i racconti erotici di desiderya

Annalisa

Autore: Etabeta34
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Non mi sembrava vero: Annalisa, accovacciata ai miei piedi, me lo stava succhiando proprio come nei miei sogni più reconditi.

L’avevo conosciuta anni prima a casa di mio cognato, era ancora una bambina con i suoi 15 anni, amica di classe di mia nipote, ma era l’unica del suo gruppo ad indossare sandali tacco 10 invece delle nike d’ordinanza per la sua età.

Mentre le sue amiche giocavano con le bambole lei fumava la prima sigaretta e sia nei modi di fare che nell’abbigliamento è sempre stata avanti rispetto alle sue coetanee.

Col tempo la sua indole di femmina con la f maiuscola si era accentuata anche negli atteggiamenti oltre che nell’abbigliamento e sapeva lanciare delle occhiate maliziose che potevano mettere in crisi un 30enne sempre vigile come me, ma la differenza di età fu capace di smontare qualsiasi velleità.

Ora Annalisa giocava con la mia cappella utilizzando sapientemente la lingua, afferrava il membro alla radice con la mano destra e lo ingoiava lentamente fino alla gola, lo tirava fuori bagnato dalla sua saliva e poi ricominciava mandandomi in estasi.

Era sistemata con le gambe aperte, le immancabili scarpe col tacco alto, la camicetta aperta a mostrare le tette sodissime senza reggiseno e la gonna corta tirata su per potersi accarezzare con la mano sinistra la fighetta rasata mentre continuava a mostrarmi la sua impareggiabile abilità di cocksucker 20enne.

Ero certo che quella sua abilità le venisse dall’indole, fosse una dote innata piuttosto che sviluppata dall’esperienza.

All’improvviso capisco che la devo interrompere per non rischiare una fine prematura, ma quello che mi colpì senza preavviso fu senz’altro la voglia irrefrenabile di leccarle la figa giovane e rasata.

La presi e la sdraiai gentilmente sul divano della sala direzione, poi le afferrai le caviglie sottili e le allargai le gambe ed infine mi immersi nella sua figa!

Da quanto tempo non ne assaporavo una così bella e profumata!

Non riuscivo a controllarmi, passavo con la lingua dalla figa al buco del culo e la cosa pareva essere molto gradita a giudicare dai gridolini di piacere che erano musica per le mie orecchie.

Leccavo i suoi umori assaporandoli e gustandoli letteralmente, di tanto in tanto mi concedevo una divagazione sulle cosce tornite dalla pratica fisica ed arrivai fino all’adorazione dei piedini con le unghia laccate.

Le presi le dita in bocca incurante della reazione che avrebbe potuto avere una ragazzina ad una sottile e leggera perversione come quella fetish che di solito si sviluppa più avanti rispetto ai suoi vent’anni, invece Annalisa mi incoraggiò favorendomi l’accesso alle sue dita cercando di allargarle.

Sembra niente, ma un gesto come questo ebbe il potere di aumentare l’eccitazione che già era ai massimi livelli e mi spinse a pensare che potevo andare oltre, chiedere qualcosa in più…

Mi alzai e mi sdraiai sulla schiena chiedendole di sedersi sul mio viso, il facesitting avrebbe accontentato il mio lato fetish sadomaso.

Era eccezionalmente portata per il sesso, comprendeva subito tutte le situazioni e le esigenze, cominciai a pensare che sarebbe stato difficile dimenticarla.

Seduta sul mio viso, con il movimento del bacino strofinava la fighetta sul mio naso e sulla mia lingua, poi di tanto in tanto apriva le natiche aiutandosi con le mani e si accomodava meglio che poteva soffocandomi letteralmente, rendendomi schiavo, vittima del suo dolce gioco ma felice.

Non la vedevo da un paio d’anni, quando quel caldo pomeriggio di giugno si presentò in agenzia viaggi: notai la ragazza stupenda con i pantaloncini corti ed i sandali alla moda, col top aderente che metteva in mostra due tette che farebbero resuscitare un morto e solo dopo questi particolari misi a fuoco il bel viso che mi guardava sorridente. Non avevo dimenticato quei particolari emozionanti, quelle gambe e quelle tette, né tantomeno quel culo da copertina, come avrei potuto? Quello che avevo dimenticato era il nome!

La cosa che meno mi interessava era ora quella che mi serviva di più per evitare di fare la figura dello scemo.

“Ciao, non dirmi niente, aspetta che ora mi viene in mente… sei…”

“Annalisa” mi precedette lei.

Già, Annalisa, l’amica di mia nipote Michela.

“E che ci fai qui?”.

“Mi serve un biglietto ferroviario per Roma”.

“Roma? E che ci fai a Roma?”

“Vado a trovare il mio ragazzo che vive lì” mi rispose accompagnando le parole con uno sguardo che me lo fece venire duro come il marmo.

Il tempo aveva accentuato il suo dono di farmi arrapare con i suoi modi chissà fino a che punto ingenui.

“Beato lui!” esclamai con un tono di invidia malcelata.

“Dici?” mi rispose sfoderando un sorriso malizioso e guardandomi di sottecchi.

Morivo veramente d’invidia verso il suo ragazzo che poteva scoparsela e godersela a suo piacimento: avrei dato non so cosa per portarmela a letto ed averla a mia disposizione per un paio d’ore.

