i racconti erotici di desiderya

A serizio


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Desideroso della mia prima esperienza da sub, era molto tempo che leggevo tra gli annunci S/M. Torture, dolore, sesso avevano inibito il mio desiderio di contattare un master finché un giorno trovai un annuncio diverso: “Coppia dom cerca sub servizievole e ubbidiente. Lasciare telefono”. Rimasi colpito dalla semplicità della richiesta e scrissi il mio primo messaggio di posta elettronica. Venerdì, quattro giorni dopo, non avevo nessun nuovo messaggio nella mia mailbox, ma finalmente squilla il telefono. “Pronto sei Genny?” mi chiede una gentile voce femminile, “Sì…sono io”, “Hai risposto al mio annuncio. Sei libero domani pomeriggio?”, pensai velocemente ai miei impegni e risposi “Sì, certamente”. E seguirono le istruzioni sul luogo dell’incontro.

1. Incontro
Sabato pomeriggio mi reco all’indirizzo. Un palazzone signorile. Suono al campanello “Sono Genny”, “Sali all’ultimo piano”. Mi riceve una coppia di bell'aspetto di mezz’età con lei molto piacente ed intrigante e lui robusto, alto dieci centimetri più di me. "Io sono Antonella e lui è Marco. Pensavamo ad una donna invece di un uomo perché abbiamo bisogno di una cameriera capace di fare i classici lavori femminili, però siamo molto, molto esigenti e non ci possiamo accontentare della solita professionista". “Io non ho mai avuto esperienze come sub ma posso esaudire i vostri desideri, so cavarmela nei lavori domestici anche se non mi intendo di cucina”. Lui controbatte “cucina a parte non negherai che per certi lavori le donne abbiano più capacità…”, “Io vivo da solo e sono abituato a pulire, stirare e cucire, basta mettermi alla prova!”. L’entusiasmo del momento non mi nasconde una certa perplessità. Non vorranno solo avere un uomo di fatica senza spese? Lui appare divertito dalla situazione mentre lei è più interessata a definire l’accordo: “Forse hai dei dubbi?”, “Non proprio, ma non capisco…” lei interrompe “non capisci cosa c’entra il sadomaso con le nostre esigenze?”. Annuisco. “Vedi Genny, noi amiamo essere circondati da persone rispettose delle buone regole e consapevoli di un ruolo di inferiorità nei nostri confronti. In particolare non amo essere contraddetta e desidero una persona assolutamente servizievole, ubbidiente e remissiva. La persona che cerchiamo non dovrà mai dubitare di un nostro ordine”. “Capisco”. “E capirai che queste non sono doti che possiamo trovare in una persona che accetta questo incarico per guadagno. Ti è chiaro?”, “Sì”. "Bene. Dovrai sempre rivolgerti a noi dandoci del lei e non usare mai i nostri nomi. Solo Padrona e Padrone. E soprattutto non vogliamo ripensamenti quindi per il periodo di prova che va da ora fino alle 12 di domani ci garantiremo affinché tu non cambi idea troppo facilmente". Non pensavo di poter trovare di meglio e dico "Sono pronto ad accettare subito, ditemi cosa devo fare". "Prima di tutto in casa nostra la servitù indossa una divisa. Il tuo abbigliamento da lavoro, tempo libero e riposo dovrà essere scelto da noi"; "Anche nel tempo libero?"; "Certamente, non ti voglio vedere con quegli stracci addosso, io stessa stabilirò il tuo abbigliamento giusto per ogni occasione" rispondo cercando di nascondere una evidente offesa al mio modo di vestire "Non ho particolari necessità nel vestirmi e posso adattarmi a qualunque cosa voi desideriate". Un attimo di silenzio, i due si guardano negli occhi poi lei aggiunge: "Mio marito ti accompagnerà nella tua camera, dove potrai spogliarti e indossare gli abiti da lavoro. Poi ti farò conoscere i tuoi doveri. Annuisco e il marito si alza dal divano e mi fa cenno di seguirlo. Procedo per un corridoio su cui si affacciano alcune porte e ne apre una. E' una piccola cameretta arredata con evidente gusto femminile, oserei dire quasi infantile. Entro dentro e lui rimane fermo a guardarmi. Un attimo di imbarazzo perché non so cosa fare. Esordisce "Sarà il caso di spogliarti come ti ha chiesto la padrona. Non ti imbarazza che ci sia io?"; "No assolutamente" e comincio a spogliarmi. "Togliti tutto, la signora non gradisce vedere a giro altri vestiti oltre a quelli che ti forniremo noi. Aspetto che tu me li consegni". Rimango perplesso ma decido di ubbidire e rimango con mutande e T-shirt. "Anche la biancheria intima per favore!", "Perché?", "Non ti prendiamo perché tu faccia domande. A noi serve una persona ubbidiente, se la cosa non fa per te, allora lasciamo perdere". E' una richiesta alquanto strana ma se vogliono fornirmi loro tutto il vestiario forse sarà il caso di accettare. Mi tolgo l'intimo depositandolo sugli altri vestiti e rimango nudo. "La divisa è nell'armadio, quando torno con mia moglie gradiremo vederti già pronto" e si allontana con i miei vestiti in mano. Chiude la porta e rimango solo. Mi avvicino all'armadio. E' abbastanza pieno di vestiti ma non riesco a trovare nulla di adatto. Guardando meglio non riesco a trovare un paio di pantaloni, solo gonne e vestiti femminili. Apro un primo cassetto e trovo la biancheria intima. Solo calze, mutandine, reggiseni e altro. Un altro cassetto e trovo sottovesti, camice da notte e vestaglie. Solo ora mi accorgo di essere nudo. Apro subito la porta senza sporgermi troppo e scorgo Marco nelle vicinanze. "Per favore Marco puoi venire un momento?". Si avvicina e "Ancora nudo? Poi ricordati che non voglio che tu mi dia del tu. Sono solo il tuo Padrone, chiaro?", "MI scusi padrone, non volevo disturbarla ma ho un problema", "Quale?", "Non trovo i vestiti", "Come sarebbe, c’è un armadio pieno?", "nell'armadio non c'è nulla di adatto e non mi sembra ci siano altri posti dove guardare". Entra dentro "fammi vedere". Apre l'armadio e guarda tra i vestiti. "Devo darti ragione non c'è la tua divisa, dovremo cercarla". Aggiunge "Mettiti qualcosa di questi e poi indosserai la tua divisa dopo che avrai visitato la casa", "Ma come? sono solo vestiti da donna. Non potrei rimettermi i miei?", "Ti ho già detto che non voglio discussioni, desidero non essere contraddetto e mi auguro che tu non insista, altrimenti perdo la pazienza e volano le mani. I tuoi vestiti non sono utilizzabili durante il periodo di prova" e nel frattempo prende una gonna scozzese e una camicetta bianca. Sorridendo molto ironicamente "Non ti vergognerai? anche gli scozzesi portano il kilt". Prendo la gonna in mano e rimango perplesso mentre lui aggiunge "Vuoi restare nudo sotto la gonnella? Vuoi raffreddarti?" Apre il cassetto dell'intimo e prende un paio di calze bianche e un body bianco in pizzo. "Questi dovrebbero starti bene". Sono imbarazzato ma evito di fare altre domande. Il body mi sta preciso ed ha le coppe rinforzate, mentre le calze mi arrivano al ginocchio. Marco continua a guardarmi quasi per farmi sentire ancora più imbarazzato e con il dito mi indica di proseguire rapidamente con gli altri vestiti. Prendo la camicetta. Ha i bottoni in posizione inusuale e il colletto ampio e ricamato con fiorellini e pizzi. Sotto le coppe rinforzate del body creano una sporgenza come fossero dei piccoli seni. Apro la gonna e dopo averla messa intorno alla vita l'abbottono. Marco mi indica vicino all'armadio un paio di ciabattine bianche. Le calzo poi si avvicina per sistemare la gonna all'altezza giusta e ridendo mi da una pacca sul sedere e aggiunge "A posto, sembri una scolaretta, ti mancano solo le treccine! Ora usciamo fuori che ti faccio vedere la casa poi torniamo dalla Padrona". Usciamo dalla stanza e torniamo nel corridoio. Mi guardo intorno, sono visibilmente imbarazzato in quelle vesti e non vorrei farmi vedere così dalla signora. "Avanti esci fuori e seguimi!". Mi mostra la stanza degli ospiti, un bagno e la camera da letto padronale. L'arredamento è classico, forse l'illuminazione un po' bassa, d'atmosfera, ma non rimango colpito da niente in particolare. Sono troppo preso dal mio nuovo abbigliamento e quella strana sensazione di sentirmi il body tirare lungo il corpo e la gonna finire tra le gambe. Torniamo in sala dove Antonella aspettava sul divano. "Finalmente siete tornati... perché quel vestito invece della divisa?". Vergognosamente vorrei giustificarmi ma Marco mi precede "Non era nell'armadio". "No? Forse è rimasta qui in sala. La cercheremo dopo, ora vieni a vedere la cucina. Seguimi!". Si alza e le vado dietro goffamente. Entriamo in cucina e aggiunge "Questa sarà la tua