i racconti erotici di desiderya

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Devo dire che, da quanto a me e Roberta si sono uniti pure Mara e Daniele, le cose stanno andando di bene in meglio. Di esperienze “piccanti” ne ho avute parecchie, ma con questo gruppetto ammetto che ho raggiunto nuovi livelli.

Pero...

Chissà perché, c’è sempre un però!

Il tempo passa ma, nonostante tutto, il ricordo di quello che è successo con Milena, la cliente con la quale ho trascorso un paio d’ore decisamente piacevoli in negozio, non solo non sbiadisce ma continua a tormentarmi e stuzzicarmi.

Da quel giorno, mi sarò chiesto almeno mille volte come reagirebbe ad una proposta più o meno diretta, ma non ho mai avuto l’occasione, o forse il coraggio, di fargliela.

In fin dei conti, per lei, potrebbe essere stato un colpo di testa momentaneo, che nulla ha a che fare con la sua vita “reale”.

Ogni volta che la incontro, ovvero quando passa da me a fare la spesa, la mia fantasia si mette a galoppare ricordando quella serata o, peggio, ( l’idea mi è balenata nella mente qualche giorno fa), immaginandola in mezzo a noi quattro intenta ai giochini più strani.

Il tutto mi rende piuttosto distratto ed incline ad una certa “rigidità” alle parti basse, cosa della quale si sono accorte pure le mie due commesse (ebbene si, la ditta, pian piano, si ingrandisce).

Nonostante tutto, dicevo, non ho ancora trovato il modo adatto di intavolare il discorso, anche perché, da quella volta, i nostri rapporti si sono limitati a quelli regolari tra fornitore e cliente.

“Non mi resta che prendere il coraggio (leggi faccia tosta) a due mani e provarci” mi dico alla fine dopo parecchi giorni di tentennamenti “La prossima volta che l’incrocio per strada gliela butto”

Si!

Sembra facile!

Che faccio? La fermo e le dico: mi piacerebbe scoparti un’altra volta e siccome sono un porcello, mi piacerebbe coinvolgere anche un paio di amici ed amiche?

Se mi rifila un calcio nelle palle, è già grasso che cola!

Ci vuole un po’ di tatto e, vista la delicatezza da elefante imbizzarrito in un negozio di cristalli che ho in certe occasioni, devo andarci piano.

Lo spunto, invece, lo trovo il giorno seguente, quando torna a fare la spesa da me.

Tocca a me servirla e un brivido mi risale lungo la schiena. “O adesso o mai più” mi dico.

Preparo un sorriso a settantadue denti e indosso la mia migliore faccia da sberle.

Lei ordina ed io obbedisco, con una notevole dose di gentilezza e disponibilità in più del solito.

Lei al momento pare indifferente, ma dopo un po’ comincia a sciogliersi come burro nel forno.

Al momento del conto siamo tutto un cinguettio che di romantico ha poco ma che di lussurioso ha tutto. Mentre le do il resto si avvicina di qualche centimetro per bisbigliarmi qualcosa nell’orecchio.

Porgo la parte anatomica in questione e un attimo dopo mi viene voglia di spararmi in bocca.

- Pensavo che fossi arrabbiato con me. - ha bisbigliato. - Mi trattavi con tanto distacco. -

- A dire la verità, - rispondo alla fine, quando riprendo un po’ di controllo. - pensavo fossi tu ad essere in imbarazzo. - farfuglio, mentre mentalmente mi sto insultando in tutte le lingue che conosco, e vi assicuro che di offese ne conosco pure in aramaico.

Lei si ritrae con un’espressione allibita e quasi offesa, tanto che mi vien voglia di prendermi a sberle da solo.

- Assolutamente no! - esclama, poi continua, a volume più basso. - Anzi... ogni volta che passavo qui da te... speravo che... - Alza le spalle senza finire la frase.

- Dio! Quanto sono scemo! - balbetto.

Lei ridacchia. - Perché, io no? -

Ci guardiamo per qualche secondo.

Poi va a finire che ce la ridiamo di gusto tutti e due.

- Quanto tempo sprecato. - commenta lei alla fine.

- Eccome! - confermo, poi prontamente aggiungo. - Ma si può rimediare. -

Lei mi fissa per un momento senza spiccicare parola, poi annuisce lentamente, mordendosi il labbro inferiore.

- Si. - Dice alla fine, con voce improvvisamente un po’ impastata. - credo proprio che si possa rimediare. -

Poi sembra ripensarci, si guarda attorno e sorride imbarazzata.

- Ma sarebbe bello trovare un posto un po’... più comodo. A casa mia sarebbe impossibile, ma forse tu.... - Dice infine, arrossendo e non credo per pudore.

- Nessun problema. - Rispondo prontamente. Poi le spiego che vivo da solo e che quindi non ci sono assolutamente problemi.

Visto che non ho alcun impegno con Roberta e gli altri, va a finire che si mettiamo d’accordo per la sera seguente: una cenetta a casa mia, questa almeno è la versione ufficiale.



In realtà, quando la faccio entrare, di mangiare non mi va proprio, se si trascura il fatto che mi mangerei lei.

Indossa un impermeabile di quelli moderni, praticamente in plastica, di un blu profondo che rasenta il nero. Dall’indumento spuntano fuori solo i piedi, infilati in un magnifico paio di scarpe con tacco alto in tinta con l’impermeabile. La squadro dalla testa ai piedi con uno sguardo di bramosia che la fa sorridere compiaciuta.

Sarà pure stagionatella, non lo nego che si vede ad un chilometro che ha passato gli anta da un pezzo, ed è pure un po’ bassina, ma carrozzata da vera fuoriserie. Non vedo l’ora...

Calma e sangue freddo: non dico molto, ma almeno un po’ di cortesia.

- Vieni, accomodati. - Le dico, invitandola ad entrare. - La cena è pronta. - ho deciso di fare le cose per bene ed ho preparato un po’ di pesce e una bottiglia di un ottimo Sauvignon.

Lei mi guarda con un sorriso che grida “violentami”.

- Volentieri. - Risponde con voce leggermente roca, appoggiando la borsetta sul mobiletto dell’entrata.

Mi limito a deglutire, chiudendo la porta d’entrata, perché improvvisamente mi sento eccitato come un ragazzino al primo appuntamento.

Sarà il ricordo di quanto è accaduto la prima volta, sarà l’idea di averla a casa mia e a mia disposizione per tutta la serata... non lo so, so solo che mi è davvero passata la fame.

Spalle alla porta, non muovo un muscolo mentre la osservo sciogliere il nodo che chiude l’impermeabile e sganciare, lentissimamente i bottoni. L’indumento si apre e lei lo fa scendere lentamente lungo le spalle, lo sfila dalle braccia e lo butta con noncuranza accanto alla borsetta.

Ed io fatico a trattenere la lingua in bocca: sarebbe disdicevole se mi si srotolasse lungo la pancia, iniziando a sgocciolare a terra.

No! Non è nuda!

Sarebbe a dir poco pacchiano, da parte sua.

A dire il vero è vestitissima, si potrebbe dire che è quasi “castigata” visto che il vestito la ricopre dalla gola, stretta dal colletto alla coreana, alle caviglie, che fanno capolino dall’ampia gonna.

C’è solo un piccolo particolare: “ricopre” decisamente è un termine errato, il vestito è interamente di pizzo, sottile quanto la filigrana, che crea quel magnifico effetto “vedo non vedo”.

Niente di volgare, anzi, estremamente piacevole e stuzzicante... meglio: proprio “arrapevole”.

Lei si rende conto del mio attento esame e gira su se stessa per permettermi una visione panoramica.

La mia pressione aumenta di almeno una ventina di punti.

Riesco ad intravedere, sotto al vestito, la raffinata lingerie che indossa e pregusto il momento in cui potrò togliere l’ultima velata barriera che “nasconde” il suo corpo.

- Che ne dici? - chiede lei, rimanendo un posa davanti a me, con le mani sui fianchi ed una gamba davanti all’altra in una posa da fotomodella consumata.

Bofonchio qualcosa stile Paperino, che la fa sorridere apertamente, mentre il commento migliore lo da la parte erettile del mio corpo che, erigendosi appunto tra le mie gambe, tende la stoffa dei pantaloni e commenta eloquentemente il mio apprezzamento.

Faccio un passo verso di lei, pronto a saltarle addosso, ma lei indietreggia, sorridendo sorniona.

- Non mi fai vedere l’appartamento? - Chiede, infierendo senza ritegno. In questo preciso istante le farei vedere ben altro, ma cerco di riprendere il controllo e balbetto un debole “si”.

Mica colpa mia se appena vedo un bel esemplare di femmina vado fuori giri! Se poi è conciata in quel modo e ci sono chiuso da solo in casa, come stracacchio dovrei comportarmi?

Lei mi precede lungo il corridoio, sculettandomi davanti. La seguo come uno snautzer che ha fiutato una pista, con tanto di bave alla bocca e coda ritta (la mia è davanti, però).

Passiamo in cucina, ma c’è ben poco da notare, se non la cena che ci aspetta.

Le faccio vedere il salotto - sala da pranzo: lei si rigira lentamente nella stanza, apparentemente interessatissima alla mia collezione di armi giapponesi e di libri ed alla tavola apparecchiata con tanto di candele accese.

- Che carino! - commenta, prendendo dal piatto la rosa rossa a gambo lungo che avevo preparato.

In fin dei conti, un tocco di romanticismo non guasta mai.

Io invece non riesco proprio a staccarle gli occhi di dosso, e probabilmente è proprio quello che vuole.

