i racconti erotici di desiderya |
Il passato di mia moglie. |
Mi chiamo Franco, ho quarantasei anni, sono sposato con Maria che ne ha due di meno, abbiamo una figlia sposata che vive in una città molto lontana da noi. Lavoro, anzi lavoravo, in un grosso capannone della zona industriale assieme a nove persone come capo operaio tornitore. Il lavoro mi piaceva, la ditta era stata creata da me, e dal titolare, ero stato il suo primo operaio quando aveva comprato l’immobile. Pietro era un datore di lavoro, come meglio non si può desiderare, sempre presente, preciso, mai alzato la voce, un tipo tranquillo, tutto casa e lavoro. In vita sua credo che si sia tolto la tuta blu solo per sposarsi, già, forse il solo errore fatto in vita sua. Pamela, sua moglie era la quinta l’essenza delle zoccole. Bella, molto vistosa, seno enorme, cosce lunghe e labbra da troia, che lei evidenziava con vistosi rossetti, che completavano sempre un abbigliamento da perenne puttana. Lo cornificava sempre con tutti, senza un minimo di riguardo, non che lui fosse bellissimo, piccolo, basso e calvo e pelato, non era certo il massimo, ma lei lo aveva sposato solo per i soldi, che sperperava senza ritegno. Circa tre mesi fa, la troia non ha trovato di meglio, che darsi al gioco d’azzardo. Frequentava un tipo losco, che oltre a fotterla, e farla sbattere dai suoi amici, decide di iniziarla al gioco in una bisca clandestina. I proprietari, visto l’alto potenziale della preda, prima la fanno vincere, poi le danno un colpo di grazia da settecento mila euro. Quando l’indomani, si presentano dal marito per riscuotere, a lui, quasi viene un infarto: o paghi o ci prendiamo tutto! Lui ci riflette un poco, poi il mattino successivo che era di venerdì, si reca in banca, ci paga due mesate anticipate, tutta la liquidazione, poi torna nel capannone, e con alcune taniche di benzina incendia tutto, ma resta, o forse vuole morire nell’incendio. Risultato, noi tutti a spasso, lui morto e la vacca dicono, che la fanno prostituire, su al Nord per pagare i debiti. Con la crisi che c’è in giro, mi ritrovo a spasso, mi resta difficile trovare un nuovo lavoro. Passa un mese, comincio a deprimermi. Maria si arrangia a fare le pulizie a una signora, che abita nello stesso palazzo dove abitiamo noi, ma sono pochi spiccioli, che non risolvono nulla. Maria è la classica donna italiana, alta, mora, seno quarta ancora bello sodo, forme generose, ma non grassa, poi un culo bello, tondo, grande dannatamente invitante. Quando ci siamo conosciuti, aveva appena compiuto diciotto anni. Per noi è stato subito amore, mi ha subito fatto incendiare i sensi. A letto, l’ho trovata aperta, abbastanza esperta, frutto di una precedente relazione, con un giovane coetaneo, che poi se ne andato. Il fatto che non fosse vergine, non mi ha dato nessun disturbo, anche il fatto che lo succhiava bene, mi dava sempre molto piacere, quindi non ho mai riflettuto, o dubitato, delle sue parole. Una sera, dopo averla scopata e sborrato in culo, come piace tanto anche lei, ci mettiamo a parlare prima di dormire.
