i racconti erotici di desiderya |
Estate in grecia |
Una storia vissuta a quasi vent’anni di età. La Grecia era un posto dove non ero mai stato e sentire i racconti di altre persone, del mare, del caldo e delle donne straniere che andavano lì anche per cercare di fare conquiste mi aveva attirato tanto che iniziai a preparare il viaggio per quella meta fantastica.
Tralascio il viaggio e le varie peripezie e inizio a raccontare il posto: Capo Sounion, a sud della Grecia con spiagge e coste quasi allo stato brado; belle donne tutte in topless che prendevano il sole. Alloggiavo in un camping con altri amici e ognuno di noi una tenda due posti per eventuali accoppiamenti. Il camping era pieno di tedeschi con le loro roulottes e come sempre non perdevano tempo rimanendo tutta la giornata a prendere il sole, dato che in Germania lo vedono con il cannocchiale. Avevo notato una signora sulla trentina con marito e figli che quando si spalmava la crema solare era come se si massaggiasse su tutto il corpo. Non staccavo gli occhi da lei e anche il marito si era accorto della mia presenza. Lei , pure, aveva notato il mio sguardo e capiva la voglia e il desiderio di possederla; la scopavo con gli occhi e sicuramente le faceva piacere dato che iniziava a strofinarsi i capezzoli con la scusa di spalmarsi quell’olio abbronzante accarezzava tutto il corpo: dal collo ai capezzoli fino alle caviglie passando per le cosce quasi a toccarsi l’inguine e la fica. L’unico problema era che non si alzava per niente da quel lettino e quelle poche volte che si bagnava in acqua lo faceva insieme al marito e i figli piccoli. Avevo perso ogni speranza; facevo di tutto per avvicinarmi, le passavo davanti in ogni occasione cercando di incrociare i suoi occhi azzurri e anche al bar cercavo di portarmi il più vicino possibile per avere un contatto , anche per un attimo, con il suo corpo o i suoi capelli. Poi il marito la tallonava sempre dato che sapeva che era una preda appetibile e non la lasciava mai da sola. Solo una volta ero riuscito, scherzando, a rivolgerle la parola avvisandola che per la sua pelle bianca doveva stare attenta alle scottature e io, invece, avendo la pelle già abbronzata potevo stare sotto il sole. Il marito aveva annuito e lei un sorriso di conferma. La sera la cercavo per tutto il camping sperando di trovare l’occasione per abbordarla e questa occasione mi capitò quando organizzarono uno spettacolo per le persone che dovevano partire. La vidi seduta tra la gente: indossava una veste fiorata, molto leggera e scollata sopra. I seni liberi di muoversi si intravedevano ogni volta che si abbassava o si muoveva al ritmo della musica e le gambe, non sempre accavallate, mostravano quel perizoma bianco direttamente, anche se la trasparenza della veste metteva in risalto quel culetto rotondo ed arrossato. Il marito sempre attento beveva birra a tutto spiano e arrivati ad una certa ora era mezzo brillo. Si iniziò a ballare e io mi incollai accanto a lei sorridendo e complimentandomi con lo sguardo per quel vestito sexy. Giunti alla mezzanotte vedo che il marito borbottava e dopo un po’ andò via con i bimbi. La cerbiatta era sola e il suo sguardo cercava tra la gente un volto amico. Mi feci avanti immediatamente e incrociati gli occhi azzurri notai un senso di felicità nel sul viso perché ero lì vicino e mi feci avanti. Iniziarono i lenti e senza dirle nulla la presi e la strinsi a me: sentivo il suo calore, i suoi seni che premevano il mio petto e lasciate le mani mi avvolse le braccia al collo. Le mie mani erano scivolate ai fianchi e dietro la schiena premendogli il culetto per attaccarsi ancora di più al mio cazzo che era diventato come il ferro. Lei sentiva quel bastone sul suo ventre e iniziava a dimenare i fianchi come se lo volesse fare suo. I capelli biondi scivolavano sul mio viso e lasciai correre le mie labbra verso di lei: un primo bacio dopo quel tanto fremere; un bacio innocente e delicato. Lei sorrise senza scollarsi dal mio corpo e continuando a strusciarsi sempre di più. Parlammo e, ridendo, continuavo a farle battute e complimenti per il fisico nonostante due figli. Senza capire come ci siamo trovati fuori dal rettangolo del ballo e abbiamo iniziato a camminare verso l’oscurità della spiaggia fino ai lettini. La girai per vedere il suo viso bellissimo e i suoi occhi azzurri e iniziai a baciarla e toccarla da tutte le parti. Leccavo i suoi seni e con le mani esploravo tutto il suo corpo; infilai la mano sotto il perizoma e sentì il suo umore che scivolava tra le cosce. Ci sdraiammo sul lettino e iniziai a leccare quella fica bagnata e profumata; lei mugolava a ogni colpo di lingua e ad ogni penetrazione: avevo iniziato a scoparla con la lingua in profondità bevendo quel nettare dolce e amaro nello stesso tempo. Ansimava e dopo un po’ iniziò ad avere un orgasmo interminabile che le fece cessare pure il respiro. Non volevo smettere e abbassati i pantaloncini iniziai a penetrarla con decisione, aumentando i colpi sul suo ventre e tenendola per i fianchi. Ad ogni colpo lei gridava di piacere e mi stringeva il collo con le braccia e la sua bocca nell’orecchio: push, push, spingi, ansimava e parlava a bassa voce. L’orgasmo mi colava dappertutto e il calore del suo ventre mi inondava tutto il corpo. Iniziai a sentire i fremiti; volevo esplodere dentro quella fessura e aumentai la velocità. Lei iniziò a godere e a mordermi il lobo dell’orecchio fino a quando non scaricai quella voglia e il desiderio che avevo accumulato in quei giorni. Rimanemmo abbracciati per molto tempo a baciarci sul collo, sulle labbra e il viso; il mio cazzo dentro di lei ancora duro sentiva le pulsazioni della sua fica calda e vogliosa, fino a quando non uscì da dentro di lei. Lei sorrideva e mi diceva che aveva avuto pure lei la voglia di conoscermi e che aveva detto al marito che era l’ultima sera e toccava a lui portare a letto i bimbi. La situazione l’aveva creata lei perché voleva avere una storia da raccontare alle amiche quando sarebbe tornata a casa. Continuammo a fare l’amore per tutta la notte e………………non dico più nulla. A quell’età mi ero innamorato e voglio tenere per me quelle sensazioni. Non l’ho più rivista né incontrata. Non so nemmeno il nome e come rintracciarla. Peccato che non esisteva Facebook per poterla rivedere. |