principale stanza di lavoro. Hai detto che non sai cucinare? Non importa, lasciamo perdere. In genere cucino io, ma tu dovrai aiutarmi e dovrai servire a tavola." annuisco "Poi dovrai svolgere qui i tuoi lavoretti, come stirare, rammendare e pulire le stoviglie. A mano perché altrimenti non si giustificherebbe la tua presenza a tempo pieno. Non amo i rumori in casa e non troverai elettrodomestici ad aiutarti. Solo strumenti di lavoro tradizionali. Non voglio vederti a giro per la casa senza un compito quindi quando hai terminato con le pulizie, finirai di fare i tuoi doveri in cucina altrimenti te ne tornerai in camera tua in attesa di un nostro ordine". Un momento di silenzio "Hai compreso tutto? Non ho piacere di ripetermi e non accetto ribellioni. In questa casa ricorriamo a punizioni severe per chi non segue le regole, quindi vedi di adeguarti velocemente". Rispondo "Sì, padrona, credo di aver capito...", "No 'credo', devi aver capito e basta. Ora torniamo in sala e vediamo se riusciamo a trovare questa divisa". La seguo con un leggero tremolio di imbarazzo. Mentre usciamo dalla cucina la padrona si rivolge a suo marito "Hai trovato la divisa?", "Sì, era stata riposta nel cassetto. Mi sembra ci sia tutto". Lei si rivolge a me "Allora spogliati, non vorrai tenerti questi vestiti? Possono andare bene per il tempo libero ma non per i lavori di casa", "Ma padrona, qui di fronte a lei..." Si avvicina e mi da uno schiaffo sul viso. "Questo è il primo avvertimento, ora ubbidisci! Ogni ordine deve essere eseguito senza discussione". Subito mi sbottono la camicetta e la gonna. "Anche le calze, mentre il body... per il momento puoi tenerlo se proprio ti vergogni". Quando sono spogliato, si avvicina Marco e deposita sullo schienale del divano la divisa. La guardo e scopro che sono di nuovo indumenti femminili. Un vestito nero di tessuto morbido e lucido a maniche corte e gonfie, bordato di pizzi bianchi alle estremità, un completo di servizio bianco, grembiulino, crestina e guanti di raso, un paio di calze a rete bianche e altro abbigliamento intimo. Io pensavo in una divisa maschile, vorrei reagire, ma osservo di sfuggita i loro volti decisi e impazienti e decido di assecondarli. “Siediti e parti con le calze”. Mi siedo e comincio la vestizione. La padrona mi suggerisce "più in alto fino alla coscia". Poi mi rialzo per indossare il vestito. E' elasticizzato, mi fa sentire tanto una bambolina. Prendo il grembiule. Ha due lunghi nastri. Lo metto intorno alla vita e tento di legarlo con un po' di impaccio. Marco mi viene dietro "Espira l'aria!" e stringendo molto stretti i nastri me li annoda con un grosso fiocco sul sedere. Non perde occasione per palparmi nuovamente il fondoschiena con la scusa di sistemare il fiocco. Nel frattempo Antonella prende la crestina e la pone sulla mia testa. "Non hai molti capelli. La crestina la devi portare obbligatoriamente ma non ha senso senza i capelli lunghi. Aspetta, intanto mettiti i guanti”. Si allontana verso le stanze mentre prendo i guanti. Sono lunghi ed arrivano fino al gomito. Nel frattempo Marco mi gira in torno per osservarmi più da vicino. “Non negherai che ti abbiamo avvertito che si trattava di lavoretti femminili” e contemporaneamente mi tocca nuovamente il sedere. Per fortuna Antonella torna immediatamente. Ha una parrucca in mano, si mette di fronte a me, mi toglie la crestina e “Chinati un poco in avanti, ecco così..” e mi calza la parrucca sulla testa. I capelli ora mi arrivano alle spalle, sono neri, a caschetto. La sistema per bene e rimette la crestina al suo posto. Si allontanano per guardare il risultato mentre io mi sento calare le calze e con una veloce mossa cerco di tirarle su. Antonella mi nota "Vedi che ti cascano le calze. Prendi queste" e mi passa un paio di reggicalze. "Cosa ci devo fare?" rispondo ingenuamente "Per il momento mettile sopra il body. Alla prossima occasione sarà meglio usare un paio di mutandine, sono più adatte con le reggicalze. Oppure una guêpiere se la preferisci". Aggiunge sorridendo "saresti decisamente più carina e seducente...". Faccio finta di non aver capito e mi siedo nuovamente. Con qualche difficoltà, tenendo il vestito sollevato, mi allaccio il reggicalze e attacco le bretelline alle calze. Provo una strana sensazione di eccitazione a vestire questi panni e il mio sesso lo dimostra con una erezione che riesco a malapena a nascondere grazie al body. Mi rialzo in piedi e tiro giù il vestito. Antonella: "Benissimo, ci siamo. Ora devo uscire. Rimarrai con il padrone che ti indicherà gli strumenti di lavoro. Comincerai a pulire la cucina e i bagni, poi le altre stanze. Mi raccomando esigo una pulizia accurata. Non ti sporcare assolutamente i vestiti, se ti serve in cucina c'è un grembiule integrale per i lavori più impegnativi. Preferisco che usi quello piuttosto che vedere anche una piccola macchia sul vestito o sul grembiulino". Poi e rivolgendosi a suo marito lo saluta baciandolo e si avvia alla porta di casa per uscire.

2. Franco
Contemporaneamente Marco mi accompagna nuovamente in cucina. Mi mostra lo sportello in cui sono custodite le spazzole, gli stracci, le scope e i detersivi. Appeso allo sportello vedo il grembiule integrale. Lo prendo per provarmelo addosso ma è ridicolo, pieno di arricciature e nastrini. Anche se sono già vestito da cameriera faccio una smorfia di disappunto e Marco ghignando: "Se non ti piace non hai nessun obbligo. Hai sentito cosa ha detto la padrona: non vuole che ti sporchi assolutamente e ti posso assicurare che su questo è inflessibile. Se pensi di poter farne a meno è una tua scelta". Sto per metterlo via poi ci ripenso e decido di indossarlo. Faccio passare sopra la testa le spalline che reggono la pettorina. Le arricciature sono così evidenti che mi solleticano quando le tocco. Marco è di nuovo dietro di me per allacciarmi anche questo nuovo fardello. Mi sorride decisamente e istintivamente faccio altrettanto per assecondarlo. Questa volta è ancora più evidente e mi mette la mano sotto la gonnella per accarezzarmi i glutei. "Ma padrone!...", mi infila le dita sotto il body e risponde seccato "Silenzio, non fare la troietta! Ti stavo solo sistemando i vestiti". Toglie le dita seccato e ordina "Fila a pulire i cessi e fai un buon lavoro, devono essere splendenti prima del ritorno della padrona". Prendo gli stracci e il secchio, lo riempio d'acqua e con i detersivi vado nel bagno degli ospiti. Marco mi segue. Mi accorgo che manca qualcosa e sto per tornare indietro quando vengo fermato "Cosa c'è?", "Ho dimenticato lo spazzolone", "Non serve, puoi fare benissimo in ginocchio, con le mani a terra, così avrai risultati migliori", "Ma così è più faticoso!". Mi prende per una mano e torcendomi il braccio mi fa inarcare in avanti. Poi con l'altra solleva i vestito e mi sculaccia con una mezza dozzina di manate sul culo. Con uno strattone mi fa tornare di fronte a lui e mi afferra il mento con la mano: "Posso andare anche oltre, non hai che da insistere e potrai provare!... Ora in ginocchio e strofina!". E' un tipo molto forzuto e mi spaventa l'idea di contraddirlo nuovamente, prendo una spugna dal secchio e seguendo il dito del Padrone mi dirigo verso il vaso per pulirlo. Mi metto in ginocchio per strofinare in tutti i punti, anche i più nascosti. Sciacquo la spugna per eliminare il sapone residuo si incomincia ad intravedere lo splendore. Nel frattempo il padrone segue il lavoro alle mie spalle e solo quando ho finito di pulire il vaso mi accorgo che si è sbottonato e sta per urinare. Sono ancora in ginocchio accanto al vaso quando il getto fuoriesce e disastrosamente finisce non solo dentro il vaso, ma anche sul bordo e sulla seggetta e gli schizzi mi arrivano addosso, sul viso. Vorrei arrabbiarmi, sto per farlo quando lui "Prendi quella salvietta", riferendosi ad una appesa accanto al bidet. "Cerca di pulirmi per bene, non voglio richiudere la patta con il cazzo ancora umido". Timidamente lo tampono e lo asciugo evitando di toccargli direttamente il pene. "Scommetto che stai pensando come sarebbe bello poterlo succhiare nella tua bocca". Si stacca e continua "Non ora c'è il cesso ancora sporco, puliscilo e fai di corsa". Contemporaneamente mi prende la salvietta dalle mani e dopo averla passata sul bordo del vaso e mi mostra che è sporca. "Ti ho schizzato prima mentre pisciavo?" non aspetta la risposta e con un gesto deciso