i racconti erotici di desiderya

La pompa perfetta


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Un pomeriggio tranquillo nel subtropico. Un raggio di sole batte dalla finestra dritto sul mio corpo nudo, steso in relax sul divano a masturbarmi di gusto. La spiaggia ricolma di corpi languidi, curve sinuose e seni turgidi ha eccitato le consuete fantasie: strisciare come un serpente languido ai polpacci e leccare con dedizione quei piedi fantastici, diversi in forme ed odori che mi attraggono indurendo il membro, cinesi, giapponesi, americane e latine. A casa sono solo come sempre, ripassando le abitudini di tutti giorni. Ho appena sfoltito il pube e l’eccitazione sale dal basso ventre a riscaldarmi le tette. Mi frego i capezzoli con un dito e il mio membro invia segnali di piacere.

Accendo una sigaretta, sfilo uno slip sexy dal cassetto e me lo infilo. Scendo in strada e cammino eccitato verso il bagno pubblico vicino alla spiaggia. Entro deciso e mi fermo con il membro tra le dita davanti a una turca in attesa di maschi decisi ad abusarmi o farsi abusare. Mi tocco il ventre voglioso come un piccola figa e un maschio bruno, muscoloso, un adone oceanico varca la soglia. Si avvicina a stento, si gira e mi abbandona col desiderio.

Un brivido di libidine attraversa il corpo, scuotendomi dalla delusione.

Il bagno centrale è spesso affollato durante i mesi di punta, ma in primavera si trasforma in un angolo riservato dove divertirsi in tranquillità. Voglio un cazzo prima di notte. Sono una lupa in calore che vuole leccare ed essere leccata. Mi tocco davanti alla turca, mentre lui varca la soglia con gli occhi coperti da oscure lenti. Sfiora il culo con uno sguardo e s’infila in un bagno a svuotarsi di un gran carico. Quando si riaffaccia alla porta il suo sguardo è deciso, diritto al cazzo che spunta dal pantaloncino. Con lo sguardo ci capiamo a vicenda. Lui vuole succhiare, io anche. Siamo due puttanelle viziose che vogliono solo riempirsi la bocca di caldo seme.

Non me lo aspetto così deciso, ingoia a singhiozzi il membro e lo arrotola su una lingua d’oro che mi regala un sborrata fantastica in meno di un minuto. La migliore. La superba e inarrivabile sborrata della vita, quella che resta indelebile nel ricordo, incastonata tra il primo bacio e l’ultima birra. Ho voglia di mettermi in ginocchio per lui, mi accoccolo ai suoi piedi che sanno di buono mentre mi sputa in faccia il mio seme chiamandomi “bitch, my little white batch”, gli lecco l’alluce e risalgo lentamente sui polpacci leccando ogni singolo centimetro del corpo sodo, m’infilo le palle in bocca e un dito in culo e inizio a succhiare con gusto, strappandogli mugolii di gioia mentre mi sbatte il cazzo duro sulla fronte e continua a chiamarmi “bitch” spingendo piano piano la punta in bocca. lo infilo dentro con un guizzo della lingua e lo lecco succoso gorgogliando. Me lo affonda fin dentro, in gola, profondo, duro come il marmo e saettante come il fulmine, caldo, bizzoso come un vergine in calore.

E’ un’onda che mi scivola in gola bollente quella che la punta umida mi scaglia in bocca senza pietà reggendomi con forza la testa, costringendomi a ingoiarlo a fondo senza pietà. Chiudo gli occhi e assaporo la freschezza di quella sborra succulenta e mi inchino annusandogli le caviglie.

Ci salutiamo senza una parola. Ognuno uscendo da una porta diversa del bagno pubblico, come due estranei che hanno appena condiviso una calda gioia primaverile.


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