«Perche non provi fuori città? Ti ricordi alla marina, vicino la porto, c’era quell’officina da fabbro, un lavoro che tu hai fatto da giovane, potresti chiedere lì?”» Mi ricordo, del posto, è al porto vicino alla nostra città, appena trenta chilometri. Due mesi fa, era ancora inverno, noi passeggiavamo lungo il molo del piccolo paese, che il turismo, ha trasformato in meta balneare, quando per caso, appena dietro il porto, dove il vecchio borgo finisce, c’era una piccola, ma ben messa officina da fabbro, lavoro che conosco e amo, avendolo praticato fina da piccolo, nella fucina di un amico di mio padre. Mi piaceva plasmare il metallo, ma, mio padre, volle che ottenessi anche il diploma di tornitore, poi fui assunto, e smisi di farlo. Quel lavoro è come andare in bici, se lo impari una volta, anche dopo tanti anni, lo fai di nuovo. Mi ricordo anche del proprietario, un tipo basso, tarchiato, ma dalla muscolatura robusta, peloso, dalla pelle scura, che mentre ero intento a guardare i suoi manufatti, lui non smise mai di guardare Maria, come se avesse visto una dea. Il suo insistere, fece si, che lei mi costrinse ad andare via. L’indomani mi reco sul posto. Lui sta forgiando un pezzo di ferro battendolo sull’incudine con un grosso martello, mi presento, e scopro che si chiama Vito, mi guarda, ascolta quello che ho da dire, poi mi parla. «Certo, avrei bisogno di un aiuto, ho tanto lavoro, ma mi serve uno bravo, prendi e fammi vedere come te la cavi.» Mi porge il ferro incandescente e il martello. In un attimo mi metto a eseguire il lavoro come vuole lui, tempo cinque minuti ho fatto. Lui mi ha osservato in silenzio, poi soddisfatto mi guarda negli occhi. «Va bene cominciare lunedì?» Accetto, lui riprende il suo lavoro, mentre io torno a casa. La sera a letto, scopo Maria con insolita passione. Mentre la pompo da dietro, mi torna in mente il fatto di Vito, che gli guardava il culo. Mi eccita da morire, la sbatto con forza, sborro dentro di lei, che quando scende per andare in bagno, mi sorride compiaciuta. «Amore che ti succede? Questa sera sembri più focoso del solito?» Chiudo gli occhi e penso, al fatto, che in fondo sono soddisfatto, ho trovato un lavoro, ho scopato mia moglie, anche se, non sono un super dotato, lei ha goduto. Si, lo ammetto, ho un cazzo non proprio lungo, o grande, assolutamente nella norma, ma lei non si è mai lamentata, ed io, non ho mai cercato altre donne, all’infuori di lei. Il lunedì, mi presento di buon mattino al lavoro. Lui si mette a lavorare in coppia con me. All’ora di pranzo abbiamo portato avanti tanti lavori, e ne abbiamo finiti molti di più. Durante il lavoro abbiamo parlato molto, di lavoro, di esperienze di donne, sembriamo in confidenza da sempre. Ad un tratto, se ne esce con una domanda diretta mentre mi guarda negli occhi. «Quando hai sposato tua moglie, era vergine?» Sono preso alla sprovvista, non mi aspettavo una simile domanda. Rispondo in modo molto sintetico. «No, ha avuto un ragazzo, di diciassette anni, un coetaneo, che le ha insegnato tutto.» Lui mi guarda poco convinto. «Una ragazzina, che sa fare tutto, l’ha imparato da un coetaneo? No, non ci credo, deve essere stato uno esperto, più grande.» Lo guardo, cercando di capire dove vuole andare a parare, ma non ci riesco, e la cosa finisce li. Cambio discorso, gli faccio una domanda diversa. «Scusa, sai dove posso trovare un piatto di pasta, tornare a casa, mi costa troppo, in benzina e tempo?” Lui mi guarda, poi mi fa cenno di seguirlo sul retro della casa, dove una scala porta al piano superiore, dove lui ha l’abitazione. Appena dentro, ci troviamo in un ampio salone, a destra la cucina, dietro una porta, e dall’altro lato, c’è un bagno, una camera grande, e una piccola. La casa è un poco in disordine, sintomo che manca una donna. Mentre mettiamo a cuocere la pasta, si giustifica in qualche modo. «Scusa il casino, ma la mia domestica non viene più, è troppo vecchia, ed è andata lontano, dalla figlia, quindi mi arrangio un poco. Tua moglie lavora?» Mentre mangiamo, gli spiego che lai fa le pulizie da una signora anziana lì nel palazzo, lui fra un bicchiere di vino e