mi strofina sul viso la salvietta sporca della sua pipì. La getta per terra e se ne esce fischiettando. Sono ancora in ginocchio, vorrei mandare a quel paese tutta la storia, ma poi ragionando mi accorgo che non posso uscire vestito in quel modo. E i miei vestiti? Che fine hanno fatto. Ora capisco il significato della frase "ci garantiremo affinché tu non cambi idea troppo facilmente". Mi sento come imprigionato e realizzo che per il momento è meglio soprassedere ad ipotesi di fuga e invece assecondare la volontà dei padroni. Forse se mi mostrassi più accondiscendente potrei usufruire di un trattamento migliore. Riprendo il mio lavoro e ripulisco il nuovo sporco e proseguo con gli altri servizi. Dopo un quarto d'ora esco dal bagno. Marco è in sala a leggere il giornale, e io mi reco nel bagno padronale. E' arredato con più gusto, ma è più disordinato, segno evidente di un maggior utilizzo. E' abbastanza sporco, sicuramente è un po' di tempo che non viene pulito. In un angolo vedo qualcosa per terra. Un preservativo usato ancora pieno di sperma. Lo prendo schifato con la punta delle dita e lo butto nel sacchetto dell'immondizia. Procedo nelle pulizie come di consueto. Con Marco alle spalle accusavo una sensazione di soggezione che mi impediva di lavorare tranquillamente. Metto in ordine e concludo le pulizie dei bagni. Vado in cucina per prendere spolverino, panni e scopa per la pulizia delle camere. Marco mi intercetta dicendo "Hai fatto tutto per bene?", "Sì Padrone, ho pulito e riordinato i due bagni come mi aveva chiesto", "Andiamo a vedere se dici la verità". Si alza in piedi quando suonano alla porta. "Vai ad aprire alla padrona". Apro la porta d'ingresso ma invece della padrona mi trovo davanti un uomo. Costui si mostra meravigliato vedendomi, poi sorridendo mi chiede "Posso entrare?", e imbarazzatissimo cerco di balbettare qualche parola "Ma lei chi è... chi devo dire...", "Non ti preoccupare... buongiorno Marco!" e lui risponde "Ciao Franco, non ti aspettavo per quest'ora". Lo accoglie in sala poi rivolgendosi a me "Dopo andrò a vedere il tuo lavoro ora fila a fare ordine in cucina" e mi tira un'altra forte pacca sul sedere. Sono di nuovo colpito da uno stato di prostrazione, ora sono stato visto in queste condizioni anche da un estraneo. E meno male che è un estraneo e non un mio conoscente! Con rabbia mi tolgo il grembiule integrale e lo lascio sul tavolo. Dalla sala li sento ridere di gusto mentre riordino la cucina. A un tratto Marco mi chiama "Vieni qua da noi" e arrivo in sala a testa bassa. "Franco è un caro amico. Ogni sua richiesta è come un mio ordine", "Sì padrone...", "Ora accompagni Franco nel bagno degli ospiti. Vorrei che tu ti mostrassi ubbidiente, non voglio sentire rimostranze da parte sua. Chiaro?. Vai!". Lo precedo fino alla porta del bagno, ma li mi fa segno di andare avanti. Entro in bagno e lui dietro di me. Chiude la porta. Poi si rivolge a me "Devo urinare", "e io cosa dovrei fare?", "Vai al vaso sollevi la seggetta e ti metti in ginocchio accanto a guardare se ho qualche necessità. Difficile?" vado ed eseguo l'ordine. Ha un sorriso ancora più perverso e soddisfatto di Marco. Mi metto in ginocchio a lato del vaso e lui si avvicina. "Aprimi la patta, ci sono i bottoni e mi fa fatica aprirli". Mi avvicino ed esaudisco le sue richieste poi si scosta per tirare fuori il pene e urina nel vaso. Non cerca di provocarmi cercando di sporcare il vaso, ma non posso fare a meno di avvertire gli schizzi di urina che da quella breve distanza mi raggiungono ancora sul viso. Al termine mi chiede "Vieni a pulirmi" mi volto per cercare un’altra salvietta ma lui mi riprende subito "No, non cercare nulla, avvicinati". Si gira verso di me e con il suo pene eretto verso il mio viso mi chiede "Usa la lingua, lo preferisco". Allora sbotto "E no, posso sopportare gli schizzi, ma questo è troppo schifoso!". Mi sto per alzare in piedi e mi vedo arrivare sul viso due forti schiaffi e un perentorio "Torna in ginocchio! Ti ho chiesto di pulirmi e come ha detto il tuo Padrone devi ubbidirmi". Gli schiaffi mi fanno male e sono frastornato. Mi arrendo alla richiesta avvicinando la mia bocca e timidamente elargisco le mie prime leccatine con la lingua sul suo glande bagnato d'urina. Lui ha già cambiato atteggiamento è visibilmente più soddisfatto anche se mostra un viso serio. "Usa anche le labbra, ecco così, prendilo in bocca e continua ad usare la lingua". Il suo pene è tra le mie labbra e lui ha le sue mani sulla mia testa per tenerla in posizione. Improvvisamente mi sento schizzare sul palato e realizzo che non ha aveva finito la pipì. "Vedi che era rimasto qualcosa?, Da brava succhia tutto". Mi fa schifo quel sapore ma mi impedisce i movimenti e praticamente ingoio quel liquido nauseabondo dopo che ha invaso tutta la mia bocca. Stacca le mani dalla mia testa e si allontana rimettendosi il pene dentro la patta, poi verso di me "Abbottonami i pantaloni!" e con il viso arrabbiato ubbidisco a quest'ultimo ordine. Poi mi rialzo in silenzio e lo seguo mentre esce dal bagno. Tornati in sala Marco gli chiede "Sei rimasto soddisfatto?", "Per niente questa puttanella si è ribellata e sono stato obbligato a schiaffeggiarla", "Come! e tu cos'hai da dire?". "Mi ha fatto bere la sua pipì e...", "E ha fatto bene! Devi sempre ubbidire, come riuscirò a fartelo capire? In ginocchio qui, sul divano, subito!". Con circospezione vado sul divano e ci salgo sopra nel modo che mi è stato ordinato mentre Marco apre un cassetto e continua "Chinati giù e appoggiati con le mani sullo schienale". Torna verso di me e solleva la gonna "Ma padrone cosa fa...", "Zitta e immobile" e immediatamente scopro che in mano ha un frustino e mi colpisce sulle natiche con un primo colpo doloroso. Continua a colpire e insiste "Conta dieci colpi", "Uno...due...", ogni colpo è sempre più doloroso "...nove...dieci". "Ne vuoi ancora?", "No padrone, la prego, basta così..." e torna frustarmi "Non si dice mai NO al padrone. Devi sempre dire 'Sì padrone, se lo desidera'. E alla fine devi sempre ringraziare. E' chiaro? Conta!" conto di nuovo fino a dieci e ho gli occhi gonfi, sto quasi per piangere per l'umiliazione subita. “Nulla da dire?”, con una voce tremante “Grazie Padrone”. “Scendi dal divano, subito! E mettiti in ginocchio!”. Mi muovo con dolore, mi ha colpito anche sulle gambe. Scivolo dal divano fino a terra e mi metto nella posizione ordinata. “Chiedi scusa al signor Franco”. Mi sento quasi in colpa sussurro “Signor Franco le chiedo scusa per quanto è accaduto prima”. “Non basta. Per quale motivo lo hai fatto arrabbiare?”, “Perché non volevo…”, “non volevi cosa?”, “…non volevo leccargli il pene”. “Bene, se desideri il perdono e non ricevere altre punizioni dolorose, esegui ora il compito che ti aveva richiesto!”. Franco ascolta in disparte con il viso serio “Non pensare che venga io a metterti in bocca il mio cazzo ”. “Hai sentito? Striscia ai suoi piedi e non procurargli altri fastidi”. Mi avvicino sempre in ginocchio ai piedi di Franco. Lo osservo dal basso, ma lui evita di incrociare il mio sguardo. Alzo le mani verso la patta, la sbottono e apro anche la cinghia dei pantaloni. Dall’apertura dei boxer infilo le mie dita e cercando di essere delicato gli tiro fuori il pene. E’ abbastanza molle. Cerco nuovamente di incrociare inutilmente il suo sguardo poi avvicino la bocca. Tiro fuori la lingua per leccarlo come mi aveva chiesto. “Se vuoi farti perdonare lecca bene lo scroto e prendilo in bocca”. Ubbidisco. Mentre lecco il suo scroto mi ritrovo la bocca piena dei suoi peli e accenno un gesto per toglierli dalla bocca. “Non provarci, ogni pelo del mio cazzo vale più di te, sarà meglio per te ingoiarli piuttosto che sputarli”. Torno a leccare e baciare fino all’asta. Il pene è sempre più eretto. Con la coda dell’occhio vedo Marco a lato con il frustino tra le mani, pronto ad elargire nuove punizioni. Franco mi chiede “Ora come una brava puttanella, lo prendi in bocca e lecchi amorevolmente il mio glande”. Allargo le labbra e ritrovo nuovamente il suo pene in bocca. Chiudo gli occhi mentre appoggia le sue mani sulla mia testa, per guidare i movimenti. Mi allontana per farsi baciare dalla base del pene per tutta la lunghezza dell’asta. Me lo infila nuovamente in bocca e mi ordina di pompare sempre più intensamente “Così brava, ora mi piaci…”. L’odore dei suoi umori è stranamente inebriante e succhio avidamente senza pensieri per la testa. Rimango sorpreso dal primo schizzo di sperma. E’ caldo e decisamente più piacevole della precedente esperienza con la pipì. Seguono altri schizzi, ma Franco mi allontana dalla presa, vuole vedere gli ultimi schizzi sul mio viso. Mi ritrovo con le guance e il mento sporchi di liquido seminale. Istintivamente mi riavvicino al suo pene e finisco di bere le ultime gocce del suo succo e ripulirlo con la lingua. “Ora basta così”, Franco si allontana rimettendosi a posto da solo. Rimango in ginocchio guardando nel vuoto. Avevo fatto il mio primo pompino. Nel frattempo sento sbattere la porta. Antonella ci accoglie dicendo “Cosa sta succedendo?”