Arriviamo a quello che chiamo pretenziosamente il “Mio Studio”, e che in pratica è un minuscolo bugigattolo attrezzato con una workstation full optional ed un paio di scaffali per raccoglitori.

In camera da letto sono quasi pronto a violentarla su due piedi, vista la disponibilità di un letto, ma lei mangia la foglia e fa di tutto per tenermi ad almeno un paio di metri di distanza.

Dopo il bagno, che la fa andare in visibilio per la doccia - vasca da bagno con tanto di idromassaggio (ottimo in certe occasioni), arriviamo alla stanza degli ospiti, quella che, in una casa normale, sarebbe la cameretta dei bambini ma che io ho strutturato come “sala giochi”, senza intendere che ci siano flipper e macchinette elettroniche, ovviamente.

Ho fatto di tutto per evitarne la visita, ma si sa, la curiosità è femmina

Il mobilio è piuttosto dozzinale, si vede che non è propriamente facente parte del resto della casa, e si vede pure che è stato utilizzato senza troppi scrupoli.

Il lettone, unico mobile necessariamente di qualità, spicca stranamente in centro alla stanza, giusto di fronte ad un enorme specchio (dozzinale anch’esso, ma efficientissimo) che permette una visione totale del letto stesso e del divano, piazzato lungo la parete di destra.

Per finire, sotto alla finestra con la serranda perennemente abbassata, una cassettiera con sopra lo stereo, il televisore, la videocamera con il treppiede abbinata ad un sistema di videoregistrazione pressoché professionale.

Penso distrattamente che sembra proprio un set per filmini porno di categoria “Z”, ed in effetti quelle quattro pareti ne hanno viste di cotte e di crude, soprattutto negli ultimi tempi con Roberta, Mara e Daniele in giro per casa.

- Complimenti! - fa Milena. - Tipico appartamento da scapolo impenitente e libertino, ma piuttosto ben tenuto. - Commenta.

- Faccio del mio meglio. - Rispondo, fingendo un’indifferenza che in realtà non provo.

- E questa stanza? - chiede. - E l’unica che non e... in stile. - Dice.

- E’... la stanza... degli ospiti. - Rispondo io, non sapendo che pesci pigliare e non volendo andare a scadere nel volgare.

Lei si avvicina alla cassettiera. Uno dei cassetti è parzialmente aperto e lei ci sbircia dentro.

Ho un brivido lungo la schiena: è quello dove teniamo le videocassette. Quelle che immortalano i nostri “incontri”

- Che collezione! - Esclama, sfilandone una.

Legge l’etichetta.

Accidenti a me ad alla mia mania di catalogare ed etichettare tutto, sarà pure deformazione professionale, ma sulla cassetta ci sono tutti i dati necessari, data, interpreti e soprattutto argomento con relativa breve descrizione: nemmeno una piccola possibilità di scappatoia.

Lei mi guarda di sottecchi, con un sorrisino da gatta affamata.

- Hai intenzione di usare la telecamera anche stasera? - Chiede, con un tono che, più che ad una domanda, fa pensare ad un desiderio.

Mica posso dirle di no, porca trota! Ci avevo fatto davvero un pensierino.

Lei rimette la cassetta al suo posto e mi si avvicina lentamente, fin quasi a sfiorarmi. In realtà mi sfiora eccome quando, arrivatami vicina, spinge leggermente il pube verso di me.

- Sapevo che eri un porcellino. - fa, ondeggiando il bacino contro di me, o meglio contro il mio pacco. - ma non pensavo fino a questo punto. - Mi passa un’unghia sul petto, graffiandomi la camicia. - Mi chiedo cosa ci sia negli altri cassetti. - dice, accennando a staccarsi da me.

Prima che riesca a farlo, l’afferro per la vita, le passo una mano dietro alla nuca e mi incollo alle sue labbra, che senza nessun problema si schiudono, accogliendo calorosamente la mia lingua.

Primo: non è il caso che veda quali aggeggi tengo negli altri cassetti (per la cronaca, diverse lenzuola di ricambio per il maxiletto, una sconfinata distesa di asciugamani, utilissimi in certe situazioni, ed una collezione di oggettini sessuali di varo genere che mi è costata una piccola fortuna ma che mi ha procurato decine di scopate da infarto).

Secondo: ormai sono talmente arrapato che mi scoperei pure la donna delle pulizie, che ha sessantacinque anni, più rughe della Mummia ed un paio di baffi che i miei a confronto sono due peletti striminziti, figurarsi quel pezzo di gnocca che mi ritrovo davanti.

Più che un bacio sembra un accoppiamento di due pompe idrovore, mentre ci succhiamo a vicenda pure le tonsille.

Io le impasto il sedere attraverso la stoffa del vestito, stupendomi nuovamente di quanto sia sodo nonostante la sua non più verdissima età, mentre lei risponde colpo su colpo senza smettere un attimo di mugolare il suo apprezzamento.

Tento di sollevarle il vestito per passare a qualcosa di più concreto, ma lei, gentilmente, me lo impedisce.

- Fermo li, cocco bello! - Mormora, bloccandomi le mani. - Stasera abbiamo tutto il tempo, non avere fretta. -

Si stacca da me, mi prende per mano ed usciamo dalla stanza.

Mi chiedo se il suo gioco mira a farmi andare fuori di testa. Perché se è così ci sta riuscendo perfettamente.

- Allora? - chiede mentre mi traina verso il salotto. - Cos’hai preparato di buono per cena? -

Sento un improvviso impulso omicida salirmi dal profondo dei visceri, ma mi rendo conto che lo sta facendo apposta: vuole farmi carburare per bene prima di arrivare al dunque.

Se è questo che vuole, è questo che, senza dubbio, avrà.



I piatti sono finiti nella lavastoviglie, il caffè lo abbiamo bevuto: non ci manca che il dessert che, se si avverano le mie previsioni, consisterà in una magnifica scopata.

Milena, con la sua presenza, riesce a riempire l’intero salotto. E’ in piedi davanti a me, a si e no un metro e mezzo ed io devo farmi forza per non saltarle addosso e letteralmente sbranarmela.

- Dove eravamo rimasti? - chiede, avvicinandosi lentamente con incedere da pantera.

Io ritrovo subito il filo del discorso che avevamo interrotto per cenare, passandole un braccio attorno alla vita ed attirandomela addosso.

Incollo le mie labbra alle sue, spingendo contro il suo ventre la mia erezione, tanto per dimostrarle quanto la faccenda mi intrighi.

Stavolta non si oppone assolutamente al mio brancicarle il vestito, anzi, ad un certo punto si stacca leggermente da me con un gran sorriso dipinto in volto e si da da fare per aiutarmi.

- Aspetta. - Mi fa. Si allontana da me, traffica qualche istante con le mani dietro la schiena e, un attimo dopo, il vestito scivola a terra, attorcigliandosi attorno ai suoi piedi.

Io resto senza fiato ad osservala, meravigliandomi una volta di più di quanto piacevole sia il suo corpo: certo, una certa pesantezza e qualche ruga rivelano la sua età, ma ho il sospetto che più di qualche donna farebbe carte false pur di mantenersi così bene.

Per non parlare poi della raffinatissima lingerie che ha scelto per l’occasione. E’ un misto di sobrietà e di depravazione

I suoi magnifici seni sono evidenziati, quasi serviti su un vassoio, dalle coppe a balconcino di un bustino in satin nero, tenuto strettamente serrato da una stringa blu profondo che partendo dall’attaccatura dei seni le arriva fino al pube, stringendo la vita ed i fianchi in una morsa ferrea e morbida allo stesso tempo.

Le mutandine, che si rivelano un tanga da infarto non appena lei gira su se stessa per farsi rimirare, sono dello stesso blu profondo del laccetto, finemente ricamate in rilievo.

La guêpiere funge anche da reggicalze, con i laccetti di sostegno neri con ricami in blu e le calze, sono calze, non le tipiche autoreggenti di moda oggi.

Sono nere, a rete finissima, e noto che hanno pure la riga posteriore.

La mia pressione è ormai arrivata alle stelle e mi aspetto da un attimo all’altro di sentire il fischio della valvola di sicurezza, come sulle caffettiere.

Non ne posso più di starla a guardare: mi avvicino a lei, inginocchiandomi ai suoi piedi. Le passo le mani sulle gambe, risalendo dai polpacci all’attaccatura dei glutei, gustando pienamente la sericità delle calze ed il calore bollente della sua carne.

Ha i capelli sciolti che le incorniciano il volto, nascondendolo parzialmente quando abbassa la testa verso di me, infilandomi le mani tra i capelli.

Io affondo il viso nel suo ventre, baciando il suo pube attraverso la stoffa.

Sento che rabbrividisce al contatto, allargando di una frazione le cosce. Non perdo tempo ed accetto il suo invito, scendendo verso la clitoride che sento già spingere attraverso la stoffa.

Lei geme sommessamente mentre inizio a tormentare la sua femminilità e dimostra il suo gradimento allargando ancora le gambe e spingendomi la testa verso il ventre.

Io continuo nel mio compito con una dedizione da certosino lavorando di lingua e di labbra sulla stoffa che ancora cela il mio obbiettivo.

Abbasso la mira, scorrendo lungo i rilievi del ricamo: è fradicia di piacere, tanto che il blu delle mutandine è orami diventato un nero profondo in corrispondenza della vagina.

Le faccio appoggiare un piede al bracciolo del divano e continuo imperterrito il mio lavoro, mentre i suoi mugolii diventano gemiti veri e propri.

