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Geisha 1


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Geisha 1

Era passata quasi una settimana dall’incontro con il lottatore e mi sentivo ancora eccitata a tale punto che la notte non riuscivo a dormire ripensando a quel cazzone che mi aveva rovistato lo stomaco e cercando sollievo mettevo le dita sul culetto aperto masturbandomi e venendo copiosamente sul letto.

Portavo quel liquido con le dita sulla bocca assaporando il mio sperma e poi introducendolo sul culetto per sentirmi sbrodolare sulle cosce.

La mattina fatidica era arrivata e sapevo di dovermi presentare nuovamente al negozio per appagare le voglie del lottatore; fatta una purga per pulirmi dietro, iniziai ad indossare degli autoreggenti di colore nero, un perizoma che esaltava le mie natiche, e un body stretto che mi stringeva la vita e risaltava anch’egli il culetto facendolo apparire come un mandolino; il tutto per cercare di esaltare le mie rotondità e avere un effetto eccitante per l’uomo che mi avrebbe presa. Indossata la solita tuta mi incamminai per la strada.

Giunta al negozio la signora cinese mi apre con un sorriso smagliante facendomi accomodare direttamente sul retro del negozio e, come la prima volta, inizia a truccarmi e a farmi indossare una parrucca e degli stivali neri fino alle cosce. Ero pronta; la Geisha avrebbe soddisfatto le voglie di qualsiasi persona si fosse presentata dall’altra parte del negozio.

Io ero tutta eccitata e già mi bagnavo con il cazzo mezzo turgido facendo gocciolare sulle cosce quel liquido biancastro. Camminavo e ancheggiavo per il corridoio con quei tacchi altissimi cercando di immedesimarmi nella situazione e immaginando cosa sarebbe successo da qui a pochi minuti.

Entrai in quella stanza e mi misi a sedere su un sofà rosso porpora ad aspettare che qualcuno si facesse avanti. Ad un tratto si presentarono le ragazze sempre con vestaglie velate e incominciarono a toccarmi e a baciarmi dappertutto.

Stavamo lesbicando tutte insieme abbracciandoci e baciandoci; le lingue erano sul mio corpo e carezzavano le mie parti intime fino ad arrivare al mio sfintere che si apriva ad ogni colpetto. Ero larga dietro e il muscolo pulsava reclamando qualcosa di grosso che mi avrebbe impalata sul sofà.

Ad un tratto vedo una figura longilinea che si incammina verso di me. Una donna stavolta; vestiva con tailleur grigio e una gonna stretta aperta sul fianco; le calze nere autoreggenti si intravedevano su quelle lunghe cosce e non portava reggiseno perché nei suoi movimenti i capezzoli saettavano fuori la giacchetta.

Il viso non era cinese ma europeo e capì che doveva trattarsi di una donna in carriera che aveva voglie lesbiche e si era rivolta alla signora per avere la sua parte di godimento forse durante la sua settimana lavorativa.

Si avvicinò con disinvoltura e sicurezza, forse perché sapeva che io ero la sua preda e non avrei detto o fatto nulla per bloccarla. Iniziò a toccarmi e baciarmi prima sul collo poi sulle labbra con la lingua che frugava la mia bocca.

Il sapore era dolce e la saliva fresca mi riempiva il palato. Mi strizzava il culo con le mani da dietro e stringendomi ai suoi seni premeva il bacino sul mio cazzo ormai turgido.

“Mi piaci molto” mi disse sibilando con parole sottovoce; “Ho voglia di te” continuò sbattendomi sul sofà. Non capivo se voleva che me la scopassi oppure cercava effusioni tra donne; ma quando le altre ragazze che nel frattempo si erano fermate per l’ingresso della signora iniziarono a farmi prendere posizione in ginocchio sul sofà iniziai a capire che lei mi avrebbe scopata.

Una cinesina nel frattempo aveva legato alla vita di Lei un fallo di gomma dalle dimensioni extralarge e tanto era lungo e grosso che non riusciva a stare dritto ma penzolava tra le sue gambe e veniva sorretto da un’altra ragazza.