. Marco risponde “Genny ha disubbidito ed ha offeso Franco”, “E che punizione gli hai dato?”, “Venti frustate, poi ha chiesto perdono a Franco”, si avvicina a me e “Mhhh posso immaginarmi che genere di perdono. Genny, alzati in piedi!”. Avverto ancora il dolore delle frustate e mi alzo lentamente. “Ecco, come pensavo! Nessuno ti impedisce di fare la troietta, ma non sopporto che ti sporchi gli abiti da lavoro. Non solo hai il viso pieno di sperma. Guardati sul petto”. Abbassando gli occhi vedo che qualche goccia di sperma ha raggiunto il vestito nero e ha lasciato un inconfondibile macchia traslucida. Antonella, di fronte a me è imbestialita e mi elargisce un forte schiaffo poi un altro. “Come una bimbetta che si sporca i vestitini ecco come sei. Ti ci vorrebbe… aspetta se lo trovo…” si avvicina al cassetto di un mobile, lo apre e ne porta via una busta trasparente. Lo apre di fronte a me. “Ecco cosa ti occorre”. Mi mostra una bavetta da bambina, rosa con i merletti bianchi. Io rimango ammutolito ad ascoltare “Ti avevo proposto il grembiule integrale ma vedo che il mio consiglio non ti è servito! Rimettiti subito in ginocchio”. Appena giù mi posiziona la bavetta sul petto e facendomi chinare la testa in avanti, la lega molto stretta intorno al collo. “Alzati, scattare”. Quando sono in piedi mi piglia per un braccio e mi gira verso gli altri due: “Quando vorrete usare la troietta per i vostri comodi, siete pregati di usare sempre la bavetta”. Rivolgendosi a me ”E tu non ti mettere subito a ciucciare cazzi senza averla indossata. La prossima mancanza saranno dolori. Chiaro?” Annuisco “Ora per punizione la terrai fino all’ora di servire la cena e ti chiameremo solo ‘mocciosetta’. Vai in cucina e non ti muovere fino a nuovo ordine!”. Passo in mezzo a Marco e Franco e ridicolizzandomi dicono “Allora sei una mocciosetta ciucciacazzi?” e Marco afferrando la bavetta me la passa sul viso per rimuovere le ultime tracce di sperma, poi mi elargisce la solita, pesante pacca sul culo.

3. La serata
Completo le pulizie nella restante parte del pomeriggio. Per mia fortuna i Padroni e Franco sono impegnati in conversazione e hanno deciso di soprassedere a nuove umiliazioni. E’ quasi l’ora di cena e Antonella mi viene a trovare in cucina. Molto gentilmente mi istruisce sui suoi metodi per preparare la cena e mi avverte: “Franco rimarrà a cena da noi e si fermerà a dormire. Dopo cena desidero che tu vada a preparare la camera degli ospiti. Cerca di essere gentile perché oggi lo hai fatto arrabbiare veramente tanto e non vorrei capitasse di nuovo questa notte”, “Perché dovrei farlo arrabbiare questa notte?”, “Ah, dimenticavo. Il letto nella tua camera si è rotto recentemente e stanotte dovrai condividere la camera con il nostro ospite. Lui è già d’accordo”. “Ma io pensavo che potevo…”, “Non pensare niente, non è un tuo compito. Ti ho già detto che la tua camera è inutilizzabile quindi non discutere”, “Come desidera Padrona”. “Bene ora vai ad avvertire i signori che la cena è pronta”. Un attimo di ripensamento poi chiedo “Mi scusi Padrona ma aveva detto che per cena potevo togliermi questa” riferendomi alla bavetta. “Sì hai ragione, è l’ora di toglierla, ma… aspetta un momento. Prima vai ad avvertire i signori e chiedigli se hanno bisogni da fare”, “Come i bisogni?”, “Sì, allora non capisci? Vai in sala e fai quello che ti ho detto, muoviti, non voglio ripeterlo”. Velocemente entro in sala e timidamente mi metto davanti ai due per farmi notare. “La signora ha detto che la cena è pronta”. Mi guardano e Marco “Va bene. C’è altro?”. “Sì, mi ha detto di chiedervi se avete bisogni da fare”. Marco si alza in piedi e mi mette una mano sulla spalla “Certo mocciosetta, ho un bisogno grosso, grosso… mettiti giù”. Scendo in ginocchio ai suoi piedi mentre si sbottona i pantaloni e con modi rozzi mostra alla mia vista il suo pene. Volto il viso di lato, spero ancora sia uno scherzo. “Su la faccia, non devi guardare per terra, guarda bene il mio cazzo. Tira fuori bene la lingua e spalanca la bocca”. Faccio quel che mi chiede e appoggia il pene sulla mia lingua. Passano alcuni interminabili secondi di silenzio poi me lo infila in gola con un perentorio ordine “Chiudi le labbra e succhia tutto”. Sento il suo fluido entrare prepotentemente nella mia bocca. Subito si riempie e sono costretto a deglutire velocemente. Il liquido caldo scende nel mio corpo, il suo sapore è terribile e amplificato dalla sua temperatura. Ma ancora più schifoso il momento in cui finisce: succhio dal glande gli ultimi residui di pipì e appena posso nuovamente respirare mi accorgo del sapore nauseabondo che ho in bocca. Non posso fare a meno di emettere due colpi di tosse. Marco se ne va soddisfatto, mentre Franco è già pronto ad aspettare con il pene in mano: “Non vorrai mettere il mio uccello tra le tue labbra sporche, mocciosetta? Pulisciti, sto aspettando”. Avvicino la mano alla mia bocca con un lembo di tessuto fra le dita e lo passo intorno alle labbra ancora umide. “Così va bene”, si avvicina e me lo spinge subito in bocca. Le sue mani mi stringono ai lati della testa “Da brava porca troia, bevi tutto” e subito lo sento pisciare. Il sapore è diverso, fino a quel momento pensavo che le urine fossero tutte uguali. Questa considerazione non allontana l’umiliazione di sentirmi trasformato in un pisciatoio. A quali altre bassezze sarei stato costretto? Franco si allontana velocemente seguendo Marco a tavola. Antonella mi chiama dalla cucina e corro verso di lei. “I signori sono già seduti? hanno già fatto i loro bisogni?”, “Sì”, “bene, brava mocciosetta, ora ti posso togliere la bavetta, girati”, e mi scioglie il nodo di quel ridicolo e imbarazzante indumento. “Devi portartela dietro per ogni evenienza. Legala al nastro del grembiulino, così. Ora vado a sedermi accanto al padrone e solo dopo tu ci raggiungi con il vassoio degli antipasti. Poi ti dirò cosa fare”. La cena procede molto amabilmente e lentamente. Riesco ad eseguire gli ordini dei Padroni senza farmi rimproverare. Mi sento già meglio, più il tempo passa senza richieste assurde e punizioni esemplari, più sento che riuscirò ad arrivare alla fine della serata senza un crollo psicologico. Certo, quando mi avvicino al tavolo subisco palpatine al sedere anche molto fastidiose, ma ormai mi sembra quasi una normalità e ho imparato, come da comando, a sorridere spontaneamente invece di digrignare i denti. Dai discorsi riesco a capire che non vogliono andare a dormire troppo tardi, anche se Franco ha detto di voler visionare un film che gli ha prestato un amico. Infatti al termine della cena tutti e tre si alzano dal tavolo e raggiungono il divano. Con le luci abbassate li vedo interessati davanti al televisore mentre io ho l’ordine di mettere in ordine e ripulire. Posso mettere sotto i denti qualcosa di… commestibile, nella tranquillità della cucina. Ho addirittura la libertà di recarmi in bagno. Tutte quelle bevute precedenti hanno accelerato i miei bisogni fisiologici e finalmente posso liberarmi. Mi guardo allo specchio e vedo una figura mostruosa, né uomo né donna, ridicola e, ora lo capisco, da disprezzare. Quando sono entrato in questa casa non avevo idea di cosa fosse un’esperienza sadomaso. Certo anche questa non ne rappresenta l’universo, ma ora posso toccare con mano la sensazione di essere un sub comandato dai Padroni. “Genny, dove sei? Vieni qua da noi” sento la Padrona chiamarmi. Mi ricompongo in fretta ed esco dal bagno. “Antonella si alza dal divano e prendendomi per mano mi porta via con se. Ci avviamo verso la mia cameretta. Forse ha intenzione di farmi dormire da solo? Accende la luce e china a guardare nei cassetti. “Vediamo un po’ questo, no, questo mhhh, nemmeno…”, “Posso aiutarla, Padrona”. “Vorrei trovarti qualcosa da indossare per stanotte ma non vedo nulla di buono”, “Se lo desidera mi basta anche una maglietta”, “No, assolutamente, nulla di così trasandato. Genny, hai un aspetto troppo maschile, quella peluria sul petto, il viso… non ti posso mettere una camicia da notte come queste, bianche, trasparenti…”. Tra me pensavo: “meno male!”