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Essere il capo del mio boss |
Essere il capo del mio boss…
Dopo mesi di attesa, finalmente, sentii il telefono suonare. Aspettavo fremente quella chiamata: un nuovo lavoro era pronto per me e per di più in città. Nuova casa, nuovi incontri… Ma sempre me stessa. Mai avrei pensato che anche il mio capo mi facesse notare quanto erano sformati i miei tailleur e quanto era molto più affascinante l’altra segretaria sempre in tiro. Tanto avevo agognato quel posto, quanto odiavo quell’uomo: il mio capo. Era vero che mi vestivo male. Non mi piacevo. Aprivo l’armadio e mettevo quel che trovavo. Nessuna cura di me, pochissimo trucco… e anche il mio corpo, seppure con le forme al punto giusto, aveva bisogno di un’aggiustatina, ma tanto, a me, non importava proprio. Con gli uomini avevo chiuso parecchio tempo prima, quando un uomo, affascinante e gentile mi invitò a cena. Pagò tutto lui, mi aprì la porta della macchina, tutto sembrava perfetto… Tranne che per una cosa: il legarmi. La cena era andata così bene che finimmo a casa sua. Bellissima, arredata con gusto, vino molto dolce e buono (proprio come piace a me!) ma quando finimmo nel suo letto e dopo pochi preliminari fatti male (nessuno gli aveva insegnato che il clitoride di una donna si lecca e si succhia dolcemente…) mi chiese se mi poteva legare… “Fai pure… ma non voglio giochi strani” Ebbene, nessun gioco strano. Mi legò i polsi alla testata del letto, appoggiò la punta del suo sesso tra le mie labbra ed entrò in me… In silenzio, senza emettere nessun rumore. Cominciò a pompare, senza arte né parte. Senza guardarmi negli occhi e in un attimo venne, avendo anche cura di chiedermi: “Quanto ti ha eccitato essere dominata così?”… Oltre alle risate che questa frase suscitò in me, la stessa mi fece promettere a me stessa che il prossimo uomo che avessi incontrato l’avrei scopato io, legato… E avrei goduto io del suo corpo… Torniamo alla mia situazione in ufficio. Più prendeva confidenza Mr. Boss, più mi punzecchiava. Ed io ero sempre e comunque a contatto con lui. Finchè un giorno arrivò al culmine. Eravamo rimasti noi due e pochi altri impiegati. Io mi alzai e mi misi di fianco a lui per spiegargli una cosa, ma quella sera non mi ascoltò per nulla… “Non capisco… Sei una bella ragazza, fatta bene e ti nascondi dietro questi camicioni… Con un corpo del genere potresti fare molta strada e lo sai anche tu… La tua amica, che non ha niente da mostrare, di strada ne fa con le sue belle gonnelline svolazzanti…” Lo guardai stranita, ma non lo considerai nemmeno. Una situazione che cominciò e durò fin troppo per i miei gusti. Cominciavo a cedere, a rispondere, a flirtare, a giocare con lui. Ma eravamo sul lavoro e mi ero ripromessa di non fare casini lì… Fino a che non decisi che era il caso di lasciare perdere,che non potevo continuare così e lasciai anche il lavoro (Non solo per lui, ebbi la fortuna di trovare un lavoro che mi soddisfaceva di più e che mi faceva guadagnare di più!). Lasciai il mio numero di telefono a Mr. Boss… poteva sempre tornarmi utile… Tutto cambiò. Il mio atteggiamento, il mio abbigliamento, il mio modo di vivere. I tailleur sformati lasciarono spazio a camicine di raso, corpetti, gonne attillate con spacchi vertiginosi e giacchettine minuscole. Le ballerine lasciarono spazio a decollettè con tacchi alti. I capelli si fecero biondi e il trucco appena più “marcato”. Insomma, potevo guardarmi allo specchio e sentirmi bene… Giocavo con gli uomini per la strada. Ero una donna d’affari ora e avevo voglia di flirtare con gli uomini, sapendo di poterli affascinare… ma senza mai portarmeli a letto. Solo qualche gioco. Le loro dita ogni tanto scivolavano sotto la mia gonna nei ristoranti. Li lasciavo fare… Lasciavo sentissero i miei gemiti soffocati per non farmi sentire dai vicini al cinema… Lasciavo che la