i racconti erotici di desiderya |
3° episodio: indiscutibilmente… cazzo! |
Dopo lo sfogo di Orgasmina, mi appare doveroso riportarvi la conclusione della piccola (dis)avventura vissuta con Esther, tra le dune dei lidi Ravennati.
Buon divertimento. Passò non più di un’ora, erano circa le nove e mezza, e noi stavamo finendo la nostra cena, quando i fari di una scura ed elegante automobile ci abbagliarono, annunciandoci l’arrivo di quell’individuo. Cosa inaspettata, ma nemmeno più di tanto, il tizio giunse in compagnia di altri due uomini, uno dei quali di pelle scura e di chiare origini sudamericane. Ester sgranò subito gl’occhi a quella visione, era felice che non fosse venuto solo e, credo, ancor di più perché gl’altri due erano davvero molto carini. Facemmo così conoscenza, l’uomo di quel pomeriggio si chiamava: Rocco, il sudamericano Dominguez e il terzo, un ragazzo italiano sulla trentina e molto alto, si chiamava: Andrea. Ci rendemmo subito conto che dovevano essere tutti e tre mezzi matti, ma nel senso buone, erano visibilmente su di giri, portarono dell’ottimo vino e dopo circa cinque minuti ci offrirono della coca. Felice come non mai, Ester, mi mostrò un altro suo lato che non conoscevo rivelando una grande familiarità nell’uso di quelle sostanze. Io, fui molto più incerto sul da farsi e, solo dopo diversi richiami ad uniformarmi al gruppo, accettai di fare una sniffata. Le sensazioni lasciate erano positive, non credevo fosse così piacevole quella roba. Infatti dopo non più di cinque minuti una sconosciuta euforia mi pervase tutto, insieme ad una grandissima voglia di “fare” e di “dire”. In quello stato d’animo stetti per un po’ a parlare a Rocco, per lo più spiegando ciò che provavo. Quest’ultimo era divertito da quelle mie rivelazioni, oppure, molto più probabilmente, con quell’atteggiamento cercava di mascherare gl’occhi famelici con cui m’osservava; di tanto in tanto m’interrompeva e m’incitava a prenderne ancora un po’. Poco più in la c’era Ester che s’era appartata con gl’altri due senza che me ne accorgessi. Fu proprio Rocco a farmela notare mentre saltellava come un grillo e si allontanava da me. Così dovetti anche sentire mille e più complimenti che quest’ultimo le rivolse. Effettivamente doveva fare un gran bell’effetto la mia troietta: si muoveva sinuosa, l’accento alla francese le infondeva un sexappeal ancora più forte, era un continuo gemito e ridacchiare infantile; indubbiamente una delle persone più eccitanti del mondo. Ma Rocco lasciò quell’argomento e cominciò a concentrarsi su di me. - Tu sei molto bello! Ti ho osservato a lungo, sai? E poi questo pomeriggio, il tuo sguardo fisso sul mio cazzo che innaffiava la puttanella, mi ha fatto veramente andare fuori di testa… spero di non esserti sembrato un bruto per ciò che ti ho fatto!? Non gli risposi, perché avrei dovuto dirgli che era andato tutto bene, ma ero troppo imbarazzato, seppur sentivo che, rapidamente le mie inibizioni stavano sparendo. In ogni caso Rocco, che sapeva bene il fatto suo, non si perse di coraggio e, con la scusa di un’altra sniffata, mi si fece più vicino, fino a poggiarmi una mano sul ginocchio; poi ritornò a parlarmi. - Puoi non rispondermi ma io l’ho visto che, seppur in linea di principio non approvavi quel che ti facevo perché assomigliava tanto ad una costrizione, appena il mio piscio ti ha toccato l’uccello è divenuto così duro e grosso da balzar fuori dal costume! - Ah, ah! Si, è vero! Hai detto esattamente ciò che è successo! - Sono felice che lo ammetti a te stesso e lo sono ancor di più d’averti così vicino! Allora Rocco fece salire la mano che aveva sul ginocchio fino alla patta, infilandola poi facilmente all’interno del costume, dove trovò l’uccello già mezzo tosto. Sussultai e ricordai subito la sera prima ed il pompino omo che m’aveva fatto uno di quei due ragazzi. Allora lo guardai negl’occhi col volto interrogativo, lui strinse con forza il cazzo nel pugno facendo ingrossare ed arrossare il glande che sentii pulsare come non mai. Mi fece un po’ ridere, credo