l’altro mi fa una richiesta. «Credi, che dietro un compenso, farebbe le pulizie, qui, anche a me? Al massimo due volte a settimana. Potrebbe venire giù con te, e tornare la sera, la pagherei bene.» Lo guardo, penso che sarebbe interessante vedere, quanto lavora, o quanto tempo passerebbe, ad ammirare il culo di Maria. Questo pensiero, mi fa tirare immediatamente il cazzo. La sera lo dico a lei che accetta, senza commentare, poi ripenso alle parole di Vito, e decido di approfondire una cosa che mi sta molto a cuore. «Vorrei sapere, che tipo era quello, che frequentavi prima di me?» Lei mi osserva in silenzio, l’ho presa in contropiede, farfuglia, poi taglia corto, ma la sua risposta, e un tono un poco allarmato, tradiscono un certo nervosismo. «Che vai a pensare, ti ho detto che era uno come tanti, è finita, stiamo insieme da anni, tu ora che vuoi sapere? Lascia stare, dormiamo dai che è tardi, domani ci dobbiamo alzare presto. Mi rigiro nel letto, sempre più convinto, che non sia la tutta la verità, ho una bella erezione, che vado in bagno a sfogare, tirandomi una bella sega, pensando al suo ex, ma stranamente, mi viene in mente, il viso di Vito. Il mercoledì la porto via con me, quando arriviamo, faccio le presentazioni, ma ho subito l’impressione, che loro si conoscono. Dopo un momento d’imbarazzante silenzio, Vito la porta sopra, a vedere il lavoro. Per un momento resto immobile, poi vinto dalla curiosità, li seguo silenziosamente. Salgo le scale, dal portone semiaperto, li vedo nel salone di spalle. Lui parla di lato a lei, con la sinistra, indica le cose da fare, mentre con la destra gli accarezza il culo, lei resta immobile. Ho di nuovo una tremenda erezione! Poi lentamente, la mano scende oltre il bordo della gonna leggera che indossa, risale all’interno delle cosce. Lei in silenzio, lo lascia fare, si piega per agevolare la palpata, lui con l’altra mano apre i pantaloni, la fa inginocchiare davanti a lui, che girato mostra una mazza da paura. Saranno un bel venticinque centimetri, di notevole diametro, vedo lei che lo afferra con le mani, lo infila spedita in gola. So, che è brava a succhiarlo, ma la praticità con cui esegue la pompa, mi lascia basito. Lui si compiace di quanto lei sia brava. «Brava, succhialo bene! succhia veloce che non abbiamo molto tempo. Come sei brava!» Lei succhia con vigore, io eccitato al massimo, lo tiro fuori, e con tre smanettate, schizzo in mano una sborrata fiume, mentre anche Vito è al limite, le riempie la bocca e la gola. «Brava la mia troietta, ingoia tutta la mia sborra!» Scendo le scale, poco dopo lui mi raggiunge. Lavoriamo alacremente tutto il tempo, poi, all’ora di pranzo saliamo sopra, dove Maria, ha preparato un buon pranzo. Fa caldo, l’estate sta arrivando, lei per fare le pulizie si è cambiata, ora indossa una vestaglia a fiori non molto abbottonata, dove si vedono chiaramente, il reggiseno e mutande. Lui mangia, e la guarda compiaciuto, poi finito il pranzo, torniamo al lavoro, lui cerca una scusa per farmi allontanare. «Prendi la bici, vai a controllare le misure di quelle grate, mi sembrano troppo piccole, non voglio fare due volte il lavoro.» Scendo le scale, prendo la bici, faccio il giro dell’isolato, e torno indietro. Risalgo le scale, li vedo dentro la cucina, mi avvicino silenziosamente, dalla luce dello stipite, li spio. Lui è posto dietro di lei, in ginocchio, la lecca in mezzo alle cosce aperte, mentre lei appoggiata al lavello, scuote il capo in preda al piacere, che non ho mai visto provare a mia moglie, poi un lungo gemito, annuncia il primo orgasmo. Trema scossa dal piacere, che lui le sta facendo provare, urla che sta godendo. Lui si rialza, da dietro le infila dentro con un colpo secco, tutto il suo poderoso cazzo, lei inarca la schiena, grida di piacere. Gode, asseconda le spinte poderose con cui lui lo spinge dentro il suo ventre. Inarca la schiena per reggere l’impeto della monta. Li guardo basito, tremendamente eccitato, mi tiro fuori il cazzo, mi sego lentamente, cercando di tenere il loro ritmo. Lui la sbatte, le parla eccitato. «Piccola troietta, ti sfondo! Oggi, più di allora! Vacca