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Le avventure di dafne – la spiaggia

Autore: Tom
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Di Tom tom2075@hotmail.it



Era giunta la primavera e con essa i primi caldi della stagione. Dafne e Mel avevano avuta l’idea di raggiungere la spiaggia per trascorrere qualche ora in piacevole relax. Così avevano chiamata Anna, che si era offerta di guidare per loro fino al mare e di aiutarle nelle piccole incombenze tipiche a cui vanno incontro i bagnanti. Dafne e Mel, naturalmente, sedevano sul sedile posteriore della vettura, tenendo sollevate le gambe e appoggiando i piedi ai lati della testa della sottomessa.

I piedi di Dafne erano a sinistra e quelli di Mel a destra. Quando la macchina doveva svoltare a sinistra Dafne dava un colpetto con la punta dei piedi sulla guancia di Anna e così faceva Mel, ogni volta che l’auto doveva svoltare a destra.

Ai semafori, invece, o magari anche agli stop, le due padroncine richiedevano un’accurata adorazione delle loro estremità da parte della lingua della schiava. Ogni tanto, quando l’auto passava lungo una strada frequentata, alcuni pedoni si accorgevano della strana posizione tenuta dalla tre ragazze a bordo e faceva facce strane, sorprese o perplesse. Molte di quelle facce facevano ridere sia Dafne che Mel.

Ma questo fu solo il prologo della storia.

Una volta giunte al parcheggio della spiaggia Anna dovette iniziare a darsi da fare sul serio.

“Bene, finalmente siamo arrivate” disse Dafne “Coraggio, Annuccia, apri la portiera e aiutaci a scendere”

Anna spense il motore dell’auto, scese per prima e si portò di corsa davanti allo sportello accanto a Dafne. Aprì e s’inginocchiò al cospetto della sua Dea. Dafne era scalza, le infradito erano abbandonate sul tappetino accanto al sedile. Anna le raccolse mentre la padrona le porgeva le delicate estremità. Chinandosi maggiormente, la sottomessa andò a baciare i piedi di Dafne, quindi calzò le infradito ai suoi piedi.

“Bacia anche le mie ciabattine”

“Sì, Dafne” rispose Anna, obbedendo.

“Sei molto ubbidiente” si complimentò la padrona.

“Non posso fare altrimenti, padrona. Lei è magnifica”

“Brava, brava la mia leccapiedi” rise Dafne, lieta di queste sottili dimostrazioni di sottomissione da parte della ragazza “Ora però datti da fare. Abbiamo solo questo pomeriggio da passare in spiaggia, e abbiamo intenzione di goderne appieno. Quindi il tuo dovere sarà quello di prenderti cura di noi che siamo le tue Dee e premurarti affinché non ci manchi nulla. Hai capito?”

“Sì, Dafne”

“Iniziamo subito” intervenne Mel “Prendi le borse e l’ombrellone che sono in bauliera”

La serva si mosse restando a quattro zampe. Andò alla bauliera, si mise in piedi e premette il bottone che sbloccava il portello posteriore della vettura. Raccolse le borse che erano due e l’ombrellone. Richiuse la bauliera e tornò dalle sue padrone, che erano ancora accomodate sul comodo sedile posteriore dell’auto.

“Posa le borse” disse Mel.

Anna ubbidì. Posò le borse vicino alla portiera ma in un punto dove esse non avrebbero dato fastidio alle padrone quando quelle fossero scese di macchina.

Dafne fu la prima.

“Anna, accucciati a quattro zampe. Faccia a terra e bacia tutto ciò che ti metto davanti”

Anna obbedì e si ritrovò davanti al naso i piedi di Dafne che bene conosceva. Li baciò con trasporto come era sua abitudine e non mancò d’infilare le labbra negli spazi fra i laccetti delle infradito ed il dorso dei piedi.

Mentre la serva era così occupata, Dafne prese il collare e glielo mise al collo.

“Ecco, così sei un animaletto perfetto” disse. Attaccò al collare un bel guinzaglio lucente e lo tirò per vedere se era ben fissato. Anna continuò a leccare senza smettere.

