una catena ai polsi e con un moschettone lo agganci agli anelli del pavimento. Mi obblighi a stendermi a pancia in su e stessa cosa fai con le caviglie, mi ritrovo a terra immobilizzata con braccia e gambe aperte. Mi accorgo solo ora che sotto il mio sedere non c’è il legno ma una grata, mi domando a che serve e mi rispondo -forse solo per farmi stare scomoda, accidenti molto scomoda-. Mi guardi i tuoi occhi scrutano ogni cm del mio corpo e con dolcezza mi dici - Mi piaci, così sei molto sexy-, io timidamente ti ringrazio. Ad un tratto guardi l’orologio e con fare sornione annunci che è ora di cena,- Io esco vado a cena, tu non ti muovere e aspettami-. -Spiritoso- rispondo, la mia risposta non è molto gradita da te (o forse è solo un pretesto per giustificare quello che stai per farmi) e mi dici -sicuramente tra poco penserai molto intensamente a me anche se non ti sarò molto vicino- Ti avvicini, mi sfili il plug dalla figa, ti allontani e torni dopo poco sempre con lo stesso plug in mano. Me lo rimetti e mi chiedi -Tutto bene? senti nulla?- Inizio a sudare freddo, in un attimo capisco che hai cosparso il plug di peperoncino, Sei proprio un fetente! Mi saluti con un bacio ed esci, io rimango li immobile con la figa in fiamme, vorrei soffiarci sopra, lavarmi, togliermi quel tormento ma non posso fare nulla, sono inerme, posso solo aspettare il tuo ritorno sperando che tu non ti faccia aspettare troppo. Passano due ore, sento i tuoi passi, finalmente sei tornato. Mi trovi quasi con le lacrime agli occhi, mi guardi severo e mi dici -Hai qualcosa da dirmi?- -Si signore, la prego prometto di non risponderle più in modo irriverente, ma mi tolga questo tormento la prego!- Ridi contento, ti piace sentirmi supplicare -Si va bene può bastare per ora!- Esci dalla mia visuale e torni con una canna dell’acqua in mano -Adesso ti tolgo il plug e ti lavo contenta?- -Si signore grazie- Grazie un corno, in un attimo mi sento addosso un getto d’acqua gelido, sembrano tanti ghiaccioli che tagliano la mia pelle. Ora capisco a cosa serviva la grata, da li scola l’acqua che mi stai buttando addosso. -Sta passando il bruciore schiava?- -Si signore in conpenso ho moltissimo freddo la prego basta- Chiudi l’acqua, ti avvicini a me con un accappatoio e mi fai coprire, mi abbracci per frizonarmi ed asciugarmi bene, sei dolce mi piace quando ti prendi cura di me. Finalmente mi sleghi da quella posizione scomoda, mi fai alzare in piedi sorreggendomi, hai paura che mi prenda qualche capogiro, a volte sai quasi essere materno. Mi porti in cucina, mi fai sedere a tavola e mi fai mangiare. Mi leghi le braccia dietro la schiena, mi rimetti la benda. Sento poggiare un piatto al tavolo, ti chiedo cosa mi farai mangiare, non vuoi dirmelo -Devi fidarti di me, apri la bocca e fatti imboccare- Da brava bambina apro la bocca e prendo il primo boccone, strana sensazione, è molle, freddo, a si ora capisco, è gelatina di frutta, buona grazie avevo bisogno di un po’ di zuccheri! Andiamo avanti così passando tra varie portate, tutte scombinate fra loro, dolce, salato, ancora dolce, frutta ma che menù strano. Finita la cena mi proponi di andare a fare un passeggiata sotto le stelle - E’ davvero una serata bellissima, tutta stelle!- Mi metti sulle spalle un mantello, prendi un sacchetto e usciamo. Hai ragione, la serata è splendida, illuminata da una luna bellissima, se non fossi il mio padrone quasi penserei ad una serata romantica. Mi fai segno di avvicinarmi ad un albero, ti guardo perplessa, ma cosa avrà in mente? Dal sacchetto che hai in mano tiri fuori una fune, mi prendi le mani e mi leghi con la pancia contro il tronco dell’albero. Mi strappi il mantello e lasci la mia schiena completamente nuda, dal sacchetto tiri fuori il gatto a nove code e inizi piano piano a colpire la mia pelle. Sono abituata ai tuoi colpi, oramai li conosco, so che andrai in crescendo e so che riuscirò a sopportarli senza fiatare, una cosa non so, che tu stasera dopo il gatto userai un ramoscello di nocciolo. Flessibile e inflessibile. Inizi a colpirmi col ramo, non me lo aspetto, dalla mia bocca esce