i racconti erotici di desiderya |
Di ghiaccio sotto l'acqua bollente |
Ore 8.00 AM: sveglia, colazione con cereali, frutta, caffè. Venti minuti in bagno: doccia, barba, contorno occhi e due gocce di profumo. Poi al lavoro: il primo appuntamento, il secondo, il terzo. Ore 1.00 PM: pausa pranzo con insalatona nel bar di fiducia. Poi di nuovo in spider su strada per completare i miei affari.
Ore 8.30 PM: stop! Finalmente la giornata lavorativa è conclusa e posso dedicare del tempo a me stesso. La palestra, il luogo dove coltivo il mio corpo e il mio benessere psicofisico, dove amo passare qualche ora del mio tempo libero senza però essere un fissato del culto dei muscoli. Il centro benessere dove mi alleno è un posto tranquillo, non di certo una di quelle palestre altolocate dove c’è una passerella di gente senza senso che ama mettersi in mostra. Conosco ormai un po’ tutti, ragazze molto carine e ragazzi divertenti, persone discrete con cui condivido non solo la sala attrezzi ma anche qualche cena. I titolari sono una coppia sposata da poco, Laura, bellissima bionda perennemente abbronzata, col culto del muscolo tonico e dell’alimentazione corretta, e Marco, istruttore di sala, bellissimo uomo quasi quarantenne, alto, muscoloso,moro ma più elastico della moglie, non si tira indietro davanti alla birra né a qualche sigaretta e, a quanto si mormora negli spogliatoi, neanche di fronte alle belle donne. Quella sera non c’era molta affluenza in palestra, forse per la pioggia incessante e i temporali, sta di fatto che erano quasi le 22.00 e la palestra stava per chiudere e io ero con Marco che mi stava raccontando le solite sciocchezze di cui non m’interessava sapere nulla: integratori, Rimini welness, donne. Vedo Laura che se ne va incazzata, aveva discusso con delle signore che non apprezzavano la sua lezione di step, simile a un’esercitazione militare. Rimaniamo io e Marco. Gli chiedo se faccio in tempo a farmi una doccia o se mi voleva buttare fuori. Mi dice che posso fare con calma che tanto doveva finire delle cose in ufficio. E’sempre molto gentile con me. Lo spogliatoio: il luogo dove i miei sensi impazziscono, dove l’odore pungente di sudore mi sale al cervello con i vapori della sauna, dove magliette e mutande bagnate abbandonate sulle panche m’invitano a sprofondarci dentro la faccia. Ma quella sera non c’era nessuno, solo io, solo. Mi spoglio e mi reco verso le docce, otto docce aperte e in comune senza paraventi, come si confà a un luogo per veri maschi. Mi cospargo di bagnoschiuma, le mie mani sono carezze, immagino di non essere solo ma che sotto l’acqua con me ci siano altri ragazzi, nudi, con i loro corpi sportivi mentre si toccano e scivolano pian piano uno sull’altro. Con gli occhi chiusi e la testa abbassata sotto il getto d’acqua sento crescere l’eccitazione tra le mani. Ad un tratto sento la porta dello spogliatoio aprirsi, dei rumori tra gli armadietti e poi Marco, nudo, con un paio di infradito nere e una poche in mano, venire verso di me. Non l’ho mai nudo, quegli addominali scolpiti, i pettorali gonfi e quel grosso cazzo che gli penzolava sotto un pube quasi completamente depilato. Liscio e muscoloso, abbronzato, enorme. Si mette nella doccia in parte alla mia, apre l’acqua e ricomincia con i soliti discorsi di prima, sorridente come sempre, rilassato mentre io sentivo un leggero imbarazzo intervellato da un cuore che sembrava scoppiarmi nel petto. Il suo modo di farsi la doccia è simile a un sexy show di una discoteca di provincia, continua a girarsi su se stesso come per mostrarmi la sua perfezione fisica, accarezzandosi piano come se fosse ripreso da una telecamera. E’sempre