Dafne la lasciò divertire per un po’, dopodiché scese a terra.

“Beh, direi che è proprio ora di andare” disse.

Toccava a Mel, che fino a quel momento si era divertita nel vedere le prodezze della serva ai piedi di Dafne. Come aveva fatto per la sua amica, Anna raccolse le ciabattine infradito dal tappetino e le mise ai piedi di Mel.

“Ma a me non li baci i piedi?” chiese la bionda padroncina.

“Oh, sì, certamente” disse Anna “Chiedo perdono per questa intollerabile dimenticanza”

Si chinò ed andò a baciare i piedi di Mel.

Non contenta, per chiedere scusa della disattenzione di prima, iniziò a leccare il bordo delle infradito.

Mel si divertiva sempre un mondo, nel seguire le piccole dimostrazioni di sottomissione della servetta, per cui la lasciò fare più a lungo del previsto.

Dafne, alla fine, si spazientì.

“Mel! Non abbiamo tempo! Vogliamo andare?”

“Sì, certo” rispose Mel “Solo che oggi…sarà questo caldo afoso, ma proprio non ho voglia di camminare”

“E’ un bel problema” disse Dafne, già immaginando l’idea che Mel aveva in mente “Come si fa?”

“Non è che la tua serva potrebbe portarmi sul dorso come una brava cavallina? E’ tanto docile ed ubbidiente!”

“Anna, hai sentito?” disse Dafne “Mel non ha voglia di camminare. Prendila a cavalluccio”

“Sì, Dafne”

Anna prese le borse, una per ogni mano, si voltò dando le spalle alle vettura e si accucciò fino a portare la propria schiena quasi orizzontale e all’altezza del sedile posteriore. Mel le si sedette sul dorso senza farsi troppi problemi, le prese i capelli con una mano e le mise gambe penzoloni attorno ai fianchi. I suoi piedi toccavano le borse e Mel le usò come fossero staffe.

Dafne pensò a chiudere la vettura e si mise in testa al gruppo.

“OK, ci siamo. Possiamo andare” disse.

“Sì! Sì! Dai, muoviti” esclamò Mel sorridendo.

Anna aveva da portare due pesanti borse e la sua padroncina, inoltre doveva mantenere una postura china affinché Mel fosse il più comoda possibile. Non le fu facile procedere verso la spiaggia in quella posizione, tanto più che Dafne, per incitarla a muoversi, la strattonava con il guinzaglio senza preoccuparsi del suo equilibrio precario.

Erano giunte a metà strada fra il parcheggio e la spiaggia, nella zona delle dune, quando Mel si sfilò una ciabattina e mise il plantare di fronte al viso di Anna.

“Visto che la tua lingua non ha nulla da fare ti aiuto a tenerla impegnata” disse la bionda padrona, spingendo l’infradito proprio a portata delle labbra di Anna.

“Leccale”

La serva aprì la bocca e leccò le ciabattine di Mel, prima l’una e poi l’altra. Il sapore del plantare era un po’ salato e c’era della polvere sulla punta, fra le dita ed al margine della calzatura. Tuttavia Anna non esitò ad obbedire alla sua seconda padrona. L’essere usata ai limiti della sua resistenza ed essere nel frattempo umiliata dalle due belle ragazze sorridenti la faceva sentire una perfetta nullità e questo, anziché avvilirla, la teneva costantemente ancorata ad un profondo senso di eccitazione.

Quando ebbe finito di leccare le infradito di Mel, la padroncina a cavallo del suo dorso le infilò la punta di una delle ciabattine dritta in bocca.

“Ecco, così hai anche qualcosa da masticare finché non arriviamo” disse.

Dafne procedeva davanti alle altre due tirando Anna per il guinzaglio. Di tanto in tanto rivolgeva un’occhiata distratta alla serva ed alle piccole, umilianti pretese della sua amica, ridendo con quest’ultima delle buffe reazioni di Anna.

Infine il terzetto arrivò in spiaggia.

La giornata era calda, ma in riva al mare non vi era praticamente nessuno, essendo un periodo fuori stagione.

“Fammi scendere, cavallina” disse Mel.