un lamento strozzato, ma che succede? cos’è questa novità? Non lo sopporto il dolore è veramente forte, la mia pelle inizia a striarsi di rosso, sento un bruciore diffuso su tutta la schiena, le natiche si contraggono anche quando non le colpisci, mi stai facendo male, inizio a urlare e a supplicarti di smettere, tu imperterrito vai avanti e più tu vai avanti più io sento la mia figa sgocciolare. Signore fai che non si accorga della mia eccitazione se no iniziare a colpire anche in mezzo alle gambe. Preghiera inutile, ti avvicini a me e mi accarezzi in mezzo alle gambe, ma perchè proprio li? Senti i miei umori infradiciare la tua mano, con un colpo di bacchetta mi fai capire che devo aprire le gambe -Spalancale bene perchè adesso devo punire la tua voglia di sesso, senti che odore esce da li!- Con il gatto inizia a picchiare sempre più forte sulla mia passera, non posso fare nulla, non posso chiudere le gambe, non posso scappare. -Conta i colpi che ti do, così non pensi al dolore-. Arrivi a darmi 50 colpi di gatto sulla passera, sono sfinita, ma eccitata allo stesso tempo. Con la figa dolorante mi obblighi a sdraiarmi a terra sopra il mantello - Adesso è arrivato il mio momento non credi?- Ti metti sopra di me, con dolcezza ti fai strada nella mia intimità, mi prendi e mi possiedi con la dolcezza di un amante, ma forse in fin dei conti lo sei anche un amante! Non risparmi nessuno dei miei buchi, vuoi godere del mio corpo, vuoi vedermi adesso contorcere di piacere, perchè sai che questa notte mi farai ancora contorcere di dolore. Le sensazioni che mi dai quando fai l’amore con me sono uniche, essere innamorate del proprio padrone è davvero una cosa unica al mondo. Mi allunghi una mano per aiutarmi ad alzarmi, raccogli il mantello e lo riadagi con gentilezza sulle mie spalle, ti sei accorto anche tu che la mia pelle è percorsa da un brivido di freddo. Mi guardi dritto negli occhi e mi proponi di fare ancora quattro passi insieme, poni una piccola pinza su ognuno dei miei due capezzoli, passi una corda nell’occhiello di cui le pinze sono provviste e usi il tutto come un guinzaglio. Mi porti verso una stradina sterrata, in salita e tutta ricoperta di piccoli sassolini appuntiti, cammini a passo veloce, tu hai le scarpe…io no! Dopo pochi passi sento le piante dei piedi doloranti e affaticate, sento le punte dei sassolini penetrare attraverso la pelle fine e sensibile dei miei piedi. Cerco di rallentare il passo ma tu hai i miei capezzoli nelle tue mani e con uno strattone alla corda e senza proferire parola mi fai capire che devo accellerare il passo. Passano una decina di minuti al che ti fermi, ti giri verso di me, mi fai cenno di avvicinarmi e mi dici -Alza un piede fammi vedere- -si signore- e obbediente alzo uno dei due piedi, quello che rimane a contatto dei sassolini preme sempre più dolorante. -Si va bene può bastare così- sentenzi serioso. Mi porti verso casa, entriamo e mi fai cenno di avvicinarmi al muro, mi fai sedere sopra una sedia, agganci due catene ai polsi e un collare al collo, con un moschettone fissi il tutto a degli anelli al muro. -Alza il culo- Io mi alzo di qualche millimetro giusto per darti la possibilità di sfilarmi la sedia da sotto. Mi ritrovo in una posizione alquanto scomoda, non posso ne alzarmi, la catena è troppo corta, ne sedermi onde evitare di finire impiccata. -Aspettami qui vado a farmi una doccia e a prepararti un catino per lavarti qui piedi luridi- Mi lasci così per un’eternità, io arrivo a maledirmi di non aver mai fatto palestra, a quest’ora con un buon allenamento non mi sarei ritrovata coi crampi alle gambe. Come al solito arrivo a supplicarti di slegarmi, non ce la faccio più, i muscoli sono infiammati per lo sforzo e i crampi la fanno da padrone. Mi sleghi dandomi della pappamolla e con una pacca sul culo mi accompagni in bagno. -Lì c’è una bacinella piena d’acqua immergici i piedi e lavati- mi dici Mi siedo accanto alla bacinella, immergo i piedi e scopro con sorpresa che hai preparato una soluzione quasi satura di sale. -Bruciano i tagli, a contatto col sale bruciano- Mi ordini di tacere e