i racconti erotici di desiderya

Estate 2010 - l'alluce -2-

Autore: ManzoMaturo
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Un venerdi del mese di luglio 2010 – L’alluce

C’è stato abbastanza casino all’inizio dell’estate scorsa circa la spiaggia nudista; nudismo si o nudismo no? Poi alla fine, è stata una stagione di palle, tette, fiche, culi e cazzi esposti al sole e al vento come piace a tutti farlo. Un’ estate piuttosto calma rispetto a certi anni passati quando Piero aveva visto, vissuto e sperimentato cose turche sotto il solleone di quella spiaggia e nella pineta accanto tra il frinire di grilli e cicale. Piero osserva con un poco di malinconia le dune basse basse, quasi inesistenti ormai irrimediabilmente divorate dalle mareggiate invernali. Peccato che nessuno voglia fare veramente niente per preservarle. Le ricorda alte e sinuose, ricche di cespugli. Erano tempi dove tra una duna e l’altra ci si poteva stendere sul telo riparati se faceva brezza o nascosti se si cercava un poco di pace da solo o in compagnia. Spesso, la compagnia, Piero la rimediava durante la giornata sulla spiaggia. Se ci passava l’intera giornata, Piero si portava l’ombrellone se invece era soltanto per un pomeriggio esso non serviva. Comunque era sempre verso sera che ci si riparava tra le dune a godersi il tramonto in un modo o nell’altro e spesso a combinare. Piero era nato nelle vicinanze. Amava quel luogo.

Già da piccolo, Piero, lo accompagnavano alle spiagge limitrofe quasi tutti i giorni. Ricorda i giocattoli, palette, secchielli, formine. Estati lunghissime. Giochi di spiaggia, amichetti chiassosi, salti nell’acqua, fette di pane spalmate di cioccolata. Piero era cresciuto e fu la sua bicicletta a portarlo su questa spiaggia una mattina d’estate all’età di dodici anni. Aveva sempre visto il grande ponte di ferro rugginoso che attraversava il fiume come un ostacolo invalicabile. Quel ponte non si doveva attraversare gli dicevano i suoi quando era bambino. Era stretto e pericoloso e dall’altra parte c’era il lupo cattivo. In seguito, la curiosità adolescenziale e la sfida verso ciò che gli avevano sempre insegnato i grandi a temerlo, lo avevano portato a superare quel minaccioso ponte a cavallo della sua bicicletta, fedele compagna di avventure. Dopo aver superato il ponte di ferro, ora che Piero era grandicello, poteva vedere una distesa di campi a perdita d’occhio, all’orizzonte una distante catena montuosa azzurrina e oltre i campi quella che sembrava essere una lunga e folta pineta nera. Piero scoprì i sentieri tra i pini; li percorse in velocità sul suo cavallo a due ruote in lungo e in largo, arrivò fino in fondo dove si apriva la larga bocca di un fiume, scalò le alte dune e vide la vastità del mare e la lunga spiaggia. Fu affascinato dal fatto che non c’erano stabilimenti. Lui la spiaggia la conosceva da sempre come una distesa di ombrelloni, sdraie e bar rumorosi impregnati di odore di caffè. Dalla cima della duna dove si trovava, Piero vedeva delle persone stese al sole, molto poche in verità. Con sua grande sorpresa, non avevano il costume addosso e per la prima volta in vita sua vedeva che gli uomini avevano in pipi molto grande e le donne soltanto un ciuffo di peli scuri ma anche delle belle bocce tonde che a lui vagamente ricordavano la sua mamma senza saperne il perché. Piero in quel momento sentiva come una sorta di vampata salirgli da dentro fino su verso la testa, un senso misto di disagio e fastidio, una sensazione nuova mai provata prima, qualcosa di oscuro. Piero resistette ad osservare. Su tutto ebbe il sopravvento la curiosità del maschietto adolescente. Quei corpi nudi stesi al sole. Ora sapeva che dalla cima di quella collinetta sabbiosa gli si stava aprendo un mondo nuovo, una nuova terra tutta da conquistare. Corse giù in velocità verso il sentiero dove aveva lasciato il suo cavallo di ferro, quasi a battere una ritirata. Aveva bisogno di riordinare le idee e capire come e quando ritornare, si, perché sarebbe certamente ritornato a scoprire questo nuovo mondo. Fu cosi che la spiaggia, la pineta, le dune divennero in seguito i suoi segreti maestri di vita.

