i racconti erotici di desiderya

All'ultimo banco 1977

Autore: Paolapino
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“Certo Paola che questa storia di Amburgo è incredibile mi ha eccitato persino sentirtela raccontare”
“ Amica mia, pensa a me che l’ho vissuta ma credimi non è tutto oro ciò che luccica. Gli effetti collaterali non piacevoli per metabolizzare l’esperienza ci sono stati”.
“Immagino, posso capirlo. Ma senti non fraintendermi, ma quando hai scoperto questa tua, come dire, questa tua…”
“Ah Ah Simona, vocazione? Non so. Il primo segnale vero e proprio forse l’ho avuto a 17 anni al Liceo “
“Me lo devi raccontare dai”
“ Avevo litigato con il mio ragazzo: avevo appena 17 anni come ti ho detto, mi sembra in secondo liceo classico. Lui, in macchina, improvvisamente mentre ci baciavamo, me lo aveva fatto vedere tirandolo fuori grosso e duro e io mi ero arrabbiata molto. C'ero rimasta così male e così turbata che per giorni avvertii una specie di nausea e decisi di lasciarlo. Ma qualcosa mi aveva colpito dentro. Per giorni e giorni sognai quell’ immagine, il suo membro duro, scuro. Poi realizzai: avevo in realtà voglia di vederlo, e soprattutto di vederlo venire come lui aveva detto (durante la nostra litigata) aggiungendo che lo faceva spesso da solo, di scoprire quel misterioso meccanismo . Era una cosa che improvvisamente mi affascinava ma ovviamente avevo paura delle conseguenze. E poi non avrei potuto cercarlo ora che ci eravamo lasciati e dirgli… ok fammelo vedere, fai davanti a me, ti pare?”
“ Ah certo, Paola, ed allora: sei davvero forte”
“Beh, non avevo idee chiare. Mi stavo arrovellando (e masturbando quasi tutti i giorni al pensiero, te lo confesso) quando una volta in classe un mio compagno fece un pesante apprezzamento che in genere mi mandava in bestia sulle mie gambe, le mutandine o qualcosa del genere”.
“E cosa ti disse?”
“ Non ricordo la frase esatta: ma la sostanza era che siccome ,come tutte in quel periodo, avevo la gonna corta lui voltandosi mi guardava spesso le gambe e gli veniva duro”.
“Però, intraprendente”.
“Ma no, aveva anche lui 17 anni e faceva il bulletto ma di sesso non sapeva nulla. Ma quella volta invece che rifilargli uno schiaffo o fare la scandalizzata lo guardai negli occhi e gli chiesi se davvero sarebbe stato capace di masturbarsi davanti a me. Magari all'ultimo banco spiegandogli sinceramente il perché di questa mia strana richiesta. Lui in un primo tempo credeva scherzassi, rimase a bocca aperta ed imbarazzato ma poi riprese colore quando capì che facevo sul serio. All’ora di disegno ( la prof era sempre fuori) siamo andati all'ultimo banco. Io tirai un po’ su le gonne per fargli vedere le gambe perchè lui mi aveva detto che dovevo aiutarlo. Avevo chiarito che non volevo toccamenti e che non glielo avrei neanche sfiorato: volevo solo assistere a quello che lui aveva mille volte detto. Così, rispettoso, l'ha tirato fuori senza chiedere nulla di più. Era più piccolo di quello del mio ragazzo ma molto carino, meno aggressivo. Ha cominciato a farsi una sega piano piano guardandomi le gambe e le calze incurante del fatto che nell'altra fila si potesse vedere. io lo incoraggiavo, e gli facevo i complimenti. Era diventato rosso in viso combattuto gtra l’eccitazione e la paura di essere scoperto. Io gli aprivo le gambe, ero arrivata a fargli vedere lo slip, ma lui era proprio a disagio e non riusciva a venire. Stava quasi male. Vergognandosi quasi, in violazione dell’accordo, mi chiese allora almeno di sfiorarglielo. Provai a dirgli di no ma mi faceva pena, stava proprio male, era nervoso ed allora mi decisi con un po’ di paura a mettere la mia mano sul suo membro. Ma come toccai la base arrivarono getti di liquido bianco così lunghi che uno finì sui capelli della compagna che stava davanti. Non ti dico che casino successe!”
“ Immagino !”
“Ovviamente ci andò di mezzo lui ed io feci la scandalizzata, la vittima. Ma quello che era successo all’ultimo banco dopo poco fece il giro di tutta la scuola. Da una parte mi piaceva questa fama dall’altra stava diventando pesante perché erano in molti ad avanzare pretese, alcuni persino minacciando di dirlo ai miei. In classe però mi capitava spesso di avere voglia e un altro mio compagno mi chiese di fargliela fare anche a lui e lo fece con tale dolcezza che non potei direi di no. Da allora, da quella volta feci fare una decina di seghe davanti a me a diversi ragazzi. Erano tutti ubbidienti e rispettosi: quando volevo venivano all'ultimo banco, lo tiravano fuori in cambio solo di una sollevata di gonne . Una volta ho consentito ad uno di toccarmi tra le gambe ma sopra i collant ed una volta, l'ultima, l'ho finita io la sega perché proprio non riusciva a venire. Insomma fu come sul dirsi… il banco di prova”
“ Ah Ah Paola ma sei tremenda!”
“ A fine anno avevo imparato tutto sui meccanismi del piacere maschile : i rimisi con il mio ragazzo durante l’estate e … questa volta ero preparatissima”.
“Seghe d’estate, appassionate…ah ah mi pari Zucchero”
“Già ma non solo. Ormai con lui in macchina si faceva sempre così: toccamenti, baci poi gli consentivo di leccarmela e di farmi venire ma senza nessuna penetrazione se non quella della sua lingua. Una volta però mi disse che ero bravissima a fare le seghe ma che avrei anche potuto ricambiarlo con la bocca. Rimasi interdetta ma ormai avevo confidenza e gli chiesi di insegnarmi.
E così feci il mio primo pompino ( per la verità più leccata che altro) proprio a seguito di quegli esperimenti in classe”.
“ E come lo facevi venire?”
“ Simona poi sono io perversa eh? Vuoi sapere se mi veniva in bocca? No. Quello lo imparai molto più tardi, con Pino. Glielo baciavo, lo prendevo in bocca delicatamente tra le labbra, al massimo attorno al glande, ma poi finivo con la mano e lui non si azzardava neanche a proporlo. Solo una volta accadde che un improvviso schizzo colpì le mie labbra mentre mi stavo ritirando ed istintivamente tirai fuori la lingua assaggiandolo”.
“Però, questo è forte. E lui?”
“Eccitatissimo. Dopo mi chiese che cosa avevo provato, se disgusto o altro. Mentii, gli dissi di si che mi aveva nauseato. Ma in realtà mi era piaciuta la cosa e piaciuto il sapore”.
“ Peccato – ricordo che commentò – perché se questa cosa ti piacesse avresti in ginocchio tutti gli uomini”. Molto dopo scoprii che aveva perfettamente ragione!


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