mia mano entrasse nei loro pantaloni e che le mie labbra stringessero il loro sesso, nelle loro macchine lussuose. Ma mai li lasciai entrare dentro di me. Questo mi ero ripromessa, questo era quello che volevo fare! Una sera trovai nel mio borsellino il biglietto da visita di Mr. Boss e lo chiamai. Sì ok, era tardi per chiamare un ex capo, era mezzanotte, ma tanto lui non dormiva mai. Ero la sua segretaria, lo sapevo bene. Fu felice di sentirmi e mi chiese se mi andava di vederci la sera dopo a cena… La risposta fu ovvia: “Sì, certo…”. Passava lui da casa mia, aveva ancora l’indirizzo. Nessun preparativo strano… Insomma, potevo anche girarci intorno, ma sapevo di volermelo portare a letto… Sì, era lui che volevo legare e scopare… Baciare e succhiare… L’abbigliamento della serata prevedeva: Camicia bianca, scollata sul davanti, tipo bustino; gonna nera corta e morbida; senza calze; decolleté nere, alte (era un bell’omone lui, rischiavo di sfigurare) e una sciarpa (sia per il freddo che per il mio progetto di sesso sfrenato). Il suo abbigliamento invece prevedeva un completo nero, con camicia bianca, senza cravatta. Era un bell’uomo, alto, occhi neri profondi, capelli scuri, un filo di barba. E molto interessante. Aveva sempre argomenti nuovi di cui parlare. Peccato fosse così “diretto” e così fu quella sera “Ehi, ma sei la stessa che ho lasciato tempo fa? Sei parecchio… ehm…” “…Figa? Mica mi scandalizzo se me lo dici… So di esserlo…” E mi morsi le labbra, scoppiando in una fragorosa risata… Sorrise anche lui… Un po’ di imbarazzo, ma arrivammo in fretta al ristorante. Un bel ristorantino, niente di complicato o lussuoso. Chiacchere a non finire… Gli sguardi cominciarono a farsi più languidi, più affamati. A cena finita mi chiese se volevo andare a bere qualcosa o se preferivo tornare a casa. “Mi piacerebbe vedere la tua di casa… Insomma, sei pur sempre il mio ex capo, non posso sbirciare nelle tue cose? Vediamo come vive il mitico Mr. Boss…” Lo guardai con un’espressione a metà tra il malizioso e il sarcastico. Lui accettò… “Addirittura Mr Boss? E’ così che mi chiamavi quando lavoravi per me? E poi… signorina, non si poteva vestire così anche quando lavorava per me?” “Questa è la tenuta da serate speciali…” Partimmo sulla sua bella macchina verso casa sua. Anche la sua era arredata bene, in stile “single senza una figura femminile presente”. Un bel monolocale, tipo loft… Il letto al centro della sala, appena appoggiato al muro… Da due piazze abbondanti… E la spalliera in ferro battuto… Mi guardai in giro… “ma… ehm… in casa di un famoso imprenditore non si usa il divano o una poltrona?” “c’è il letto, cosa ci può essere di più comodo di un letto in mezzo alla sala?” “E quindi per bere qualcosa dobbiamo metterci là?” Facevo finta di essere imbarazzata… “A letto con il mio capo… Mmmm la cosa mi da da pensare” Altre chiacchere fino a che lui non appoggiò la mano sulla mia spalla,lasciando cadere la mia sciarpa… “Toglila, stai così bene senza.. e qui di vento non ce n’è” “Ci sono occhi indiscreti… Già al ristorante quei due occhi indiscreti sono scivolati nella mia scollatura e sulle mie gambe…” Reggeva il mio sguardo “Come fai a non farli scivolare? Farei scivolare anche le mie dita sulle tue gambe, se me lo permettessi… Non mi sono mai tolto lo sfizio dell’ufficio, di tutte le volte che mi avevi provocato…” Gli presi io la mano… Gliela posai sulla gamba… E abbassando gli occhi (Quanto faceva eccitare gli uomini lo sguardo di una timida…) gli dissi che se voleva, poteva… non avrebbe trovato ostacoli con me e che anch’io volevo togliermi lo sfizio di assaggiarlo… Bastarono queste parole per farlo schizzare in piedi, davanti a me. Si inginocchiò e cominciò a baciarmi il collo… Piccoli e dolci baci… Poi salì e cercò le mie labbra che si unirono in un bacio passionale e languido. La sua lingua cercava la mia, la