che gli sembrai irresistibile, perché mi fissò innamorato e, lasciato il pisellone, mi accarezzò molto teneramente il viso, le labbra, facendo scivolare lentamente la falange dell’indice nella bocca, che strinsi mostrando i denti. Poi un urlo di Ester che si stava già facendo sfondare dagl’altri due, ci interruppe. Rocco cacciò di nuovo la coca: credo che temporeggiò un po’ per vedere se gli chiedevo d’unirci ad Ester; facemmo una sniffata, parlammo ancora per qualche minuto, poi posò una banconota da cinquantamila lire sul tavolo e disse di prenderla, che era mia. Senza perdere tempo, mi distesi per recuperarla, lui si alzò fingendo di farmi spazio e così mi ritrovai con la testa vicino a quel cazzo di bozzo che alloggiava in candidi bermuda. M’afferrò la testa saldamente, con entrambe le mani, dalla parte delle orecchie; la ruotò così che potessi guardarlo negl’occhi e riprese ad accarezzarmi le labbra. Questa volta si fece strada nella bocca in modo più convincente, infilandoci prima un dito, poi due; poi si chinò e mi baciò rapidamente. Cristo! Ormai la piega che quell’incontro stava prendendo non lasciava adito a dubbi, su quel volto a pochissimi centimetri dal mio c’era la personificazione della lussuria, e ciò avrebbe dovuto spaventarmi. Invece non mi mostrai restio, ero piuttosto stralunato e mi lasciavo manipolare come una marionetta. Mollò la presa, allontanò molto lentamente il suo volto dal mio, che ero ad occhi semichiusi, e con grande abilità, dopo aver cinto la testa dalla parte della nuca, mi sorprese con quel suo enorme cazzone che pretendeva profanarmi la bocca. Allora gli chiesi che stesse facendo, glielo chiesi però come avrebbe fatto una donna che si finge ritrosa, e così compresi il suo stato d’animo di fronte a me che dovevo, effettivamente, apparire un’irresistibile sgualdrinella in calore. Per questo mi venne da sorridere e, come per incanto, le inibizioni caddero definitivamente! Alzai gl’occhi già spalancati e, dischiusa la bocca, baciai timidamente quel bel cazzone. - Ecco, bravo piccolo! Dacci dentro adesso! A quel comando spalancai le fauci e feci entrare il glande che subito presi a succhiare. Mi piaceva, mi piaceva molto! Non avrei mai immaginato di trovare così gustoso il cazzo e quella felice sorpresa mi portò a spompinarlo amorevolmente, proprio come farebbe una donna. Dunque, oltre al glande, lasciai entrare anche un pezzo dell’asta, che sentii irrigidirsi sempre di più attorno alle pareti della bocca. Rocco apprezzava molto ciò che accadeva il suo cazzo era un indice esatto, ma volle confermarlo spingendo sempre più in fondo alla mia gola quel magnifico cosone, fino a strozzarmi quasi. Con estrema sorpresa, sia da parte mia che di Rocco, dovetti constatare che ero bravissimo a succhiare, tanto bravo che l’apparente stallone non durò più di tre minuti poi, sempre con la mano che spingendo da dietro la nuca mi costringeva a tenergli l’uccello in bocca, schizzò copiosamente: dapprima due o tre fiotti in gola poi, allontanando il capo, completò l’opera “astratta” sul volto. Lì spruzzò altre cinque o sei volte così alla fine della sborrata, apparivo completamente imbrattato da quel dolce nettare di cui mi scoprivo goloso. Rocco invece aveva ribaltato gl’occhi mentre veniva ed aveva accompagnato il suo godimento con diversi gemiti e grida. Si preoccupò di farsi pulire per bene l’uccello, poi mi spalmò tutta la sua roba sulla faccia usando il cazzo. Il mio volto era estasiato, sorridente, quello di uno che era al settimo cielo; Rocco dovette accorgersene così si chinò, mi abbracciò e cominciò a baciarmi ed a ripulirmi il volto. Concitatamente, prese a spogliarmi: strattonò la camicia facendo saltare diversi bottoni con una mano, mentre con l’altra mi liberava dal costume; facendo tutto con grande vigore, mi fece sentire totalmente in sua balia e sognai ciò che doveva provare una donna quando viene scopata. Rocco allora, quando finalmente fui completamente nudo, si diresse col capo verso il mio uccello, che, credo a causa della droga, non