Sfilò la ciabatta dalla bocca della giovane e attese che la serva si chinasse quel tanto che bastava per permetterle di appoggiare comodamente i piedi sulla sabbia.

“Ora stendi i nostri teli sulla spiaggia, Anna” ordinò Dafne.

“Sì, Dafne”

“E l’ombrellone” disse Mel “Non dimenticarti di aprire l’ombrellone”

“Sì, Mel”

“Prendi anche qualcosa da bere” disse Dafne mentre Anna era impegnata nel piantare l’ombrellone nella sabbia.

“Sì, anche a me” disse Mel.

“Sì, subito” rispose Anna.

Da una delle borse che aveva portato prese due bottigliette d’acqua e le porse alle sue belle sovrane. Dafne ne raccolse una e subito sgridò la serva.

“Ma Anna! Non vedi che la bottiglia è chiusa? Almeno aprila, no?”

“Sei un po’ distratta, servetta” aggiunse Mel “Anche la mia è chiusa”

“Sì, scusatemi” disse Anna, mortificata. Riprese le bottiglie, le svitò e le ridiede subito a Dafne e Mel.

“Potrei avere qualcosa da bere anch’io?” chiese Anna, che trasportando le borse e Mel aveva sudato più di loro.

“No, Anna” dissero all’unisono le due padroncine.

“Ma…”

“Tu devi innanzitutto aprire l’ombrellone” disse Dafne.

“Va bene, Dafne” rispose la servetta.

Mel rise e si sdraiò sul telo. Lo stesso fece Dafne.

I minuti trascorrevano velocemente, ma il Sole iniziava a battere sulla loro pelle.

“Anna, hai finito?” chiese Mel.

“Sì, Mel, quasi”

“Brava. Adesso prendi dalla borsa la crema solare e spalmamela addosso. Dopo potrai bere”

“Sì, Mel”

Anna prese il flacone della crema ed iniziò a spalmare le gambe della sua padrona. Poi si rivolse alla pancia, alle braccia e a tutto il resto del corpo non coperto dal costume.

“Basta, schiavetta. Hai svolto un bel lavoro”

“Adesso posso prendere un po’ d’acqua?” chiese Anna.

“Sì” annuì Mel.

“No, aspetta” intervenne Dafne “Non ancora. A me non me la dai, la cremina?”

“Sì, certo Dafne. Scusa se non ci ho pensato”

“Beh, vedi di rimediare. Non vorrai che mi scotti la pelle?”

“No, no…”

Riaprì la boccetta di crema e come aveva fatto per Mel, iniziò a massaggiare anche Dafne. Quando le due padrone furono al sicuro dall’offesa dei raggi ultravioletti, Anna chiese nuovamente “Adesso posso bere?”

“Uffa, che lagna!” esclamò Dafne.

“E’ vero. Non sai fare altro che lamentarti!” disse Mel.

“Per punizione niente acqua!” disse Dafne.

“Sì, rimani un po’ a secco” rise Mel.

“E già che ci sei, fai un po’ di esercizio fisico” disse Dafne “E fallo sotto al sole, magari ti passerà anche la sete”

Prese il frisbee da una delle sacche e lo lanciò verso la linea di bagnasciuga.

“Riportalo, su” ordinò “Fai la brava cagnolina”

“Sì, Dafne” disse Anna, un po’ avvilita. Non le dispiaceva obbedire agli ordini della sua padrona, ma la sete le faceva bruciare la gola. E poi l’aver portato Mel sulle spalle per quasi mezzo chilometro l’aveva sfiancata. Corse dietro al frisbee e lo riportò alla ragazza.

“Due errori” disse Dafne raccogliendo il disco dalle mani di Anna “Innanzitutto hai corso su due gambe. Grave mancanza, tu sei una cagnolina e come tutti gli animaletti devi correre a quattro zampe”

“Sì, Dafne”

“E poi” intervenne Mel “si può sapere perché hai preso il frisbee con le mani? I cani riportano gli oggetti prendendoli con la bocca!”

“Sì, Mel”

“Coraggio, riproviamo” disse Dafne, lanciando lontano il frisbee. Anna si mise a quattro zampe e lo andò a riprendere. Ritornò quindi dalle due ragazze, comodamente distese a prendere il sole.