puttana, godi. Senti come ti sfondo. Godi, che poi ti sfondo anche il culo. Prendilo tutto! Piccola puttanella allora, e troia adesso!» Lei scuote il capo, a destra e sinistra, inarca la schiena, viene con un grido, che non le ho mai sentito fare. Urla e lo incita a scoparla sempre più forte. Resto basito da come sta godendo mia moglie, non le ho mai visto provare un simile piacere. La sbatte con furia, squassandole il corpo con affondi bestiali, poi lo estrae, grondante del suo piacere, lo solleva, e con un colpo secco lo pianta tutto d’infilata nel culo di Maria, che grida di dolore e piacere. «aaahhhhiiiiiiiiii…piano! Mi spacchi! Però dai che mi piace, è bello!» Lui la serra per i fianchi, la sbatte come un toro selvaggio, la pompa velocemente, con affondi durissimi, che la scuotono tutta, poi di colpo anche lui è al limite. Viene con un grido liberatorio dentro di lei. Le spinge un ultimo affondo, poi lo estrae, e lei velocemente s’inginocchia davanti a lui, per ricevere in gola, tutta quella infinita sborrata. Ritorno velocemente di sotto, mi do una pulita, quando lui arriva, io sto già lavorando, mi chiede con tono sarcastico il risultato del mio lavoro. «Erano giuste le misure?» «Una era stretta, ma ora credo che sia giusta, e ben aperta.» Gli rispondo usando il doppio senso. Lui mi guarda, poi si mette a lavorare. La sera torniamo in silenzio, ho molte cose da chiederle, ma lei appena a letto, si addormenta. Il giorno dopo mentre mangiamo, lui mi chiede, se il sabato, mi piacerebbe andare a pescare. Ha un gozzo perfettamente restaurato, potrei portare anche Maria, che il mattino, darebbe una sistemata a casa, poi nel pomeriggio potremmo andare tutti e tre in barca. La sera ne parlo con lei a letto, che accetta, allora le chiedo di darmi una spiegazione, con calma, con un tono assolutamente sereno, le chiedo di lei e Vito. Rimane un momento in silenzio, fa un bel respiro, si gira verso di me, si distende appoggiando la guancia al mio petto. «Quando avevo diciassette anni, passai un’estate al mare nella casa dei genitori di Mirella, la mia amica che vive all’estero. Da qualche tempo conosceva Vito, non era proprio la fidanzata, ma si faceva toccare, e ci godeva a succhiargli il cazzo. Si era solo fatta rompere il culo da lui, ma niente fica, aveva paura di restare incinta. Vito, all’epoca era l’operaio di Carmelo, il vero proprietario dell’officina da fabbro, che possiede tuttora. Carmelo, era già molto più grande di loro, aveva circa cinquanta anni, ma era un porco, cui piaceva da impazzire farsi succhiare il cazzo. Era un po’ meno dotato di Vito, ma era un vero fanatico della pompa. Mirella ed io, eravamo inseparabili, finire fra le loro grinfie, fu tutt’uno. Vito si divertiva con Mirella, mentre io imparavo, istruita da Carmelo, a succhiare, e durante il primo mese d’estate, in pratica non feci altro. Divenni bravissima, ricordo che la prima volta che mi venne in gola, lui temeva che io lo sputassi, mi tenne la testa ferma, ma io ferma, lo ingoiai, ne rimasi veramente entusiasta, anche perchè, far sborrare di bocca Carmelo, era durissima, il porco, aveva una resistenza unica. Il secondo mese, fu Vito a dedicarsi a me, mi ruppe il culo. Lo fece con calma, durante il primo mese, si era sempre divertito a infilare un dito dentro di me, mi lubrificava, e quando vedeva che ero rilassata, ne aggiungeva un secondo, poi un terzo. Col tempo mi ero abituata, quando mi spinse dentro il suo cazzo nodoso, quasi non mi accorsi, ma ricordo, che provai un bellissimo orgasmo, quando m’inondò il culo di sborra. Tutto il mese di Agosto, fu un seguirsi di bocchini, e inculate da parte loro, io mi ero specializzata nelle pompe, mi faceva impazzire sentirlo schizzare in gola, ma non disdegnavo il cazzo di Vito in culo, mentre Carmelo impazziva per la mia bocca. L’ultima settimana restammo sole, i genitori di Mirella, erano partiti prima, una sera, c’era una festa in paese, ci fecero bere un po’ troppo, poi ci portarono a casa loro, assieme a un amico di Carmelo, credo si chiamasse Vanni. Appena a casa, ci incominciarono a toccare dappertutto, io mi ritrovai con due cazzi da succhiare, quello