Lascia la mia testa e porta le mani ai fianchi per abbassarsi le mutandine, ma io gliele blocco, impedendole di completare il movimento.

Lei uggiola esasperata mentre intensifico le sollecitazioni.

Sento il suo ventre sobbalzare ad ogni colpo di lingua che le infliggo, mentre inarca la schiena rincorrendo il piacere che le sto regalando.

Infine, con un roco gorgoglìo, si tende nell’orgasmo, mentre le gambe le cedono.

L’afferro al volo prima che finisca a terra e la faccio accomodare sul divano.

In un lampo mi libero di camicia, calzoni e slip, poi scavalco il suo corpo porgendo l’uccello alle sue labbra.

L’invito è chiarissimo e non devo ripeterlo, lei estrae la lingua e la passa lentamente sul mio uccello, partendo dall’attaccatura dello scroto fino a raggiungere la punta, infine dischiude le labbra e risucchia il mio membro con lentezza esasperante.

E’ il mio turno di mugolare e guaire, mentre lei si dà da fare per ricambiarmi le attenzioni.

Storcendomi un poco, riesco ad infilare una mano nelle sue mutandine, gioco qualche secondo con i corti peli del suo pube ed infine affondo il medio nella vagina, iniziando a masturbarla lentamente, a ritmo con il suo lavoro di bocca sul mio uccello.

Dopo un paio di minuti di trattamento sono costretto ad una ritirata strategica, sfilando il cazzo da quella fornace morbidissima che è la sua bocca per evitare un fine prematura.

Mi accoccolo davanti a lei e, con un po’ di aiuto da parte sua, le sfilo le mutandine.

- Scopami. - Mormora senza troppi problemi, divaricando le gambe ed allargandosi le labbra della fica con le dita, seduta sul bordo del divano.

Non chiedo di meglio: punto la cappella al vestibolo e spingo progressivamente. Lei mi accoglie senza nessun problema dentro di se, ansimando l’apprezzamento per quanto sto facendo.

Mi agguanta per le natiche, attirandomi più profondamente nel suo corpo ed iniziando un micidiale massaggio con i muscoli interni. Sembra quasi un pompino fatto con la fica.

Si muove contro di me in movimenti ampi e lenti che, poco dopo, diventano quasi frenetici nella ricerca del piacere.

- Sbattimi! - mi ingiunge quando ormai il suo ancheggiare non le è più sufficiente.

Non mi serve di certo un invito ed inizio un andirivieni frenetico dentro di lei, che uggiola come un cagnolino ad ogni mio affondo. Lascia le mie natiche e si afferra le gambe, sollevandole in verticale ed unendole davanti a me.

- Oddddiiiiio! - Borbotta, iniziando a tendersi come una corda di violino. Punta la testa contro lo schienale del divano, serrando i denti sul labbro inferiore con tanta forza da farmi temere che possa farsi male.

- Vengo! - sibila infine, contraendosi attorno al mio uccello nel primo orgasmo della serata.

Mi fermo completamente affondato dentro di lei, sia per permetterle di riprendersi sia per evitare di godere anch’io.

Lei lascia cadere le gambe ai miei fianchi e sospira con un’espressione estremamente soddisfatta in faccia.

- Quanto tempo... - bisbiglia, accarezzandomi il petto. - Erano mesi che non mi facevo una sana scopata. -

La curiosità ha il sopravvento sull’urgenza della ricerca del piacere. In fondo non mi spiego come una donna del genere possa avere problemi a riguardo...

- Come sarebbe a dire...? - inizio a chiedere. Lei però mi posa un dito sulle labbra.

- Dopo. - Dice. - Ora, che ne diresti di trasferirci a letto. -

Per me va più che bene: mi sfilo dal suo corpo e mi alzo in piedi.

Lei, prima di imitarmi, si attarda a darmi un paio di leccate sulla punta dell’uccello.

- Tanto perché non pensi che ti trascuro. - commenta, alzandosi in piedi.

Usciamo dal salotto mano nella mano ma quando mi volto per imboccare la pista della camera da letto lei mi trattiene.

Mi volto a guardarla.

- Non sarebbe meglio di la. - dice, facendomi l’occhiolino. La storia della stanza degli ospiti non ha attecchito nemmeno per un secondo.

- Se preferisci... - dico, restando neutrale. In effetti l’idea mi sconfinfera parecchio, ma preferisco sia un sua scelta.

- Non ho mai scopato in una... “stanza degli ospiti”. - dice, con aria sorniona.

Visto il suo tono inghiottisco a vuoto e scatto stile centometrista ad aprirle la porta.

Lei entra e si guarda intorno, poi, con aria decisa si avvicina alla famigerata cassettiera. Mi da un’occhiata per chiedere il permesso ed, al mio cenno affermativo, apre il secondo cassetto.

- Madonna Santa! - balbetta ad occhi sbarrati, fissando allibita la famosa collezione di aggeggi da sesso.

Io la raggiungo, strusciandole fra le natiche quello mio personale ed abbracciandola da dietro.

Lei gira leggermente la testa per darmi un’occhiata.

- Proprio la tana del lupo, vero? - chiede

Io mi limito annuire continuando i miei strusciamenti ed apprezzando il fatto che lei non solo non si sottrae ma anzi, spinge senza troppi riguardi il sedere verso di me.

- Me li farai provare? - chiede, rovistando.

- Certo! -

- Cazzo! Certi non saprei nemmeno come usarli. - Dice, indietreggiando ancora un po’ e divaricando le gambe.

L’antifona è chiara. Mentre lei continua a trafficare nel cassetto io provvedo a riprendere il mio posto.

Affondo il lei con una facilità incredibile e per un momento Milena chiude gli occhi e si appoggia con le mani alla cassettiera per resistere meglio al mio assalto.

Mentre inizio a muovermi, lei riprende a curiosare, con il fiatone e sussultando sotto ai miei colpi.

Prende una scatoletta e la apre, rimirando le due sfere metalliche e lucenti in essa contenuta

- Quelle sono palline cinesi. - Le spiego, chiavandola lentamente. - Si infilano e si tengono dentro, magari per andare a fare la spesa. - Commento perversamente.

- Davanti... o... dietro...? - chiede, a ritmo con i miei colpi.

- Come preferisci. -

- E... questo...? -

- E’ un fallo gonfiabile. - borbotto, distratto dai movimenti interni della sua vagina, che mi serra l’uccello ritmicamente. - Lo infili e lo gonfi quanto ti pare. -

Lei si mette a lavorare sulla pompetta, guardando con gli occhi fuori dalle orbite il lattice che si dilata sempre di più.

- Ma quanto diventa grosso? - chiede dopo un po’.

- Non... ne ho... idea. - Stavolta tocca a me ansimare a ritmo. E’ evidente che è super eccitata e questo va anche bene, il problema è che la sua reazione è di stringere senza pietà, e di questo ne risento io che, se continuo in questo modo, mi scarico dentro di lei a tempo di record.

Con uno sforzo sovrumano di volontà, mi sfilo di colpo da lei.

- No. - guaisce lei, mentre un’espressione di disappunto le si disegna sul viso. - Stavo per godere. -

- Pure io. - Borbotto indietreggiando di qualche passo sotto al suo sguardo affamato. - E preferirei prolungare un po’ i giochi. -

Lei mi fissa per un attimo, poi abbassa lo sguardo sull’aggeggio che stringe ancora in mano. Un timido sorriso le ritorna sulle labbra.

- Vuol dire che per il momento mi arrangerò da sola. - dice. Traffica col fallo di lattice e finalmente trova la valvola per sgonfiarlo. - Così va meglio. - bisbiglia quando ha ripreso la dimensione normale.

Ridacchia. - Guarda te! Una donna della mia età che deve farsi insegnare da uno sbarbatello come funzionano certi aggeggi. -

Io mi limito a fissarla con aria perplessa.

Si avvicina al letto e ci si distende sopra a gambe aperte.

- Lo sai che non l’ho mai fatto. - dice, iniziando a passarsi il dildo sulle grandi labbra.

- Cosa? - chiedo distratto dal suo armeggiare.

- Questo. - dice, con evidente imbarazzo. - Masturbarmi davanti ad un uomo. - e con un unico, rapido colpo si affonda nel corpo il dildo.

Io già capisco poco dalla nascita, metteteci poi una buona dose di testosterone in circolo, una tipa che sembra una maiala fatta e finita e che invece dichiara candidamente di non aver mai avuto occasione di fare un po’ di porcellate e, infine, la pregressa esperienza fatta con la suddetta porcella: come minimo uno va in confusione.

Sto quasi per chiederle di che cazzo sta parlando ma la vista di Milena, scosciata sul lettone con un dildo gonfiabile infilato in corpo ed un‘espressione estatica dipinta in faccia mi fa subito cambiare idea.

Lei mugola a bocca spalancata facendo andare all’impazzata il dildo nella fica con una mano mentre con l’altra si dà da fare con la pompetta per gonfiarlo.

E che cazzo, me ne sto fermo sugli zoccoli?

Non sia mai detto.

Salgo sul letto anch’io, mi sistemo a cavalcioni sulle sue tette e, senza chiedere permesso le caccio l’uccello in gola.

Evidentemente alla signora non da affatto fastidio perché non ho nemmeno finito di infilarlo tutto che già gli sta facendo frullare la lingua attorno, continuando a mugolare di piacere. Ha le narici dilatate mentre tenta di tirare il fiato, i capelli scarmigliati ed è tutta sudata. Insomma una scenetta da farlo rizzare ad un monaco zen castrato.

