i racconti erotici di desiderya

Coscienza ... e solitudine


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Non è facile uccidere la coscienza. Anna però c’era riuscita molto presto, appena sedicenne.

Aveva comperato un revolver al mercato nero della lussuria e con un immaginifico proiettile dorato l’aveva colpita diritta al cuore, per essere certa che morisse all’istante, senza lasciare possibili e insostenibili strascichi. L’aveva quindi sepolta in una boscaglia cupa e lontana, senza un pensiero o un preghiera, senza una lacrima o un rimpianto.

Dopo quell’omicidio era iniziata la sua vita priva di sbarre morali che l’aveva portata ad essere un perfetto ed efficiente manager del suo corpo e della sua bellezza.

Già … Anna esercitava ormai molti anni la “professione”. Quel termine ormai desueto che, nel corso degli anni, aveva preso forme e contorni diversi: prostituta, puttana, escort ...

Il primo uomo era stato un cinquantenne che l’aveva avuta, ovviamente in cambio di denaro, senza neppure accorgersi del privilegio che stava cogliendo, troppo preso ad ubriacarsi di lei. Non era stato indimenticabile, non era stato grandioso, non era stato neanche bello. Non era stato.

Da quel giorno era stato un succedersi di uomini – giovani, vecchi, belli, brutti, alti, bassi, divertenti, tristi -, ma la cosa che li accomunava era il loro desiderio per il suo corpo.

Ad Anna quella sensazione dava un senso di potenza assoluto, eccitante assai di più rispetto a qualsiasi penetrazione, seppure quest’ultimo fosse un gradino importante nella scalinata del piacere appagante.

Quella sensazione l’aveva così accompagnata per quindici anni e anche adesso, che aveva oltrepassato la soglia dei trent’anni, sapeva che tutti gli uomini non si chiedevano chi lei fosse, se amasse leggere, cosa preferisse mangiare, se aveva voglia di ridere o piangere. La volevano e basta. E fare buon uso di questo desiderio voleva dire diventare il loro tormento o meglio ancora l’esca da dare in pasto alla loro stupidità.

Oggi però Anna deve avere un incontro con Luigi. Sessantadue anni ben portati, fascinoso, regista teatrale, colto e molto molto danaroso.

L’aveva conosciuto dodici mesi prima. In un ristorante, mentre cenava assieme alla moglie, i loro sguardi si erano maliziosamente incrociati.

Quella sera Anna come di consueto, e per libera scelta quando i suoi impegni professionali lo permettevano, era da sola. In un battibaleno aveva iniziato a scrivere la sceneggiatura della sua ennesima storia. Già perché Anna non era una “prosituta” classica, quella che si vende per una sera. La sua capacità manageriale faceva sì che lei vendesse il suo corpo per avere avventure che non fossero solo di una notte. Mediamente la compagnia durava qualche mese. Mai oltre un anno. E in quei periodi i suoi compagni, o amanti che dir si voglia, la riepivano di affettuosi pensieri che, nel tempo, avevano così assicurato una tranquilla vecchiaia: gioielli, auto, appartamenti, bei vestiti.

Con Luigi la storia era nata secondo i canoni classici. Si erano rivisti un altro paio di volta allo stesso ristorante. Lui aveva mandato al suo tavolo una bottiglia di champagne. La volta successiva avevano poi cenato assieme. Un’altra ancora lui l’aveva accompagnata sotto casa. E quindi, finalmente, avevano trascorso un week end a Cortina.

Fino ad allora si erano solo scambiati qualche bacio appassionato ma nulla di più. Per quella loro prima sera Anna aveva indossato una “divisa da lavoro” particolarmente sensuale seppur non aggressiva. L’abito di seta nero, lungo fino ai piedi, copriva il corpo privo di biancheria intima. Un filo di perle, i capelli raccolti a scoprire il collo, una pochette e un paio di sandali altissimi e bianchi completavano l’esca.

La cena fu deliziosa e il parlare affabulatore dell’uomo conquistò il cervello di Anna che, per la prima volta, non scorgeva i consueti segnali del desiderio, o almeno non solo quelli.

Le domande che le faceva Luigi erano accompgnati da dolci movimenti delle mani, che secondo Anna erano il vero specchio dell’anima maschile. Sembrava che l’uomo mostrasse un interesse che travalicasse quello meramente fisico.