“Annuccia, sei un po’ troppo lenta” disse Dafne “Così non ci fai divertire”

“Sì, Dafne”

“Forse se ti cavalcassi come prima correresti più in fretta” disse Mel.

“Ma và…non vedi che è già sfinita?” disse Dafne.

“Sì, è vero. E poi ora non ho voglia di correre con lei sotto. Magari al ritorno”

“Certo. Dopo la cavalchiamo tutte e due” disse Dafne “Anzi, lo facciamo insieme, così se davvero le piace avere una di noi sulle spalle si divertirà ancora di più”

Sollevò il frisbee e lo lanciò di nuovo verso il mare.

Intanto, non vista dalla serva e dalle due padroncine, una ragazza, dal fondo della spiaggia, iniziò a guardare insistentemente lo strano gioco che Dafne e Anna stavano conducendo. Se ne stava comoda su una sedia a sdraio poco lontano dal trio. Quando il frisbee andò a planare vicino alla sua posizione si alzò e si mosse senza fretta verso il disco di plastica. Vi arrivò per prima, vi appoggiò sopra il piede ed attese la ragazza.

La serva si trovò davanti all’estranea inattesa. La nuova venuta raccolse il frisbee e lo mostrò alla serva.

“E’ tuo, per caso?” chiese.

“Ecco…sì, è mio” disse Anna, ancora in ginocchio.

“Poco fa ti ho vista”

“Davvero?”

“Già. Avete uno strano modo di giocare a frisbee. Specialmente le tue amiche. Perché sono tue amiche, vero?” domandò la ragazza.

“Ehm…” Anna era titubante. Non sapeva bene se raccontare che le due Dee con cui era venuta in spiaggia erano le sue padrone o meno “Beh, sì. Loro sono…”

Una voce da dietro la interruppe prima che potesse continuare.

“Noi siamo” disse Dafne tranquillamente “le sue proprietarie”

“Proprietarie?” chiese la ragazza “In che senso?”

“Nel senso che noi comandiamo e lei obbedisce” spiegò Mel.

Dafne si affiancò ad Anna da destra e Mel da sinistra. La serva si trovava ancora in ginocchio e la nuova venuta iniziava ad essere un po’ imbarazzata a parlare con qualcuno che se ne stava accucciata ai suoi piedi come un animale. Ma quando le due Dee iniziarono il loro gioco di dominazione ai danni di Anna, l’imbarazzo si trasformò in incredulità.

Dafne pose un piede sopra il collo della sottomessa e le schiacciò la faccia sulla sabbia. Lo stesso fece Mel, che andò a posare il suo piede sulla testa della giovane.

“Vedi?” disse Dafne “Lei è una schiavetta”

L’altra spalancò gli occhi.

“Ti sorprende?” domandò Mel.

“Beh, non è una cosa che si vede tutti i giorni” rispose la nuova ragazza.

“Come ti chiami?” chiese Dafne.

“Luana”

“Bene, Luana. Ho visto che ci stavi osservando, prima, quando giocavamo a frisbee”

“Sì, non posso negarlo” ammise Luana.

“Eri curiosa di sapere per quale motivo questa tizia sotto ai nostri piedi corresse a quattro zampe lungo la spiaggia, giusto? Ecco, ora lo sai. Anna si diverte ad essere la nostra serva e noi gliene diamo ampia possibilità” raccontò Dafne.

“Lo vedo!”

“A te piacerebbe avere una schiava ai tuoi piedi?” chiese Mel.

“L’idea mi stuzzica, in effetti” rispose Luana, visibilmente interessata “Ma…non saprei. Lei sarà d’accordo ad essere anche la mia schiavetta?”

Dafne sorrise.

“Ma certo! Luana, la nostra Annuccia più suole polverose può adorare e più è contenta. Ho già fatto la prova. Il suo ideale sarebbe quello di lavorare in un negozio di calzature femminili e di leccare i piedi di tutte le acquirenti”

“Se le cose stanno così, perché no?” sorrise Luana con un’alzata di spalle.