Me ne sto beatamente a farmelo ciucciare senza ritegno quando un rumore dal corridoio mi distrae momentaneamente.

Per un attimo sono convinto di aver sentito la porta di casa aprirsi, ma mi dico immediatamente che è stata un’allucinazione uditiva e mi concentro nuovamente sul favoloso pompino di Milena.

Sto meditando se riempirle la bocca di sperma o se ritrarmi di nuovo, quando l’allucinazione uditiva si fa viva una seconda volta (ma esiste il termine “allucinazione uditiva”? Bho! Non saprei.... ma chi cazzo se ne frega)

e per la seconda volta mi dico che sono io paranoico o che forse è l’eccesso di testosterone.

Col cavolo!

Nemmeno un secondo dopo che mi sono dato del cretino per aver sentito rumori inesistenti, la porta della camera si apre lentamente.

- Porca troia! - Riesco a borbottare girandomi nel tentativo di capire di chi si tratta.

- Mhpfmhftumhhhftp! - Gorgoglia di rimando Milena. Abbasso lo sguardo e mi rendo conto che, sollevandomi di scatto, probabilmente le ho fatto arrivare la cappella tra le tonsille: ha gli occhi pieni di lacrime e tutti i sintomi di un inizio di soffocamento. Mi ritiro rapidamente per permetterle di riprendere fiato.

- Tu sei matto. - Bisbiglia, con un mezzo sorriso: non si è ancora accorta di niente. - Oh, Dio santo! - esclama, appena mi sposto quel tanto che basta a farle vedere il quadro della porta: ora se n’è accorta.

Si divincola tentando di sfilarsi da sotto di me ma, vista la mia stazza tutt’altro che trascurabile, l’impresa è pressoché irrealizzabile.

Dal canto mio sono decisamente sul punto di prendermi a sberle da solo. Come cazzo ho fatto a non ricordarmi di aver dato una coppia delle chiavi di casa a Roberta.

“Se mai ti venisse voglia di aspettarmi a casa” mi ricordo che le ho detto.

Coglione! Adesso che il casino è combinato te ne ricordi?

- Che razza di porco che sei! - Sento dire Roberta alle mie spalle.

Io so perfettamente che si riferisce al fatto di non averla coinvolta, ma Milena no e infatti si mette di botto sulla difensiva.

- E la tua ragazza? - chiede, con gli occhi sgranati ed un’espressione di panico dipinta in faccia.

- Non esattamente. - riesco a dire, mentre le scendo dal petto e lei si ritrae su un bordo del letto.

Quando mi volto mi rendo conto che, sicuramente, fuori dalla porta ci sono pure gli altri due elementi del nostro quartetto: li vedo fare capolino con gli occhi sgranati dalla sorpresa

- Porca puttana. - Bisbiglio, ‘sta volta è davvero un casino.

Mica per i miei tre complici, che comunque avrei tentato di coinvolgere e che di certo non si scandalizzano per avermi beccato a scopare con una donna, quanto per Milena, che di certo non è preparata ad un simile evento.

- Che vergogna. - Miagola Milena, tentando invano di coprire le parti salienti del suo meraviglioso corpo con un pezzo di lenzuolo. A dire il vero risulta a dir poco buffa, con il dildo gonfiabile ancora mezzo infilato nel ventre e la relativa pompetta che le pende tra le gambe come una coda particolarmente oscena.

Roberta mi guarda ad occhi sgranati, comprendendo immediatamente di aver contribuito per buona parte al casino che si è appena innescato.

- Non lo sa!? - Sibila tra i denti mentre il sorriso sornione le si trasforma improvvisamente in una smorfia spaventata.

Io mi limito a scuotere la testa negativamente, afferrando al volo due asciugamani dal famoso cassetto, drappeggiandomene uno attorno alla vita e porgendo l’altro a Milena, che si affretta a ricoprirsene per poi nascondere il volto tra le mani

Roberta la guarda fissamente, e nei suoi occhi scorgo un lampo di cupidigia subito represso, poi si avvicina lentamente al letto, sedendosi sul bordo accanto a Milena, che si ritrae leggermente.

- Mi dispiace. - Dice Roberta in un sussurro, avvicinando la testolina bionda alla massa di capelli rossi che nasconde Milena, la quale si ritrae di scatto, sul chi vive.

- Non fare così. - continua con voce calma Roberta, accarezzando leggermente i capelli a Milena. - Non è successo niente. -

Milena solleva il viso. Le lacrime le hanno sciolto l’eye liner ed il mascara, che le colano lungo le guance.

- Non lo sapevo che Pluto fosse il tuo ragazzo. - Balbetta, tirando su con il naso. - Non volevo fare... -

- Guarda che non è il mio ragazzo. - La interrompe Roberta, abbassando il tiro delle sue carezze alle spalle di Milena.

Io trattengo il fiato. La faccenda è esplosiva e, per quanto Roberta sia una diplomatica nata, non so proprio come reagirà Milena a quello che, a naso, so che seguirà.

- Pluto non è il mio ragazzo, è un amico. - prosegue Roberta, continuando con le carezze. - Un buon amico... anzi, un intimo amico. - spiega, calcando la voce sulla parola intimo.

Milena la fissa per un istante a bocca aperta, incredula.

- Vuoi dire che... - borbotta, tirando su col naso.

Roberta annuisce. - Esatto. Non solo non sono la sua ragazza, ma per di più non sono gelosa, anzi. - Dice, portando una mano dietro alla schiena e facendoci il gesto universale per “smammate”.

Un po’ mi secca dover lasciare il campo, ma so bene che se non ci riesce Roberta a sistemare le cose non ci riesce nessuno e di certo la nostra presenza non contribuisce a migliorare la situazione.

Quatto quatto esco e mi chiudo la porta alle spalle, subito assalito da Mara e Daniele.

- Cazzo, Pluto, potevi almeno avvisarci. - Sussurra Mara, leggermente seccata.

La fulmino con un’occhiata che la fa indietreggiare di un passo. - Se non vi dispiace questa è casa mia! Eravate voi a dovermi avvisare. - Ringhio di rimando.

Lei abbassa gli occhi, conscia di aver detto una stronzata.

Sto per proseguire nell’arringa ma Daniele non resiste.

- Dove cavolo l’hai trovata. - Mi chiede, con un’espressione famelica dipinta in faccia. Mi blocco e lo guardo negli occhi: sembra quasi che si sia appena fatto una canna da mezzo chilo.

Non resisto: abbasso lo sguardo fino al cavallo dei suoi pantaloni ed ho la conferma. Un voluminoso bozzo spinge sulla stoffa.

Non so nemmeno se è il caso di incazzarmi ancora di più o di mettermi a ridere.

Scelgo la seconda opzione, immediatamente imitato da loro due.

- Ssssssht! - Faccio poi, indicando ai miei due amici di eclissarci in salotto.

Ridacchiando ci troviamo sul divano, e racconto in poche parole come ho conosciuto Milena.

- Sei un porco. - Commenta Mara alla fine, ma l’espressione la tradisce.

- Dai, non fare la lagna! - la rimbrotto. - Appena possibile ve l’avrei presentata. -

- Proprio non capisco come fai ad avere tanto culo! - Esclama Daniele, dimentico della legittima fidanzata al suo fianco, che gli rifila una gomitata nelle costole.

- Scusa, tesoro! - borbotta. - ma è sempre stato un mio sogno... - si interrompe, arrossendo.

- Cosa? - chiede Mara, facendo la finta tonta.

Daniele, se possibile, arrossisce ancora di più. - Dai che l’hai capito... farmi... cioè... trovare... -

- Scoparti una tardona! - finisco io per lui, che si limita ad annuire impercettibilmente.

- Siete due maiali. - Commenta Mara.

- E dai, che nessuno ti crede! - le rispondo.

Lei fa spallucce, ghignando.

- Ma guardalo! - dice poi, indicando Daniele, o meglio il suo inguine, sul quale il bozzo spicca piuttosto eloquentemente. - Gli è bastato vederla e pensarci per un paio di minuti che già è arrapato come un mandrillo. -

- Non che a me manchi. - Borbotto, accennando al mio, di bozzo. - E poi mi avete interrotto sul più bello. -

- Poveri piccoli! - ridacchia Mara. - Con i pisellini duri e niente per calmarvi. -

- Vaffanculo! - commentiamo all’unisono Daniele ed io.

Lei ci squadra per qualche istante con aria superiore, poi sembra ripensarci e assume un’espressione estremamente maliziosa. - Perché non ci andate voi. - Risponde, alzandosi in piedi e sganciando il primo bottone della camicetta.

Mi pareva strano!

Non è mica da Mara non approfittare di un uccello duro a disposizione: figurarsi poi quando di uccelli ce ne sono due.

Visto lo stato in cui mi ritrovo, sono pronto a fiondarmici sopra come un lupo su un agnello, ma all’improvviso mi ritorna in mente il fatto che Roberta e Milena sono nella stanza accanto, e non so mica se le cose stanno andando per il verso giusto. Di certo se Milena decide di andarsene e ci pizzica che ci diamo da fare in salotto, non si farà una buona impressione.

Sto dicendo un sacco di cazzate!

Se Roberta riesce nella missione di convincimento, trovarci già all’opera non può che essere un vantaggio, se invece Milena non ci sta... bhe, ormai il danno è fatto: cazzata più, cazzata meno...