Salirono in camera e la suite prenotata da Luigi sembrava essere una perfetta location, disegnata da un abile sceneggiatore. Tutto era al posto giusto al momento giusto. In quel momento Anna si strinse all’uomo immergendosi nel suo profumo virile ma delicato. Luigi slacciò le spalline facendo crollare a terra, con uno sbuffo d’aria, l’abito setoso, come un drappo all’inaugurazione di un monumento. E l’opera d’arte apparve allo sguardo dell’uomo. Il corpo di Anna era una statua di fidiana memoria. Fu allora che Luigi la spinse con violenza sul letto, le allargò le gambe e iniziò, famelico, a pasteggiare con la sua intimità. Più la lingua e i piccoli morsi si susseguivano, più Anna perdeva il consueto controllo professionale. La lingua dell’uomo percorse tutti i meandri, insalivando ben bene anche il culo della donna. D’improvviso poi legò Anna alla spalliera del letto, mentre lei muta, lo guardava tra lo spavento e l’eccitazione. Una volta immobilizzata la donna, Luigi prese un vibratore e iniziò a passarlo prima delicatamente sulla clitoride e poi sullo sfintere. Quindi si avvicinò porgendo il suo membro verso la bocca della sua compagna, che seppur inibita dalle corde che la immobilizzavano cercava con fatica di prenderlo tra le labbra. Luigi non faceva nulla per facilitare il suo compito, anzi senza preavviso la penetrò con il piccolo vibratore nell’ano. Il membro dell’uomo, nonostante l’età, era turgido e di dimensioni assolutamente fuori la norma. Nonostante i trent’anni di differenza la vigoria e la perversione che mostrò Luigi fu senza pari. La bocca, la fica e il culo di Anna quella sera accolsero di tutto. Luigi la montò in tutte le maniere, mantenendola sempre legata. Pur privata da quel senso di libertà, che era stato l’originario desiderio che le aveva fatto scegliere quel tipo di vita, si era sentita oggetto dell’amore e non solo della passione di un altro individuo. Con i polsi e le caviglie rosse dai legacci, la furia sessuale la travolse facendola godere nel corpo e nella mente. Fu una notte in cui il suo corpo non fu risparmiato e le sue orecchie ascoltarono parole d’amore intervallate da epiteti che, pur nella loro volgarità, parlavano comunque di sentimenti.

Da quell’incontro era passati quasi dodici mesi e quel tempo aveva fatto di loro una coppia, seppur clandestina.

Luigi stava venendole incontro, consapevole che la regola dell’anno si stava rinnovando. Lui era stato un amante incredibile, ma anche un uomo dalle mille risorse. L’aveva colmata di attenzioni, ben più consistenti di un mazzo di fiori, ma anche di mille pensieri.

Anna per la prima volta aveva pensato che una soluzione stabile con Luigi avrebbe potuto rivelarsi una soluzione ideale per chi, come lei, vedeva la vita assieme non finalizzata alla procreazione o al mettere su “due cuori e una capanna”. Poi comprese che l’ipocrisia stava prendendo il sopravvento.

Lei non sarebbe mai stata capace di essere di un uomo solo. Le sarebbero mancati gli sguardi malcelati che vagavano su e giù per il suo corpo, così come le mani esperte che frugavano sotto vesti pregiate, sulla pelle impregnata di creme profumate e costose.

Aveva bisogno ancora di ripetere i suoi concerti lussuriosi, con orchestrali diversi ma con lei a recitare sempre il ruolo di direttore d’orchestra.

Aveva bisogno di trarre piacere dalla sua vanità. Aveva necessità di vivere senz’anima. Fu per quello che sparò il suo secondo proiettile dorato contro il barlume di speranza che le aveva offerto Luigi.

L’anima, come la coscienza, era un bene invendibile, un ostacolo alle compravendite redditizie del suo corpo.

Mentre Luigi era rassegnata davanti al suo viso pensò a cosa sarebbe stato il suo domani.

Quel domani che avrebbe cancellato anche l’oggi.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Peter_Ray Invia un messaggio
Postato in data: 27/03/2010 04:30:50
Giudizio personale:
veramente ben scritto, in più è stato in grado di far commentare lettori che, credo, siano un po\' diversi dai soliti.


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