. “Vieni seguimi in camera mia”. E prendendomi nuovamente per la mano mi trascina nella sua camera. Entrati dentro chiude la porta e “Dai spogliati”, “come, tutto?”, “Sì, tutto”. Anche lei comincia a spogliarsi, mentre apre l’anta dell’armadio. Si siede sul bordo del letto accanto a me per togliersi le calze, poi si rialza per sfilarsi il vestito e l’intimo rimanendo nuda. Sono eccitato, devo ancora togliermi il body e lei si avvicina per aiutarmi. Sono nudo. Mi ferma quando pensa che ho intenzione di togliermi la parrucca e sussurrando “Resta così”, mi regala un bacio sulle labbra. Il mio pene è fieramente eccitato e la vedo sorridere per questa mia reazione. Dopo una così dura giornata mi sembra di sognare e quando sto per abbracciarla per stringerla a me si divincola gentilmente per tornare verso l’armadio. Una breve ricerca e “Ti piace questo?” Mi mostra un baby-doll trasparente adagiandolo sul suo petto. “Sì, carino, molto seducente”. Toglie la gruccia e lo indossa. Si avvicina e mi regala un altro bacio sulle labbra. Di nuovo si allontana divertita con un saltino verso l’armadio e io sono sempre più eccitato. Fruga di nuovo dentro e “E questo come ti sembra?” Prende un altro baby-doll, questa volta nero con un grande fiocco rosa davanti. Con un sorriso giocoso me lo mostra nuovamente facendolo aderire al suo petto. “Molto bello anche questo, non saprei…”. Per la terza volta un altro bacino, ma questa mi sussurra “Allora indossalo tu”., “…io?”, “Sì, tu. Voglio vedere come ti sta!”. Lo prendo con un po’ di imbarazzo e dopo averlo girato tra le mie mani me lo infilo dalla testa. Mi lascia con i glutei coperti a metà ed ho la sensazione di sentirmi ridicolo. L’eccitazione si è sopita, ma si riprende immediatamente quando Antonella si avvicina con la lingua tra le labbra e mi regala questa volta un bacio appassionato. Finalmente posso stringerla tra le mie braccia. Aveva solo intenzione di giocare prima di concedersi. Si avvicina al letto e si sdraia. La seguo baciandola a partire dai suoi piedi, le caviglie, le ginocchia ed arrivando a vedere le grandi labbra. La mia lingua si insinua nelle sue intimità e la sento ansimare d’eccitazione. Le concedo una delle mie migliori performance linguiste e sento che mi ripaga con uno splendido orgasmo. Vorrei osare oltre e mi rendo disponibile per altri servizi, ma non tardo a capire che Antonella dopo il momento di godimento torna ad essere la Padrona. “Va bene Genny, basta così. Porta via i tuoi vestiti da lavoro ed esci di camera”, “devo lasciare questo?”, indicando il baby-doll nero. “No, no. E’ l’ora di andare a dormire, lo puoi tenere e lo riporterai domattina. Ora fila a preparare il letto della camera degli ospiti. Domattina voglio vederti qui da me alle 9 in punto così come sei adesso. Buonanotte”. Mi volta le spalle e io rimango come un fesso. Raccolgo i vestiti ed esco di camera. La sala è vuota, non c’è traccia degli altri due. Mi guardo attorno, non vorrei farmi notare con questo nuovo tipo di abbigliamento. Non ho nemmeno idea di dove siano finiti Marco e Franco. Mi avvicino alla porta della mia cameretta. Vorrei togliermi il baby-doll, ma con cosa lo sostituirlo, un’altra camicia da notte? Improvvisamente sento un rumore provenire dal bagno ed entro velocemente nella stanza degli ospiti, che è aperta ma con la luce spenta. Accosto la porta e accendo la luce. Non c’è nessuno, meglio così. Mi guardo intorno, poi mi dirigo verso il letto per prepararlo. Scorgo i vestiti di Franco, lasciati disordinatamente e il frustino che usava Marco su di me. Mi guardo meglio intorno, ho la sensazione di dover subire una sorpresa, ma di nuovo vedo che non c’è nessuno. Ripongo i vestiti di Franco su una sedia e apro le coperte. Prendo il frustino in mano. Vorrei nasconderlo per non far venire qualche tentazione ma proprio in quel momento Franco irrompe spalancando la porta. Ha fatto la doccia ed indossa un accappatoio di spugna. Mi vede e “Il frustino lo puoi lasciare sul letto. Vieni qui da me”. Obbedisco e gli vado incontro. “Sei carina con questo vestitino, e questo cos’è” toccandomi il grosso fiocco rosa sul petto. Arrossisco dalla vergogna e lui continua “Certo, significa che sei una bambina. Una bambina cattiva però. Oggi mi hai fatto arrabbiare molto” e allunga le sue mani cercando di stringermi a lui. Arriva a toccarmi il sedere e avvicina le sue labbra alle mie con l’evidente intenzione di baciarmi profondamente. Subisco passivamente la sua iniziativa, poi mi lascia e ordina “Toglimi l’accappatoio, con molta delicatezza”. Sfilo le maniche ma devo avvicinarmi per toglierlo definitivamente. “Lascialo cadere per terra. Baciami dal collo fino ai piedi” E’ un ordine delicato ma perentorio e lo eseguo. Quando sono a terra “Lecca bene tra le dita dei piedi… ecco così, va bene”. “Rialzati. Devo punirti”, “Perché signor Franco? Cosa ho fatto?”, “Ora non hai fatto nulla di male, ma ti devo punire per oggi pomeriggio”, “Ma il Padrone ha già provveduto… le ho chiesto scusa… pensavo di essermi fatto perdonare”, “Hai pensato male. Voglio essere io ad impartire la punizione, quella del tuo padrone non conta, quindi mettiti in ginocchio sul letto, come hai fatto oggi sul divano, con il culetto ben sporgente”. Mi rialzo mestamente e vado verso il letto. Salgo sopra e mi sistemo in ginocchio, appoggiandomi sui palmi delle mani. “Il culetto più sporgente per favore e viso in avanti senza voltarti” E mi sporgo più indietro. Franco apre un cassetto, anche se la frusta è accanto a me. Lo sento armeggiare senza poter capire cosa ha intenzione di fare. Poi sento che afferra la frusta e chiudo gli occhi. Con le mani mi carezza amabilmente il sedere. Improvvisamente non sento più la sua mano e subito come una scossa una prima dolorosissima frustata. Un attimo di indugio poi una rapida sequenza di una decina. Si ferma e mi tocca con le mani sul sedere, nuovamente, per accertarsi che la pelle sia diventata sensibile al contatto. Per un istante mi infila un dito dentro al culo ed ho un piccolo sobbalzo. Si allontana e riprende a frustarmi. E’ un supplizio, si riavvicina e mi carezza le natiche affinché io possa provare ancora più dolore. Lascia la mano e sento nuovamente un tentativo di intrusione anale, ma questa volta le sue mani sono sui miei fianchi. Spinge forte e realizzo che sta introducendo il suo pene duro dentro il mio ano. Mi spinge con violenza, sento un forte dolore, ma diventa ancora più intenso quando la penetrazione è completa e il suo bacino va a sbattere contro le mie natiche infiammate. Io non riesco a sostenere quella posizione e adagio la mia testa di lato sul letto. “Ti prego fai più piano” e continua. “La prego… signor Franco mi fa molto male, ahi”, Bene è quello che voglio, mi piace così” e aumenta l’intensità dei colpi con grande piacere. Il mio ano veniva sverginato in quel frangente e io, impotente, subivo passivamente la volontà del mio aguzzino. Non so quanto tempo fosse passato, forse cinque o dieci minuti o anche più ma finalmente lo sentii rallentare ed ansimare per l’orgasmo. Con le mani mi stringe le chiappe per farmi sentire l’uscita del suo pene. “Fatti in là, voglio sdraiarmi” e si sistema a pancia in su sullo stesso lato del letto. “Toglimi il preservativo”. Mi avvicino e mi riprende “Con delicatezza e fai in modo che rimanga vuoto”. Stupito per la richiesta “Come vuoto?”, “Vuoto, come ti ho detto. Mentre lo sfili lascia ricadere lo sperma sul mio cazzo. Richiesta insolita, ma ormai ne ho fatto l’abitudine. “Buttalo per terra, lo raccoglierai domattina. Bene, ora vieni qua in mezzo alle mie gambe. Voglio addormentarmi piacevolmente”, “Come desidera signor Franco. Cosa devo fare?”, “Con la lingua e le labbra, mi ripulisci il cazzo ciucciando tutto lo sperma e mi riempi di baci e leccatine fino a quando mi addormenterò. Poi potrai dormire anche tu”. Credevo fosse finita invece mi tocca un altro supplizio. SI volta e spegne la luce e io mi chino su di lui per accontentarlo.

