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L'orgia del destino


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Il primo raggio di sole entrò nella stanza filtrato da una tenda che ondeggiava alla lieve brezza. Andrea, la ragazza tedesca conosciuta in chat la primavera di quell’anno, allungò d’istinto una mano per respingere quel primo alito di giorno.

«Tesoro» disse con voce roca e ancora appiccicata dalla stanchezza di una lunga notte di follie, «tesoro accosta un poco le ante».

Nessuno udì quella richiesta.

Marcel - italiano sin da bambino ma con sangue mezzo francese e mezzo austriaco - che l’aveva contattata e invitata in vacanza si era già destato e se ne stava sul balcone a fissare un panorama d’incanto che pareva ancora nel dormiveglia, proprio come Andrea.

«Marcel» fece lei. E poi ancora: «Marcel». Lui rientrò nella camera da letto con un asciugamani da bagno avvolto intorno alla vita. Lo lasciò cadere davanti a lei. «Non ne può più» disse con un sorriso indicando il pene. «Un’orgia così non l’avevo mai provata».

Andrea non si scompose. Si sollevò, prese il membro dell’uomo tra le labbra e cominciò a succhiare finché lui non si lasciò andare sul letto.

«Hai trovato la gente giusta» confessò Andrea, tenendo la mano sul pube dell’uomo di vent’anni più grande di lei. «Mi sono lasciata andare completamente e ho goduto con tutti. Non avrei mai immaginato di provare così piacere con le donne...»

Sospirò un istante, quasi a ripensare come in un veloce flash-back, le immagini più forti di quell’ammucchiata. Corpi avvinghiati, etero e bisessualità anche maschile, vagine colme di sperma che si facevano leccare indistintamente da donne e uomini vogliosi di assaporare gusti forti.

«Non avrei immaginato - riprese la donna con quel suo marcato accento - che tu...»

«Che io?...» interrogò Marcel

«...Che tu potessi provare anche ad essere posseduto da un uomo».

«Inculato, vuoi dire?»

«Bescheiss, ja» tradusse lei in tedesco.

«Mi hanno passato e ripassato in tre o quattro...Ho voluto provare quel che prova una donna. Tu non hai forse usato un dildo?»

«E’ diverso. Non fa parte del mio corpo, il dildo. Però mi ha fatto godere spingere, spingere, affondare in fica e in culo quel...quel...Knuppel, come si dice in italiano?»

«Manganello» intervenne lui. «Ma quello non è un manganello!» corresse subito.

«Oh sì, invece, è stato come bastonare quelle vacche...E io sono stata più vacca di loro». Scoppiò in una risata fragorosa che la ridestò del tutto.

«Lo sai - riprese con un sorriso di soddisfazione lei - lo sai che solo io mi sono scopata tutti i maschi del gruppo? E che la maggior parte di loro li ho ospitati anche nel culo? E che sono stata la più assetata bevitrice del loro sperma?. Ti piaccio così?»

«Certo. Perciò ho tenuto un po’ di energia per la fine della serata. Per scoparti dopo che ti eri ‘fatta’ tutti e tutte. E ti devo dire che è splendido, alla fine di un’orgia quando sei tutti insiemi i profumi dei corpi e dei loro umori, dentro di te e fuori, sulla tua pelle. Però in una cosa hai mancato...»

Andrea divenne all’improvviso cupa. Lei che desiderava essere la più disinibita di tutte, la più spregiudicata, come poteva aver mancato? E in che cosa?

«Non hai usato il tuo Knuppel su di me...»

Un’altra risata teutonica scosse la camera. «Vuoi... vuoi - disse ridendo a crepapelle - che ti scopi col cazzo di gomma?»

«Sì e subito».

La risposta secca e decisa dell’uomo la mandò in visibilio. Spalancò le cosce: «In un attimo sono diventata fradicia...». Sembrò quasi sorprendersi.

Rovistò in un cassetto, ne trasse un bel dildo.

«Lo usato per Sandra, davanti e dietro, poi ancora davanti. Un attimo che lo lavo».

«No» tuonò Marcel. «Ci sono gli umori di una donna, usalo così su di me».

Andrea lo osservò quasi sconvolta. «Non avrei mai detto neppure che tu fossi così perverso. Mi eccita anche di più stare con te».

Si legò rapidamente il fallo alla vita mentre lui si passava dell’olio di vaselina.

Andrea agì con molta esperienza e affondò tutto il grosso pene in lattice nel culo dell’uomo. Stantuffò avanti e indietro, con calma ritmata finché esplose in un urlo di piacere. «Ich komme...ahh...komme».

«Vieni, vieni, e fammi poi lecccare i tuoi umori» la invitò Marcel.

Andreas estrasse lentamente il dildo e si avventò, sedendosi a gambe larghe, sulla bocca del maschio, aprendo bene la vagina. Lui lavorò di lingua mentre la ragazza sembrava essere avvolta dal delirio dei sensi.

Le stimolò una clitoride già al massimo dell’eccitazione. Un altro urlo di piacere giunse di lì a poco e altri umori scivolarono nella bocca insaziabile del maschio.

«Ora vedrai la porca fin dove arriva...» sussurrò Andrea che aveva sempre sognato un finale «piss» nei propri sogni erotici. Riempì la bocca dell’uomo e continuò a inondarlo, incurante delle lenzuola che si inzuppavano. Stremata, si gettò di nuovo sul letto, accanto a lui.

«La prossima dovrà essere un’orgia con molto, tanto piss. La organizziamo?».

«Certo. Vedrai, non resterà un sogno...»



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