i racconti erotici di desiderya

Complicità

Autore: In Barca
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Lei fu puntualissima. Come sempre, del resto, in occasione di quelle ormai rarissime volte che riuscivano a ritagliarsi un po’ di tempo per l’amore. Alle 16, come d’accordo, si era fatta trovare al parcheggio della stazione di Vicenza. Aveva un’aria indaffarata, come se fosse lì per altre cose, per lavoro, per impegni familiari. Era bellissima, anche di più del solito questa volta. Era elegante nel suo abito estivo, vaporoso, il corpo flessuoso dalle belle e lunghe gambe, il sedere tondo e alto, il petto fiorente e sodo esaltato dal vestito, i capelli biondi appena mossi da un vento leggero, occhiali neri a nascondere lo sguardo e l’imbarazzo.

Lui arrivò, sulla sua Citroen, fermandosi il più vicino possibile. Lei, che lo stava attendendo malcelando il nervosismo, si diresse verso l’automobile e salì velocemente a bordo, con gesto quasi furtivo. Chiuse la portiera. Lo baciò: un dolce, delicato, succoso bacio. “Amore, quanto tempo, ho una voglia pazza di te”, mormorò accarezzandogli la patta. La sua risposta fu pronta: un’erezione repentina che lei apprezzò moltissimo. “Dai andiamo”, disse la donna, “non abbiamo molto tempo per stare assieme e me lo voglio godere tutto”.

Lui ripartì, mentre lei si appoggiava alla sua spalla, passandogli una mano sul petto. Si diresse fuori città, dove sapeva che c’era un motel, piccolo ma grazioso, complice e ospitale. Parcheggiò dietro l’edificio, in modo da nascondere l’auto agli sguardi indiscreti ma sempre interessati delle malelingue. Scese, aprì la portiera dalla parte di lei, che smontò, imbarazzatissima, sistemandosi gli occhiali, il volto rivolto a terra per evitare di poter essere riconosciuta, quasi volesse essere invisibile.

L’uomo aprì la porta d’ingresso del motel, la fece passare, si diresse alla reception. “Avete una camera matrimoniale?”, chiese con fare sicuro. “Certo, la 18 andrà benissimo, i documenti prego”, disse la donna dietro il banco. Lui tirò fuori la carta d’identità e la consegnò. “Anche quelli della signora…” bisbigliò la donna, con sguardo comprensivo, esprimendo tutta la sua solidarietà e la sua riservatezza all’uomo. Del resto, gli fece capire con gli occhi, non dipendeva da lei…, se avesse potuto…, ma doveva farlo. Lui si diresse dalla compagna, borbottò qualcosa; lei estrasse la patente, guardando da un’altra parte: non sapeva che pesci pigliare. Lui tornò alla reception, consegnò i documenti di entrambi, prese la chiave, andò verso le scale; lei lo raggiunse. C’era un silenzio ovattato, nell’edificio. Le scale, rivestite di moquette, non trasmettevano alcun rumore.

Salirono al primo piano, trovarono la stanza, lui le fece strada e chiuse la porta a chiave, dopo che la donna fu entrata. Si abbracciarono, teneramente, fortemente, con passione. Lui sentì dai fremiti e dalla voracità dei suoi baci la voglia di lei e lei sentì premere sul suo ventre il desiderio di lui, che la stringeva a sé, cercandone il corpo con le mani. L’uomo apprezzò ancora una volta la delicatezza dei fianchi e la soda rotondità dei glutei. Era fantastica, pensò, un fisico da trentenne in una donna di 50 anni, la cui maturità sprigionava erotismo e saggezza. “Aspetta”, le disse, “Voglio vederti”, e tirò su la tapparella per fare entrare un po’ di luce. Poi tolsero il copriletto, quindi di nuovo si cercarono, furiosamente questa volta, spogliandosi l’uno con l’altro.

Per lui il compito fu molto facile: quel vestito estivo, bastava alzarlo e sfilarlo. Lei così rimase in reggiseno e perizoma, nient’altro. Si scostò per ammirarla, mentre lei gli sbottonava la camicia, gli slacciava la cintura, gli apriva i pantaloni e infilava la mano nelle mutande, afferrandogli il membro, durissimo, gonfio, pieno di voglia repressa.