4. Domenica
Le prime luci dell’alba riescono ad attraversare le persiane della finestra. Socchiudo gli occhi e mi rendo conto che non stavo sognando. Il fondoschiena mi fa male, dappertutto. Per limitare il dolore sono a pancia in giù, ma mi basta sentir scorrere il lenzuolo per capire che le mie chiappe sono arrossate dalle frustate. Ho anche un altro tipo di dolore, più interno. Credo di capire a cosa è dovuto. Giro la testa verso Franco e scopro che anche lui è sveglio. “Allora, ci siamo svegliati, finalmente!”, “… Buongiorno, che ore sono?”, “Abbastanza tardi per dormire ma abbastanza presto per altre cose”. “Cosa?”. Mi afferra la mano e mi fa toccare il suo pene eretto e durissimo. “Cosa? Per incularti, mia cara”. Non aspetta la risposta, si solleva e mi viene sopra, sulla schiena. Senza dire o chiedere, cerca il mio ano facendomi emettere qualche gridolino di dolore e mi penetra nuovamente. In quella posizione non ho nemmeno la possibilità di attutire la penetrazione con i miei movimenti e non posso trattenermi dall’ansimare per il dolore. Mi sbatte con forza e grande vigore, mi ha già fatto capire che gode nel farmi sentire male. Il letto si agita sotto i colpi pesanti di Franco e io vorrei piangere dal dolore. Improvvisamente interrompe la sua azione e si alza sulle sue ginocchia. “Per ora basta così era solo un assaggio. Via dal letto e mettiti in ginocchio desidero un bel servizietto e usa le precauzioni che ti ha consigliato la padrona per non sporcarti”. Capisco il messaggio e mi alzo dal letto. Sulla sedia dove sono i miei vestiti recupero la bavetta rosa, poi ritorno verso Franco che nel frattempo si è alzato in piedi. Me la metto intorno al collo e tento di legarla con qualche difficoltà. “Mettiti in ginocchio, te la sistemo io”. Quando sono giù reclino la testa in avanti. Franco afferra i lembi e me la stringe molto stretta, in modo da risultare volutamente fastidiosa. Quando rialzo la testa non aspetto altri ordini e inizio a baciare e leccare il suo pene, fino a prenderlo in bocca. “Brava Genny, così ti stai comportando proprio bene, continua così, sei una brava mocciosetta”. Immagino che desideri sborrarmi in bocca. Non sono proprio felice dell’idea ma lo preferisco rispetto alla dolorosa sodomizzazione. Invece mi accorgo che la sua eccitazione va decadendo. Poi lo sento dire “Eccomi, bevi troia” e un violento schizzo di urina mi colpisce il palato. Ingoio velocemente per non fare fuoriuscire una goccia, non vorrei incappare in qualche punizione. “Sì, brava, mi sei piaciuta. Una bella e piacevole pisciata in bocca è modo migliore per iniziare la giornata!” commenta molto ironicamente. Finisco di succhiare poi mi allontana. Vede i suoi vestiti sulla sedia, si riveste senza fiatare ulteriormente e poi esce dalla camera. Guardo l’orologio e mi accorgo che è tardissimo, sono già le 9. Mi sciolgo la bavetta, raccolgo velocemente la mia divisa e corro nella camera dei Padroni. La porta è aperta e la stanza è illuminata “Permesso, posso entrare?” Vedo Marco vestito con una vestaglia da camera che mi risponde “Avanti, entra pure”, “Buongiorno. La Padrona mi ha detto di essere qui per le 9”, “Sì lo so, ora è in bagno”. Marco si avvicina e mi guarda “E questo? Come siamo sensuali. Scommetto che stanotte tu e Franco avete fatto i maiali”, E mi mette una mano sul sedere allungando un dito verso l’ano. Faccio un sobbalzo, sono sensibilissimo in quelle zone ed emetto anche una breve esclamazione di dolore. “Bene vedo che hai culetto infuocato. Hai scopato come una puttana, vero?” Rimango in silenzio a testa bassa mentre Antonella fa la sua comparsa uscendo dal bagno padronale. “Buongiorno Genny”, “Buongiorno Padrona”. Marco si allontana ed entra in bagno a sua volta. “Vediamo il programma di stamani. Devi vestirti con la divisa per servirci la colazione, poi indosserai un vestitino da tempo libero perché per il momento non hai altri compiti. Mettiti subito le calze”. Mi siedo su una sedia per indossare le calze a rete. Antonella guarda nell’armadio e ne esce fuori con un nuovo indumento bianco. “Metti questa”. Rimango interdetto di fronte al nuovo indumento. “Ti aiuto io a legarla dietro”. Mi posa la guêpiere sul petto poi si mette dietro di me per legarla. “Intanto allacciati le calze” e rivolge la sua attenzione al contenuto di un cassetto. “Io attacco le bretelline alle calze e quando rialzo il viso lei mi dice “Indossa queste, vediamo come ti stanno”. Un paio di mutandine in tulle, veramente minime, a perizoma. Quando le calzo sento il filo che mi solletica dietro in modo molto fastidioso. Faccio notare il mio problema e mi risponde “Non ti preoccupare, ci farai l’abitudine come fanno tutte le donne. Ora prosegui con il resto. Dovresti essere capace di fare da sola”. Provo un certo fastidio a sentirmi trattato come fossi realmente una donna. Già devo sopportare il travestimento, poi sono oggetto sessuale di due uomini. E’ un’ulteriore umiliazione, ma la subisco in silenzio. Mi rivesto come ordinato, senza dover chiedere l’aiuto della Padrona. “Vai in cucina e preparaci la colazione. Latte caldo, caffè e biscotti per tutti. Presto, deve essere già pronto tutto prima del nostro arrivo”. Esco velocemente dalla camera e mi reco in cucina. In dieci minuti preparo tutto, appena in tempo per l’arrivo di Franco. “Ecco la servetta, ha già preparato tutto?” E si avvicina palpandomi nuovamente il culo, sapendo che mi procura fastidio e dolore. A ruota compaiono i Padroni e si sistemano intorno al tavolo in cucina. Li servo mentre fanno colazione e dai discorsi capisco che la Padrona vuole uscire in mattinata per visitare un mercatino rionale. Capisco anche che Franco non si tratterrà per il pranzo. Meno male un uomo di meno. Ma capisco anche che lei uscirà da sola e mi lascerà con loro due per un po’ di tempo durante la mattina. Si alzano dal tavolo e rimetto in ordine. Poi mi sento chiamare dalla Padrona e la raggiungo in camera. Si sta vestendo per uscire e mi dice “Allora, Genny. Io esco e ti lascio con i signori. Vedi di comportarti a modo. Non hai altri compiti e puoi toglierti la divisa”, “Grazie Padrona” e sto per dirigermi verso l’uscita quando mi interrompe “Aspetta”. Si mette gli orecchini poi mi prende per mano e mi porta nella mia cameretta. Quando siamo dentro “Togliti la divisa” e apre l’armadio. Io mi svesto degli accessori e del vestito. “Vediamo un po’… ecco quello che fa per te”. Ne tira fuori una camicetta a fiorellini semitrasparente a maniche lunghe e una ampia e fluida gonnellina fucsia. I risvolti del colletto, dei polsini e il fondo della gonna sono guarniti da arricciature molto evidenti. Indosso i vestiti e mi guardo allo specchio. Sembro una ragazzina frivola, di sopra, con un abbigliamento sexy, sotto. La gonna arriva alla coscia e la bordatura semitrasparente non riesce a nascondere il pizzo delle calze a rete. Mi sento tanto “puttana” e facilmente violabile. “A posto. Ora posso andare. Puoi leggere o guardare la televisione, ma ricorda di ubbidire sempre al Padrone. Ci vediamo per l’ora di pranzo. Ciao” ed esce dalla porta senza aspettare una mia risposta. A distanza sento sbattere la porta. Non ho avuto ordini particolari e cerco di starmene per conto mio. Ne approfitto per