“Dico, dico” mormoro mentre cerco di effettuare la prenotazione, però (o per fortuna) il computer si blocca e non riesco a procedere.

“Mi sa che devi tornare cara, il computer è bloccato”

“Non so se faccio in tempo, a che ora chiudete? Ho la palestra fino alle 20:00”

“Bè, noi chiudiamo alle 19:30, se vuoi puoi passare domani, io nel frattempo se dovesse sbloccarsi la situazione ti emetto comunque il biglietto”.

“Grazie” mi rispose, “ma se sei così gentile potresti anche fare lo sforzo di aspettarmi, preferirei fare tutto stasera”.

Non credevo ai miei occhi ed alle mie orecchie, quelle parole: “PREFERIREI FARE TUTTO STASERA” furono pronunciate con un tono che non lasciava spazio ad equivoci e lo sguardo che le accompagnava era altrettanto eloquente!

“Ok, allora ti aspetto, ma non fare troppo tardi, mi raccomando”.

Passai le ore che seguirono a montare congetture ed ipotesi, a costruire e demolire castelli in aria, ad ipotizzare un copione da tenere, insomma lavorai ben poco, se non di fantasia.

Alle 20:30 la sua sagoma che si affacciava dalla vetrina sul viale mi riporta alla realtà, le apro la porta e la faccio accomodare, guidandola in direzione, dove un grande tavolo riunioni ed un comodo divano componevano una location adeguata a quella situazione che speravo si realizzasse.

Non avrei mai fatto la prima mossa, in fondo ero convinto che tutti quei messaggi lanciati fossero frutto della mia immaginazione, o meglio che li avessi fraintesi essendo il suo il classico modo di fare della gatta morta.

Si era cambiata, ora la sua tenuta non era sportiva come nel pomeriggio ma elegante con minigonna e camicetta.

I seni erano nudi e si intravedevano i capezzoli.

Lei alzò le braccia e le buttò all’indietro in quel gesto tanto femminile di accomodarsi i lunghi capelli sciolti, mettendo volontariamente in evidenza le tette che sembravano dover strappare la camicetta.

“Secondo te sono una bella ragazza?”.

Mi chiese fingendosi dubbiosa.

“Secondo me sei la ragazza più bella che abbia mai conosciuto” ebbi il coraggio di dire in un sol fiato.

“Allora è vero che ti piaccio! Che ti sono sempre piaciuta! Michela me lo diceva. Aveva notato come mi guardavi, ma io non potevo crederci! E poi hai una moglie così bella!”.

Già, mia moglie. “Ma ora mia moglie non può vederci ed anche tu ora hai un fidanzato” dissi abbracciandola e tirandola a me.

La baciai e visto il suo trasporto affondai la lingua fino in fondo.

Le sue tette, quelle tette che avevo mille volte immaginato, ora erano nelle mie mani, sbottonai la camicetta e le baciai e le leccai.

“Bello qui” disse guardandosi intorno mentre si staccava da me e si accovacciava.

Fu lei a tirarmelo fuori mentre ormai rischiavo di strappare i boxer.

Lo ingoiò subito fino alle palle, come per mettere le cose in chiaro, prima di divertirsi nelle varianti collaterali ad un pompino perfetto.

Sentivo ora il desiderio di affondare dentro di lei.

Come un bambino davanti al bancone del gelato, ora non sapevo scegliere una posizione da cui incominciare.

Decisi così che era stupido limitarsi e che le avrei fatte tutte!

Beata illusione… certo la scena delle sue tette che ballavano davanti a me mentre lei mi cavalcava, la sua espressione stravolta dal piacere mentre sdraiata sul divano mi riceveva nella figa bagnata o le mie mani sui suoi fianchi stretti, non le dimenticherò facilmente, ma quando cominciai a cavalcarla alla pecorina fu davvero troppo per me e non riuscii più a trattenermi. Mi tirai indietro all’improvviso per non venirle dentro.

Avrei tanto voluto concluderle in bocca ed ormai davo la cosa per scontata, visto che la mia amichetta si era comportata come una vera amante del cazzo, pensavo che volesse chiudere degnamente la sua performance, ma all’improvviso mi bloccai pensando che forse avrebbe potuto non gradire.

Restai per qualche secondo impalato con il cazzo eretto e trionfante, quando fu di nuovo lei a stupirmi ed a lasciarmi stordito: “Dai, lo so che ti piacerebbe venitrmi in faccia!”

e si sedette a terra chinata all’indietro, con le braccia stese a poggiarsi sul pavimento.

Me lo menai, ma forse non ce ne sarebbe stato bisogno, perché le annaffiai il viso con diversi schizzi in rapida successione che la coprirono tutta.

Poi, ormai in estasi, gli lasciai la gestione delle operazioni e lei me lo prese con una mano e continuò a succhiarmelo fino a quando la sensibilità della mia cappella non divenne tale che dovetti sottrarle l’arnese.

Restammo per un po’ a scambiarci tenerezze, poi mi chiese del bagno per darsi una ripulita.

“Che penserai di me adesso?” Mi chiese mentre si allontanava.

“Te lo dico dopo, fa presto che ho ancora molte cose da dirti!”.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: ANGY69691 Invia un messaggio
Postato in data: 21/06/2010 14:47:26
Giudizio personale:
BRAVO


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