Anche se non sono mai stata un angelo, ho visto nei tuoi occhi blu, in quel limbo di pomeriggio fiocchi di cotone misti a sprazzi di sole al tramonto dei nostri respiri ansimanti, e dita a serrare le tue dita, bocche a sfamarsi di bocche e sussulti di corpi come a squarciare l’aria intorno nel risalire e spingere e affondare... Grida soffocate, gemiti flebili, t’imploro e tu arrivi... percuoti, possiedi... m’invadi. E’ tuono che scuote e lacera... Smetto le mie ali per appartenerti mentre caldo scivoli lungo la mia schiena e nuovamente mi apro... e ancora infliggi e m’attraversi nella penombra immobile e vita s’impone. Scempio di me prostrata, caldo s’affanna delirante il piacere e diventa il silenzio miele si, da godere... Un attimo ancora, liquiefatta, tu incalzi e non siamo più noi... se dal cielo io cado, poi tu mi raccogli? No, mi lasci cadere... per i fianchi mi tieni di me godi e ti fregi di questo piacere, onda sulla risacca... anche lui si ritrae per poi ritornare... Ho sporcato le mie ali piene di rattoppi, dissestate, tumefatte... Io rosa nel fango, femmina senza un approdo non chiesi mai d’essere angelo... M’invischio col peccato, lo cerco, mi imbratto, odoro di sesso... Muschio bianco e borotalco, fuori e dentro di me sei rimasto e ti sento nei passi che affretto allontanandomi sì, bimba con le dita sporche di marmellata... L’hai trovata... hai il mio sapore. Consumalo. Consumami per ore... Non m’ami e non t’amo. Prendi la tua vita e confondila alla mia. Fermala. Fermami. Fammi l’amore... Vincimi. E sia.
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