di Vanni era da paura, lungo, ma soprattutto enorme in circonferenza. Vito mi scopava il culo da dietro, mentre Carmelo si alternava fra la bocca mia, e di Mirella, a un tratto stavo godendo quando Vito estrae il cazzo dal culo, e lo pianta di colpo dentro la mia fica fino in fondo. Cerco di ribellarmi, ma dopo un momento di paura ho cominciato a godere, e incitarlo a scoparmi più forte. Raggiunsi un orgasmo sconvolgente. Appena goduto, mi sono ritrovata il cazzo di Carmelo in gola. Vito mi pompava divinamente, godevo da matti, Mirella mi guardava stupita, poi venne dentro di me. Sentivo spingere dentro tutto il suo palo fin quando è esploso inondandomi l’utero con un grido di vittoria. «Finalmente…ti ingravido troia!» Scossa dal piacere sono rimasta stordita, lì con il culo in alto, il viso appoggiato sul materasso. Quasi senza rendermene conto, Vito ha a lasciato il posto ha Vanni, che mi è entrato dentro come un ariete. Ho sentito la mia vagina dilatarsi, per poi essere riempita da un cilindro enorme, che mi trafiggeva fino in fondo. Quando ha toccato il collo dell’utero, ho gridato e goduto nello stesso tempo. Sono rimasta sconvolta da un orgasmo rapido e imprevisto, che dopo il dolore ha lasciato il posto al piacere. Mi teneva stretta per i fianchi, mi pompava velocissimo, mentre Vito si stava facendo leccare e succhiare il cazzo da Mirella, che era scopata da Carmelo, io godevo sempre più. Fin quando, con un durissimo affondo, si è piantato dentro di me sborrando dentro la mia slabbrata fichetta, una quantità enorme di sborra. Scossa da brividi di piacere, sono crollata sul letto, mentre Vito aveva fatto girare Mirella, e ora erano in due, a scoparla lui dietro e l’altro davanti. Io dopo un momento di pace, mi sono ritrovata il cazzo di Vanni in bocca. Nonostante era venuto, era ancora duro, e di notevoli proporzioni, mentre lo leccavo, mi sembrava che si gonfiava di più. Carmelo intanto era venuto dentro Mirella, e ora voleva la mia bocca per farsi succhiare il cazzo, Vanni si rimette dietro di me improvvisamente lo sento entrare dentro il culo. Cerco di impedire questo ulteriore sfondamento, ma inutilmente, lui con un colpo secco è entrato tutto dentro, che in un attimo ho sentito un dolore e piacere quasi immediato. Per un attimo ho avuto paura che mi rompesse lo sfintere, ma non me ne fregava nulla, il piacere immediato mi ha fatto ignorare il dolore, ho cominciato a sborrare sempre più. All’alba ci hanno fatto tornare a casa, eravamo ubriache più di sborra, che di vino. Per due giorni non ci siamo mosse dal letto, eravamo terrorizzate, dalla paura di essere incinta, ma fortunatamente due giorni dopo, ci vennero le mestruazioni ad entrambe. Mirella raggiunse i suoi, e da allora, non abbiamo mai più parlato di quella notte, io sono tornata in città, e per la paura come avrai visto, non siamo mai tornati al mare in quel posto, poi ti ho conosciuto, ho voluto dimenticare quella folle estate. Due mesi fa, quando tu sei voluto andare al mare, ormai credevo che anche la vecchia officina da fabbro, non ci fosse più, e quando siamo capitati lì per caso, mi ha fatto ricordare ogni attimo vissuto. Vederlo mi ha fatto bagnare, pure a lui è venuto duro, tu non lo hai notato, ma gli sarei saltata addosso lì davanti a te, per questo ti ho pregato di andare via. Ma il fuoco mai spento, si era riacceso, più forte di prima, una settimana dopo, una mattina sono andata da lui. Mi ha portato in casa, dove non era cambiato quasi nulla, mi ha scopato per due ore di fila, facendomi godere tantissimo. Da qual giorno sono tornata una volta settimana da lui, è diventata la mia droga, la mia maledizione, ti amo, ma non posso fare a meno del suo cazzo, di come mi scopa. Quando tu sei rimasto senza lavoro lui, si è subito offerto di assumerti, ma solo per avermi sempre più vicino a lui. Ora sai tutta la storia, se mi lasci, io ne morirei, ma comprendo, che ti ho tradito da sempre, che ho abusato della tua fiducia, io ti amo, mentre lui mi fa impazzire come mi scopa.» Finito di parlare il mio cazzo era durissimo, le monto sopra, la penetro con impeto, sborro quasi subito, ma continua