Tra altre mille persone tutte impegnate chi a dormire, chi a leggere, chi a chiacchierare o fare i bagni, Piero ora si fuma una sigaretta steso sul suo telo giallo e arancione mentre i ricordi di adolescente sfumano nel nulla. Ha fatto una sorta di cuscino di sabbia con qualche avanzo di tronco d’albero portato dal mare da chissà dove. Con la testa appoggiata sulla montagnola riesce a vedere la riva del mare dove l’acqua calma anzi piatta nel sole del pomeriggio colora la sabbia di un grigio scuro e che a sua volta viene calpestata da centinaia di piedi. Gente che passeggia nuda per lo più, avanti e indietro lasciando impronte che vengono quasi immediatamente cancellate. L’occhio di Piero cade sulla sua pancia da disteso, nulla di grasso veramente, ma quel chilo o due li deve togliere al più presto. Lui ci tiene molto, è uno di quelli che ama sentirsi la pancia piatta e tonica e segretamente ammira la pancia con le tartarughe o le saponette come si suol dire, di altri maschi che hanno la fortuna di averle. Piero ha appena passato i quaranta, è un bel moro in forma, il pettorale ben pronunciato grazie alle lunghe notti passate quando era ragazzo nel forno-panetteria dello zio a spostare quintali di farina ed enormi ceste di pane. E pure le gambe sono belle grosse e muscolose, ma quelle sono un dono di natura. Piero sposta l’occhio dalla pancia al suo uccello. Lo vede bello grosso e morbido, a riposo e che fa una bella curva appoggiandosi sul lato destro della zona inguinale. La cappella nascosta sotto la sottile pelle leggermente dorata come lo è tutto il resto del corpo. Con delicatezza, quasi con amore Piero passa una mano, come una carezza sul suo bel cazzo che francamente è la cosa alla quale egli tiene di più e di cui ne va orgoglioso. E’ un gesto naturale che tutti gli uomini fanno. Riporta ora la mano destra alla bocca, riprende la sigaretta tra le dita, aspira una lunga boccata di fumo che rigetta nell’aria e osserva un attimo la coppia che gli sta quasi davanti pochi metri più in là, sotto l’ombrellone verde e bianco. Il lui di coppia è disteso sulla pancia a dormire, ha un grosso foruncolo sulla natica destra, lei invece è distesa sulla schiena. Si è messa un cappello di paglia a falde larghe sul viso che la protegge dai raggi impietosi del sole e ha adagiato una sottile striscia di tessuto bianco sulle tette nascondendone i capezzoli. Dalla sua posizione Piero vede un accenno di peluria bionda che risalta al sole tra le gambe di lei. Vede solo il monte, il resto lo deve immaginare. C’è abbastanza gente oggi, è venerdi e già molti hanno lasciato la città per passare qui il fine settimana. Sulla sua sinistra non tanto lontano da lui, due amici sono sui loro teli vicini, un poco seduti, un poco accovacciati, un poco stesi, si muovono spesso. Hanno la pelle chiara, cioè non abbronzata anche se sono mori del tipo mediterraneo. Uno dei due ha una bella fava tra le gambe, l’altro è più ridotto, anzi piuttosto ridotto. Piero si chiede come si possa sentire interiormente un uomo dalle misure ridotte e inizia tutta una serie di sue considerazioni mentali. I due parlano e scherzano ma sembrano essere anche impacciati come lo sono i frequentatori non abituali della spiaggia nudista. Hanno un accento decisamente meridionale e parlano un linguaggio che a Piero ricorda i graduati della caserma dove egli ha passato un anno di militare vent’anni prima. Piero spegne il mozzicone di sigaretta, si rilassa steso tutto e chiude gli occhi. Ringrazia il cielo che il suo matrimonio non abbia prodotto figli e che il divorzio parecchi anni prima, dopo tutto il soffrire, sia stato liberatorio per entrambi. Sente il sapore del tabacco appena fumato sul palato della sua bocca. Alla sua donna piaceva sentire il sapore del fumo misto alla sua saliva quando si baciavano. Diceva che esaltava la sua mascolinità. Praticamente si scioglieva lei quando sentiva l’odore, il suo odore maschio, il profumo leggermente acidulo della pelle di lui e l’amarognolo del fumo sulle labbra. Quei lunghi baci, quei giochi di lingua, la saliva di entrambi, lo scambio degli umori orali, mentre facevano le coccole e meglio ancora quando facevano sesso. Si, perché per loro arrivava prima il sesso, scopare, sentire le lingue insinuarsi dentro le bocche dell’uno e dell’altra, mentre lui entrava dentro di lei e le assestava forti e decisi colpi di lombi. I loro corpi sudati, le contrazioni di lei quando entrava in orgasmo. E il suo labbro inferiore che lui amava mordicchiarle sempre più forte come a costringerla di tenere la testa ferma durante i convulsi spasmi di eccitazione mentre sprofondavano in un abisso di soddisfazione assoluta. Era tutto finito e ne aveva nostalgia. Questi erano i suoi ricordi prima di addormentarsi sotto il sole quel pomeriggio.

