i racconti erotici di desiderya |
Al mare, nostalgia |
Erano gli ultimi giorni d’estate per me. Di mare, voglio dire. Al solito, me ne andavo in spiaggia quasi tutto il giorno. E’ che me ne voglio stare tranquillo, faccio fuori e dentro dall’acqua così non sento caldo. In particolare, me ne andavo e vado tutt’ora, più che per le spiagge, in certi posti proprio sull’acqua, tra gli scogli o in esili spiaggette, dove non va nessuno, o meglio dove nessuno può romperti e viceversa.
Mi sono costruito giorno per giorno una specie di tettoia per coprirmi dal sole la testa, per studiare durante il giorno, ripararmi quando ho bisogno ecc. ecc. Mi butto sulla spiaggia nudo irraggiungibile da chiunque, poi nell’acqua, sensazione meravigliosa, se ci tenete, insomma un piccolo paradiso a saperci fare caso. Al solito, uno di quei giorni, me ne andai su una fettina di spiaggia, oltre le ferrovie, al limitare di certi scogli in una piccola baia. Avvicinandomi mi accorsi di una barca ancorata, abbastanza grande, tutta blu lucente. Me ne andai al mio solito posto, incuriosito, a dire il vero. Con una certa delusione mi accorsi che da quelle parti si era sistemata una coppietta, sicuramente i proprietari della barca. Questo significava: costume, riservatezza e rispetto. Mi consolai dicendo che fosse solo per quella volta. Figurarsi se ce l’avevo con loro! Prima di stendermi me ne andai in cerca di canne, rami secchi e quant’altro per consolidare la mia capannetta. Arrivai vicino a loro. Eravamo noi tre. Fu inevitabile che si attaccasse discorso. La coppietta, se ne andava lungo tutto il mare dal Ancona fino in Calabria con la loro barca. Si parlò del più e del meno, di lavoro, politica etante altre cose. Il giorno dopo, vi tornai. Erano di nuovo lì. Il marito mi prese come compagno di svaghi, mi portò fino alla loro barca, veramente bella, mi portava birre e gassose. Per passare il tempo era sempre lì che mi parlava della sua gioventù dei suoi commerci, delle sue donne, delle orette che faceva di nascosto dalla moglie. A dirvi il vero non me ne fregava molto, in quanto il mio unico pensiero era di farmi un giretto con quella barca. L’unica cosa che veramente mi dava fastidio era il modo assurdo in cui mi parlava della moglie, donna veramente adorabile, prendendola in giro, e disprezzandola senza motivo. Quello era il brutto. Perché doveva disprezzarla in quel modo davanti a me, ma soprattutto con cattiveria e, questo conta di più, lei era lì che soffriva e lo trattava bene, ed era una bellissima donna tra l’altro. Quanto sentii questo, anche se una vocina mi diceva: “fatti i fatti tuoi” oppure, “pensa a riposarti, lascia perdere” “non pensare alle donne” ecc. ecc. non ci fu nulla da fare, decisi che la volevo, per farla felice probabilmente, non lo so neanche io, glielo avevo letto negli occhi, quant’era trascurata. Nei giorni successivi, non mi fu difficile crearmi un ascendente su di lei, che si trasformò in una complicità molto fine, molto silenziosa, tra le righe insomma. Intanto grazie a lei, già mi ero fatto il mio giretto in barca. Proprio la prima volta che ce ne andammo in barca, in alto mare, la mia dolce signora, si mise davanti sul ponte di legno solo con una specie di costume perizoma. Soltanto un esile triangolino dove serve. Io invece vicino al volante del timone a sentirmi il marito che mi dava lezioni di navigazione. Però sapevo che lei aveva fatto tutto questo per me, ed ora voleva eccitarmi. C’era proprio riuscita. Ci guardavamo e basta. Il giorno successivo e quello dopo ancora, prese l’abitudine di prendere il sole davanti a me, oltre alle ovvie ragioni di spazio. Naturalmente in quella dolce nudità. Da una parte, le leggevo la voglia che aveva addosso, da una parte quella sofferenza quasi remissiva che quel rapporto