Non ho nemmeno finito di pensare a tutto questo che Mara, sfilata la camicetta e la gonna, è inginocchiata tra me e Daniele intenta ad estrarre i suoi attrezzi preferiti. Armeggia qualche istante con i pantaloni di Daniele, che si affretta a facilitarle l’opera, poi si dedica a me, scosta l’asciugamano et voilà, pronto.

Ci fa avvicinare per benino ed un attimo dopo ingoia senza problema i nostri due pisellini (come li ha chiamati lei) ed inizia a succhiarci in contemporanea.

Daniele avvicina la bocca al mio orecchio.

- Pensi che ci starà? - bisbiglia speranzoso.

Io sono un po’ distratto dal lavoro di Mara, ma riesco ad annuire. Non so perché ma ho l’impressione che Milena si più maiala di noi quattro messi assieme.

Al mio annuire sento Daniele che si tende come un arco, rantolando, mentre il suo cazzo sussulta accanto al mio nella boccuccia di Mara.

La brunetta sbarra gli occhi e lascia scivolare via il mio uccello, dedicandosi completamente a quello del fidanzato, che le sta schizzando sulle tonsille. Vedo, dall’agitarsi delle sue guance, che sta lavorando di lingua come una forsennata, mentre inghiotte rapidamente quanto Daniele le riversa in gola.

Con un ultimo sussulto il ragazzo si abbatte sul divano e Mara si stacca dalla sua appendice erettile, pulendosi volgarmente la bocca con il dorso di una mano.

- Cazzo! - borbotta poi. - Ma ti fa proprio andare fuori di cocomero, l’idea! - Esclama, leggermente seccata.

- Non ci posso fare niente. - Bofonchia Daniele, perfettamente conscio che un simile evento potrebbe causargli parecchi casini.

Mara, con le mani sui fianchi stile Duce, gli da un’occhiata che rischia di incenerirlo.

- Con me non ti capitano mai, ‘ste cose! - lo apostrofa rudemente. - Forse non ti eccito abbastanza? -

Ahia, le cose si mettono male, meglio intervenire.

Mi alzo di scatto dal divano, piazzandomi davanti a Mara, l’afferro per i capelli e, approfittando del fatto che mi fissa stupita a bocca spalancata, le affondo l’uccello in gola fino alle tonsille.

- Smettila di rompere i coglioni e ciuccia! - le ordino rudemente. Per mitigare il tono delle parole comincio ad accarezzarle la testolina bruna. Lei bofonchia a bocca piena, mi da un leggero morso per farmi capire che non è il caso di andarci giù troppo da prepotente e poi si mette a succhiare diligentemente.

Mentre lei è impegnata nel suo lavoro, faccio cenno a Daniele di porgere le scuse alla legittima fidanzata. Lui capisce al volo e si infila tra le gambe di Mara, inginocchiata davanti a me, e si da da fare con la lingua.

Lei sputa fuori il mio uccello per un secondo.

- Non credere di passarla così liscia! - Commenta, poi spalanca nuovamente le fauci e riprende da dove aveva interrotto.

Daniele se ne sta zitto e non commenta e vedo che la sfuriata di Mara deve essere andata a segno, perché non l’ho mai visto tanto mogio e “piccolo” (non so se mi spiego).

Mi godo per qualche altro minuto il succhiotto di Mara, ma evidentemente la brunetta non è completamente soddisfatta. Si stacca nuovamente dalla mia appendice erettile e mi sospinge gentilmente verso il divano, sul quale mi fa sedere, riprendendo ad insalivarmi il battacchio.

Vedo che si porta una manina alle labbra e si sputa sulle dita. Un attimo dopo la stessa manina sparisce alle sue spalle e chissà perché ho il sospetto di sapere dov’è andata a finire.

Evidentemente Daniele ha visto il gesto e capito l’antifona, perché vedo che alza leggermente la testa per arrivare a lambire il buchino della fidanzata.

Dopo qualche altro istante dedicato alla lubrificazione, la bruna valchiria si alza e, senza dire una parola, mi scavalca, porgendomi la schiena.

Mi afferra l’uccello e, senza un attimo di esitazione se lo punta tra le chiappette sode, sedendocisi sopra con ben pochi riguardi.

Sento la punta spingere contro l’elastico anello bruno e vincerne lentamente la resistenza.

Mara uggiola ma non si ferma, ed in un lampo si impala su di me.

Rimane ferma per meno di cinque secondi, giusto il tempo di sollevare le gambe e piantare i talloni sul bordo del divano, poi afferra per i capelli Daniele e gli preme la faccia contro i nostri grembi uniti.

- Per punizione, leccaci per bene! - Ordina, con un tono che non ammette repliche.

Sento la lingua di Daniele lambirmi lentamente lo scroto e risalire per la piccola parte di asta che rimane fuori dal corpo di Mara, soffermarsi un attimo sul bordo dello sfintere della ragazza per proseguire subito dopo verso l’alto.

Mara emette un sospiro soddisfatto e prende a muovere lentamente il bacino, scopandosi da sola.

Sinceramente non mi secca affatto la situazione: non devo nemmeno fare fatica a pomparla, perché fa tutto da sola. Se poi aggiungiamo pure le attenzioni della lingua di Daniele, devo dire che il tutto risulta piuttosto piacevole.

In effetti mi sa che come punizione non è neppure tanto grave, per Daniele, vista la foga con cui si da da fare.

Mi godo il budello di Mara, che pur sempre risulta essere un budello di prim’ordine, e mi rilasso chiudendo gli occhi, ascoltandola mentre mugola sommessamente.

Tempo una paio di minuti e la moretta viene come una fontanella, tanto che Daniele, quando rialza la testa, a il viso completamente fradicio di umori.

Mara è accasciata sul mio petto che riprende fiato, mentre io ne approfitto per diminuire il numero di giri che le ultime contrazioni del budello bollente in cui mi trovo infilato hanno portato al massimo.

Sto li a fissare il soffitto come un cretino poi all’improvviso mi ritorna in mente il resto della compagnia, nella stanza accanto, che non ha ancora dato segni di vita. Do un’occhiata all’orologio sulla libreria: è già una mezz’ora che Roberta e Milena non danno segni di vita e chissà cosa stanno combinando nella “stanza dei giochi”.

- Che ne dite se diamo una sbirciatina? - Dico sottovoce, rivolto ai miei due compari.

Daniele annuisce come un cagnolino da lunotto, e Mara lo fulmina con un’occhiata, ma alla fine decidiamo che forse è proprio il caso di dare una controllata alla situazione.

Mi annodo l’asciugamano attorno ai fianchi, tanto per darmi un contegno, imitato da Mara e Daniele che sommariamente indossano un paio di magliette.

Stile Gatto Silvestro in caccia, usciamo dal salotto e raggiungiamo la porta della stanza degli ospiti, alla quale accosto un orecchio. Per un momento non sento niente, poi prestando un po’ di attenzione riesco a percepire un basso ronzio di sottofondo ed un basso mugolio.

Non so perché, ma me lo aspettavo.

Mara e Daniele mi tirano per un braccio per avere un po’ di posto, ma li faccio stare buoni e mi limito a sorridere verso di loro.

- Allora? - chiede Mara limitandosi a muovere le labbra senza emettere nemmeno un suono.

Le faccio il gesto internazionale di OK, continuando ad ascoltare.

Si, accidenti, è proprio un ronzio di quelli che dico io.

Molto lentamente abbasso la maniglia ed apro la porta di uno spiraglio: se non sbaglio, quello che riesco a vedere è un pezzo del sederino di Roberta e direi che la massa rossa tra le sue gambe non è altro che la testa di Milena.

Io a Roberta prima o poi devo fare un monumento: quella ragazza è meravigliosa, e non parlo solo dell’aspetto fisico. Riesce a risultare simpatica a chiunque e gestisce le persone con una facilità sorprendente.

Apro la porta di un altro paio di centimetri, quel tanto che mi basta per inquadrare completamente la scena.

Confermato: se ne stanno annodate sul letto intente a sollazzarsi a vicenda.

Mi volto verso Mara e Daniele. - Andiamo? - chiedo, in un bisbiglio.

La risposta è univoca e contemporanea: un rapido, deciso e sincronizzato annuire.

Finisco di aprire la porta e contemporaneamente tolgo l’asciugamano, avvicinandomi alla cassettiera.

Questa non va assolutamente persa: allungo una mano ed accendo l’impianto per le riprese.

Mi è costato un occhio della testa e me lo sono fatto fare da un amico che se ne intende parecchio. Avvio la ripresa e raggiungo il lettone.

Se Milena e Roberta si sono accorte del nostro arrivo, non ne danno certo a vedere, infatti continuano imperterrite il ricamo di lingua mentre fanno andare a tutto spiano due dildi di discrete dimensioni.

Daniele ha letteralmente le bave alla bocca ma devo dire che pure Mara non è proprio insensibile. Lei e Roberta hanno parecchie volte dimostrato di gradire molto gli intrattenimenti saffici e molto probabilmente non vede l’ora di lanciarsi nella mischia. Infatti, senza molti problemi sale sul letto e si accuccia tra le cosce di Milena, infilando la testolina mora accanto a quella bionda di Roberta. Ad un simile trattamento Milena lascia cadere la testa sul letto, spalanca la bocca e geme senza ritegno il suo piacere, con gli occhi strettamente serrati.

Vista la posa mi affretto a prendere posizione prima che Daniele me la freghi: ginocchioni sul letto, infilo l’uccello fino in fondo alla gola di Milena che dopo un momentaneo e comprensibile attimo si smarrimento, si mette a succhiare di buona lena.