Iniziai a sentire le dita delle cinesine che mi spalmavano un unguento tra le natiche fino ad introdurlo sul culetto e facevano roteare le dita allargando e preparando lo sfintere. Sapevano che era un cazzo molto grande e cercavano di aiutarmi abituando il culetto a una apertura davvero grande.

Io mi rilassai e le feci continuare aspettando di essere impalata da quel bastone di gomma cercando di deliziarmi di quella masturbazione anale a cui ero sottoposta. Ad un tratto si fermarono e li capì che era arrivato il momento: Lei poggio il suo strap-on sullo sfintere e iniziò a premere con fermezza.

Era grosso davvero e alla pressione di Lei mi spostavo in avanti perché non riusciva ad entrare; allora una cinesina si mise seduta davanti a me e accucciò la mia testa tra la sua fighetta e bloccandomi nei movimenti mentre altre mi bloccarono le spalle.

Immobile e senza potere andare in avanti sentì nuovamente premere dietro il culetto e stavolta lo sfintere cominciò ad allargarsi a dismisura impossibilitato a respingerlo. Mi stava letteralmente spaccando il culo facendosi strada dentro di me; il dolore aumentava ad ogni minimo movimento di penetrazione e le gambe mi tremavano.

Mi sentivo larga e impalata e il calore sulle natiche aumentava; Lei mi mise le mani sopra i glutei premendo con i polpastrelli e tirandoli in su diede un ultimo colpo per lacerarmi ed entrare. Gridai in quel momento e le lacrime di dolore iniziarono a colare sul mio viso: il trucco mi colava tra le guance ma le cinesine con la lingua iniziarono a leccarmi il viso e la bocca cercando di stordire quelle grida di dolore.

Lei ormai era dentro e iniziava a pompare leggermente per guadagnare centimetro dopo centimetro il mio intestino. Mi aveva spaccata in due e ora conquistava il mio stomaco dilatando le viscere. Lo sentivo che premeva sulla pancia ma dall’interno e lo vedevo anche con gli occhi e la mano che mi ero portato sopra.

Ad ogni colpo cercavo di contrastarlo con la mano da fuori per cercare di alleviare quel dolore che man mano si trasformava in piacere. Inizia a gemere e ad ogni colpo mi scappava un grido di piacere come se volessi far capire che doveva continuare a scoparmi e con forza.

Lei gemeva e gridava che ero la sua troietta in calore, una cagna da spaccare in due e far godere come non mai. Diceva che non aveva mai spaccato un culetto come il mio e stava venendo da matti sentendo i miei gemiti ad ogni colpo.

Si accovacciò sopra di me strusciando i seni sulla mia schiena e, completando la penetrazione fino alle palle di gomma, iniziò a baciare e mordere il collo e la schiena. Ero bloccata da quel cazzo che ora roteava per allargarmi di più e mi sconquassava lo stomaco fino allo svenimento.

Ero svenuta infatti e non capivo se più per il dolore o per il piacere; i miei sensi erano allentati e la testa mi girava; sentivo le voci e i gemiti ma come se fossero in sottofondo. Forse anche i profumi orientali della stanza mi avevano stordita. Ad un tratto lo sento che estrae quel palo di gomma e mi sento svuotata dentro, come se mi mancasse qualcosa che mi apparteneva e risucchiandomi pure il respiro.

Ero accasciata e vuota dentro; mi ero liberata di quel cazzo ma sentivo che mi mancava. Sfinita mi trovo sul sofà piena di sperma sulle cosce; ero venuta almeno tre volte senza accorgermene.

Mi passo la mano dietro e sento che il culo era rimasto aperto anche dopo che quel cazzo era fuori e la mano entrava senza difficoltà. Mi sentivo troia dentro e fuori ma non mi dispiaceva questa cosa. La signora si incamminò dall’altra parte e rivolgendosi a me si complimentò e mi assicurò che ci sarebbero state altre occasioni di incontro.

Sorrisi e senza dire nulla gli feci un cenno di approvazione. Le cinesine dopo qualche attimo iniziarono a pulirmi e a baciarmi e rimasi lì ancora per qualche mezz’ora fino a quando la cinese anziana mi riaccompagnò in camerino per farmi rivestire e andare via.



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Paoletta065 Invia un messaggio
Postato in data: 09/11/2017 11:27:42
Giudizio personale:
Bellissima, che invidia!


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