era tanto duro, lo baciò un paio di volte, lo succhiò un altro paio poi, con un gesto fulmineo, mi costrinse a gambe all’aria e cominciò a succhiarmi il buco del culo. Fu così piacevole che presi immediatamente a preoccuparmi d’essere totalmente frocio, e mi preoccupai ancora di più quando, dopo diversi minuti passati a lubrificarmi l’ano, Rocco mi c’infilò l’indice dentro e mi mandò in estasi. Si, quel godimento anale non assomigliava a nient’altro provato prima, lo smarrimento che mi procurava quella penetrazione era di quanto più vicino all’ideale di piacere dei sensi esistesse. Giuro: era preoccupante tutto quel piacere. La mia condizione di maschio, totalmente ignorante su quel diletto, e disinibito si, ma comunque pieno di pregiudizi, permise al dubbio d’intrufolarsi nella mia mente e contrastare ciò che di buono stavo godendo. Fu proprio per questo che mi venne da reagire e chiedere di smettere, ma per tutta risposta Rocco m’infilò un secondo dito dentro, molto rudemente, facendomi provare dolore che andò a combinarsi col crescente piacere. Sentivo quelle dita sino alla pancia, allo stomaco e nella gola, dove il respiro mi si strozzava insieme alle preghiere di smettere che avevano preso un aria terribilmente falsa. Rocco sembrava rendersi perfettamente conto di tutto e aumentava il suo impeto per darmi più piacere. Quindi mi costrinse alla pecorina e con lui disteso sotto di me formammo un sessantanove. Aveva il cazzo durissimo e dovevo allontanarmi per non soffocare. Lui invece continuava a titillarmi il sedere con le dita, con lingua invece mi colpiva sia le palle che l’uccello, che ormai era duro ma in modo strano e continuava a cacciare sperma molto lentamente. Rocco ne era avido e lo leccava tutto proseguendo con complimenti e frasi molto volgari. Durante quel travolgente sessantanove ritornarono anche gl’altri tre che avevano finito la loro scopata. Ester ci venne subito vicini correndo, s’inginocchi, dapprima dalla parte del capo mostrandomi un volto maliziosamente scandalizzato, si complimentò con me, poi rivolse dalla parte del culo che prese a leccare ed a titillare anche lei. Lo spettacolo eccitò anche gl’altri due che iniziarono a baciarsi e masturbarsi a vicenda, finché Ester non richiamò l’attenzione di Andrea, che posizionò alle mie spalle, e ne spinse l’uccello all’ingresso del mio ano. Mi dibattei dicendo. - No, che fai? Non voglio essere scopato! - Perché mai? Il suo cazzo è ben più piccolo delle due dite che hai ora nel culo! - No, mi fa male col cazzo e poi non lo voglio! - Non fare il bambino, amore! Me lo avevi promesso! E poi guarda: riesci a prendere anche un altro dito! Così Ester infilò anch’essa un dito, dilatando all’inverosimile il mio povero culetto. Urlai, il dolore si fece atroce, Rocco sfilò le sue dita facendomi ancora più male, tanto che mi protesi in avanti ansimando con forza. Qui trovai Dominguez col cazzo in tiro che mi afferrò la testa e infilò la sua asta nella bocca per tapparla, così come volle sottolineare. - Sta zitta troia, tappati questa fogna e fatti spaccare il culo che è l’unica cosa che desideri! Tentai allora di dibattermi: mi stavano letteralmente stuprando! Fu solo grazie ad Ester che mi rassicurava e sorrideva tranquilla, che non mi ribellai completamente; lo fu anche grazie a dell’altra coca che aveva Domingiuez e che m’infilò a forza nel naso, e che si sparse sul glande per farmela leccare. Mentre appunto mi concentravo sulla coca, Ester m’infilò anche l’indice dell’altra mano nel culo che cominciò ad allargare senza pietà. Allora urlai forte: sentivo dolore; poi fui trafitto dal cazzo d’Andrea che mi lasciò letteralmente senza fiato. L’ingrato, Andrea, mi aveva infatti penetrato senza pietà, e con un solo colpo fece entrare tutto il cazzo, che sentii mettersi dentro la pancia e frugarmi nell’intestino. Dovetti sbiancare, ne sono sicuro; non pensavo che fosse così doloroso. Provai ancora più male quando, dopo avermi infilzato, Andrea ritirò il cazzo per infilzarmi di nuovo; quel movimento a ritroso si