Daniele mi guarda stizzito, ma alla mia occhiataccia fin troppo esplicita si affretta a dedicare qualche attenzione alla fidanzata.

Ne ha già combinata una bella e non è il caso di bissare nelle cazzate.

Si piazza alle spalle di Mara, che se ne sta a sedere all’aria in modo piuttosto invitante, e la inforna senza indugi.

Il lavoro di Milena sulla mia asta è decisamente piacevole, ma reputo che anche Roberta si risentirebbe parecchio se non le dedicassi le dovute attenzioni. Sfilo dalla sua fichetta il dildo vibrante che la occupa (mettendolo da parte per un sicuro utilizzo futuro) e mi alterno tra la bocca di Milena e la vagina di Roberta, che dimostra chiaramente di apprezzare il trattamento.

Non passano nemmeno una paio di minuti che Milena raggiunge l’apice sotto i colpi di lingua delle due ragazze.

Sembra quasi che si tratti di un segnale concordato, perché il “gruppo plastico” si scioglie per ricomporsi sotto altra forma.

Roberta si tuffa tra le gambe di Mara, piantandole profondamente uno dei dildi nella fichetta e martoriandole la clitoride con la lingua; Daniele, al colmo della gioia si ritrova con l’uccello risucchiato dalla bocca bollente di Milena mentre io mi dedico al retrotreno di quest’ultima.

- Mi sta succhiando l’anima. - Balbetta Daniele ad occhi spalancati mentre Milena gli ingoia l’uccello fino alla radice.

- Per fortuna che ti sei già scaricato una volta. - Lo rimbrotta Mara con una punta d’astio nella voce.

Roberta alza la testa e fissa interrogativamente l’amica.

- Lo stronzo mi è venuto in bocca in meno di tre secondi solo pensando di potersela fare. - Spiega Mara, con la voce sempre più roca e gli occhi sempre più lucidi.

- Davvero? - chiede Milena, liberando l’asta di Daniele, sentendosi tirare in causa.

- Eccome! - Rantola Mara, impiastricciando, nell’orgasmo, la faccia di Roberta di succhi vaginali.

La mia amante solleva la “bocca dal fiero pasto” e sorride.

- E che male c’è, in fin dei conti non ha nemmeno tutti i torti. - dice. - Milena è davvero... - lascia in sospeso la frase.

- Ti ci metti anche tu? - chiede sibilando Mara.

Milena si libera da me e Daniele le si avvicina.

- Sapessi come mi sento io. - gli dice. - Non hai idea di quanto mi abbia fatto eccitare Roberta raccontandomi cosa combinate di solito voi quattro. E poi è la prima volta che partecipo... ad un.... - L’interruzione è dovuta al fatto che Daniele, ormai saturo, l’ha aggredita alle spalle, piantandosi senza tanti complimenti nel suo ventre.

- Dovresti essere contenta di quello che hai. - Continua Milena, ad occhi chiusi, assaporandosi la scopata.

- Avessi avuto io a disposizione una compagnia del genere, da ragazza; ti assicuro che non mi sarei persa di sicuro il mare di scopate che non ho mai potuto fare. - Si volta verso di me. - Per fortuna che ho conosciuto Pluto. Sapessi quante volte mi sono masturbata pensando a quello che abbiamo combinato nel suo negozio... - Viene interrotta da Roberta che, messasi in piedi davanti a lei, le afferra la testa premendosela sul pube.

- Sai che mi ha confessato che è la prima volta. - Dice, mentre si fa leccare.

- Di che? - chiedo, mentre afferro Mara e me la tiro addosso, infilandomi dentro di lei.

Mara inizia a muoversi lentamente su di me, con gli occhi fissi sul terzetto al nostro fianco.

- Tutto questo. - risponde Roberta, prendendo il dildo abbandonato poco prima ed infilandoselo in corpo aiutata da Milena.

- Che? - Borbotto. Sono distratto dal movimento di Mara e dalle sue tette che ballonzolano davanti al mio naso. Mi attacco ad un capezzolo e mi metto a succhiare come un vitellino da latte.

- Va bene, confesso. - Dice Milena, staccando la bocca dal grilletto di Roberta. - a cinquantadue anni, è la seconda volta che faccio sesso al di fuori del matrimonio. - Dice.

Roberta le sorride, incoraggiandola con lo sguardo.

- Con mio marito non ho mai provato nient’altro che la solita scopatina coniugale, in fretta e furia ed a luce spenta. - racconta, mentre Daniele continua a pomparla da dietro, imperterrito. - Ed adesso ho scoperto che quello stronzo ha un’amante. -

- Gelosa? - chiede Mara.

Roberta si distende sul letto e si infila sotto a Milena, attaccandosi al clitoride

- Non è quello. - Borbotta Milena, ansimando di piacere per il trattamento. - Solo che mi da fastidio che abbia cercato un’altra per fare quello che avrei fatto molto volentieri pure io. -

- E così lo ricambi. - Punzecchia Mara.

- Macché! - Risponde Milena, ad occhi chiusi. - Mi ha piantata... ed allora... ho deciso di... rifarmi del tempo... - Non riesce a finire la frase: si abbatte sul ventre di Roberta, vinta dall’orgasmo.

Daniele si ritira lentamente del suo ventre e le appoggia l’uccello tra le natiche. Mi da un’occhiata ed io intuisco immediatamente cos’ha in mente. Sono riuscito a contagiarlo brutalmente con la mia passione per i buchini posteriori e lo spettacolo che ha davanti agli occhi non fa che imbizzarrirlo ancora di più.

Memore della disponibilità di Milena, gli strizzo l’occhio e gli faccio cenno di procedere.

E già che ci sono ne approfitto anch’io, sfilandomi dalla fichetta di Mara e puntandomi al suo buchino.

Agiamo quasi sincronizzati, affondando entrambi nei retti delle nostre rispettive partners. Mara bofonchia un flebile “Porco” mentre Milena si limita a sibilare un lunghissimo “Sì”.

Chi invece è a bocca, o meglio, a fica asciutta, è Roberta, alla quale non resta che soddisfarsi da sola con il dildo. Non sembra nemmeno che le dispiaccio poi molto, visto che si stravacca sul letto a gambe larghe, osservandoci assorta.

- Poi tocca a me. - Dichiara.

E un chiaro avvertimento per me e Daniele: non azzardatevi a finire senza avermi dato la mia giusta razione.

Ed infatti, dopo una decina di minuti passati ad arare l’infrachiappe di Mara e Milena, decidiamo di dedicarci alla mia Robertina.

Le lasciamo a riprendersi, boccheggianti e con i fori dilatati, e saltiamo addosso a Roberta.

In un lampo siamo accanto a lei, la rovesciamo su un fianco e, senza por tempo in mezzo, la farciamo di cazzo, Daniele davanti ed io dietro.

- Odddddddddddio! - Ansima Roberta quando, contemporaneamente iniziamo a muoverci dentro di lei.

Io sono ormai al limite, e da quello che vedo Daniele è nelle mie stesse condizioni. Per quanto mi piacerebbe prolungare ancora un po’ questo primo tempo, ho paura che se non mi scarico, le palle potrebbero esplodermi. Abbrancato alle tettine di Roberta, la sbatto con tutte le mie forze, rosicchiandole un’orecchia.

- Dio, come vi sento. - Riesce a dire lei tra un colpo e l’altro.

A cedere per primo è Daniele: lo sento che si tende attraverso la sottile parete interna che ci divide. Sussulta, scaricando una bordata di sperma nella fichetta di Roberta, che boccheggia. Il ragazzo rallenta i movimenti, fino a fermarsi del tutto. Si sfila lentamente e si rovescia sulla schiena, riprendendo fiato.

In questo modo ho campo libero: mi fermo il tempo necessario a rovesciare Roberta sulla pancia, piazzandomi a cavalcioni del suo culetto. Lei sa quanto mi piace prenderla in questo modo e mi facilita il compito, sollevando leggermente le natiche e divaricandosele con le manine. Puntato sulle ginocchia e sui pugni, riprendo a muovermi sempre più velocemente, gustandomi appieno l’anello bruno della mia amante che mi stringe l’asta. Quando vengo, mi sembra che la testa mi scoppi, do un ultimo colpo, piantandomi dentro di lei e mi abbatto sulla sua schiena, innondandole l’intestino.



Siamo tutti e cinque stravaccati ed annodati sul lettone.

E per fortuna che no ho preso uno sovvradimensionato altrimenti sarebbe stata un po’ dura starci tutti assieme

Milena ha lo sguardo trasognato e ci fissa con aperta ammirazione.

- Siete stupendi. - Commenta. - E pensare che potreste essere tutti miei figli. -

- Mammina? - la chiama Roberta, con voce infantile, massaggiandosi lentamente l’ano martoriato dal mio trattamento. - Ho la bua al culetto. -

Milena dapprima arrossisce, poi sta allo scherzo.

- Vieni che ti do un bacino. - Dice, alzandosi e facendo il giro del letto.

Roberta si rimette a pancia sotto, con le gambe fuori dal letto, e Milena affonda la faccia tra le natiche, iniziando a sbaciucchiarla ed a leccarla, senza preoccuparsi affatto del flusso di sperma che fuoriesce dei due fori di Roberta.

- Siiiii, mammina, è tanto bello. - Commenta questa, con un sorriso ebete stampato in faccia.

Io e Daniele ci tiriamo un po’ da una parte, lasciando campo libero alle ragazze.