di lasciarli a mollo per qualche minuto -Dobbiamo disinfettare i tagli e lo sai, non puoi rischiare di prendere qualche malattia- mi dici schioccandomi un bacio sulla fronte. Mi obblighi a tenerli a bagno per più di 10 minuti, trattengo a stento le lacrime, il bruciore col passare dei minuti si fa sempre più intenso. Ti avvicini a me con un asciugamano, lo stendi di fianco alla bacinella e mi fai segno di asciugarmi. Mi neghi la possibilità di sciacquarli, nonstante li asciughi il bruciore, anche se più attenuato, è sempre presente. Ti sento lavorare nell’altra stanza, mi chiami, ordinandomi di raggiungerti camminando a 4 zampe. Arrivo davanti a te e mi obblighi ad alzarmi tirando la corda attaccata ai capezzoli. Appena mi alzo noto che in mezzo alla stanza c’è un cavalletto -Salici sopra, forza- sempre tirando quella maledetta corda. Onde evitare di sentire gli strattoni al seno mi arrampico sul cavalletto, le tue mani tengono le labbra della figa ben aperta, vuoi che il cavalletto entri bene nel mio sesso. Fai passare la corda del seno all’interno di un anello del soffitto e all’estremità della corda libera attacchi un piccolo piatto da bilancia dove vai a posizionare dei pesi, il tutto con il risultato di ritrovarmi coi capezzoli oscenamenti tirati. Con un tocco leggero sulle gambe mi fai capire che devo piegarle indietro, con una corda le fissi al cavalletto, ora il mio peso è tutto sul mio sesso, quel legno, che alla vista di chiunque pare innocuo, sta dilaniando le mie teneri carni. Lo sai benissimo che la mia resistenza sul cavalletto è veramente minima e sai già che le mie suppliche arriveranno veloci. Vuoi evitarle, non hai voglia di sentirle, prendi un fazzoletto e mi imbavagli -Così non potrai dire niente, ho voglia di divertirmi adesso- Ti allontani dalla mia visuale, per comparire poco dopo con una piuma in mano. Ti guardo esterrefatta, mi domando nella mia mente che ci vuoi fare con una futile piuma. Ancora non so che il solletico protratto per lungo tempo si trasforma in una tortura atroce. Inizi a stimolare il piede, il solletico non tarda ad arrivare. Spontaneamente e senza pensarci inizio a divincolarmi non l’unico risultato di ottenere dei forti strattoni ai seni, non posso sottrarmi a questa tua ennesima e diabolica trovata. Sfinita dal dolore ai capezzoli e dal mal di pancia dal tanto ridere vedi che dai miei occhi iniziano a scendere le prime lacrime -Come vedi ho trovato il modo di farti piangere finalmente- Mi sleghi, togli le pinze al seno e il bavaglio e mi aiuti a scendre, quel quart’ora passato li sopra è stato terribile tanto da sentire le mie gambe cedere al mio peso. Mi aiuti a raggiungere il divano, mi fai sdraiare e mi dai la possibilità di riposarmi un attimo. -Aspettami qui, vado di la a preparare il letto, è quasi ora di andare a dormire- Io finalmente riesco a rilassarmi per qualche minuto -Finalmente si dorme- penso fra me e me. Mi chiami, ti raggiungo in camera e vedo che sul letto ci sono delle catene con attaccate cavigliere e polsiere. Mi ordini di sdraiarmi e mi leghi a gambe e braccia divaricate. -Signore io sono abituata a dormire incatenata, me queste mi sembrano troppo corte, cosi sono in trazione, non riesco neanche a muovermi non credo di riuscire a dormire- - E chi ha detto che TU devi dormire?- Ribatti secco. Una volta legata prendi 6 pinze e le posizioni sulle grandi labbra, tre da una parte e tre dall’altra, nell’occhiello delle pinze fai passare una corda che vai poi a legare ad un peso di un orologio a cucù, guarda caso proprio a quello che col passare del tempo si alza, in questo modo le pinze, col passare della notte, mettono sempre più in trazione le labbra della mia passera. -Ti piace l’idea? Anche se io dormo tu sarai comunque torturata- Prendi i due plug e li posizioni con un movimento deciso uno davanti e uno dietro. Non hai ancora finito, ti metti in piedi sul letto e con un lancio preciso fai passare due corde attraverso un anello legato al soffitto. -Indovina a cosa serve una di queste corde?