rivelò davvero dolorosissimo. Però devo confessare che più provavo dolore e più era piacevole, più avevo voglia di provarne e più mi veniva da fingere che non ne volevo. In ogni caso, il valzer era iniziato e nessuno avrebbe ascoltato le mie false preghiere, in particolare Andrea che curvandosi sulla mia schiena mi cingeva il petto e mi strizzava i capezzoli. Dunque, Dominguez si allontanò dal mio volto per prendere Ester e sistemarla a quattro zampe accanto a me. Subito s’infilò nel suo culo facendola gemere e godere, invece Rocco uscì da sotto il mio corpo e si sistemò in piedi davanti al mio viso, che prese a colpire con la sua enorme verga: era durissima e mi faceva male ma dopo un po’ smise e me lo infilò in bocca. Mentre lo succhiavo, questo mi accarezzava il volto, Andrea invece stava per venire: urlò, diede altri quattro, cinque colpi con tutta la forza che aveva, facendomi quasi svenire, poi mi ridestò facendomi il pieno di caldo sperma. Sentivo che stavo venendo meno, erano i miei “stupratori” che mi tenevano in piedi, e, senza che neppure me ne accorgessi venni anch’io, in un mare di fiotti. Allora caddi su un lato: avevo gl’occhi girati all’interno, il cuore che batteva all’impazzata, le natiche sporche di sangue, il fiatone come mai prima. Rocco e Andrea mi guardavano compiaciuti, commentarono che mi ero venuto addosso, poi il primo si distese accanto a me e cominciò a baciarmi e ad accarezzarmi, mentre il secondo andò a sedersi davanti ad Ester, che s’infilò immediatamente il cazzo in gola. Rocco, mi disse che gli piacevo da morire che era contento d’avermi conosciuto e che avrebbe avuto piacere di potermi frequentare. La discussione prendeva una strana piega, era la prima volta che un uomo mi corteggiava. Ancor più strano ero io, che mi ero calato completamente nei panni della donna, ed accoglievo con piacere le sue carezze ed i suoi intensi baci. Mi fu offerta ancora della coca, molta di più delle precedenti volte e, dopo averla sniffata, mi sentii subito meglio. Io stesso allora, m’inginocchiai di nuovo ai piedi di Rocco e presi a succhiargli il cazzo con avidità; quest’ultimo, accortosi della mia dedizione, richiamò gl’altri due e mi pregò di succhiare tutti e tre cazzi. Nessuno dei tre sborrò di nuovo. Poi dissero che volevano vedermi scopare con Ester, che rise come una scema, mi distese sul dorso e venne ad impalarsi sul randellone. Ma quella era solo una scusa, infatti i tre ci si pararono intorno e mentre io ed Ester fottevamo loro cominciarono a pisciarci addosso. Dapprima sul viso, poi sulla pancia e sul cazzo, poi di nuovo sul viso, fin nella bocca. I fiotti che venivano da tre differenti direzioni sembravano confondermi, quelli che finivano negl’occhi li facevano bruciare e quelli che mi finivano in bocca mi facevano godere. Alla fine della pioggia dorata sborrai di nuovo, questa volta nella fica di Ester. Così Rocco mi baciò ed andò via con gl’altri. Quando ormai era l’alba il quadro appariva identico a quello di molte ore prima, di quando quei tre ci avevano lasciati rinnovando l’invito alla famosa cena con amici per il giorno seguente. Esther era stesa in cima alla duna, l’asciugamani come coperta, ed un’apparente sonno profondo. Io, che le stavo accanto rannicchiato e infreddolito, avevo ancora gl’occhi sbarrati ma finalmente cominciavo a mettere più di due pensieri uno dietro l’altro e a capacitarmi della notte trascorsa… Fu allora che vidi chiaramente la 2cavalli rosa con la cappotte nera a pois gialli allontanarsi veloce, verso luoghi più tranquilli. Cazzo!!! |
I vostri commenti su questo racconto | ||
Autore: | Target55 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 16/11/2006 21:30:29 | |
Giudizio personale: | Concordo: assolutamente eccitante :) | |
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Autore: | Settantasei76 | Invia un messaggio |
Postato in data: | 16/11/2006 02:19:23 | |
Giudizio personale: | bel racconto eccitantissimo se mi calo nella tua parte!!! | |
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