Per quanto Mara abbia fatto la scontrosa fino ad ora, sembra decisamente interessata a quanto stanno combinando le altre due. Si alza dal letto e raggiunge la cassettiera, mettendosi a rovistare nel famigerato cassetto. Tempo dieci secondi ne ha tirato fuori una decina di aggeggi di varia natura, gettandoli sul letto.

Milena interrompe il lavoro e la fissa incuriosita mentre Roberta già si mette a rovistare nella collezione.

Mara si è riservata il pezzo forte, uno strap-on di quelli che hanno pure i dildo all’interno. Senza battere ciglio lo indossa, rallentando giusto il tempo necessario ad infilarsi i due falli di lattice in corpo.

Si sistema lo slip, rabbrividendo leggermente per l’intrusione.

- Che intenzioni hai? - chiede Roberta, languida.

- Scoparvi! - Esclama Mara, dando un’occhiata a Daniele e me. - Loro due per il momento sono KO. - dice, indicandoci. - Noi dobbiamo pure divertirci, nel frattempo. - Si muove lentamente verso di loro, più che altro perché i due corpi estranei infilati nel suo ventre non le rendono molto facile la deambulazione.

Si inginocchia alle spalle di Milena. - Tu continua pure quello che stavi facendo, - le dice, afferrando il fallo di lattiche che le sporge tra le gambe e guidandolo tra le gambe di Milena. - che al resto penso io. -

Roberta si rigira a pancia sopra, spalancando le gambe davanti al viso della rossa, che attende ad occhi socchiusi le azioni di Mara.

- Com’è? - chiede Milena a Roberta, mentre Mara inizia a penetrarla.

- Com’è, cosa? -

- Essere presa da due uomini assieme. - Puntualizza Milena con un filo di voce, mentre l’olisbo continua ad affondare dietro di lei.

Io ho già avuto modo di sperimentare la sua capienza, ma Mara fissa ad occhi spalancati il corpo di Milena ricevere senza problema alcuno il lungo fallo artificiale.

- Se quei due porcelli si riprendono, potrai provarlo. - Risponde Roberta, prima di spingersi la testa di Milena verso il pube.

- Mi piacerebbe proprio. - dice, un attimo prima di attaccare le labbra al clitoride della biondina.

Io e Daniele ci scambiamo un’occhiata: se già avevamo la sana intenzione di riprendere le danze al più presto, questo non fa che aumentare i nostri buoni propositi.

Roberta si è impossessata di un cuneo anale e lo porge a Milena, che senza ulteriori spiegazioni lo infila rapidamente nel culetto della ragazza, riprendendo poi a leccarla.

Mara stantuffa senza riguardo alcuno e non so se piace più a Milena o a lei: so solo che entrambe miagolano come due gatte in calore.

Certo che lo spettacolo è decisamente esaltante: il contrasto tra le due ragazze e la matura cinquantenne tra di loro, crea un effetto strepitoso. Ed infatti gli effetti su noi due maschietti si vedono immediatamente. Dopo qualche minuto di spettacolo siamo già a buon punto e le nostre mani prendono a lavorare sui rispettivi membri.

- Guardateli, i due porcelli. - Dice Mara, senza nemmeno rallentare.

Milena solleva la testa e ci guarda, leccandosi le labbra.

- Non ti secca se ne approfitto? - chiede a Roberta.

La biondina si abbassa e le infila la lingua in bocca.

Quando si staccano, un sottile filo di saliva testimonia il trasporto di quel bacio.

- Guarda che non devi chiedere il permesso, qui ognuno fa quello che preferisce. -

Milena sorride e si volta verso Mara.

- Vieni anche tu? - le chiede ammiccando.

- Fa conto che ti sono attaccata. - ribatte lei, ridacchiando.

Milena si sposta lentamente tra me e Daniele e si impadronisce dei nostri uccelli. Non sono ancora in piena forma, ma ho come il sospetto che tra poco lo saranno.

- Questa è la serata delle novità. - Commenta, prima di ingoiarli alternativamente.

Roberta, lasciata da sola, non si scompone poi molto: con un colpo di genio si alza in piedi e si impadronisce della videocamera. Nell’abilità di ripresa non sarà il massimo, ma dubito che in uno studio televisivo abbiano mai visto un operatore tanto stuzzicante.

Milena ha ottenuto ciò che voleva, io e Daniele siamo nuovamente in linea, pronti all’uso e Mara, che ha capito dove vuole andare a parare la rossa, si affretta a lasciarle il campo libero, sfilandosi dal suo corpo.

- Che ne dite di fare pure a me quello che avete fatto a Roberta? - chiede.

Non servono risposte, ci limitiamo a trascinarla tra noi due e dopo un attimo si ritrova distesa impalata su di me mentre Daniele armeggia alle sue spalle. Quando la penetra, Milena spalanca gli occhi e un sommesso rantolo filtra tra i denti serrati allo spasimo.

Prendiamo a muoverci lentamente, dandole tutto il tempo di gustare a pieno questa nuova esperienza e dall’espressione che ha sul viso sembra proprio che ne sia sommamente soddisfatta.

- Non avrei... mai pensato... fosse... così... bello... - Gorgoglia. - Dai... più forte... -

L’invito non ci coglie impreparati e cominciamo a muoverci sempre più veloci , mentre dalla gola di Milena comincia ad uscire un vero e proprio urlo. Incitati da una simile reazione, ci diamo dentro a tutta forza: vedo Milena che strabuzza gli occhi, le manca il respiro, non riesce nemmeno più a gemere, mentre sussulta violentemente stretta tra me e Daniele. Sembra quasi abbia le convulsioni, ed un brivido di paura mi attanaglia le palle, quando le si rovesciano gli occhi e si accascia su di me, priva di forze.

- O porca puttana! Spostati! - intimo a Daniele, che si affretta ad obbedire allarmato, sentendo la tensione nella mia voce.

Rovescio Milena su un fianco e mi tranquillizzo immediatamente, ha socchiuso gli occhi e un leggero sorriso le increspa le labbra mentre mi osserva, completamente cotta.

- Tutto a posto? - le chiedo, gentilmente.

Lei annuisce continuando a sorridere.

- Dammi un minuto per riprendere fiato. - Bisbiglia.

Sollevato, mi distendo sul letto: ci mancava solo che mi andasse in svenimento, cazzo!



Mentre noi ci dedicavamo a Milena, Roberta e Mara non sono state con le mani in mano, la videocamera ha funzionato a tutto spiano e sarà interessante vedere la reazione di Milena quando le faremo rivedere il filmato debitamente montato.

Soddisfatte del lavoro svolto, hanno giustamente deciso di prendere qualcosa anche per se e dal cassetto delle meraviglie è comparso il vibro preferito dalle due porcelle, quello doppio, a serpente.

Si sono piazzate per terra, sulla moquette, una di fronte all’altra e la biscia di lattice scivola alternativamente nelle loro fichette.

Io e Daniele lasciamo Milena sul letto a riprendere fiato e raggiungiamo le due ragazze, porgendo loro gli uccelli da succhiare, ai quali si dedicano con amore e dedizione per qualche minuto.

Poi Mara si stacca da Daniele.

- Volete vedere una cosa? - chiede tutta felice, come se intendesse mostrarci un abitino nuovo.

- Cosa? - chiede Roberta.

- Ci ho provato per non so quanto tempo ed ora finalmente riesco a farlo. - Si limita a dire Mara, sfilandosi il serpentone dal ventre e frugando nel cassetto.

Quando ne toglie le mani, per poco non ci viene un colpo a tutti e tre: ha tirato fuori lo “scherzo”, perché di questo si trattava quando glielo abbiamo regalato per il suo ultimo compleanno.

Sapendo quanto apprezza i grossi calibri, “volevamo stupirla con effetti speciali” quindi le abbiamo regalato quel mostro nero. Dico mostro nero, ma potrei chiamarlo cazzo da cavallo, perché le misure di certo non sono umane. E’ lungo esattamente cinquanta centimetri ed ha un diametro di otto che, all’altezza della cappella, aumenta a dieci. Più che un cazzo, sembra un braccio.

Di morbido lattice nero, satinato, con grosse vene in rilievo, vicino al corpo minuto di Mara risulta ancora più impressionante.

- Stai scherzando? - Bisbiglia Roberta, osservando ad occhi spalancati l’amica.

Lei sorride e fa cenno di no con la testa, mentre unge abbondantemente di glicerina fluida il bestione, poi porta una manina tra le gambe e si da un’insaponata pure alla fichetta.

- State a vedere. - Dichiara, distendendosi sulla moquette e spalancando le gambe, portando le ginocchia dietro alle braccia.

La osserviamo, oscenamente scosciata, con fichetta ed ano in mostra, mentre punta il capellone, afferra l’asta con entrambe le mani e comincia lentamente a spingere.

Rimaniamo immobili come statue, trattenendo il fiato. Con la coda dell’occhio vedo Milena muoversi sul letto in cerca di un punto di vista migliore.

- Oh, Dio santo! - sento che mormora.

Mara strizza gli occhi, ansima come un mantice, digrigna i denti, ma non smette di spingere.

Con lentezza esasperante, le labbra della vagina si allargano, accogliendo progressivamente l’enorme intruso.

E’ il punto più difficile: il bordo della cappella. Per un momento Mara smette di spingere, tirando il fiato, poi riprende con decisione ed all’improvviso, dopo un’ultima resistenza, la punta sparisce nel suo ventre, strappandole un grido che di piacere non ha assolutamente niente.

Il volto teso è quasi viola, e non riesco proprio a capire come possa trovare piacevole una simile dilatazione, ma lei respira lentamente, tentando di rilassarsi, mentre un debole sorriso le illumina il volto, che lentamente riprende il colorito naturale.