Di nuovo la strinse a sé, mentre lei infilò la sua mano più a fondo, accarezzandogli le palle ed eccitandolo ancora di più. “Aspetta”, sussurrò lui. Lei si fermò, e l’uomo ne approfittò per slacciare il reggiseno, che si agganciava sul davanti. Le splendide tette della donna sgusciarono fuori, i capezzoli già duri, grossi, vogliosi. Poi le calò gli slip, lasciandola nuda, vestita del folto ciuffo di peli scuri che le esaltava il pube e che richiamava le sue voglie verso il centro del piacere. Anche lei approfittò della pausa, e finì di spogliarlo. Per ultimi gli tolse i calzini, rimanendo in ginocchio, il cazzo, durissimo, davanti al volto.

Gli prese i fianchi con le mani, e con la lingua iniziò a leccarlo, lentamente, avidamente, dalle palle fino alla punta del pene, più volte. Poi lo prese in bocca e spostò le mani: con una gli strinse con delicatezza i testicoli, con l’altra gli cercò la fessura tra le natiche. Lui tirò indietro la testa. “Sei fantastica, ti voglio, ti voglio prendere, tutta, dappertutto”, le disse. La fece alzare e la portò verso il letto. “Un attimo solo”, mormorò, e si tolse orologio e fede. “Hai ragione”, disse lei, che a sua volta posò il suo anello nuziale sul comodino.

Lei si sdraiò sulle coperte che sapevano di fresco e di pulito, bocconi, con le mani sopra la testa. Lui si stese accanto, e cominciò a carezzarla. Passò la mano sul collo, solleticandola con le dita, poi sulle spalle. Con l’indice le sfiorò tutta la colonna vertebrale, fino al sedere, e lei reagì inarcandosi, assaporando tutto quel lieve, dolce e prolungato contatto. Giunto alla fine della schiena, le posò l’intero palmo sulle natiche, prima l’una poi l’altra, apprezzandone la morbidezza, la rotondità, l’ansia di accoglierlo. Infine fece scendere la mano e le carezzò l’interno delle cosce, mentre la sua lingua le leccava il collo, la nuca, le spalle. Spostò la mano fino al sesso di lei, che allargò leggermente le gambe per favorirgli quell’umido contatto. Era bagnatissima, aperta come un girasole, vogliosa di averlo dentro. Ma era ancora presto.

La leccò tutta e lei accettava il contatto della sua lingua, accompagnandolo con dolci movimenti e col brivido della pelle. Lui ripassò sulla schiena, dove poco prima aveva fatto transitare le dita, poi sui glutei, quindi in mezzo alle natiche. Gli piacevano il suo odore e il suo sapore, ma soprattutto adorava sentire il suo buchino allargarsi quando la punta della lingua lo sfiorava. Anche questa volta lei non lo deluse: inarcò il bacino per favorirgli il contatto e si sciolse, aprendosi. Lui la umettò bene, poi passò oltre, alla ricerca del centro del piacere femminile, ma sostituì la lingua con un dito, che fece penetrare lentamente nell’ano. Cominciò a leccarla attorno alle grandi labbra, dentro, sulla clitoride, e intanto il suo dito entrava fino in fondo nell’intestino di lei, che spingeva per accoglierlo tutto.

Poi si scambiarono i ruoli. Fu lei a tirarsi su, e a baciarlo dovunque, mentre lui se ne stava sdraiato al suo fianco, supino. La donna cercò prima la sua bocca, la leccò, la forzò con la lingua, che introdusse fino in fondo a cercare la sua, aggrovigliandola e mescolando la sua saliva a quella dell’uomo. Con la mano intanto era scesa giù e gli aveva afferrato il cazzo, delicatamente, masturbandolo con dolcezza, facendo scorrere il palmo su e giù lungo il sesso dell’uomo. Poi lei fece scendere la lingua lungo il corpo, passando per il petto, del quale le piaceva leccare i radi peli ricciuti. Giunse all’ombelico, quindi al pene, che prese a succhiare, mettendoselo tutto in bocca. Poi prese a leccarglielo, come quando lui era in piedi davanti a lei, e con la lingua gli leccò i testicoli, che poi volle succhiare infilandoseli in bocca uno alla volta. Infine lo leccò in mezzo alle gambe, fino all’ano, che penetrò con un dito. “Sì, entrami dentro tutta”, gli chiese lui. Lei non si fece pregare. Si bagnò di saliva, quindi sodomizzò l’uomo con due, tre, quattro dita, infine introducendogli l’intera mano. Lui allargò lo sfintere per accoglierla, poi le chiese di offrire il sesso alla sua bocca.