Piero si risveglia con la bocca impastata, fa caldo, saranno le diciassette o anche più tardi. Beve un lungo sorso dalla bottiglia che tiene nello zaino blu tutto sfilacciato, quel vecchio zaino che acquistò almeno dieci anni prima durante una vacanza al sud. Lo zainetto è stato un buon compagno di viaggio, ne ha viste di tutti i colori tra le dune, sulle spiagge, nei boschi, in pineta, ovunque possibile, anche in aereo una volta. Se potesse parlare! Ma come un vero amico lo zaino sa tenere un segreto anzi una montagna di segreti. Piero nota che la coppia davanti a lui non c’è più, i due maschi invece sono ancora li. Stanno parlottando, hanno una faccia divertita e incuriosita allo stesso tempo, sembrano persino quasi eccitati nel vero senso della parola e guardano oltre Piero alla sua sinistra, si scambiano commenti e risatine. Squilla il cellulare di uno dei due che risponde. Piero capta solo alcune parole…Uheee ciao…si…no…tutto….il….eriggio…ma dai…tu in servizio? Ora lavori?…ecche ne so…minkia…davvero?...daje…e vieni pure tu…si la spiaggia…nudista…quella..come?..non ti va…se ci beccano?…caserma?...niente di male..ah ah..ah..dai vieni pure tu…40minuti…si la moto…ma vaffanc…ok dai …stasera…cena…mensa? Fuori con autobotte e autoscala oggi pomeriggio? Era grave? Ok a dopo…dopo si….ciao ciao…che stronzoooo…ciao.

Piero si volta alla sua sinistra verso dove erano interessati a guardare i due. L’ombrellone è rosso a spicchi bianchi. Sotto un uomo di schiena molto larga e davanti a lui seminascosta si intravvede una donna bionda platinata. Il viso dai lineamenti pronunciati e dalle sembianze forti sembra essere quello di una signora abbastanza attempata, ma molto curata esteticamente, porta un largo cerchietto leopardato sopra i capelli lunghi, una tetta troppo turgida, Piero la intravvede pure e anche bene. Forse un buon ritocco. Accanto a lei un altro uomo sulla sessantina, magro. Anche lui semisdraiato. Dietro di lei invece una donna molto giovane e un altro uomo vicinissimo. Sono seduti. Parlano tutti insieme, un gruppetto di amici. Ridono, si scambiano commenti ma Piero non riesce a capire una parola. La donna bionda e attempata ha allargato le gambe e stando stesa appoggiata sui propri gomiti butta la testa indietro e ride. Sembra se la stia spassando bene in qualche modo. Ridono e scherzano. Piero si gira di schiena non trovando nulla di particolare nella scena del gruppetto e si rimette a riposare. Sente il caldo della sabbia sotto di lui e il volume del suo cazzo. Lo spinge un poco avanti e indietro affondandolo nella sabbia e ne assapora la piacevole sensazione. Ama il suo uccello e lo sente indurire la sotto. Gli fa compagnia. Si lascia andare ad occhi chiusi per un po’ fino a che gli passa il turgore della sua asta e tutto torna alla normalità. E’ solo allora che decide di andare a farsi un bagno.