Serra le manine con più forza attorno all’asta e ricomincia a spingere, infilando in profondità il dildo. Quando ne ha fatto entrare circa un terzo, inverte il movimento, iniziando a scoparsi lentamente.

Roberta, che non ha staccato gli occhi dall’amica nemmeno per un istante, si rigira veloce sulle ginocchia e si piazza tra le gambe di Mara, iniziando a lambirle il grilletto con la lingua.

Lo spettacolo è talmente eccitante che tra un po’ le orecchie cominceranno a fumarmi. Continuando a fissare il ventre di Mara, mi piazzo alle spalle di Roberta, e senza neppure sfilarle dalla fichetta il “serpente” la sodomizzo di botto.

Daniele mi imita, saltando sul letto e riservando lo stesso trattamento a Milena, che sta praticamente sbavando dall’eccitazione.

Il movimento impresso da Mara al dildo si fa più rapido, mentre la moretta mugola sotto la duplice stimolazione, dando evidenti segni che il dolore iniziale sta rapidamente e drasticamente lasciando posto al piacere.

Mi muovo lentamente dell’ano di Roberta perché mi rendo conto che un simile spettacolo potrebbe farmi andar fuori di testa in un lampo, ed invece ho tutta la voglia di prolungare al massimo questa serata di giochi. Chi invece non ha nessuna remora a scatenarsi è Milena che, ormai sta avendo orgasmi a raffica sotto i colpi di Daniele. Ha una mano infilata tra le gambe e si sgrilletta a tutto spiano, miagolando come una gatta in calore, mentre Daniele la sbatte a tutta forza.

Durante i pochi secondi che ho dedicato ad osservare quello che combinano Milena e Daniele, Mara ci ha dato dentro di brutto: il bestione nero sta stantuffando a tutto spiano nella sua fichetta strappandole un continuo mugolio di piacere. Ha gli occhi fuori dalle orbite e rivoli di sudore le scendono copiosi lungo il viso ed il petto.

Il suo orgasmo è talmente improvviso da coglierci tutti di sorpresa: fino a un attimo prima si stava scopando a tutta velocità, un secondo più tardi, piantato fino in fondo il mostro, lo lascia andare, inarca la schiena puntando le spalle a terra e ulula il suo piacere al soffitto, nella migliore imitazione di un coyote che abbia mai sentito.

Roberta lascia che l’amica si rilassi, poi con dolcezza ed attenzione inizia a sfilarle dalla fichetta martoriata il bisonte.

Va tutto bene fino a quando l’enorme cappella non arriva a dilatare le grandi labbra.

- Fermati! - Le intima Mara in un rantolo. Ho come l’impressione che l’uscita sarà altrettanto dolorosa dell’entrata. - Toglilo d’un colpo solo! - Istruisce la moretta, stringendo subito dopo i denti, e fissando negli occhi Roberta.

Per precauzione io mi sfilo dal suo sederino, dandole campo libero. Lei si puntella sulle ginocchia, afferra a due mani l’intruso e ricambia lo sguardo di Mara, che annuisce seccamente, sempre a denti stretti.

Roberta non aspettava altro. Con un grugnito da uno strappo al dildo che scatta fuori dalla fica di Mara con un percettibile “plop” decisamente osceno, immediatamente seguito da un rantolo di dolore da parte di Mara.

Dal foro dilatato della sua fichetta escono abbondanti le secrezioni dell’orgasmo.

Immediatamente Roberta si china sul ventre dell’amica, iniziando a baciarla con dolcezza.

Io invece mi metto le mani nei capelli, ‘ste due sbarbine stanno diventando sempre più pericolose.

- Potrebbe entrarci una mano. - Dice Roberta, fissando estasiata il foro slabbrato di Mara, con una strana luce negli occhi.

Avvicina la destra alla fica dell’amica e, con somma attenzione, ci infila tre dita come niente fosse.

Mara alza la testa, sogghigna e bisbiglia un lubrico - Dai! -

Roberta ritrae la mano, unisce le dita a cuneo e le punta sul vestibolo, come poco prima ha fatto Mara col dildo.

Spinge lentamente e, dopo solo una piccola resistenza, si ritrova con la mano imprigionata fino al polso nel ventre di Mara.

- Oddddddio! - Sibila la brunetta, quando Roberta inizia a scoparla. - E’ molto meglio del vibratore. -

- E’ pazzesco! - sento dire Milena al mio fianco. Mi volto leggermente: Daniele è immobile dietro di lei, Accasciato sulla schiena, è evidente che le ha appena riempito il retto di sperma. Con un movimento fluido la rossa si sfila da sotto il biondino, che si rovescia sul letto tentando di riprendere fiato, e striscia fino a raggiungere le due ragazze distese sul pavimento.

- Cosa senti? - chiede a Mara, accarezzandosi la fica.

Le ragazza boccheggia per qualche secondo.

- E’ incredibile. - dice alla fine. - Mi sento... completamente piena... riesco a sentire le... dita di Roberta... che mi frugano.. dentro... che si agitano... nella pancia. -

Milena mi guarda in tralice, ed immediatamente so che ha tutta l’intenzione di provare anche lei. Infatti si siede accanto a Mara, allargando le gambe e fissando Roberta.

- Fallo anche a me. - le dice, dischiudendosi le labbra della fica con le dita.

Salto su ed afferro al volo la boccetta del lubrificante, ungendo abbondantemente la mano libera di Roberta.

Questa non è proprio da perdere: non appena ho finito, afferro la videocamera portatile e inquadro la scena, proprio mentre la mia giovane amante affonda quattro dita nel ventre di Milena, che sospira di piacere, mentre dall’ano, ancora dilatato dall’opera di Daniele, cola lentamente un filo di sperma.

Conosco per esperienza la capienza di Milena e quindi non ho dubbi sul fatto che possa sopportare tranquillamente una cosa del genere.

Continuando a scopare Mara con la destra, Roberta ritrae la sinistra, richiude il pollice sul palmo e riprende a spingere, rallentando solo all’approssimarsi delle nocche della mano; osserva con attenzione Milena per captare eventuali cenni di dolore, ma la rossa se ne sta ad occhi chiusi assaporandosi la penetrazione.

Spinge ancora un po’ e la mano entra completamente, seguita senza eccessivi problemi da un bel pezzo di avambraccio.

- Caaaaaaazzzzo! - Farfuglia Milena, boccheggiando. - E’ terribileeeee! -

Roberta aspetta qualche istante, poi inizia a fottere le due amiche all’unisono, entrando ed uscendo dai loro ventri con decisione.

Non resisto più: tutta la serata è stata a dir poco un overdose di eccitazione ed ho il cazzo talmente gonfio da farmi male. Butto la telecamera da una parte senza nemmeno curarmi di controllare se l’ho spenta, mi piazzo dietro a Roberta, punto l’uccello al suo buchetto posteriore e, con un secco colpo di reni, mi pianto completamente dentro di lei, sodomizzandola senza alcuna remora. Lei ha qualche problema di equilibrio, non avendo le braccia sulle quali puntarsi, ma con un po’ di collaborazione da parte mia riusciamo a sistemarci al meglio possibile.

Daniele si alza e si impossessa della telecamera e si mette a filmare. Lui ormai è arrivato alla fine, può anche permetterselo.

Io invece sono in dirittura di arrivo, ma stringo i denti per resistere ancora qualche istante. Voglio riempire il sederino di Roberta godendomi l’orgasmo di Mara e Milena.

Che non si fa attendere poi molto. Le due donne si tengono strette per mano, quasi ad incoraggiarsi a vicenda, mormorando tra di loro, quasi a sincronizzarsi.

Le vedo tendersi, inarcare i corpi sotto le spinte di Roberta, digrignando i denti ed ansimando senza sosta. Milena improvvisamente divarica al massimo le gambe, solleva di scatto la testa, sbarra gli occhi ed esala quello che sembra in tutto e per tutto l’ultimo respiro, mentre Mara, puntati i talloni a terra, fa forza sulle gambe e sulle spalle, staccando completamente il corpo da terra ed urlando senza ritegno.

Lo spettacolo è talmente eccitante che vengo quasi senza rendermene conto: un attimo prima sto sbattendo Roberta a tutto spiano ed un secondo dopo, piantato completamente dentro di lei, le sto allagando l’intestino, mentre un fulmine di piacere mi scorre del basso ventre fino al cervello.

Roberta sussulta a sua volta, accasciandosi a terra sui gomiti, con le mani ancora imprigionate nei corpi di Milena e Mara e letteralmente piangendo dal piacere.



Ammucchiati sul lettone, cerchiamo tutti e cinque di riprendere fiato.

- Penso proprio che questa serata non la scorderò mai! - dichiara Milena, quasi parlando a se stessa, mentre si massaggia lentamente l’inguine. Appoggia la testa ad una mano e ci guarda sorridendo. - Quanto tempo perso... - dice, con evidente rammarico.

Roberta socchiude gli occhi e la fissa. - Guarda che c’è sempre tempo per rimediare. - le dice.

Milena annuisce, con un espressione estremamente entusiasta in volto. - Spero che mi darete una mano. -

- Una l’hai già avuta, questa sera. - Ribatte Mara. - Come prima volta mi sembra più che sufficiente. -



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I vostri commenti su questo racconto
Autore: MaskioComasko Invia un messaggio
Postato in data: 28/08/2015 10:21:37
Giudizio personale:
Se tutto questo è successo realmente...mamma mia! Che invidia!


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