le aveva causato. Pensavo a quanto la desideravo. E poi era così bella, siete coscienti di questa parola?, e le parlavo solo con i miei pensieri mentre mi si mostrava, e le dicevo pure che non doveva farsi trattare così dal marito, con tutte le parole che mi venivano in mente. Non avevo la possibilità di parlarne, ne tanto meno il coraggio di fare un passo che mi pareva comunque troppo azzardato. Non osavo dirglielo perché non sapevo quanto andare in profondità, ma la us situazione era lampante per tutti. Tra l’altro, il marito andava solo con le prostitute insieme ai suoi amici, e se ne vantava con me, a dimostrazione che a palle stava a zero. Tutti sono capaci. Guarda la moglie, invece, che mi aveva conquistato con un battito di ciglia, e che invece poteva veramente permettersi di tutto, probabilmente lo faceva pure. Roba che se il marito fosse andato davanti ad una ragazza, gli si intoppava la lingua in bocca e se gli andava bene quella gli ammollava al minimo una sberla. Comunque! Venne l’ultimo giorno per loro, che dovevano proseguire il loro solito viaggio. Nel primo pomeriggio il marito partì in barca per andare ad una vicina città per caricarsi il vino che si dovevano portare a casa. La mia dolce signora, non voleva andare, e fece qualche finto capriccetto e diceva che voleva prendersi il sole. Quella sera penso che andavano in albergo a dormire. Insomma costrinse il marito a tornare più tardi per riprenderla. Da parte mia, la situazione mi si era già chiarita. Me ne andai proprio al confine tra acque e spiaggetta da dove si videva la barca allontanarsi, mentre salutavamo. La signora se ne stava al suo posto una decina di metri da me. Pensavo: “questa è la tua ultima occasione”. Cercavo di farmi coraggio, in un certo senso. Prima che mi alzassi io lo fece lei. Quindi rimasi a guardarla. Venne proprio vicino a me. Ci mettemmo a parlare. Cercai di cacciare tutto l’umorismo possibile per farla ridere. Era un po’ la cosa più bella. Mi bastava vederla ridere. Che poi era vederla felice. Da parte mia, mi ero scordato pure i vari intenti amorosi. Figurarsi! Il bello però venne dopo. Io mi ero appoggiato un po’ sulla sinistra per vederla bene. Lei quasi di fronte a me, un po’ alla mia destra. Mentre parlavamo, con non curanza si slacciò la parte di sopra del costume, e mi sbatté in faccia le sue tette. Sentii subito il cazzo che mi pulsava. Lei se ne accertò credo, quasi subito, con uno sguardo, ma continuammo lo stesso a parlare. Non erano tanto quelle tette o la sua linea, ma quel gesto, così volgare ma allo stesso tempo sicuro e disinibito che mi avevano fatto partire la testa. Parlando mi strinsi un po’ a lei. La mia bella mi lasciò fare, poiché credo se ne fosse accorta. Volevo baciarla. Non capivo perché fosse così difficile con lei. Intanto prendemmo a giocare con i sassi della spiaggia e ce ne andammo all’ombra degli scogli. Ci ritrovammo spalla a spalla. Finalmente, mi feci coraggio, mi voltai per baciarla, magari farci all’amore… Lei però si tirò indietro sui gomiti, con i seni distesi su di lei. La segui anch’io. “cazzo!” pensai, “c’ero quasi riuscito!”. Il cazzo lo avevo dovuto tirare di lato per quanto ero nelle sue grinfie.. Lei si rimise quasi seduta e me la guardavo. Poi, avvenne il fatto scatenante. Mi guardò, con una faccia mista di sensualità angelica e di porcaggine completa. Quello sguardo mi fulminò. Stavo per lanciarmi all’assalto. In quel silenzio d’attesa, non me ne diede il tempo. Ci mettemmo in un piccola lotta, come di gioco. Mise le sue mani sui bordi del costume e me lo tolse, per gioco e per davvero. La testa l’avevo proprio persa, ormai. La aiutai inarcandomi in alto, come se facessi finta di continuare a giocare. Si ritrovò il mio coso sbattuto sul suo musetto. Lo guardò solo un attimo. Poi