curiosare nella stanza. Apro il famoso armadio per vedere se trovo qualcosa di interessante. Niente, solo vestiti, tutti rigorosamente femminili. Anche molto giovanili, alcuni infantili e comunque molto frivoli. Anche la biancheria ha lo stesso aspetto. Penso che la Padrona abbia più il piacere di trovare una persona da assimilare ad una nipotina, da usare come una bambola da vestire, piuttosto che una domestica. Sicuramente quando la sera prima ha goduto con me, lo ha fatto pensando ad un piacere lesbico, come fossi stato una donna e non un uomo. E il Padrone? Lui si diverte e sfrutta la situazione. Forse lui è il vero master della situazione. Franco? Chi lo sa. Forse ama gli uomini passivi, che però abbiano un tocco di femminilità. Chiudo l’armadio continuando a pensare. “Genny, dove sei?” mi volto. E’ finita la tranquillità, il Padrone mi sta cercando. Apro la porta “Sono nella cameretta. Cosa desidera Padrone?”, “Vieni qua da noi”. La voce è rassicurante, ma non mi convince. Arrivo in sala. “Cosa stavi facendo?”, “Mi stavo riposando nella mia cameretta”, “Riposando? Non ti è bastata la notte per farlo?” sorride facendo un gesto di intesa a Franco. “Che ti ha detto la Padrona?”, “Che ho tempo libero per leggere o guardare la TV”. “E stavi leggendo?”, “No Padrone”, “allora vieni a guardare la TV insieme a noi”. Non sono molto convinto dell’offerta ma “Va bene. Cosa guardiamo?”, “Una cassetta che ha portato Franco. L’abbiamo già vista ieri sera, hai visto di cosa tratta?”, “No, ero in cucina a pulire e riordinare”. “Allora sei dei nostri. Vai nella dispensa a prendere un pacco di salatini e portaci da bere, ti aspettiamo. Per me un whisky e per Franco un analcolico”. Anche se non sono in servizio capisco che è il caso di ubbidire. Prendo un vassoio, le bottiglie e i bicchieri. Anche i salatini. Torno in sala e mi aspettano già seduti ai due lati del divano. Deposito il vassoio sul tavolo vicino e riempio i bicchieri secondo le loro indicazioni. Consegno nelle loro mani i bicchieri e Marco mi fa segno di sedermi proprio in mezzo a loro. Non ho molte alternative perché non ci sono altri posti. E’ la prima volta che mi siedo da quando mi sono levato dal letto. Il contatto del mio sedere con il divano, mi fa fare un piccolo sobbalzo perché sento ancora dolore. Vedo che Franco e Marco si guardano sorridendo per questa mia reazione. Marco fa partire il videoregistratore con il telecomando. Solo ora, in questa nuova posizione mi accorgo di quanto sia cortissima la mia gonna e la sistemo al meglio per coprire le cosce e non far vedere le bretelline della guêpiere. Parte il filmato e loro due non sembrano interessati a me. E’ una ripresa amatoriale di un loro conoscente. Non tardo a capire che il contenuto di tale film è decisamente hard e vedo Marco e Franco con i pantaloni aperti che si masturbano. Anche io mi eccito nella visione e sento che lo stretto perizoma non è più in grado di contenermi. Nella scena due donne fanno l’amore tra di loro in una camera da letto. Poi arrivano tre uomini e mentre una viene messa in un angolo e frustrata, l’altra è oggetto di sesso degli altri due. Cazzi in bocca, poi nel culo, poi di nuovo in bocca e… la mano di Marco che mi carezza sulla coscia. Gioca con le bretelline del reggicalze tirandole e facendole schioccare sulla mia pelle. Franco non è da meno e solleva la gonna fino a raggiungere le mutandine. Mette le sue dita sotto e arriva a toccarmi il pene indurito. Lo tira fuori e lo carezza, mi fa piacere subire queste attenzioni. Marco mi sorride e si avvicina. Mi bacia sul collo e sulle labbra ripetutamente, fino a baciarmi in bocca lasciandomi senza fiato. Franco è passato a masturbarmi con più decisione. Marco mi carezza intorno ai fianchi e sulle gambe e ogni tanto mi bacia di nuovo in bocca e io lo lascio fare. Mi sussurra “Voglio scoparti”. Contrariato mi riprendo dallo stordimento e tento di divincolarmi, il mio sedere fa ancora male. “La prego Padrone non ora…” e nell’agitazione casca un bicchiere e si rompe bagnando per terra. “Garda cosa hai fatto. Sei contenta ora?”, “Mi dispiace, non volevo…”. “Niente scuse hai sbagliato e devo punirti”, “Ma come…”. “Avanti, tirati giù le mutandine e sdraiati sopra le mie ginocchia”, “La prego signore, la frusta mi ha fatto molto male”, “E chi ti ha detto che ti frusto” mi sventola due forti ceffoni sul viso “Ubbidisci”. Abbasso le mutandine e mi metto nella posizione indicata. Franco è di fronte a me e mi fa appoggiare la testa in mezzo alle sue gambe, con i miei occhi proprio di fronte al suo sesso. Marco solleva la gonnellina e mi sculaccia di santa ragione, facendomi guaire per ogni colpo. Franco mi accarezza sulla testa e avvicina il suo pene al mio viso. Ormai il mio culo è indolenzito e Marco mi ordina di rialzarmi. “Non ho ancora finito. Rimettiti in ginocchio sul divano, con la testa in mezzo alle gambe di Franco”. Altri due schiaffi perentori, mi metto nella posizione indicata e Franco è pronto ad accogliermi nuovamente tra le sue gambe. Marco si sfila la cinghia dei pantaloni e appena sono in posizione mi solleva la gonnellina e mi frusta. Ormai non riesco a trattenere le lacrime, sono veramente sfinito. Terminata la sua azione e durante la pausa Franco dirige la mia bocca sul suo pene. Marco mi mette le mani sui fianchi, ha il pene eretto di dimensioni notevoli e mi infila due dita nel culo per allargarlo. Mentre sto già pompando il cazzo che ho in bocca, Marco mi infila il suo e mi sodomizza. Mi sbatte con molta forza, prima lentamente per penetrarmi completamente poi sempre più velocemente. Mi sbatte come una puttana, forse peggio. Franco già eccitato da tempo mi viene subito in bocca e rimango a sorseggiare per lungo tempo il suo succo mentre Marco continua instancabile a sfondarmi il culo. Finalmente mi sfila il suo pene, penso che abbia finito invece lo infila nuovamente nel modo più indelicato per martoriarmi. Ma dura poco. Lo sento ansimare per l’orgasmo, mi sta sborrando nel culo. Rallenta, mi assesta gli ultimi colpi poi se ne va. “Sei una troia, ecco cosa sei. Rialzati!”. Lentamente e dolorante, mi rimetto in sesto e ubbidisco all’ordine. Quando gli sono di fronte mi da uno schiaffo sul viso. “Sei una troia, te lo devi scrivere in testa” e mi tira un altro schiaffo ”Troia, puttana e non ti muovere” e via altri schiaffi. “Mettiti nell’angolo laggiù, con il viso rivolto verso la parete” Mi dirigo verso l’angolo indicato “E tieni la gonna sollevata con le mani, vogliamo ammirare il tuo culo infiammato. Non ti devi muovere fino a nuovo ordine e non fiatare”. Mi sollevo la gonna e sento che finiscono di visionare il film. E’ difficile stare immobili in quella posizione. Sento dolori dappertutto e come non bastasse sento lo sperma che fuoriesce dallo sfintere allargato. Mi brucia e solletica e non posso fare a meno di contorcermi mentre raggiunge l’interno della coscia. Cerco di stringere le chiappe, non vorrei subire altre punizioni per i miei movimenti. Il film finisce e Marco mi viene alle spalle “Allora ti sei pentita dei tuoi errori, puttana?”, “Sì padrone, le chiedo ancora perdono”. “Bene, ora vai nella tua cameretta, ti togli la camicetta e la gonna”, “Certo Padrone, sarà fatto”. “Indossi il tuo grembiulino, la