La donna si mise nella posizione del sessantanove e all’uomo apparve quello che considerava il più bello spettacolo del mondo. Aveva la figa davanti agli occhi, sormontata da quel culo tondo e liscio al cui centro spiccava l’anellino dello sfintere, scuro e desideroso. E sotto la fessura del sesso, rosata, aperta, luccicante d’umore, profumava del desiderio della donna. Prese a leccarla, succhiò i suoi liquidi viscosi, passò con la lingua attorno alle grandi labbra e sul clitoride, insalivò il buco del culo e lo penetrò con un dito, mentre la donna lo sodomizzava e lo succhiava a sua volta. Lui intanto le mordicchiava la vagina, il clitoride, ne risucchiava i sapori con gusto.

Poi, “vieni, voglio entrarti dentro”, disse lui. L’abbraccio si sciolse. La donna si girò, si mise sopra l’uomo, in ginocchio, offrendogli i seni forti e grossi e sedendosi sul suo membro, che accolse fino in fondo. Cominciò a muoversi su e giù, mentre lui le baciava i capezzoli e intanto con le mani le allargava le natiche, cercando con le dita di solleticarle l’ano, che sapeva sensibile a quelle carezze. “Sì, infilami un dito nel culo, per favore”, lo supplicò lei. Ma lui non ci arrivava e lei allora prese due dita, le mise nella bocca dell’uomo, che le insalivò, quindi si inculò da sola. E lui poté sentire le contrazioni della sua vagina attorno al suo sesso e le dita di lei che si masturbava dietro e intanto solleticava dall’interno anche il suo cazzo.

Fu un crescendo di piacere. Lei si alzava e si lasciava cadere; a lui sembrava di arrivarle fino in gola. La donna prese anche a toccarsi il clitoride con l’altra mano, infine venne con un grido, forte, prolungato, roco, pieno di eccitazione, mentre il suo corpo si inarcava e vagina e ano si contraevano con forza.

“Aspetta, ora, voglio venire io, adesso che hai goduto”, le bisbigliò l’uomo quando lei ebbe finito di urlare. La sollevò da sé e la mise bocconi, la leccò dietro. “Voglio incularti”, le disse. E lei non si fece pregare. Si allargò con le mani, per facilitargli il compito, e alzò il bacino, per offrirgli il suo buco segreto. Lui ci passò sopra con la lingua, di nuovo, più volte, a lungo, bagnandola tutta e aprendola con le dita. Quando fu certo che lo sfintere era ormai pronto, morbido, accogliente, si mise in ginocchio dietro la donna, che sollevò ancor più le natiche, accostò la punta del suo pene all’orifizio e iniziò a penetrarla. Lei, con un gemito, spinse, aprendosi come una primula a primavera. Lo accolse tutto in sé, finché fuori non rimase che il folto ciuffo di peli del pube di lui. “Sì, così, inculami”, lo supplicò; e lui non si fece pregare. Iniziò un movimento dapprima lento, poi più veloce, quasi violento. Le piaceva sbatterla con forza, sodomizzarla, sentire il piacere che le dava quel modo inconsueto di fare all’amore, e intanto con le palle solleticarle la vagina. Lei portò la destra sotto il suo corpo e iniziò a masturbarsi, mentre l’uomo la prendeva con forza unita a dolcezza in quel coito innaturale che piaceva ad entrambi. “Vengo…. vengo”, urlò lui con voce strozzata. “Sì, vieni, vengo di nuovo anch’io”, le rispose lei con un gemito.

L’uomo svuotò il suo seme nell’intestino della donna, contraendosi più volte: lei accompagnò il piacere dell’uomo con la stretta orgasmica dei muscoli anali. Lui si lasciò andare, le cadde sopra, poi di lato. Ansimava, erano entrambi sudati. Il loro incontro era stato fantastico, più del solito. “Ti amo”, disse alla donna, “sei adorabile, sei piacevole, sei perversa”. “Anche tu, mi piaci perché sei porco e hai fantasia. E poi ti amo anch’io, lo sai”, gli rispose lei, “ma si è fatto tardi, sono quasi le 19. E’ meglio che ci diamo una mossa, dobbiamo andare a casa a preparare la cena ai ragazzi”. “Hai ragione”, convenne l’uomo, “meglio non far tardi sennò poi se la prendono e non ci fanno più uscire assieme. Certo che è ridicolo che marito e moglie debbano andare in albergo per avere un minimo di intimità della quale a casa non possono godere”. “È vero”, convenne lei, “ma se devo dirti la verità lo trovo anche più eccitante”. Poi lo baciò, per l’ultima volta quel giorno. Si rimise la vera, al cui interno era incisa la stessa data che c’era nell’anello di lui. Altrettanto fece il suo uomo.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Magicaviola Invia un messaggio
Postato in data: 09/09/2008 21:52:11
Giudizio personale:
è anche .. come dire comico alla fine .. tanto per sdrammatizzare!


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