“Hai sentito, Annuccia? La nostra amica Luana è divenuta la tua nuova padrona. Ora ufficializziamo l’adesione al club come sai” disse Dafne.

Sollevò il piede dalla testa di Anna ponendoglielo di fianco al viso. Lo stesso fece Mel. Ora Anna aveva la testa stretta fra le gambe delle sue due proprietarie e guardava i piedi di Luana a pochi centimetri dal suo viso. Le tre ragazze erano disposte agli angoli di un triangolo. La serva si sporse in avanti per quanto poteva e andò a baciare i piedi di Luana. C’era un po’ di sabbia sulla pelle e la ragazza dovette ingoiarne i granelli.

Luana le porse prima un piede e poi l’altro. Attese che la sottomessa la omaggiasse come doveva e solo dopo annuì soddisfatta “E’ davvero una brava servetta”

“Vero?” disse Mel “E sapessi come lecca bene le scarpe!”

“Le fate anche leccare le scarpe?” chiese Luana.

“Sì” rispose Mel “Tanto meglio se polverose. A volte, se è stata negligente o si è meritata una punizione, le facciamo leccare anche le suole”

“Sul serio?” chiese Luana.

“Sì. E dove abbiamo camminato non ha importanza. Se c’è del fango lei lecca anche quello. Non è vero, Annuccia?” chiese Dafne, tamburellando la pianta del piede sopra la testa della ragazza.

“Sì, Dafne”

“Brava la nostra schiavetta. Su, ora prendi la sdraio e l’ombrellone della nostra amica Luana e portali vicino ai nostri”

“Sì”

La serva obbedì il più velocemente possibile. Sfilò l’ombrellone di Luana dalla sabbia e lo portò a fianco di quello di Dafne e Mel. Quando le tre padrone furono l’una di fianco all’altra Dafne indicò alla serva un punto sulla sabbia vicino ai loro piedi. Anna si inginocchiò lì e attese altri ordini.

“Leccaci i piedi” ordinò Mel.

Anna iniziò da quelli della bionda padroncina, ma non appena fece per avvicinarsi quella le allontanò la faccia con un calcetto sulla guancia.

“E’ così che si fa?” la rimproverò Mel “Prima le ospiti, no? Dove sono finite le buone maniere?”

“Sì, Mel. Hai ragione” disse Anna, mortificata.

Si spostò rapidamente verso Luana ed iniziò a leccare le sue eleganti estremità. Lo fece con impegno e devozione come le sue padrone desideravano e asportò ogni minima traccia di sabbia dalla liscia pelle della sua nuova proprietaria, anche quella rimasta fra le dita. Al termine dell’operazione passò ai piedi di Mel ed infine, ma non meno importanti, a quelli della sua prima dominatrice.

“Ora che i nostri piedini sono puliti, amiche mie, propongo di fare un regalo anche alla nostra servetta Anna, che ci ha obbedito fedelmente fino a questo momento” disse Dafne.

Luana la guardò con aria interrogativa “Un regalo? Quale?”

“Annuccia, da brava, sdraiati al sole” disse Dafne.

Anna obbedì.

“Adesso noi appoggeremo i nostri piedi sul corpo della serva e lasceremo trascorrere qualche ora in piacevole relax. Come vedete la nostra devota fanciulla non ha messo la crema solare. Domani il segno dei nostri bei piedini comparirà sulla sua pelle come il marchio che la accompagnerà nelle prossime settimane”

Mel e Luana si misero a ridere.

“Sì, che bell’idea. Anna! Anna! Sdraiati al Sole!”

La serva non poté far altro che obbedire. Dafne pose i suoi piedi sulla faccia, le dita in corrispondenza della fronte ed i talloni sulle guance. Mel coprì il torace, Luana la pancia.

“Resta ferma, Annuccia” disse Dafne “Da domani nessuno potrà fare a meno di sapere a chi appartieni…”

E trascorsero così una piacevole giornata in spiaggia…







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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Bocconcino1 Invia un messaggio
Postato in data: 15/07/2011 23:43:52
Giudizio personale:
un bellissimo racconto, narrato perfettamente e pieno di particolari


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