punta della sua lingua segnava il profilo delle mie labbra e i suoi denti le mordicchiavano dolcemente. Le sue mani si appoggiarono di nuovo sul ginocchio e cominciarono a salire verso il mio interno coscia. Sentivo i suoi polpastrelli che si spostavano fino a sentire le sue mani grandi che mi prendevano con forza l’interno coscia. Appoggiò il dito al mio clitoride, da sopra le mutandine. Aprii le gambe… non volevo fermarlo per ora. Con dolcezza il suo dito cominciò a muoversi sul mio clitoride mentre io gli toglievo la camicia. Mai mi sarei immaginata il suo fisico: asciutto e scolpito quanto basta. Mi guardò e con quello sguardo mi chiese se volevo di più. Appoggiai la mia mano sulla sua… Mi sdraiai sul letto e lasciai scivolare le sue dita sotto le mie mutandine, sussultando di piacere ogni volta che le sue dita scivolavano in me o sul mio clitoride. Si slacciò i pantaloni mentre io mi slacciai la camicia e mi tolsi il reggiseno. Mi sfilò le mutandine e mi disse che voleva tenessi la gonna… Mi avvicinai al suo orecchio e gli dissi di mettersi comodo sul letto, che sarei tornata subito… Lo trovai nudo, al centro del bel letto a due piazze. La sua mano tra le sue gambe, che si toccava lentamente. Mi sentii ancora più bagnata tra le mie… portavo solo la gonna e le scarpe… Mi sentivo quasi ridicola ma avevo la sensazione che a lui piacesse parecchio… “io ti lascio per un attimo e tu fai da solo? Non ci metto nulla a legarti le mani con la sciarpa che mi hai tolto prima…” Mi guardò con gli occhi sgranati e continuò a toccarsi… Fissandomi negli occhi, in segno di sfida. “Sto continuando… perché non lo fai? Non credo tu abbia il coraggio di fare una cosa del genere al tuo ex-capo” “ah no? So fare cose ben peggiori” Avevo la sciarpa in mano ormai… e stavo scivolando sul suo corpo… i miei capezzoli sulla sua pelle. Le sue dita toccavano il suo sesso e io mi strusciavo sulla sua mano… mentre gli legavo la sinistra… Scesi a baciarlo, gli spostai la mano dalle sue gambe e gli legai anche la seconda alla spalliera del letto… Il mio seno sul suo viso che lui cercava di succhiare e mordere… Scesi a baciarlo sulle labbra… e scivolai ancora tra le sue gambe. In ginocchio cominciai a baciarlo e a succhiarlo. Lo lasciavo scivolare tra le mie labbra, riempiendolo della mia saliva… Mentre le mie dita scivolavano dentro di me. Sentivo i suoi sussurri, i suoi gemiti… fin quando mi chiese di scoparlo… “Ti prego… Voglio entrarti dentro… Voglio sentire com’è essere totalmente a disposizione di una donna, senza poter far niente”… Salii ancora a cavalcioni sopra di lui… Gli feci assaggiare le mie dita piene del mio miele e le baciai con lui… Feci scivolare una mano tra me e lui… Presi il suo sesso in mano e lo appoggiai tra le mie labbra, muovendomi piano per farlo entrare tutto dentro di me. Cominciai a scoparlo, a muovermi sopra di lui, a farmi guardare mentre lui non poteva fare nient’altro che stare sotto di me… lo guardai, mi abbassai su di lui, mancava pochissimo a me per venire e anche lui era al limite… Gli sussurrai alle orecchie “E’ questo che si prova ad essere dominati da una donna… non è poi male, vero? Ho voglia di sentirti scoppiare dentro di me…” Sentii il suo respiro farsi più affannoso… ed io scoppiai in un gemito fortissimo… Un orgasmo che scosse il mio corpo e che fece impazzire lui facendolo venire subito dopo dentro di me… Lo slegai immediatamente. Rimase dentro di me… Mentre le sue dita mi accarezzavano la testa… Mi piace essere il suo capo e gustarmelo così “inoffensivo”… e mi piace passare in ufficio quando lui ha bisogno di rilassarsi… |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Hectorbabenco | Invia un messaggio |
Postato in data: | 18/05/2007 20:15:20 | |
Giudizio personale: |
ah, ah, ah. bellissimo. ironico, sadico, sensuale... complimenti! |
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