i racconti erotici di desiderya

Esperienza di sottomissione iii parte.


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Come chiesto dalla Signora, il giorno dopo non tornai, ma aspettai un loro contatto per sapere come muovermi.

Dopo due giorni di terribile attesa il mio telefono squillo.

Non feci in tempo a dire "Pronto", che gli ordini del Signore mi erano già conclusi.

Dovevo essere entro 25 minuti in casa Loro.

Impiegai meno tempo visto la nostra vicinanza.

Come fui da Loro mi spogliai, e mi misi in ginocchio a salutarLi baciando i Loro splendidi piedi.

La Padrona mi mise un collare e con il guinzaglio mi portava in giro per casa mentre completava gli ultimi lavori.

Il Padrone intanto stava preparando corde, manette e altre cose che non riconobbi.

Come la Signora ebbe finito, con uno strattone mi invitò a seguire i Suoi dolci piedi.

Con lo sguardo basso mi avvicinai al Padrone.

"In piedi, su le mani e gambe larghe".

Eseguii alla perfezione.

Il Padrone mi legò le mani e tirò una corda vero degli anelli che pendevano dal soffitto.

Mi mise un morso in bocca, e infilò uno splendido plug nel mio sedere.

Tirò la corda ancora un po'.

Le sole punte dei miei piedi toccavano terra.

"Tanta gente ci ha già chiesto di te" disse la Signora "E noi non vogliamo fare brutte figure...devi iniziare a sopportare tutto".

Con paura annuii con la testa.

Le prime due frustate furono come dei fulmini sul mio sedere.

Le altre colpirono la schiena e le gambe.

Strinsi le ginocchia, e come risposta mi arrivò uno schiffo in pieno viso.

"Pensavamo di poterci fidare di te, ma non possiamo, dobbiamo legarti anche i piedi".

Mi ritrovai con le gambe oscenamente divaricate, e i piedi che oramai erano a due centimetri da terra.

Il Signore si prendeva cura del mio sedere che ormai bruciava, mentre la Signora iniziò a giocare con il gatto a nove code sui miei testicoli e sul mio pene.

Iniziai a lacrimare, non ce la facevo più.

Ma non impietosii i miei Padroni che continuarono imperterriti a frustarmi.

Ero rosso come un peperone e stremato dalla fatica quando mi slegarono.

"In ginocchio non abbiamo finito" gridò il Signore.

Con fatica mi misi nella posizione richiesta, da dietro la Signora mi sfilò il plug, e con uno strap-on iniziò a penetrarmi, mentre il Signore mi scopava la bocca senza tregua.

Il Signore venne copiosamente dentro di me, e io per la prima volta venni senza toccarmi.

Manco a dirlo una raffica di schiaffi, mi colpirono il sedere e il viso.

"Fai schifo, non ti abbiamo ordinato di venire, ora pulisci tutto con la lingua schifoso".

Leccai il mio sperma a fatica e finito tutto i Signori mi presero per i capelli e mi portarono nella doccia.

Una raffica di urina mi colpì viso, e bocca, bevvi tutto quello che potei.

"Lavati, e resta qui a dormire per terra a fianco al nostro letto, sei stato bravissimo tesoro."

Queste le ultime parole della mia Signora.


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