Si alza e da una sbirciata al gruppetto. Pure i due maschi alla sua destra stanno ancora guardando e ridacchiano divertiti. Sembra essere per loro un avvenimento nuovo, intrigante, che li ha presi di sorpresa. Uno dei due, quello dotato sta avendo una evidente erezione. Essa è diventata motivo di ilarità tra i due. Mentre si avvia verso la riva del mare, Piero vede l’intera scena come la vedono i due maschietti. Il tipo dalla schiena larga sta infatti giocando con il suo piede destro nel culo della bella bionda attempata, le sta infilando dentro al buchetto l’alluce intero, o ci sta provando, o lo sta solleticando. La biondona è tutta abbandonata al giochetto a gambe divaricate ma con grande sorpresa, quasi con sgomento Piero vede che lei non ha la figa tra le gambe allargate ma un gran cazzone grasso e grosso e mostra due tette belle gonfie. Attorno al bacino tiene una catenella dorata e ai polsi una dozzina di bracciali di tutti i tipi e colori. Attorno all’altro polso un fazzoletto rosa legato. Le mani sono grandi e possenti. Piero arriva al mare, si bagna velocemente, torna al suo telo, lo scuote dalla sabbia e lo riposiziona appena appena più su. Si stende a pancia in alto con il volto girato verso il gruppetto. Ora vede benissimo il piede del maschio che continua a stimolare il buco del culo del tipo/a a gambe larghe che non esita a sventagliare la grossa fava a destra e a sinistra mentre gli amici attorno si stanno divertendo a commentare. I due maschi alla destra di Piero, i due probabili vigili del fuoco, se la spassano pure loro ad osservare il ditalino di alluce al culo. Attorno al gruppetto tutta la gente che è in spiaggia sin dal mattino sotto gli ombrelloni guarda ma fa finta di non vedere. Il gruppetto continua lo show. L’alluce continua a stuzzicare il buchetto della procace biondona il cui uccello gonfio e barzotto ma non duro fa bella mostra di se esattamente come le due tette siliconate. I passanti che passeggiano lungo la spiaggia osservano incuriositi, qualcuno facendo finta di non aver visto, qualcun altro molto interessato, altri che rallentano il ritmo della passeggiata per vedere meglio. Piero nota che l’alluce del lui tenta di insinuarsi sempre più dentro il culo della biondona la quale si passa una mano sulla grassa nerchia con compiacimento. Due extracomunitari in maglietta, jeans, sandali e cappellino così vestiti sotto il caldo sole pomeridiano si sono stesi alla base di quelle che sono ormai le dune corrose e osservano pure loro. Piero dal suo telo giallo e arancione vede passare una coppia che frequenta la spiaggia da anni e che lui vorrebbe conoscere ma non ha mai avuto ne il coraggio di approcciarli ne la forza di farlo. Lei è una bella mora ancora molto piacevole, di fianchi larghi, che di solito se ne sta a leggere il suo libro mentre lui si intrattiene a parlare con molta gente li attorno, sono molto conosciuti. Lui è già abbronzatissimo, quasi nero come il carbone. Ha un notevolissimo uccello che gli ballonzola quà e là date le notevoli dimensioni. Piero deve ancora capire se questi due si danno allo scambio oppure no. Ora la biondona si è girata sulla pancia chiudendo le gambe e l’amico ha smesso di stuzzicarle/gli l’ano. Un ragazzo con i ricci castano chiaro, un bel viso, sui venticinque anni, un bel fisico che fa da contorno ad un bel pisello appropriato di giovane alluppato passa tra Piero e il gruppetto per la quarta volta. Sembra molto incuriosito dal gruppo e dai giochi in corso. Sa di essere bello e gli piace passeggiare per essere guardato. Piero lo aveva notato già da qualche tempo nelle ultime settimane per il fatto che il ragazzotto sembra non avere difficoltà ad attaccare discorso con coppie e gruppi di persone come vedremo in uno dei nei prossimi episodi.


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