stato un esibizionista, uno sicuro di sé, uno che sa di essere bello e piacere a tutti. Tra una chiacchiera e l’altra, tra una mia occhiata fugace e l’altra, vedo che apre la poche e tira fuori un rasoio e della schiuma da barba. Si riempie la mano di schiuma, si cosparge l’inguine e comincia a depilarsi. Mi dice che quella sera doveva animare un addio al nubilato come spogliarellista, sì, sapevo che faceva pure quello. E sia mai che le donne trovino un pelo fuori posto, doveva essere pronto alla prova di ballo in perizoma ed essere completamente liscio, statuario, come si addice ad un professionista dei sexy show. Resisto a fatica, lo guardo mentre si tiene il cazzo in mano e ci passa sopra la lametta, si stringe le palle, le alza, le gira, la schiuma scivola via sotto l’acqua, e a forza di toccarlo gli si sta inturgidendo. Lui fa finta di niente, come se non ci fossi e in pochi minuti il suo pube era liscio e il suo cazzo sembrava ancora più grande, con il prepuzio ritirato e la punta della cappella su cui scorreva il rivolo d’acqua come se stesse facendo la pipì. Poi la domanda che mi lascia di ghiaccio sotto l’acqua bollente. “Ho fretta e non ho lo specchio, mi dai una mano o ti fa schifo?” Dicendomi così mi mostra il culo porgendomi il rasoio, tranquillo, sorridente, quasi sicuro che non gli dicessi di no. Rimango pietrificato, sento un tremolio che mi pervade il corpo, poi afferro il rasoio e annuisco sorridente, con la finta faccia di chi ti sta facendo un piacere per forza. Marco si volta, appoggia le mani sulla parete piastrellata d’azzurro, la testa china,le gambe divaricate e mi dice di fare piano e stare attento. Mi riempio la mano di schiuma e con dolcezza la spalmo su quei glutei perfetti, lascio correre la lametta, appoggio le mani su di lui, ma non ci sono peli, sembra già perfettamente liscio. Sono in ginocchio dietro il suo culo, con una mano gli allargo le chiappe e intravedo il buco, lo tocco con le dita inschiumate, lui divarica ancora le gambe e si piega di più. Continuo con il rasoio intorno al suo buco, l’acqua scivola sui nostri corpi, trattengo a stento la lingua che vuole infilarsi dentro quella fessura e gustarne tutta l’essenza. Ho il suo culo, il suo buco a pochi centimetri dalla mia faccia, la depilazione intima sta diventando una rettoscopia, vedo tra le cosce il suo cazzone duro che punta verso il basso, ho voglia di afferarlo, di stringerlo,di mangiarlo.Il rasoio corre le mie dita fanno finta di toccare, non resisto, confondo un mio dito con la punta della lingua e do una leccata veloce e impercettibile a quel buco aperto, liscio e pulito, che sembra chiamarmi. Le mie mani diventano invadenti e presuntuose, lui se ne accorge e si ritrae. Si volta verso di me col cazzo duro che sembra toccare il mio, senza guardarmi mi ringrazia , si riprende il rasoio e la schiuma, si sciacqua velocemente ed esce dalle docce, lasciandomi lì, solo, con il cazzo duro in mano e lo sperma che mi colava tra le cosce, distrutto dalla tensione. Nello spogliatoio Marco non c’è, mi rivesto, faccio per andare via, lui è in ufficio, lo saluto dalla reception, contraccambia. Ma da quel giorno non mi parlò più come prima e tuttora si limita a salutarmi da cliente. |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Driversexbari | Invia un messaggio |
Postato in data: | 11/03/2010 17:21:46 | |
Giudizio personale: | capita.... | |
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Autore: | Peter_Ray | Invia un messaggio |
Postato in data: | 11/03/2010 17:02:42 | |
Giudizio personale: | sicuramente originale, no la solita scena scontata | |
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