- Vedendola spaventosamente all’altezza dei miei seni capisco subito a cosa stai pensando ed infatti non ti smentisci. Prendi due pinze, mordi i miei capezzoli con esse e tiri fino a riuscire a legarli alla corda, accidenti questa notte io non dormirò! Realizzo immediatamente che sopra di me penzola una seconda corda. -Ma a cosa serve quella corda signore?- -Ecco sei la solita sciocca, sciocca e curiosa! Pensa che avevo deciso che questo suplizio, per questa notte, ti sarebbe potuto bastare, ma visto che sei curiosa e non ti basta adesso ti farò vedere a che serve quella corda- Apri una valigetta e ne estrai una piccola striscia di cuoio alle cui estremita ci sono degli occhielli. Leghi la striscia alla corda che penzola dal soffitto, mi sembra di vedere una piccola amaca, ma destinata a cosa mi domando io, non tardo a capirlo. Prendi un cero, non una candela normale, ma un cero di quelli belli grossi -Deve durare tutta la notte, perchè io voglio dormire!- Lo accendi, fai colare un po’ di cera sulla striscia di cuoio e poi posizioni il cero sdraiato, in modo che la cera bruciando cada sul mio corpo. -Buonanotte schiava- Mi dai un bacio e mi imbavagli, giustamente non vuoi rischare di essere disturbato dai miei lamenti durante il tuo sonno. Penso che sarà la notte più lunga della mia vita, le labbra della figa dopo due ore sono tirate all’inverosimile e il bello deve ancora venire. I capezzoli ho come l’impressione che stiano per staccarsi da un momento all’altro e la cera sta ricoprendo ogni cm del mio corpo. Ma quando si sveglia? Verso l’alba inizio veramente a non resistere più e comincio a mugolare nella speranza di riuscire a svegliarti, ma accidenti che sono pesante hai! Il panico inizia a impadronirsi di me, un minuto in più su quell’orologio , e di conseguenza una trazione in più sulle mie labbra, non potrei più sopportarlo e tanto meno una goccia in più di cera. Inizio a singhiozzare in preda alla disperazione, la stanchezza e il dolore stanno facendosi insopportabili. Ti svegli coi miei lamenti nelle orecchie -Ah che bella sveglia, è la seconda volta che riesco a farti piangere, sei stanca? Non ce la fai più? Va bene ti slego e ti lascio dormire- Togli tutto catene, corde, pinze e plug Mi lasci coprire con una coperta, ti avvicini a me, mi abbracci e ci lasciamo andare tutti e due fra le braccia di morfeo. Non so quanti tempo ho dormito, so solo che svegliandomi non ti ho ritrovato al mio fianco, ti sento in cucina affacendato a preparare la colazione. Mi alzo e ti raggiungo, il profumo del caffè è già di per se ristoratore, ma la vista di quella tavola imbandita di ogni golosità mi dona una sensazione di tranquillità e familiarità. Mi inviti a sedermi -Dai facciamo colazione insieme che poi ho qualche altra idea da mettere in pratica- Mi lasci mangiare tranquilla ne avevo bisogno -Mangia che avrai bisogno di molta energia per passare la mattinata- Finita la colazione mi fai alzare e mi attacchi un vassoio ai capezzoli, ci carichi sopra le tazze e i piatti usati, appoggi anche la caffettiera -Signore sono troppo pesanti non ce la faccio- -Sempre a lamentarti, forza vai fuori e lava tutto sotto l’acqua corrente della fontana- Esco facendo attenzione a non far cadere nulla dal vassoio, non è facile ma è meglio che non succeda nulla, non vorrei scatenare le tue ire. Arrivo alla fontana, immergo le stoviglie e inizio a lavare il tutto, le mani nell’acqua gelida dopo un po’ iniziano a fare male, ora che ho finito non le sento quasi più. Rimetto le stoviglie pulite sul vassoio e rientro in casa -Brava vedo che sei anche una buona massaia oltre che un’ottima schiava- Prendi le stoviglie le poggi sul tavolo e mi togli il vassoio, i miei capezzoli sono rossi e doloranti anche ad una semplice carezza. Mi porti di nuovo nella camera da letto, mi fai sdraire a pancia sopra, alle caviglie fai passare una corda che vai a legare dietro la mia testa, le gambe sono piegate ed alzate come se mi trovassi su un lettino ginecologico, prendi i miei polsi e li leghi dietro la testata del letto. Dalla valigetta prendi le solite pinze e le posizioni sulla passera 3 a destra e 3 a sinistra, dopo la tortura notturna la mia figa è