si avvicinò! Credevo me ne venissi in quel momento… Quella lentezza nell’avvicinarsi, mi accresceva talmente la voglia che mi si induriva al solo pensare quello che stava per succedere. Pose la sua lingua alla base del cazzo e me la tirò su fino alla cappella. Poi tornò a guardarmi negli occhi, mentre mi teneva il cazzo dalla base. Me lo guardò ancora. Poi tornò a succhiare, con dolcezza, e con maestria. Vincendo le mie forze le allontanai la testa poiché non potevamo finire subito. Toglierle quel triangolino di stoffa tra le gambe, fu un attimo. Sul fianco iniziammo a giocare con le labbra, le infilai due dita in bocca con dolcezza, vicino alla lingua, ma eravamo in fiamme. Lei mi toccava con dolcezza. Eravamo troppo meravigliati l’uno dell’altro. Le mie mani presero a muoversi su di lei. Lei aveva un po’ le gambe aperte. Mi immaginavo il succo che la bagnava. Staccai la mano dalla sua schiena e la feci scivolare silenziosa su di me. Poi la posai sulla sua fica, cogliendola alla sprovvista, toccando il suo clitoride. Gemette pazzescamente e mi disse che ero pazzo. Di certo non si aspettava una mano sulla fica così improvvisa. Non demordetti e le infilai due dita e tirai verso l’alto per farla godere. Raccogliendo le sue forze provò a smanettarmi. Dovetti chiederle di far piano perché mi faceva male quasi, per la foga. Lei era bellissima in quell’estasi. Poi la baciai sul collo e le dicevo che mi piaceva da morire. E gli strinsi in una morsa delicata il pollice sul clitoride e il dito medio ficcato nel suo buco, e le muovevo. Mugolava. “lo voglio dentro” mi disse. Tra me e me, le dissi che doveva soffrire ancora un po’! Le scivolai dietro. La misi in ginocchio con la faccia sulle pietre. Le strofinavo la fichetta col cazzo e gli davo sui capezzoli e di tanto in tanto coi baci sulla schiena. Ormai, lo voleva dentro. L’accontentai, perché anch’io non resistevo. Scivolare su quel succo caldo, in quella fica così dolce! Divenni pazzo di lei, quando guardai la sua faccia che godeva, la bocca che mugolava, gli occhi aperti a metà, capovolti un pochino. Gli occhi mi si erano appannati, di sudore. Con quello si che si scivolava. Cambiammo qualche posizione. Si sbatté la mano sul clitoride. Ci misi pure la mia. Insieme era troppo bello, giocare con le dita avvinghiate, l’uno con l’altra. Quando venne volle che le spingessi il cazzo “più dentro” diceva e con una mano mi tratteneva, non mi faceva andare indietro e mi attirava dentro di lei dicendo di spingere. Lasciò il clitoride, sentii la fica che si allargava, e l’orgasmo che la devastava. Uscii da lei. Lei comprese quello che volevo. Mi guardò e mi disse che ora mi avrebbe reso pan per focaccia. Si spinse i capelli di lato con la mano e giocammo con la sua bocca, tutti e due. Poi il mio succo bianco lo vidi nella sua bocca aperta, ai lati della lingua. Che dire infine? E’ stato fantastico…forse è durato poco…comunque, da pazzi!!! Ciao a tutti della comunità! |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Selvaggiacoppia | Invia un messaggio |
Postato in data: | 05/10/2011 15:45:43 | |
Giudizio personale: | bravo ottimo racconto molto eccitante.. | |
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Autore: | Alelau | Invia un messaggio |
Postato in data: | 14/03/2007 19:59:04 | |
Giudizio personale: | Veramente eccitante. Non l\'hai mai più sentita? | |
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Autore: | Elgolea | Invia un messaggio |
Postato in data: | 13/03/2007 15:27:40 | |
Giudizio personale: | veramente bello | |
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Autore: | Divina | Invia un messaggio |
Postato in data: | 12/03/2007 15:48:13 | |
Giudizio personale: | Eccitante......Grazia | |
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