a pomparla come un pazzo. Si, forse lo sono. Il sabato la porto con me, appena arrivati, lei sale sopra per le pulizie, lui la segue, torna dopo un’ora circa. Io sono rimasto di sotto, sapevo benissimo che la stava scopando, ma anche se mi sono segato, ho sborrato tantissimo, sono rimasto a lavorare. Quando è sceso, mi ha fatto un cenno di compiacimento, di soddisfazione. Dopo pranzo siamo usciti in barca, lei era seduta fra me e lui, il sole tramontava quando abbiamo raggiunto un gruppetto di scogli al largo e gettata l’ancora, Vito si denudato, si è tuffato per un bagno rinfrescante subito seguito da noi. Poche bracciate, poi io sono risalito, loro si sono abbracciati, e baciati in acqua, per poi risalire. Nudi, ci siamo seduti, lei si è inginocchiata davanti a noi, e ha cominciato a succhiare i nostri cazzi già duri. «Che bocca meravigliosa! Il vecchio Carmelo ti ha insegnato bene.» «Tu scopale il culo, sborraci dentro, che così gode di più, quando gli pianto dentro il cazzo.» Lo guardo, poi la rigiro, appoggio la punta sulla rondella, faccio colare della saliva, poi lo spingo dentro deciso. La scopo di gusto, mentre la vedo leccare e spompinare lui, sborro poco dopo, e guardando lui in faccia, gli faccio posto. Lui si mette dietro, la sfonda con un colpo solo, lei gode, si scuote tutta, mente i suoi seni liberi, ondeggiano avanti/indietro a ogni affondo. Poi si siede, fa allargare le cosce a Maria, m’invita a leccarla davanti, mentre lui le sfonda il culo. Mi abbasso, vedo il suo pistone scorrere liberamente dentro di lei, che trema di piacere, affondo la lingua fra le labbra del suo sesso, sento il suo movimento, ho come l’impressione di leccare lei e lui. Lei gode, lo incita a scoparla più forte. Lui mi guarda, con gli occhi mi fa capire, che devo prenderla davanti. Il mio cazzo nonostante abbia sborrato è rimasto durissimo, la sollevo, glielo infilo dentro, non senza qualche difficoltà, dovuta a lui che riempie il culo. Ci muoviamo insieme, lei gode, anche lui è pronto a sborrare. La sbatte ancora un poco, poi le riversa in culo tutto il suo piacere godendo, e urlando. Sborra restando piantato in lei, sento che io non resisterò oltre. Vengo ancora, e godo assieme a loro. Sfiniti, restiamo per un momento immobili, lui si sfila, io abbraccio Maria mentre lui si tuffa di nuovo in mare. «Grazie amore, sei una persona meravigliosa. Mi avete fatto impazzire ti amo.» Mi bacia con impeto, poi ci tuffiamo anche noi. Seduti mentre mangiamo del pane e salame, ci guardiamo in faccia. Vito parla con sottile velo di tristezza. «Maria da ragazza, mi piaceva da morire, ma eravamo troppo giovani e incoscienti, avrei dovuto sottrarla alle grinfie di Carmelo, e soci, ma non ci sono riuscito. Rabbiosamente le ho sborrato dentro, sperando che mettendola incinta, potevo avere delle aspettative con lei, ma ho fallito anche in questo. Quando siete venuti da me, ho avuto il forte desiderio di averla ancora. Ti invidio, lei ti ama, mentre io al massimo, la posso solo scopare, ma va bene così se lo vuole lei.» Maria mi guarda, poi allunga le braccia, stringendo me invita anche lui. Da quella sera sono passati due anni, ho venduto la casa in città, ora abitiamo tutti e tre nella sua casa sopra l’officina, dove, sono socio al 50%, mentre per quanto riguarda Maria, credo che la società oggi sia 70% lui e il resto io. Spesso lei dorme con lui, ed io nella cameretta, a volte li guardo scopare, se mi va, partecipo, mi eccita più vedere Maria godere felice fra le sue braccia, mi va, bene così. |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Kalima99 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 28/11/2020 16:01:39 | |
Giudizio personale: | alla fine va bene a tutti, il meglio se lo prende al signora, come sempre. bellissimo questo racconto. bravo. | |
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Autore: | LILLY83 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 26/11/2020 11:27:19 | |
Giudizio personale: | donna intelligente, ha trovato il modo di godere ed essere amata! bellissimo questo racconto. bravo. | |
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