diventata ipersensibile. Passi una piccola corda negli occhielli e leghi le corde intorno alle mie cosce, osservi il tuo lavoro -La tua passera allargata tesoro mio è un vero spettacolo- Rovisti ancora nella valigetta e ne estrai un elastico. -Sai quando ero giovane avevo una mira eccezzionale, vediamo come me la cavo adesso. Ti posizioni dietro di me -Conta fino a 3 tu sai che al 3 lascio l’elastico- Inizi a colpire senza mai mancare il bersaglio, ogni colpo è precisamente all’interno del mio sesso, con l’aumentare dei colpi il dolore diventa insopportabile, tanto che io inizio a divincolarmi cercando di togliere alla tua visuale il bersaglio. -Visto che non stai ferma lego le pinze ai tuoi piedi e alla testata del letto in modo che qualsiasi movimento tu faccia ti provoci uno strattone alle labbra- Non tardi a mettere in pratica la tua minaccia, a questo punto sono inerme, non posso muovermi e sottrarmi a quel maledetto elastico. Infierisci sulla mia passera per quasi mezz’ora fino a renderla di un colore violaceo. -Che bella che sei, mi è proprio venuta voglia di baciarla- Ti avvicini e dolcemente inzia a baciarla, la tua lingua ha un effetto contrastante, il piacere e il fastidio insieme. Non ci metti molto ad eccitarti anche tu e oscenamente legata in quel modo mi possiedi, io non capisco più nulla perchè al piacere della tua penetrazione si mescola il dolore delle pinze che tirano e della passera infiammata x i tanti colpi ricevuti. Facciamo l’amore per lungo tempo, quando sei così dolce mi fai sentire davvero unica anche perchè tu in questi frangenti spesso mi ripeti -Sei l’unica, sei insostituibile- E’ quasi arrivato il momento del rientro a casa, mi sleghi e mi lasci andare a fare una doccia. -Ieri sera hai saltato la preparazione per la notte, falla ora, troverai tutto l’occorrente in bagno- -Si signore- Pulizia interna e depilazione totale, si c’era davvero tutto quello di cui avevo bisogno. Una doccia calda per ristorarmi e rilassarmi un po’. Tutta profumata esco dal bagno, ti trovo coi plug da giorno in mano -Indossali- Obbedisco e li infilo nei miei buchi, sulla sedia vedo lavati e stirati i vestiti che avevo indossato per venire qui. -Signore chi ha lavato e stirato i miei vestiti? Eravamo soli e lei non può averlo fatto- -Taci non farti troppe domande e non essere troppo sicura che fossimo soli- Mi rivesto con questo dubbio nella mente. Ti avvicini a me, mi bendi gli occhi e intanto che sento le tue mani finire di annodare la benda avverto altre mani prendermi alle spalle per accompagnarmi fuori, mi spingono fino alla macchina, smarrita inizio a chiedere -Chi sei?- Ma come al solito sento solo il tuo bisbiglio -Sono io sciocchina- Entro in auto e mi dici -Ti ricordi la posizione in cui eri quando durante il viaggio di andata?- -Si signore- -Bene farai tutto il viaggio di ritorno nella stessa posizione- -Si signore- Mi posiziono chiappe a contatto con il sedile, gambe larghe, punta di piedi, mani sotto le cosce e testa poggiata al cruscotto. Al contrario del viaggio di andata la mia eccitazione stava scemando e mi stavo rilassando tanto da arrivare ad addormentarmi, ero sfinita! Arrivata alla mia auto mi svegli con un bacio -Puoi alzare la testa ora, dai che ti tolgo la benda- Mi sbendi mi guardi negli occhi -Sei stata splendida come al solito, ce la fai a guidare fino a casa?- -Si signore durante il viaggio sono riuscita a dormire- -Ok guida con prudenza- Mi saluti con due lunghissimi baci. Salgo sulla mia auto per tornare a casa, sento già la tua mancanza, squilla il mio telefono, sei tu -Pronto-, -Ti amo- mi dici. Riagganci subito il telefono, non mi dai il tempo di ribattere. L’ora che ci vuole per tornare a casa passa tra mille pensieri e la sensazione di vuoto data dalla tua mancanza. Arrivo finalmente a casa, davanti alla porta c’è un piccolo pacco e dentro una videocassetta e una lettera -Cara Slave, come hai potuto constatare anche tu quella notte non eravamo soli, con noi c’era un mio amico che ha ripreso ogni minuto della tua avventura, guardati e vedrai che ho ragione io, sei proprio stupenda! Il tuo master- |