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La pubertà


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Racconto sexy di Mauro,“la pubertà” 1°epis.

Sono un maschio sessantenne, maturo non solo per i dati anagrafici ma soprattutto dal punto di vista delle numerosissime esperienze sessuale vissute. Coniugato con prole. Attività lavorativa autonoma e redditizia. Bull, cuck e sweet pubblicano le loro avventure erotiche. Ci provo anch’io per l’altrui sollazzo. Posso affermare senza remore d’essere smentito che ho fottuto, tanto, moltissimo. Ho le meningi zeppe di ricordi di gradite, sublime, soddisfacenti, saziante, interessante, intrigante, arrapante, celestiale, eccelse e appagante monte di donne, assatanate, vogliose, sessuate, belle, giovani e/o mature, nubili e/o coniugate fatte in circa cinquant’anni. Il merito del successo con tante femmine è del mio grosso pene che la natura m’ha fornito fuori dalla norma. sbriciolerò, con salvaguardia della privasi in più episodi i coiti avvenuti. Per primo tratto la mia pubertà, poi, lo svezzamento sessuale da parte della matura zietta. Indi, il fortuito incontro con una ventenne sposina puteolana che ingravidai a richiesta del coniuge impotente. Seguirà la ninfomane sposa massese, madre di tre femmine ed un maschio dai 6 ai 15 anni, che pretese che l’ingravidassi di nascosto, perché pazza del mio cazzo. L’ultimo episodio, non in ordine di tempo, tratta la monta di una matura avvenente minuta sposa di un mini dotato. È l’avventura, di cui ho il cogente rimpianto di non averla ben coltivata per renderla amicale, come voluto dal cuck. Mi struggo che per demerito ho perduto l’occasione di fottermi spesso e per lungo tempo la donnina a cui io piacevo e che il cuck fremeva nel vederla sbrodare sotto i martellanti colpi del cazzo .

Sono nato e cresciuto in una grossa città portuale e tutt’ora vi abito. Mi sono approcciato con il sesso in pubertà, 10 anni. Con frotte di coetanei giocavamo sulla spiaggia, al di la del molo. Si scommetteva su chi la piscia la faceva più lontano. Sei, otto ed anche una dozzina di ragazzini ci mettevamo in fila dietro una linea dritta tracciata sulla sabbia e via giù i pantaloncini s’iniziava a pisciare. Le gare le vincevo sempre io. Con orgoglio mi resi conto che la natura m’aveva fornito di un attrezzo, il pene, che a confronto di quello di altri ragazzi coetanei o più grandi d’età di me, era più lungo e largo. Leggevo, soddisfatto, negli occhi di quei ragazzi l’invidia di non averlo così. Prima che la pubertà finisse si sparse la voce che ero un super dotato. Le cuginette e loro amichette dai 13 anni in poi, mi cercavano e mi chiedevano di mostrargli il mio pene. Con scuse diverse idem facevano le zie paterne, materne e loro numerose amiche. La curiosità di vedere de visus e facto le reali dimensioni del mio extra cazzo era contagiante.

Nei loro visi coglievo sorpresa mista a desiderio. Le donne di età diversa, che avevano corso la cavallina, meravigliate commentavano che cazzi di tali dimensioni non l’avevano ne visto e provato. Ridendo commentavano . Mi resi conto di avere una carriera sessuale goduriosa di toro da monta. Di nascosto ragazzine, giovane spose e mature, vedove e separate, si alternavano a palpeggiarmi e scappellarmi il cazzo, desiderose di usarlo. Il primo pompino me lo fece Alessia, una di 14 anni di Milano ospite dei vicini di casa. Dai 12 anni a tutt’oggi non mi sono mai fatto seghe, c’è stata sempre una femmina pronta a soddisfarmi. La prima spagnola la feci con Ilaria, sposina vicina di casa, che da pochi giorni aveva sgravato una bimba. Lei piegata a 90° gradi strizzava panni in una tinozza ed io strofinavo il cazzo tre le sue grosse zizze. Lei ci prese gusto e nei mesi seguenti oltre le arrapante ed amorevoli spagnole mi fece tanti succosi pompini mentre io con il dito medio le titillavo il clitoride della sua bagna fica L’iniziazione al coito fu ad opera di Virginia, una sorella minore di mia nonna. La donna, vedova da qualche tempo, fin da piccolo ogni mattino mi tirava giù dal letto. Stavo per compiere 12 anni, essendosi reso conto che ogni mattina il mio cazzo era duro e ritto e fuori dallo slip, che mi disse ,bravo vedo che fai alza bandiera tutte le sante mattine, è tempo che t’insegno che il tuo arnese ben sviluppato non serve solo per pisciare. Domattina saremo soli in casa e ti insegnerò ad usarlo come dovuto. Ti sverginerò come ho fatto al mio primo marito, (s’era maritata 2 volte) ed a qualche sbarbatello fino a qualche anni fa.

L’indomani, scoperto il letto, mi tirò giù gli slip, mi afferrò l’uccello, lo scappellò, abbassò la sua testa, aprì la bocca al massimo se lo fece entrare con qualche difficoltà in gola. Iniziò un su e giù con il pene in bocca, prima piano, piano e, poi, veloce ed infine celermente. Il piacere che provavo era come se volteggiasse tra le nuvole e toccassi le stelle. Mi succhiava la mazza con vorace libidinosa passione ed io avvertivo forti pulsazioni e non sapevo come regolarmi. Stavo per tirarlo fuori dalla bocca di lei ma istintivamente mi fermai le schizzai in gola il denso, caldo ed abbondante seme dei miei già rigogliosi coglioni. M’aspettavo che protestasse ma lei deglutendo lo sperma mi disse < vai, vai spingi a fondo che ci ho piacere ad ingoiarlo>. Il cuore batté forte, il sangue affluì alla testa, i capelli ritti e la verga pompò tutta la sborra accumulata nei coglioni nelle settimane inoperose fino all’ultima goccia nella bocca della zietta, che deglutì e si leccò per bene le sue labbra.

Continua nel 2°episodio “i primo coito con la zietta”



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