crestina e i guanti e torni a pulire il tuo danno”, “Senza vestito?”, “Certamente, solo con la guêpiere”. “Va bene, Padrone, sarà fatto. Grazie Padrone”, “Brava e visto che ci sei mettiti la bavetta, è divertente vederti come una mocciosetta”, “Sì Padrone, subito” e scappo in camera prima di subire altre richieste. Ho paura delle sue reazioni e voglio evitare di contraddirlo. Torno da loro “Fatti vedere, sì così mi stai bene. Vai a prendere la scopa e gli stracci per pulire” Vado in cucina a prendere il necessario poi torno e mettendomi in ginocchio ripulisco i cocci. Mi osservano lavorare con sguardi divertiti e soddisfatti. Alla fine delle pulizie vi sedete sul divano sempre nudi dalla cintura in giù. “Ora la mocciosetta ci fai un bel servizietto completo. Ci devi baciare e leccare su tutto il corpo, a partire dai piedi e risalire, con particolare cura sulle zone che già conosci” Sto già per cominciare quando Franco mi interrompe “Aspetta non aver fretta. Marco dove lo tieni il dildo?”, “Sì certo anche quello. Mocciosetta apri il cassetto del mobile, prendi il fallo di gomma e i nastri”. Apro il cassetto e scopro una miniera di oggetti sadomaso. Ci sono diversi falli e prendo il più piccolo insieme ad alcuni nastri di stoffa bianchi. “No, non quello, uno più grosso”. Ne mostro un altro e mi fa cenno che va bene. Torno da loro e Franco “Ora ti metti in ginocchio e ti masturbi. Devi sborrare sul fallo senza farne cadere una goccia”. Mi metto in ginocchio. Sono stranamente eccitato dalla situazione e non ho difficoltà ad eseguire questo compito. Al momento dell’eiaculazione socchiudo la cappella per sopprimere lo schizzo, poi la riapro per cospargere il liquido seminale sul fallo. “Brava, ora lo avvicini alle tue labbra e lo ripulisci perfettamente”. Lecco il fallo e ingoio tutto il mio sperma. Nel frattempo Marco mi fa rialzare e mi lega un nastro stretto intorno alla vita. Poi si fa consegnare il fallo che ho appena ripulito e mi fa mettere nuovamente alla pecorina per terra. Mi contorco perché vengo nuovamente penetrato, questa volta dal fallo ma è una sensazione diversa, più fredda. Il fallo ha un anello alla base e Marco ci fa passare un altro pezzo di nastro che lega con due fiocchi a quello stretto alla vita, sul davanti e sul dietro. Stringe il tutto per fare in modo che il fallo rimanga in posizione. Gira l’anello zigrinato e mette in moto il vibratore. Mi sento agitare dentro, ho una sensazione che non so descrivere. Si rimette seduto e mi ordina di cominciare il mio lavoro. Ad ogni mossa o spostamento sento il fallo che rigidamente mi sconvolge interiormente. Lecco i piedi, le gambe e il pene. Passo da Marco a Franco e viceversa, loro stessi mi indicano quando è il momento di servirli. Franco si fa sbottonare la camicia e si fa baciare sul petto, poi pretende che mi avvicini al suo viso per farsi baciare in bocca. Marco da dietro mi agita il fallo per renderlo ancora più efficace e doloroso. “Lo dicevo che sei una troia, così mi piaci, ubbidiente e remissiva, ma soprattutto silenziosa”. Franco ha il cazzo nuovamente eretto, è eccitatissimo “Ti voglio scopare, in questa posizione” sono in ginocchio sul divano sopra e rivolto verso di lui. Marco scioglie il fiocco che lega il nastro ed estrae il fallo dopo averlo spento. Mi poso sul pene di Franco e lui non muove un dito, vedo che vuol lasciare a me l’iniziativa. Questa volta mi penetro da solo. Istintivamente non andrei oltre, ma Marco incalza “Tutto lì, dai muoviti su e giù, più velocemente, muoviti!” Mio malgrado mi devo far male da solo. Franco mi indica di avvicinarmi a lui senza fermarmi. Non è facile, riesco a malapena ad avvicinarmi e mi bacia a lungo mentre continuo a muovermi su di lui. Ora sono anche stanco oltre che dolorante. Franco decide che è il momento di soprassedere. Sto per rialzarmi quando Marco si siede nuovamente accanto e dice “Non hai mica finito, a me non lo fai questo servizio?"” Mi viene spontaneo sorridergli e prima di venirgli sopra, mi fa un gesto con la mano ad indicare che prima gradisce una pompatina. Esaudisco il suo desiderio curvandomi su di lui. Vuole solo rinforzare la sua erezione e usufruire di una lubrificazione naturale. Mi fa segno che basta e ripeto la scena avuta prima con Franco. Mi sono abituato all’idea di farmi scopare. I dolori sono diffusi e non riesco a far più caso ad una nuova penetrazione. Quando è contento anche lui mi fa segno che posso alzarmi. “Devo rimettermi il fallo?”, “No può bastare così. Puliscilo bene con la tua lingua e rimettilo dove l’hai trovato insieme ai nastri”. La padrona rientra in quel momento. “Salve a tutti”, poi rivolgendosi a me “Vedo che ti hanno fatto lavorare. Sei carina con la guêpiere e il grembiulino”, poi a suo marito “Com’è andata”. “Bene è stata abbastanza ubbidiente, qualche altro rimprovero, ma ora ha capito quali sono i suoi doveri”. “Brava Genny”. E’ quasi mezzogiorno e sta per scadere il tuo periodo di prova”. Mi scioglie la bavetta che avevo ancora ridicolmente stretta al collo. “Vai a spogliarti completamente nella tua cameretta e vatti a fare una doccia. Ti faremo trovare i tuoi vestiti sul letto quando uscirai dal bagno”. Finalmente, mi sento liberato da questa frase. Corro in camera ed eseguo il compito più facile che mi sia stato mai ordinato. Una doccia rilassante, per tutte le violenze subite, mi sciacquo la bocca con l’acqua calda come fosse una specie di disinfettante. Torno in camera e come promesso ritrovo i miei vestiti. Mi sembrano strani e ruvidi, dopo aver indossato per molte ore solo indumenti morbidi, gonnelline, camicette, baby-doll e intimo femminile. In un certo senso provavo piacere. Esco dalla stanza e torno in sala. Marco e Franco si sono rivestiti. Mi attendono sorridenti. Marco esordisce “Bravo, hai fatto il tuo dovere. Valuteremo insieme quando replicare un nuovo incontro” e mi stringe la mano. Sono piacevolmente sorpreso della trasformazione e dal sentirmi si rivolgere come una persona di sesso maschile. Mi rendo conto che anch’io devo uscire dal circolo vizioso di idee che mi ero costruito e in cui cominciavo a conformarmi. Rispondo “Sì, è stato un incontro interessante, penso che si potrà ripetere”. Antonella “Bene, così siamo tutti contenti. Ora ti salutiamo perché abbiamo altri impegni. Siamo invitati a pranzo, capirai…”, “Certo, nessun problema era come concordato”. Mi sorride e con la bavetta in mano Antonella mi dice “Prendi questa, servirà a ricordarti il nostro incontro e soprattutto che sei nostro sub”. Vorrei istintivamente dire grazie ma non lo faccio perché non riesco a capire quanto questo dono sia per ricordo o per un’ulteriore e beffarda umiliazione. Le faccio un sorriso e “Mi potete contattare nel solito modo".


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I vostri commenti su questo racconto
Autore: Federikatrav Invia un messaggio
Postato in data: 30/05/2012 23:30:50
Giudizio personale:
eccitante...

Autore: Nullus Invia un messaggio
Postato in data: 02/10/2011 15:25:09
Giudizio personale:
veramente intrigante

Autore: Dotto7 Invia un messaggio
Postato in data: 02/10/2011 01:03:11
Giudizio personale:
racconto molto coinvolgente ed eccitante


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